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Trenitalia e i viaggi al Sud: ora è certo c’era anche la beffa

Pubblicato: sabato, 7 gennaio 2012 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

 

Ma quanto costa viaggiare da Bari a Milano, o magari da Lecce a Torino con le nuove tariffe di Trenitalia?
Insomma a quanto ammonta la beffa della maggiorazione del biglietto, dopo aver già subito il danno della cancellazione dei treni notturni? La domanda rimbalza da giorni sulle pagine della «Gazzetta» che per prima, ormai un mese fa, ha scoperto che insieme all’orario ferroviario invernale (che prevede l’imperdonabile soppressione dei collegamenti diretti notturni tra Puglia e Nord Italia) è stata introdotta (nottetempo) anche una maggiorazione delle tariffe tra il 50 e il 60%. Un assurdo che ha suscitato le proteste della Regione Puglia e la pronta risposta di Trenitalia che ha annunciato rassicurante a partire dal 22 dicembre la «riduzione degli aumenti», ripristinando se non i convogli notturni, almeno le vecchie tariffe.

Solo danno, insomma, e niente beffa. Un impegno ufficiale del quale si è giustamente compiaciuto il governatore Nichi Vendola mentre l’assessore al ramo, Guglielmo Minervini, chiosava: «Evidentemente funziona così. Con Trenitalia bisogna alzare la voce».
Sembrava fatta. Senonchè i nostri giornalisti hanno voluto vederci chiaro, e dopo aver atteso pazientemente l’arrivo della fatidica data del 22 dicembre, hanno provato ad acquistare i biglietti ferroviari per il Nord alle nuove tariffe ridotte. Sorpresa: dello sconto tanto sbandierato non si trova traccia.

Tutto come prima: prezzi tra il 50 e il 60% in più.
Con un solo nuovo dettaglio: Trenitalia ha effettivamente introdotto una formula di tariffa integrata chiamata «Treni notte + AV» (dove AV sta per alta velocità) con un prezzo che se non è proprio identico a quello in vigore un anno fa, comunque gli si avvicina. Ma il punto, e qui veniamo alla polemica di queste ore, è che i biglietti a tariffa ridotta sono a numero chiuso. Insomma se li aggiudica solo chi arriva per primo.

Il nostro collega Franco Giuliano lo ha scritto sulle pagine della «Gazzetta», definendo quei biglietti a disponibilità limitata «una offerta promozionale» (all’incirca quello che sono), beccandosi però per due giorni di seguito la dura reprimenda delle Ferrovie dello Stato.
«Desideriamo porre fine alla pretestuosa polemica sui prezzi delle tariffe integrate dei biglietti Treni notte + AV, in vigore dal 22 dicembre scorso – scrive da ultimo il portavoce dell’amministratore delegato di FS – ribadendo il concetto, forse poco chiaro all’autore dell’articolo ma fortunatamente noto ai viaggiatori (e anche all’assessore regionale Minervini), che non si tratta di un’offerta promozionale o stagionale ma di un nuovo sistema strutturale di prezzi studiato ad hoc per questa tipologia di servizio, e approvato dal ministero dei Trasporti che lo ha inserito nel Contratto di Servizio con scadenza nel 2014. Quali promozioni hanno una durata tanto lunga?

Quindi ribadiamo: andare da Bari a Milano con la tariffa integrata Notte + AV costa 60,30 euro, spostarsi da Lecce a Venezia costa 63 euro, da Brindisi a Torino 73,20 euro. Senza inganni e senza dietrologie».
Tutto chiaro quindi? Niente affatto.
Tornando a fingerci normali viaggiatori, ieri abbiamo provato a navigare sul sito Trenitalia.it così come suggerito dal portavoce FS, con l’intento di acquistare il famoso biglietto «a tariffa integrata», ma per l’ennesima volta non siamo riusciti a trovarne traccia.
Al contrario abbiamo ritrovato la sconsolante conferma che per andare da Bari a Milano (se lo si vuole fare di notte) occorre cambiare a Bologna, bisogna viaggiare per 9 ore e 38 minuti e pagare un biglietto in seconda classe di 83 euro. Sconto? Zero. Il sito ci conferma pure che per andare da Brindisi a Torino se «pretendiamo» di arrivare soltanto in 11 ore e 34 minuti (con il solito cambio a Bologna) dobbiamo pagare 108 euro (sempre seconda classe, che la prima costa 127), mentre se accettiamo di viaggiare per quattordici ore (14 ore!) e di fare due cambi (uno a Pesaro e l’altro a Piacenza) il prezzo può scendere fino a 76 euro. Anche in questo caso però nessuno sconto. Se poi abbiamo davvero urgenza c’è la soluzione dieci ore e mezza e due cambi: si parte «comodamente» alle 4:00 del mattino e si paga 131 euro in seconda classe oppure 171 in prima.

