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Peschici – Abbazia di Kalena la Soprintendenza impone il restauro

Pubblicato: mercoledì, 4 luglio 2012 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

La svolta in merito al recupero dell’Abbazia di Calena, situata nella piana di Peschici, potrebbe esserci a seguito del provvedimento della Sovrintendenza ai Beni architettonici della Puglia che, “dopo un accurato sopralluogo, ha imposto ai proprietari del complesso abbaziale di eseguire una serie di lavori di consolidamento statico dei fabbricati, per le cui spese si rivarrà sugli stessi titolari.

Si tratta di opere d´urgenza necessarie ad evitare ulteriori crolli e deterioramento”.

Determinazione da parte della Sovrintendenza ai Beni architettonici che dovrebbe smuovere lo stato di stagnazione che, da anni, sta determinando il costante degrado della monumentale Abbazia.

I proprietari hanno sempre opposto un secco “no” a qualsiasi forma di accordo, nonostante l’intervento di Sovrintendenza, Ministero,

Amministrazione comunale; no anche all’offerta di trecentomila euro da parte della Regione di cessione bonaria delle due chiese. Il provvedimento della Sovrintendenza è una sorta di aut aut, al quale i proprietari dovranno rispondere con proposte concrete e tempi ben definiti.

Santa Maria di Kàlena, che è di proprietà della famiglia Martucci, è da annoverare fra le più antiche d’Italia. Probabilmente vi fu una prima presenza di monaci basiliani già a partire dall’872.

A richiamare l’attenzione sullo stato di degrado in cui versa, da vent’anni, la monumentale testimonianza è stato il Centro studi “Martella”, il cui presidente, Teresa Rauzino, tra le prime iniziative prese fu, appunto, quella di richiamare l’attenzione delle Istituzioni su Kalena e sul suo recupero. Opere di risanamento resesi indispensabili proprio per la gravità dello stato della struttura: in particolare, le creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione; consolidamento e restauro della copertura lignea della campata absidale; impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali; ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei; infine, bonifica dei vani della primitiva chiesa.Santa Maria di Kàlena è da annoverare fra le più antiche d’Italia.

Probabilmente, come ricordavamo, vi fu una prima presenza di monaci basiliani già a partire dall’872. Nel 1058 divenne una potente abbazia. Via via che papi ed imperatori le concedevano ricchi privilegi, i suoi beni si estesero oltre l’area garganica fino a Campomarino e a Canne.

L’abbazia di Monte Sacro, presso Mattinata, era una di queste ricche dépendances, ed ebbe un secolare contenzioso con la casa-madre, che non voleva concederle assolutamente l’autonomia. Per rendersi conto dell’entità del prestigio di Santa Maria di Kàlena, basta ricordare che nel 1420, quando era già in declino, i beni in suo possesso consistevano in circa trenta chiese del Gargano Nord, con relative pertinenze di mulini, case, terre, oliveti, diritti di pesca sul Varano e diritti feudali sulla città di Peschici e sul Casale di Imbuti; contesa dai potenti monasteri di Tremiti e Montecassino.
(Francesco Mastropaolo) da La Gazzetta del Mezzogiorno

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