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Foggia – : Giuliano Volpe: La trasparenza prima di tutto

Pubblicato: giovedì, 1 novembre 2012 Commenta questo articolo Leggi il CommentoTorna alla pagina iniziale

Domenica 21 ottobre, il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un articolo di Michelangelo Borrillo che, prendendo le mosse dal ben noto caso della retribuzione del segretario della Camera di Commercio di Foggia, ha analizzato la situazione dei manager più pagati di Puglia.

In quella tabella ho trovato inserito, con mia somma meraviglia, anche il mio nome, posto addirittura nella parte alta della classifica.

Ci sono voluti pochi secondi per capire l’errore, perché la cifra riportata, in maniera estremamente scorretta, indicava, peraltro sbagliata nell’importo, l’intero mio reddito personale.
Ho contattato l’autore dell’articolo per chiedere spiegazioni e anche per contestare tale il dato pubblicato e ho poi inviato, d’accordo con il giornalista, una nota di rettifica al Direttore del giornale, con la richiesta di pubblicazione.

Il martedì successivo la mia nota non è stata pubblicata, come pure mi era stato garantito, ma è comparso un articolo relativo alle retribuzioni dei quattro rettori pugliesi, nel quale si riportava una mia dichiarazione stralciata dal mio testo.

Approfitto quindi di questo spazio, per tornare sull’argomento, non tanto per contestare la notizia giornalistica (cosa che ritengo inutile ed anche improduttiva, sapendo bene che una rettifica è una notizia data due volte) ma soprattutto perché ho fatto della trasparenza, insieme al rigore etico, alla rispetto della legalità e alla valorizzazione del merito, la scelta della mia vita e del mio impegno universitario, culturale e sociale, ed anche perché quell’articolo colpisce una scelta di massima trasparenza.
Ed è sul buon uso della trasparenza che vorrei stimolare qualche riflessione.

Nella buona ricerca così come nella buona informazione è necessario acquisire e analizzare dati affidabili ed anche comparabili.

Il dato riportato nella tabella del Corriere è infatti profondamente sbagliato, perché, come ho detto, si riferisce al mio reddito complessivo messo a confronto con gli stipendi degli altri manager.

Ebbene, anche monsieur de La Palice capirebbe che, in questo caso, si sarebbe dovuto mettere a confronto o le retribuzioni o i redditi.

Nel primo caso, sarebbe stato precisare che la mia indennità come rettore è pari a 33.446,61 euro, cioè a poco più di mille euro mensili in busta paga, com’è chiaramente indicato nella sezione sulla Trasparenza del sito Unifg.

Un compenso che, francamente, non mi sembra scandaloso per governare una struttura con circa 800 dipendenti, 11.000 studenti, un bilancio complessivo di oltre 100 milioni annui.

Non so quanti manager pubblici e privati guadagnino cifre simili per occuparsi di struttura di pari complessità.

Ovviamente, voglio chiarire che non mi lamento affatto, mi considero anzi un fortunato, appartenente ad una fascia alquanto benestante, a fronte di tante situazioni ben più difficili e problematiche.

Preciso che al momento della mia nomina, molto prima cioè che altrove altri cominciassero a realizzare piccole sforbiciate sulle indennità, abbiamo tagliato del 40% la mia e tutte le indennità di carica dell’Università e che, inoltre, grazie alla recente riorganizzazione, abbiamo eliminato oltre quaranta indennità di carica, tra presidi, direttori, consiglieri di amministrazione e senatori accademici, con un bel risparmio per il bilancio di ateneo.

Nel sito dell’università ho voluto rendere pubblica non solo la mia indennità, nel rispetto delle norme sulla trasparenza, ma anche la mia dichiarazione dei redditi (cosa non dovuta e, credo, caso unico o assai raro nelle università italiane e nelle amministrazioni pubbliche e private), perché ritengo questo un dovere etico prima ancora che istituzionale per chi abbia cariche di governo.