Sconti? Anche questa volta niente. Ma le famose tariffe integrate «Treni notte + AV» allora? Visto che sul sito internet non le abbiamo trovate, chiediamo aiuto al call center (54 centesimi per minuto + 30 centesimi alla risposta). Squilla, ci risponde l’operatrice «A413» alla quale chiediamo di prenotarci un posto sul Bari-Milano alla tariffa «Treno notte + AV»: e questa volta la ragazza senza nome finalmente in modo chiaro conferma che i biglietti a prezzo ridotto sono a disponibilità limitata e che i biglietti scontati sono terminati.

Ma quanti ce ne sono disponibili? chiediamo. «Non lo sappiamo, dipende» risponde la giovane, senza poter spiegare da che cosa dipenda. Se vogliamo partire dunque non ci resta che acquistare a prezzo intero, vale a dire col biglietto maggiorato del 50%. Tentiamo di prenotare su altre tratte e anche provando a cambiare orari di partenza, ma la musica non varia: tutti i biglietti a tariffa ridotta sono esauriti. In verità anche due giorni fa avevamo fatto la stessa verifica al call center, e della identica risposta fornita da un’altra operatrice avevamo puntualmente scritto. «Per quanto riguarda la risposta fornita dal call center – replicava ieri il portavoce di Moretti – sono già in corso accertamenti interni». Temiamo che le operatrici da indagare adesso siano diventate due.

Il danno dei treni notturni cancellati insomma c’è stato. Ora sappiamo con certezza che c’è stata anche la beffa.

CARLO BOLLINO

Treni, Minervini contro Moretti «Ora si dimetta»

E’ pur vero che la Puglia è stata tempestiva, forse la prima tra le regioni italiane nel reagire all’aumento del 63% delle tariffe ferroviarie e al taglio dei collegamenti da e per il Sud. Anche se poi alle assicurazioni verbali dei vertici delle Fs, non sono seguite azioni concrete. Non solo, a distanza di quasi un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario invernate di Trenitalia, le tariffe dei biglietti sono rimaste invariate, e scoperto che dietro a quella idea di creare l’hub a Bologna, cioè far cambiare treno ai viaggiatori provenienti dal Sud, in realtà si nasconde un progetto politico ben più complesso: tagliare in due il Paese, realizzare cioè la vera secessione leghista, a cominciare dai collegamenti ferroviari.

Assessore Guglielmo Minervini, di fronte a tutto questo, cosa pensate di fare?

«Consapevoli che oramai si tratta di una questione politica che non riguarda solo una azienda ma il governo del Paese, intendiamo aprire una vertenza con il ministro delle Infrastrutture Passera. Sono insopportabili l’assenza e il silenzio della politica in queste scelte che hanno un rilievo poco tecnico e molto sociale. E persino economico. Qui è in gioco una leva fondamentale per la questione sociale del Paese. Un pilastro del welfare, un fattore strategico per lo sviluppo del Mezzogiorno. E non stiamo parlando solo di pesanti deficit infrastrutturali, ma della politica dei servizi ferroviari che sta riportando il Mezzogiorno agli anni cinquanta».

