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Tutti i retroscena del “San Raffaele Mediterraneo” tra Nichi Vendola e Don Verzè

Pubblicato : lunedì, 26 dicembre 2011

Nichi Vendola e Verze'Il monte debiti del Gruppo San Raffaele di Milano, un miliardo e 476 milioni di euro, al 30 giugno 2011. Si evince dall’ultima rilevazione, sottoscritta da Deloitte Consulting spa e consegnata ai vertici della Fondazione San Raffaele Monte Tabor ,presidente Don Luigi Verzè.

Quest’ultima proprietaria di fatto, insieme alla non trasparente Associazione Monte Tabor con a capo Don Luigi Verzè, della multinazionale sanitaria San Raffaele.

L’incremento della debitoria emerge dalle garanzie concesse dalla Fondazione milanese in favore delle società della compagine San Raffaele:431 milioni di euro legati a operazioni di factoring e leasing.
Il patrimonio netto,secondo Deloitte Consulting,stante i principi contabili riferiti alle società per azioni,risulta negativo per 210 milioni a fronte dei 28 milioni registrati in precedenza.
Il consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor, presieduta da Don Lugi Verzè, ha conferito a Maurizia Squinzi( ex Rizzoli- Corriere della Sera,direttore di Kerself spa) la carica di dirigente amministrazione e finanza dal 1° settembre 2011.
La riunione del cda del 5 settembre ha analizzato il progetto di ipotetico risanamento, con l’obiettivo di definire entro il 15 settembre, data concessa dalla Procura della Repubblica di Milano, una soluzione tecnica che “… consenta di marcare la necessaria discontinuità gestionale pur garantendo la continuità dello spirito della Fondazione”.
I debiti chi li paga: lo Stato o le banche creditrici o i 4 mila dipendenti o gli adepti di Don Verzè? Domande senza risposte che però interessano la Regione Puglia considerato che presidente e giunta regionale hanno stipulato con la Fondazione Don Luigi Verzè un contratto societario.
La conferenza stampa sul mega ospedale “ San Raffaele del Mediterraneo” che si dovrebbe costruire a Taranto, tenuta l’1 agosto scorso dal presidente Nichi Vendola(Sel) e dall’ assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo(Pd), non sposta di un millimetro il pasticcio politico e sanitario denominato Fondazione San Raffaele del Mediterraneo.
Sodalizio costituito il 27 maggio 2010 dalla Regione che sceglie quale unico socio la Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Inspiegabilmente restano fuori dal consiglio di amministrazione della Fondazione sia il Comune della città jonica che l’Asl.
Vendola e Pelillo–notata l’eclatante assenza all’incontro con i giornalisti dell’assessoreregionale alla Sanità Tommaso Fiore–hanno affermato che “Il bando del nuovo ospedale tarantino sarà pubblicato dopo le opportune verifiche che la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo verificherà con il management del San Raffaele di Milano per avere certezza e garanzia di continuità del progetto di sperimentazione gestionale”.
E se il San Raffaele di Don Verzè precipita nel fallimento? Presidente e assessore rispondono così:” La Regione continuerà nell’investimento di 200 milioni per garantire a Taranto un ospedale pubblico di alto livello e, ovviamente, cambierà la natura della Fondazione pugliese”.
Don Verzè Che dire?
Appena il 24 aprile 2011 il Governatore Vendola senza tentennamenti proclama:” Se l’esperienza del San Raffaele dopo tre anni di sperimentazione dovesse essere fallimentare Regione e Asl si riapproprieranno di tutto. Non è che abbiamo scelto il San Raffaele per regalargli i soldi: è l’Irccs numero uno secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della salute,ci siamo rivolti a quelli perchè sono al primo posto,diciamo dal punto di vista della qualità scientifica,del lavoro svolto”.
