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Passione e Morte vivente a Troia: cronaca di un successo

Pubblicato: lunedì, 23 aprile 2012 Commenta questo articolo Leggi il CommentoTorna alla pagina iniziale

L’edizione duemiladodici della rappresentazione vivente della Passione di Cristo ha registrato pregevoli risultati grazie all’impegno dei suoi giovani ed appassionati attori ed organizzatori.

Domenica 1 aprile, in una giornata fredda, ventosa e con la pioggia in agguato, si è svolta la tanto attesa Passione Vivente a Troia.

 La rappresentazione, giunta alla XX edizione è stata come al solito un successo.

La splendida cornice di pubblico ha premiato gli sforzi degli organizzatori e ha confermato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che la manifestazione è entrata ormai a far parte, a furor di popolo, dei tradizionali Riti della già ricca Settimana Santa troiana.

Molte le presenze dai paesi limitrofi e addirittura da fuori regione, segno che la fama di questa manifestazione sta raggiungendo confini insperati. Questo anche grazie ai tanto discussi “Social Network”, che, oggi come oggi, forniscono una pubblicità immediata e a largo raggio, basti pensare a Youtube, dove il filmato della Passione dello scorso anno ha raggiunto, nel momento in cui scriviamo, le 19.000 visualizzazioni in tutto il pianeta e i commenti lusinghieri apposti dai visitatori non lasciano dubbi sulla qualità del “prodotto”.

Ad interpretare il ruolo del Cristo, per il secondo anno consecutivo, è stato chiamato Francesco Caggese, che già nella scorsa edizione aveva impressionato per la spettacolare drammatizzazione impressa al suo personaggio.

 Ripetersi è praticamente impossibile, c’è il rischio di deludere le aspettative; ma non è successo: Francesco ha confermato la sua bravura e si è addirittura superato. Per interpretare Gesù, il più fedelmente possibile, ha letto, si è documentato, ha voluto conoscere ancor più da vicino gli ultimi momenti della vita terrena del Messia.

Ma soprattutto ha pregato. E l’aiuto è arrivato: alla sua ricerca e alla sua bravura, si è affiancato un aiuto dall’Alto che gli ha dato la forza di sopportare tutte le insidie del ruolo con serenità, riuscendo con la sua interpretazione a commuovere anche gli animi più insensibili. E di gente commossa ne abbiamo vista tanta: bambini, giovani, anziani e addirittura sacerdoti. Succede ogni anno, perché vivere questa pagina tremenda della nostra storia, colpisce in maniera particolare. È un momento di riflessione che ci fa ben comprendere cosa ha patito Nostro Signore per noi.

 Questo è il nostro vanto: non una semplice recita, ma una vera e propria Via Crucis.

 Se con il nostro impegno ed il nostro sacrificio, riusciamo a destare simili sensazioni, vuol dire che si è lavorato bene. Altra interpretazione impeccabile, è stata quella di Luigi Cervati, un foggiano, troiano d’adozione, che ha vestito i panni di Caifa. Gino è riuscito a dare al suo personaggio quella durezza e quella crudeltà che la gente si aspetta di vedere da Caifa. Nel ruolo di Erode c’è stato un graditissimo ritorno, quello di Giuseppe Totaro, che già nel 2009 aveva avuto modo di interpretare questo personaggio.

 La sua duttilità lo porta a passare con facilità dalla commedia al dramma senza difficoltà. In questo ruolo si esibisce in un misto commedia-dramma che dona al suo personaggio un’aura folle e allo stesso tempo patetica. Istrione!

Dire Pilato, ormai, è dire Emilio Spera: nell’83 interpretò per la prima volta il procuratore romano e da allora non se l’è più scrollato di dosso. È colui che ha condannato Gesù più volte dello stesso Pilato: questa infatti è la decima volta. Un uomo che oltre ad essere un bravo attore è anche puntuale e disponibile.

 È l’unico insieme a Giuseppe Pompa, ad aver preso parte alla prima manifestazione del 1980. Cento di questi giorni!

I Sacerdoti sono stati ben interpretati da Peppino Pompa, da Carmelo Roseto, dal figlio Giancarlo, da Matteo Prencipe, da Luigi Di Tullio e da Peppino Iannelli. Nessuno di loro nonostante i molteplici impegni o le impreviste vicissitudini, ha voluto mancare al tradizionale appuntamento con la Passione.

 A loro và il merito di aver caratterizzato con estrema bravura il ruolo assegnato. Una nuova aggiunta al copione ha richiesto l’opera da consumati attori di Angelo Sgobbo e Angelo Catalano, che hanno vestito i panni di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Una parte impegnativa che richiedeva tutta la loro bravura e loro hanno risposto alla grande. Anche quest’anno i panni di Claudia, moglie di Pilato, sono stati indossati dalla bravissima Michela De Colellis.