Assessore, sembra di ascoltare le stesse argomentazioni dei suoi colleghi di qualche anno fa, quando spiegavano anche loro le ragioni dei ritardi infrastrutturali che hanno portato la Puglia a non avere il doppio binario, l’Alta velocità e treni da paese civile. Oggi siamo allo stesso punto di partenza. Cinquanta anni dopo i pugliesi ascoltano le stesse parole.
«E’ vero. Ma solo in parte. Il deficit infrastrutturale ha radici antiche. Ma lo smantellamento dei servizi è un fatto di gravità inaudita e solo recente. Ed è su questo che al nuovo governo chiediamo di assumere impegni politici precisi. E lo chiediamo sia sul piano istituzionale come grande regione del Mezzogiorno, sia, mi auguro, anche come forze politiche democratiche con un ulteriore spirito bipartisan. Insomma la ricucitura della divisione ferroviaria chiediamo diventi un ingrediente fondamentale delle misure per lo sviluppo che il governo si appresta a varare. Un Sud a scartamento ridotto non può dare il contributo che merita alla ripresa del Paese».

Se questo fosse avvenuto in una regione del Nord sarebbero già sorte le barricate.

«Qui stiamo a ripetere le stesse argomentazioni di sempre. A lungo abbiamo subìto il fango di una certa egemonia leghista; abbiamo abbassato la testa di fronte alle discriminazioni infrastrutturali più insopportabile. Non siamo stati in grado di reagire di fronte ad una alterata allocazione delle risorse. Ora il punto limite è stato raggiunto».

E dunque, ci dica come pensate di alzare il livello del dibattito che possa par torire risultati concreti.

«Stiamo preparando un dossier sui nodi della Puglia da sottoporre al ministro Passera. E il tema dei collegamenti ferroviari rappresenta la prima grande questione. Le nostre barricate iniziano da qui».

Quanto tempo ci vorrà per avere un risultato?

«Contiamo di aprire la vertenza sin da gennaio».

Mauro Moretti vi aveva assicurato che avrebbe rivisto le tariffe, ad oggi, per gli utenti che consultano il sito, di quella promessa non c’è traccia. L’amministratore delegato dell’azienda di Stato aveva addirittura omesso di spiegare lo smantellamento quasi integrale del servizio notte. Insomma siete/ siamo stati presi in giro da Moretti, un manager di Stato?

«Un amministratore delegato che non è più in grado di garantire un servizio pubblico universale, e lo ammette, dovrebbe seriamente rivedere il suo ruolo».

Assessore, sta chiedendo le dimissioni di Moretti?

«Se fossimo in uno Stato serio sarebbero state già richieste».

Lo faccia lei.

Minervini a questo punto preferisce non rispondere. «Chiudiamo qui dice. È meglio».

FRANCO GIULIANO

I pugliesi presi in giro
Non disturbate il manovratore. E’ poco piaciuta a Trenitalia l’intervista pubblicata ieri sul nostro giornale all’assessore ai Trasporti della Regione Puglia Guglielmo Minervini che a difesa dei viaggiatori pugliesi, ingannati a suo dire sui prezzi dei biglietti, ha chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti.

«E’ falso – ha scritto in una lettera di precisazione il portavoce dell’amministratore Moretti e direttore centrale dei Media delle Ferrovie dello Stato, Federico Fabretti – affermare che a distanza di quasi un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario invernale di Trenitalia, le tariffe dei biglietti sono rimaste invariate, come sostiene l’autore dell’articolo riferendosi ai prezzi dei Notte+ Alta velocità per i collegamenti dalla Puglia al Nord Italia e viceversa, e che ci sia stato un inganno sui prezzi». Spiegando che «dal 22 dicembre 2011 in tutti i canali di vendita di Trenitalia (biglietterie, agenzie di viaggio, self-service, sito web, call center) è disponibile l’offerta «Notte+Alta velocità». Quindi anche sul sito Trenitalia.com». «Chiunque – insistono le Fs – poteva e può verificarlo. L’offerta su questo canale di vendita è visibile, da quel giorno, a tutti nella videata in cui compaiono tutte le offerte/prezzi e/o le tariffe previste per il treno prescelto. Modalità univoca per tutta Italia».