Ma come, un comunista e cattolico,dentro la ricca nomenklatura partitocratica da troppi anni, che in qualità di presidente di una regione di 4 milioni e 146 mila abitanti non s’informa riguardo la consistenza economica e societaria di un soggetto come il San Raffaele del Monte Tabor?
Non fa svolgere da un addetto stampa qualsiasi il report elementare in merito al curriculum ecclesiastico e giudiziario di Don Luigi Maria Verzè, sodale del cavalier Silvio Berlusconi?
E quindi sottoscrive l’accordo inerente il nosocomio San Raffaele del Mediterraneo. Due volte volte,anno 2010 e anno 2011, slitta la posa della prima pietra. L’assessore Pelillo e il presidente Vendola niente hanno detto sulla questione rilevante che consiste in ciò : dato che la Fondazione San Raffaele Monte Tabor non è una onlus bensì un’impresa commerciale,stante la sentenza del Consiglio di Stato, perchè la Regione Puglia non ha indetto appalto pubblico per la progettazione e gestione del complesso ospedaliero San Raffaele del Mediterraneo?
Fra l’altro a co-gestire il dopo Don Luigi Verzè è stato nominato vicepresidente, con pieni poteri, Giuseppe Profiti.
Chi è? Riveste la carica di presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, a giugno 2011 è stato condannato in Corte d’appello a 6 mesi di reclusione con la condizionale perchè ritenuto responsabile, in qualità di direttore Risorse finanziarie della Regione Liguria,di concorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle “ tangenti” per gli appalti delle mense ospedaliere di Savona.
Un dettaglio informativo che potete leggere solo su questo sito d’informazione.
Ecco: in data 26 luglio 2011 il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele milanese, ideato e designato dal Vaticano tramite la sua banca Ior( nell’operazione non ha sborsato un euro) sigla due nomine importanti.
La prima è quella di Enrico Bondi,76 anni,soprannominato il “ risanatore” dopo aver ricostruito la struttura finanziaria e commerciale di Parmalat. Deve praticare il monitoraggio del flusso monetario e cartaceo dentro e fuori il San Raffaele meneghino,scandagliare i fondi all’estero a partire dal dedalo societario localizzato in Linchenstein,Vaduz e chi sa in quale altro arcipelago o Stato fiscale.
Il secondo consulente è il dr. Renato Botti il cui compito è di “ gestire le attività sanitarie”.
Qui subentra un potenziale conflitto d’interesse tra Regione
Puglia e Fondazione San Raffaele del Mediterraneo e Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Il quadro è dipinto così: Renato Botti, ex direttore generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è consulente dei nuovi amministratori della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, vicepresidente della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo,socio della Regione Puglia, consigliere di amministrazione di Molmed spa(specializzata in biomedica e sviluppo terapie con al centro le patologie del cancro,la maggioranza delle azioni, 23%, è detenuta da Luigi Berlusconi, figlio di Silvio Berlusconi mentre Science Park Raf spa, di proprietà della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor ,possiede il 21,1%),consigliere di amministrazione di Telbios spa che insieme a Molmed spa sono partecipate da Science Park Raf spa che fa capo alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor.
A chi spetta la vigilanza e il controllo amministrativo e sanitario degli ospedali vecchi e nuovi italiani?
Beh,al Ministero della Sanità.
Ministro della Sanità è Ferruccio Fazio,incaricato dal presidente Silvio Berlusconi.
Ex direttore dei servizi Radioterapia dell’ospedale San Raffaele di Milano,socio di Tecnodim spa con sede nel San Raffaele di Milano, presidente del Laboratorio San Raffaele di Cefalù la cui proprietà è della Fondazione San Raffaele Monte Tabor.
Letto quanto sopra si è in presenza ,diciamo così, di una modica percentuale di conflitti d’interessi in atti pubblici?
