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Verifica Foggia, Mongelli ‘si regala’ altri 15 giorni. I ribelli hanno fretta

Pubblicato: mercoledì, 30 novembre 2011 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Comune di Foggia

Comune di Foggia

QUINDICI giorni. Questo il tempo chiesto da Gianni Mongelli ai nove consiglieri dissidenti della sua maggioranza prima di partorire la nuova giunta. Un termine, questo delle due settimane, fissato dal sindaco stesso ma che, tuttavia, ha le sembianze di un diktat.
E mentre dal centrodestra partono le prime occhiatine dolci alla volta dei descamiciados mongelliani, l’Ingegnere prova a serrare le fila ed evitare che il danno si tramuti in beffa. A questo punto, è innegabile che la strada maestra dell’immobilismo non è più percorribile. Toccherà soprattutto ai maggiorenti del Partito Democratico provinciale, quelli che avevano, per primi, chiesto a ‘Gianni’ di andare avanti ad ogni costo senza stravolgimenti, farsene una ragione.

Per la prima volta dalla nascita dell’esecutivo Mongelli, i tanti Davide della maggioranza hanno messo alle corde i due Golia: Pd e Psi. Anche perché, oggettivamente, tanto i democrats quanto i garofani stanno vivendo emorragie palesi. Dei nove consiglieri ‘dissidenti’, infatti, ben sei (Sottile e De Vito, transitati nei Moderati e Popolari; D’Agnone e Clemente, che resistono ma non si sa per quanto; e poi Sisbarra e D’Urso, due indipendenti sostanziali) sono riconducibili al sodalizio di Paolo Campo. Da Via Isonzo – sede foggiana della segreteria piddina – fanno finta di niente, fischiettano allegramente e provano a minimizzare. Ma sanno che, a questo punto, servirà un passo indietro.

E un passo indietro è quello che il sindaco ha chiesto ai socialisti, tutti in fibrillazione al solo pensiero di poter ridiscutere la squadra di Governo. Da mesi, Angelo Benvenuto stocca Mongelli con frecciate intrise nel veleno. A targhe alterne, allude alla possibilità di non meglio precisate prese di posizione. Ora che Scapato e Capocchiano, prima transitati in Socialismo dauno e infine convenuti a nozze con la dissidenza, li ha scavalcati nella playlist d’ascolto del sindaco, pare pronto ad un ridimensionamento delle pretese.

A questo punto, e a queste condizioni, tutte le strade diventano percorribili. Anche se – c’è un se – dietro alle barricate, non tutti lottano per gli stessi obiettivi. Sergio Clemente, che alla riunione con il sindaco non era materialmente presente, ad esempio, non ha mai fatto mistero di non disdegnare un posto in Giunta. I continui riferimenti alla “Giunta degli eletti”, quella capace di ritrovare il feeling con la città, sono ben più che una sponsorizzazione personale, sono una proposta. Ma la nomina di Clemente, soprattutto per i richiami al cilibertismo da lui fatti, non esalta la sinistra. SeL, in particolare, che ha in Leonardo De Santis l’uomo di lotta e di Governo, preferirebbe glissare sui cinque anni passati e provare a dar vita ad una Giunta che, pur mantenendo gli attuali assessori, completerebbe le caselle vacanti (sostanzialmente Cultura, Annona/Traffico, Bilancio), con elementi che portino in dote competenza e serietà. Al momento, però, sui nomi c’è il più totale riserbo e tutti contano che possa essere proprio lui, Mongelli, ad avere nelle mani la soluzione che consentirebbe di uscire dal fango della stagnazione politica. “L’importante sono le decisioni politiche”, ammette a Stato un esponente di primo piano del Consiglio Comunale. “Si faccia presto perché quest’andazzo porta ad una sopravvivenza stentata piuttosto che ad una vita gaudente”. L’antifona è chiara e condivisa. A Mongelli il compasso per chiudere il cerchio.

Piero Ferrante da Stato Quotidiano

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