Non mi sembra cosa da poco, se si considera che anche il Ministero per Pubblica Amministrazione ha certificato su 8.318 presidi statali, solo un misero 6% ha pubblicato dati su stipendi e curricula.

Un vero fallimento dell’operazione trasparenza, confermando che si tratta di una vera e propria allergia tutta italiana la resistenza a rendere noti ai cittadini certe informazioni.

Ecco, però, che il giornalista del Corriere invece di limitarsi al dato dell’indennità di carica, ha ritenuto di indicare, nel mio caso, l’intero reddito (del 2010, ma ora si renderà disponibile quello del 2011), nel quale è compreso il mio stipendio di professore ordinario (circa 70.000 euro), un mestiere che continuo regolarmente a svolgere, sia tenendo ben due corsi universitari (mentre, da rettore, potrei esserne esonerato) sia facendo ricerca, come testimoniano le numerose pubblicazioni apparse anche in questi quattro anni di rettorato, verificabili dal mio curriculum, anch’esso pubblicato sul sito universitario, e come ora conferma la recente approvazione da parte del MIUR di un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale, da me coordinato, unico con coordinamento nazionale per la nostra Università e uno dei due di ambito archeologico a livello nazionale, con ben dodici unità di ricerca di università italiane e del CNR e il coinvolgimento di numerose università e istituti di ricerca stranieri.

Il reddito comprende, inoltre, anche poche altre attività svolte al di fuori dell’impegno universitario (consulenze scientifiche, conferenze, lezioni, diritti per pubblicazioni, ecc.) pari a circa 6.000 euro, ed infine la rendita da fabbricati derivanti dalla mia prima e unica abitazione (2.400 euro) acquistata qualche anno fa contraendo un mutuo.

Non soddisfatto, il giornalista ha pensato bene anche di arrotondare il mio reddito, indicandolo in 140.000 euro (impropriamente presentato come stipendio da ‘manager’), mentre in realtà è stato di 125.787 euro nel 2010 (come si può verificare, appunto, nella dichiarazione 2010 pubblicata sul sito Unifg), e di 113.736 euro nel 2011.

Un reddito per il quale pago regolarmente le tasse fino all’ultimo centesimo, convinto che l’evasione sia il più grave socialmente ed eticamente inaccettabile dei reati.
In questo caso, dunque, un ‘eccesso’ di trasparenza è stato strumentalizzato per dare un’informazione scorretta, che rischia di contribuire a quel pericoloso attuale clima di caccia alle streghe, di attacchi a vere o presunte caste, di furore ‘rottamatore’, di antipolitica dominante, nel quale il ‘sono tutti della stessa razza’ sembra forse inevitabile nelle chiacchiere da bar, ma non dovrebbe essere praticato sulle pagine di un giornale che dovrebbe approfondire i problemi e produrre un’informazione corretta, soprattutto quando si trattano materie così delicate.

Un argomento, che potrebbe avere – non lo si sottovaluti – anche risvolti rischiosi in un fase di grande difficoltà sociale, di crisi, di diffusa disoccupazione e precariato.
Ho voluto riprendere questo tema, che altri avrebbero occultato confidando nella rapida perdita di memoria collettiva, sia perché non ho nulla da nascondere, sia perché, come ho detto in premessa, credo fortemente nella massima trasparenza personale da parte di chi riveste cariche di responsabilità, sia perché, infine, come ho sostenuto anche sulle pagine di questo stesso giornale, sono fortemente persuaso dell’assoluta necessità, per una classe dirigente che voglia essere credibile e rispettata, di adottare “il valore pedagogico dell’esempio quotidiano”, in particolare da parte di chi è quotidianamente impegnato nel cambiamento e nel tentativo faticoso di miglioramento della nostra realtà.

Giuliano Volpe da L’Attacco 

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Un commento per “Foggia – : Giuliano Volpe: La trasparenza prima di tutto”

Commento di TRAVIS
Data 2 novembre 2012 ora 09:37

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