Dalla cronaca politica e finanziaria riservata si apprende che il Gruppo Banca Intesa-San Paolo-Banco Napoli in associazione con Banca nazionale del lavoro,Banca Popolare di Bari,Unicredit spa si è aggiudicato il servizio tesoreria della Regione Puglia e del Consiglio regionale per il periodo che va dal 1° luglio 2010 al 31 dicembre 2015.
Banca Intesa è l’istituto di credito più esposto, su un totale di 220 milioni di euro, nella vicenda finanziaria infelice che vede protagonista il gruppo creato da Don Luigi Verzè.
Nel corso degli ultimi 20 giorni d’agosto non pochi pugliesi hanno chiesto al presidente Nichi Vendola di fare marcia indietro rispetto alla convenzione firmata con Don Luigi Verzè( il 15 febbraio 2010 durante una riunione in quel di Taranto il prete imprenditore ha esclamato serafico: “ Vengo in Puglia per trovare un amico: Vendola.
Nichi fossero come te tutti i politici.
Non dovrei parlare di politica ma ve lo confesso: Silvio Berlusconi è entusiasta di Vendola”).
Per esempio, la Cgil Medici regionale e il segretario della Cgil pugliese Gianni Forte ribadiscono: “Il crac finanziario e il suicidio del manager del San Raffaele confermano tutte le nostre preoccupazioni riguardo il nuovo ospedale…occorre rivedere la partita dei 120 milioni di euro destinati dalla Regione al San Raffaele di Taranto”; Aldo Pugliese, segretario regionale Uil afferma: “ Sulla materia sanità la Regione dovrebbe fare esclusivamente un mea culpa e cercare, in futuro, di non ripetere pastrocchi come quello del San Raffaele”; il presidente dei Verdi pugliesi Domenico Lomelo sostiene: “ A chi giova questa operazione? Aveva ragione e condividiamo l’appello di Gino Strada in tempi non sospetti: “ quella del San Raffaele è un’idiozia e la Regione farebbe bene a fare un passo indietro”.
Dulcis in fundo hanno chiesto a Vendola di sospendere, revocare il contratto stipulato con Don Verzè finanche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il capogruppo del Pd al Consiglio regionale Antonio De Caro e l’on.Francesco Boccia del Pd( intenzionato addirittura a raccogliere firme per la rescissione della convenzione).
Nel frattempo dentro le pieghe, e le piaghe, della sanità d’Apulia tocca registrare situazioni ospedaliere non positive,a causa di mancanza(dicono) del pubblico denaro.
Per quale motivo presidente e giunta regionale scelgono di tagliare il capitale professionale e umano ( vedi il licenziamento di 51 dirigenti medici, il 21 luglio 2011, all’Asl Ta) e non invece le spese che vanno sotto il
nome di consiglieri regionali e emolumenti mensili e vitalizi e assessori regionali esterni e rimborso benzina e auto blu( Audi 3.0 e 2.0 per il Consiglio regionale più auto blu e auto di scorta per il presidente della Giunta) e foresteria nell’ambasciata pugliese sita in via Barberini a Roma e Via card autostradale gratis e società cosiddette “ in house” e Wave festival a Lecce e Puglia Sounds e Puglia promozione e Pugliaevents e Teatro Pubblico Pugliese e Bifest e Apulia Film Commission( i vertici di quest’ultimi due in trasferta alla Mostra del Cinema di Venezia del 7 settembre 2011: compreso il direttore artistico del Bifest Felice Laudadio di cui non si sa a quanto ammonta l’indennità economica e la durata della carica di direttore, come non è dato sapere il rendiconto specifico dell’edizione Bifest 2011: un milione e 300 mila euro affidati alla società Apulia Film Commission di proprietà della Regione Puglia) e A.r.t.i e A.a.t.o e Fiera del Levante,eccetera?
E perchè non utilizzano i 60 milioni di euro deliberati il 10 agosto 2010 in favore del San Raffaele del Mediterraneo e bloccati sul conto di Banca Intesa, tesoriere della Regione Puglia.
Misteri della sinistra vendoliana piccolo borghese che da 6 anni gestisce le Puglie, annidata nei meandri del potere sottogovernativo, di stampo pre Democrazia Cristiana,neo sovietico alle cime di rape.
Nino Sangerardi da zappingrivista.it

