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MATTINATA – A Mattinata, dove regna la macabra leggenda dell’altopiano «Tagliata»

Pubblicato: martedì, 21 agosto 2012 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Tra la giogaia di monti che cinge alle spalle l’abitato di Mattinata spicca Monte Sacro (874 metri sul livello del mare). Vetta imponente, vanta testimonianze antiche come i ruderi di un’antichissima abbazia benedettina SS. Trinità. Meta di pellegrinaggi, sulla via d’accesso è possibile ammirare le orchidee spontanee del Gargano, scoperte dal duo Rossini-Quitadamo che su queste piante è riuscita ad accendere l’attenzione di esperti e specialisti di tutto il mondo, affibbiando al Gargano l’appellativo di “giardino botanico a cielo aperto”. Di difficile accesso, raggiungibile soltanto attraverso un sentiero che si inerpica per la montagna, dell’ab – bazia oggi si conservano ancora le mura di cinta, numerosi capitelli e archi.

L’intero complesso, composto da una chiesa abbaziale a tre navate e dal convento, è in stile romanico. Al suo interno vi era una cappella dedicata a San Michele Arcangelo e un battistero a pianta quadrata. Le prime tracce dell’esistenza dell’ab – bazia risalgono al 1058: una bolla di Stefano IX, designava Monte Sacro come cella dell’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Calena a Peschici. Divenne Abbazia nel 1138 ed ebbe vasti possedimenti, tanto che la sua influenza si estendeva fino al Tavoliere delle Puglie. Intorno al 1300 iniziò il suo declino.

Oggi a valle di Monte Sacro, in località Tagliata, la presenza di uno stagno popolato di rane (i cosiddetti Cutini), interrompe una distesa di verde dell’altopiano che fa tanto “Irlanda”. Questa zona, che ricorda anche certi paesaggi alpini per la tranquillità e l’aria fresca e leggera, si presta per il turismo montano. Ma ad attirare frotte di turisti è però una leggenda pruriginosa, ma dal sapore amaro: la arcinota leggenda di Tagliata, che spiega anche il perché di quel nome (tagliata) della località. Leggenda narrata dai nostri avi ai piccoli dinanzi al caminetto, durante le gelide serate invernali. Facile in quei casi dar fuoco alla fantasia.

Ad ogni buon conto si narra che allora l’altopiano ai piedi del monte era popolato da fattorie e masserie. I pastori durante la transumanza “s cendevano” a valle e restavano lontani da casa per mesi e mesi. Lasciando quindi le donne con i piccoli. Secondo le usanze di allora, i monaci del vicino convento, esseri demoniaci, uscivano dalle mura dell’abbazia per la questua e visitavano le masserie. Forse non si limitavano solo a chiedere il pane, ma anche dell’altro. Resta il fatto che i pastori tornando a casa dopo la lunga assenza si ritrovarono con le mogli ingravidate.
Scoppiò una rivolta, i contadini si armarono di forconi e falci ed assaltarono l’abbazia. I monaci fuggirono addirittura volando. Ma furono acciuffati a valle. Subito dopo andò in onda una feroce decapitazione di massa. Ecco perché la località prese il nome Tagliata.

FRANCESCO TROTTA  da La Gazzetta del Mezzogiorno

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