La sua passione per tutto quel che riguarda lo spettacolo, è risaputa: chissà che un giorno non riesca a coronare i suoi sogni. Se continua così ce la farà. Si sono distinti anche Mario Di Pierro, Urbano Varva, Gianfranco La Bella, Luigi D’Attoli, Francesco Ricchetti, Enzo Giannelli, Vincenzo Casoli, Gianluca Iacobelli e Eliana Curci, ragazzi fantastici e sempre disponibili e pronti a passare da un ruolo all’altro senza alcuna difficoltà. Adriana Velluto, la Madonna, Patrizia Ciotti, la Maddalena e Maria Lupoli, la Veronica, sembravano uscite da un quadro rinascimentale.

I loro volti ieratici hanno rasserenato il tragico momento della Passione. Il loro era il ruolo più impegnativo: dimostrare sofferenza e forza allo stesso tempo e permetteteci di spendere una parola in più per Adriana Velluto.
Il suo carattere sempre allegro e brillante, le permette di interpretare ruoli comici e leggeri; ma quando passa ai ruoli drammatici è semplicemente fantastica, il che dimostra che a volte non serve l’Accademia di Arte Drammatica per chi il teatro ce l’ha nel sangue. Altro ruolo importante è quello dei flagellatori: Antonio Bortone, Gerardo Grasso, Luigi Martino, Antonio Cibelli e Enzo Moffa.
Questo gruppo ormai collaudatissimo, studia la propria scena e la realizza impeccabilmente quasi autonomamente e la spettacolarità che ne consegue dimostra che fanno un ottimo lavoro.

 Quest’anno per la scena di Erode, l’organizzazione ha pensato di coinvolgere Paola Aquilino e le sue allieve, ballerine di danza del ventre: Filomena Frecina, Maria Pagliuso e Irene Salvatore.

Bella la danza che le ha viste protagoniste e che ha dato alla manifestazione quel tocco esotico di cui abbisognava.

Di loro non si parla mai, ma senza il loro apporto, la manifestazione non si fa. Mi riferisco ai soldati e ai figuranti che interpretano le Pie donne e il popolo.
Questi ragazzi e ragazze, pur non interpretando un ruolo primario, soffrono forse più di chiunque altro il freddo, il caldo e gli spintoni della gente, senza lamentarsi. A loro và un grazie particolare.

 A portare in scena la Passione è un gruppo ormai collaudato e cementato da una profonda amicizia: Antonella Casoli, Angelo Sgobbo, Maria Concetta De Palma, Marilena Saracino, Incoronata La Torre, Pasquale Caione, Emanuele Curci, Antonio Lupoli, Angelo Zaccaglino, Fabrizio De Stefano, Raffaella d’Amato, Pamela Lapio, “mast” Antonio Rubino, Nicola De Cesare e Aldo Cibelli.
Tutta gente che la “Passione” la fa per passione e senza nessun compenso: unica remunerazione è la gratitudine del pubblico. Nella settimana che precede e che segue la rappresentazione queste persone lavorano sodo, facendo anche, a volte, cose che non sarebbero di loro competenza, come montare, smontare e trasportare i palchi del Comune.

A questi vanno aggiunti amici, che pur non facendo parte dello staff, hanno messo a disposizione la loro preziosa opera: Pasquale D’Imperio, Antonio Di Foggia, Vincenzo Caione e Michele Saracino.
La regia come sempre è di Antonio Marino e Carlo Rubino che hanno il grande merito di aver costruito un gruppo di lavoro veramente impagabile. La perfezione, si sa, non è di questo mondo, ma gli organizzatori, anno per anno, aggiungono tasselli importanti che influiscono in maniera sensibile al miglioramento; il tutto senza l’ausilio di alcun contributo statale, regionale o comunale, come succede ad altre “Passioni” più rinomate.

Quello che si riesce a fare qui è veramente un miracolo. Certo con un incentivo, si potrebbe crescere più in fretta e portare beneficio all’intera comunità. Spostare masse di turisti è quello che più organizzazioni stanno tentando di fare e per ottenere buoni risultati bisogna offrire prodotti qualitativamente eccellenti.
Purtroppo, siamo a Troia, la città in cui prevalgono le beghe, le piccole vendette, la gelosia, che bloccano la tanto auspicata crescita. Crescita vuol dire creare lavoro, cercare di non far emigrare i nostri figli, ecco perché mi chiedo, a volte, come mai realtà molto più piccole di Troia ci riescono e noi no?
Possiamo con certezza affermare, senza falsa modestia, che in Puglia e forse anche fuori regione, la nostra Passione è sicuramente una delle più belle e complete, nonostante l’assoluta mancanza di contributi: pensate con un contributo importante cosa potremmo fare!

 E pensate con l’arrivo in città di turisti, quali risorse, nuovi orizzonti e nuove prospettive si creerebbero.

È tempo che cadano certi pregiudizi e si inizi a lavorare seriamente per il bene dell’intera comunità
da Preappennino Oggi

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Un commento per “Passione e Morte vivente a Troia: cronaca di un successo”

Commento di lucia russo
Data 24 aprile 2012 ora 14:27

Sarebbe giusto elencare tutti i partecipanti.Attori,comparse,figuranti ecc.Quale premio migliore sarebbe per loro,vedere il proprio nome sul giornale?Professionalmente mi interessa perchè avendo seguito la cerimonia ho intenzione,di pubblicare sia foto che altro perciò ho chiesto qunto sopra
distinti saluti lucia russo

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