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BARI – Crescita, europiano per il Mezzogiorno

Pubblicato: lunedì, 8 ottobre 2012 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Il Sud Italia come opportunità concreta di sviluppo. Il Sud come prima frontiera per la difesa dell’Italia e dell’Euro.

Affermazioni che non sembrino una assurdità in un contesto in cui i dati del secondo trimestre 2012, con un – 2.6 di PIL in Italia, con 1000 posti persi ogni giorno e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 10,7%, configurando una vera e propria emergenza sociale.

E se poi si aggiunge che la situazione nel Sud Italia è ancora più drammatica con numeri da brivido (negli ultimi 5 anni la contrazione del PIL è stata superiore ai 6 punti percentuali e il numero dei fallimenti nel 2011 è aumentato dell’11.7% rispetto al 4% al Nord) è bene riflettere su quanto propone l’Europa.

Infatti la Commissione europea è convinta che sia possibile «ripartire dal Sud per ridare fiducia nell’Italia».

«Sembra una missione impossibile. Eppure, far ripartire il Meridione è indispensabile affinché l’Italia possa rispettare gli impegni, rassicurare i mercati, tornare competitiva. Il Sud è quindi la prima frontiera per la difesa dell’Italia e dell’Euro – afferma il vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani -. Questa crisi può essere un’occasione affinché la politica – anche europea – si focalizzi sull’emergenza Sud.

Il potenziale inespresso è enorme. Oltre a talenti, intelligenze, capacità imprenditoriale e, un patrimonio storico, culturale e ambientale senza uguali, nel meridione si concentrano buona parte dei fondi strutturali europei ancora disponibili.

Se utilizzati in modo rapido ed efficiente, insieme ad altre risorse, quali investimenti privati e della BEI, possono costituire un formidabile volano per far uscire il Sud e l’Italia dalle secche della crisi».

Tajani, che nei giorni scorsi ha lanciato “Piano crescita” in una dimensione europea è convinto che è indispensabile che il Piano deve partire «dal migliore utilizzo dei fondi strutturali» e la mobilitazione di investimenti BEI da focalizzare su alcune priorità strategiche, accesso al credito, specie per le PMI, infrastrutture di rete, innovazione industriale, turismo di qualità, anche con strumenti innovativi quali fondi in garanzia e project bond.

Nessuno dimentichi che, secondo i dati in possesso della Commissione, tra il 2000 e il 2013 sono stati destinati alle regioni del sud circa 80 miliardi di fondi strutturali europei, incluso il cofinanziamento nazionale, senza contare la politica agricola Ue e lo sviluppo rurale pertanto vi deve essere un «impegno forte a non sprecare neppure un euro di risorse sempre più limitate».

Ma dei circa 36 miliardi di fondi regionali destinati al Sud nella programmazione 2007-2013, ne sono state impegnati il 54% e pagati 21%, a fronte di un media europea di 83% d’impegni e 48% di pagamenti.

«Per fermare la desertificazione produttiva e la relativa immigrazione e fuga di cervelli serve tutto il coraggio di scelte politiche difficili e la capacità di concentrare gli sforzi – ha continuato Tajani -. Se la ricetta generale, in linea con la nuova strategia di politica industriale e il piano per l’imprenditorialità si fonda sui pilastri di maggiore accesso al credito, un contesto più favorevole al business e all’export, infrastrutture moderne, innovazione e formazione, bisogna tener conto delle peculiarità del Sud puntando sui settori in grado di esaltare le caratteristiche e le potenzialità del territorio». Insomma una reindustrializzazione che deve consentire alle regioni del Meridione di affrontare le sfide del mondo globale la cui stella polare «dovrà sempre più essere l’aumento di produttività basato su crescenti sinergie e collaborazione tra il sistema di formazione e di ricerca e le imprese».
«Nei mesi scorsi l’Italia ha mostrato forte determinazione e grande impegno recuperando così la fiducia dei mercati», ha fatto sapere anche per l’altro vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn. Chi governa il Mezzogiorno non lo dimentichi.
Giuseppe Dimiccoli da La Gazzetta del Mezzogiorno

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