Ebbene: falso non è quello che ha scritto la Gazzetta, ma quanto dice il direttore dei Media delle Fs. Il quale non spiega che, contrariamente a quanto annunciato il 17 dicembre scorso, Trenitalia (dopo la nostra scoperta di aumenti del 63% dei biglietti e la protesta e l’intervento di Vendola e Minervini) non ha mai ridotto quelle tariffe così come dichiarò con tanto di comunicato ufficiale. Nel quale scriveva che: «Dal 23 dicembre prossimo verranno reintrodotte le vecchie tariffe con un supplemento «Alta Velocità» da Bologna a Milano. In sostanza se fino al 10 dicembre scorso il biglietto da Lecce-Milano costava 60 euro, con la nuova tariffa integrata si pagherà 66,80 euro».

Quella promessa che portò il presidente Vendola a dire vittorioso che quella «era una buona notizia, certamente un passo importante nella controversia con Trenitalia» e l’esito «di una lunga e complessa trattativa», non è mai stata manutenuta. Anche ieri – così come abbiamo fatto tutti le volte che abbiamo scritto su questo tema tanto caro alle migliaia di lettori-vittime dei disagi causati dalla scelta dell’azienda ferroviaria – siamo andati sul sito ufficiale di Trenitalia.com e anche ieri le tariffe ufficiali dei treni-notte da Brindisi a Milano sono rimaste a 92 euro, più l’eventuale cuccetta; Ma le tariffe a 66,80 che dovevano entrare in vigore dal 22 dicembre, annunciate? «Signore, lei – ci spiega l’operatore numero 401 del call center a pagamento al numero 89.20.21 – si riferisce alle offerte promozionali a posti limitati». E quanti sono i posti limitati? «Non si sa – risponde. Nè per oggi, nè per domani però, sono disponibili. L’unica tariffa disponibile è quella di 92 euro, 110 in prima classe».

Insomma, i biglietti aumentati del 63%, contrariamente a quanto l’amministratore delle Fs Moretti aveva assicurato al presidente Vendola e all’assessore Minervini, non sono mai stati ridotti. Sono «comparse» solo delle offerte speciali (al prezzo di 66,80 euro) ma trovarle è come vincere al «Gratta e Vinci».
Ha ragione dunque Minervini a dire «che siamo stati ingannati».

Ieri sera abbiamo spiegato all’assessore (che da giorni continuava a sollecitare chiarimenti sul mancato aggiornamento delle tariffe pubblicate all’amministratore di Trenitalia, Soprano) qual era il motivo della clamorosa «beffa». Chissà, adesso che abbiamo scoperto l’altra bugia di Trenitalia come reagirà il presidente Vendola che alla notizia della riduzione delle tariffe aveva detto: «Questo è un risultato che appartiene a tutta la Puglia e che restituisce significato e valore ai collegamenti a lunga percorrenza. Ma la nostra richiesta di ripristinare il valore sociale del trasporto pubblico e di garantire il diritto universale alla mobilità di tutti i cittadini non si ferma qui».

La lettera di Trenitalia contiene poi delle risposte alle affermazioni rilasciate dall’assessore nell’intervista.
In sintesi, ricorda Fs, che «è compito dello Stato e non di una SpA, ancorché a capitale pubblico, occuparsi del welfare».
E che «i collegamenti notturni rientrano fra quelli del Servizio Universale, il cui committente è il Governo con un apposito Contratto di Servizio. In presenza, quindi, di perdite per 134 milioni di euro generate nel 2011, bisognava scegliere tra il cancellarne metà o riorganizzarli. «Trenitalia – continua – ha proposto al Committente – il Ministero dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti – una soluzione: mantenerli sostanzialmente tutti, lasciando ai treni notte, appunto, il servizio “notturno” e di far proseguire il viaggio di giorno con i treni ad Alta Velocità che già esistono, che quindi non necessitano di contributi, mantenendo sostanzialmente inalterato il prezzo».

La lettera delle Ferrovie si chiude con una «diffida al giornale dal continuare a diffondere informazioni in modo distorto e strumentale».
Rispondiamo che la Gazzetta continuerà a fare il proprio mestiere: scoprire le mezze verità (o peggio), come questa dei biglietti, spacciati come ridotti, in realtà scontati solo per posti limitati.

FRANCO GIULIANO

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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