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BARI – Ente irrigazione sciolto ma nessuno trasferisce i suoi compiti alle Regioni

Pubblicato: sabato, 22 settembre 2012 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Il 30 settembre scomparirà dopo 65 anni l’Ente Irrigazione. E dal 1° ottobre nessuno garantirà più la manutenzione delle dighe e delle condotte che alimentano gli acquedotti e i consorzi di bonifica. Effetti (perversi) della spending-review: il governo Monti è riuscito a cancellare un ente che da almeno tre decenni veniva definito «inutile», ma non è riuscito a completare il passaggio di consegne alle Regioni.

Il ministero dell’Agricoltura, fino a ieri, non ha risposto alle sollecitazioni inviate per tutta l’estate da Puglia e Basilicata. Il rischio è, insomma, di perdere il controllo delle infrastrutture di adduzione primaria, prima ancora che di abbandonare al proprio destino i 130 dipendenti. All’indomani dell’ultima Finanziaria, che aveva fissato al 30 giugno il termine (poi prorogato) per lo scioglimento dell’Eipli, Puglia e Basilicata avevano trovato l’accordo: le competenze sarebbero passate ad Acqua spa, la società creata dai lucani per gestire la grande adduzione. Poi però anche questo progetto si è arenato, perché pure Acqua spa è caduta sotto i colpi del decreto salva-Italia. E comunque la legge chiedeva di assicurare «adeguata rappresentanza delle competenti amministrazioni dello Stato», cioè il ministero dell’Agricoltura e in subordine quello delle Infrastrutture: ma il contatto con il ministro Mario Catania – che ha in mano il dossier – fino ad ora non c’è stato.

Lo ha fatto presente a Roma il governatore lucano, Vito De Filippo. Ha insistito anche l’assessore regionale pugliese, Fabiano Amati, rinnovando la richiesta di un incontro rimasta finora senza risposta. «Sono preoccupato – dice Amati – perché la legge di soppressione prevede la nullità degli atti assunti dal commissario dopo il 30 settembre. Significa che risulterà impossibile garantire anche la più banale delle manutenzioni». E, a poco più di una settimana dal termine, è impossibile trovare una soluzione visto che il ministro non risponde: «Se dobbiamo risparmiare e razionalizzare – prosegue l’as – sessore ai Lavori pubblici – sarebbe opportuno essere coerenti almeno con i provvedimenti amministrativi». Il nodo, come sempre, sono i soldi. L’Ente Irrigazione ha debiti accertati per almeno 100 milioni di euro, accumulati in decenni di sostanziale sbando: gli agricoltori non pagano l’acqua ai consorzi di bonifica, i consorzi non pagano i servizi dell’Eipli, lo Stato o le Regioni intervenivano di tanto in tanto per tamponare quando la situazione diventava insostenibile.

Ma ora, nel passaggio di competenze, il ministero dell’Agricoltura dovrebbe farsi carico della sua fetta di debiti, versando una trentina di milioni di euro. L’Eipli ha in carico tre schemi idrici (Basento-Bradano, Ofanto e Jonico-Sinni) che comprendono dighe e condotte, la cui proprietà in alcuni casi appartiene ancora allo Stato: è il cuore del sistema di distribuzione delle due regioni, visto che i clienti dell’ente sono (oltre ai consorzi) anche Aqp e Acquedotto Lucano, oltre che l’Ilva di Taranto. La questione è infatti molto più complessa, e riguarda – tra l’altro – anche i meccanismi tariffari, cioè il costo dell’acqua distribuita alle varie categorie (agricoltura, potabile, industria): la Puglia ha commissariato i consorzi di bonifica con l’obiettivo di riprenderne le redini, ma il traguardo appare ancora molto lontano.
[m.s.] da La Gazzetta del Mezzogiorno

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