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Bari – VENDOLA – ‘Sogno studenti cinesi in Puglia e pugliesi in Cina’ – Il presidente della Regione in missione nel GuangDong

Pubblicato : giovedì, 10 novembre 2011

 La Provincia del Guangdong sosterrà la nascita di una sede dell’Istituto di cultura cinese Confucio anche nella città di Bari. La conferma ufficiale nel corso dell’incontro svoltosi a Canton tra il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (accompagnato dal console generale Benedetto Latteri) e il Governatore della Provincia del Guangdong Zhu Xiaodan (accompagnato da una folta delegazione di dirigenti dei ministeri locali). L’incontro seguiva di poche ore quello avuto con il Segretario del Partito Comunista della provincia cinese Wang Yang che aveva già mostrato particolare interesse alla proposta avanzata da Vendola di aprire anche a Bari una sede dell’Istituto Confucio. “Sogno un mondo – ha detto Vendola suscitando grande condivisione da parte del Governatore Zhu – in cui è possibile che migliaia di studenti pugliesi possano laurearsi in Cina e migliaia di studenti cinesi vengano a studiare in Puglia”.
 
 “Nella nostra esperienza di governo regionale – ha continuato Vendola – abbiamo scelto l’innovazione come strumento per disegnare e realizzare politiche settoriali. Credo che anche in Cina le due questioni che mi paiono prioritarie, la protezione ambientale e quella sociale, possano trovare nel ricorso all’innovazione la chiave di soluzione di emergenze certamente importanti”. In questo quadro, il presidente Vendola ha proposto che la Puglia ed il Guangdong elaborino congiuntamente un progetto pilota per la riqualificazione con tecnologie “verdi” italiane di una porzione di territorio urbano della provincia cinese.
 
  Questa proposta, che Vendola aveva avanzato poche ore prima anche al segretario Wang Yang, ha trovato un’accoglienza entusiastica da parte cinese e diventerà, insieme agli incontri che questi giorni stanno avendo gli imprenditori della green economy pugliesi con aziende cinesi, una prima importante conferma concreta dello spirito di amicizia e collaborazione tra i due territori.
 
  La missione istituzionale del Presidente Vendola prosegue con lo spostamento a Hangzhou nella provincia dello Zhejiang dove parteciperà sia alla cerimonia di inaugurazione della manifestazione fieristica sull’Innovazione e le Tecnologie sia al Meeting di presentazione delle Regioni Italiane. I distretti produttivi pugliesi chiedono a Vendola supporto finanziario per le attivita’ da condurre a sostegno del sistema economico della green conomy
 da quotidianopuglia

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Bari – INTERVISTA – Puglia prima al Sud per la spesa ma Roma taglia 2mld – Meccatronica pugliese alla ricerca di professionisti formati ad hoc sul territorio 13

Pubblicato : giovedì, 3 novembre 2011

Vendola: “Tra le Regioni dell’Obiettivo Convergenza siamo primi. Spendiamo meglio anche dei Ministeri. Non basta contro i tagli?”

Vendola è indignato (parola di gran moda ultimamente) per il dietrofront del Governo sui 2 mld di compartecipazione dello Stato a progetti prevalentemente finanziati dall’Unione Europea.

Alla Puglia, prima per qualità e quantità della spesa tra le Regioni dell’Obiettivo Convergenza, “il Governo non può togliere tout court 2 mld di euro, perché per noi si tratta di un dato acquisito. Per noi quel treno è già partito, lo abbiamo messo sui binari e i Comuni hanno iscritto a bilancio le quote di finanziamento legate a progetti importanti.

Noi – ha concluso Vendola – intendiamo mandare un messaggio molto chiaro a tutta la classe dirigente pugliese e meridionale e ai parlamentari di tutti i colori politici: attenti il Sud è stato beffato fin troppo, ci hanno ridotto in maniera consistente i trasferimenti ordinari, abbiamo subito delle incursioni piratesche al nostro Fas, come se il Fondo per le Aree Sottoutilizzate fosse un bancomat per tutte le politiche del Governo.

Abbiamo lavorato con un pezzo del Governo (il riferimento è al ministro Fitto, ndr) nello spirito della leale collaborazione, nella consapevolezza che se cresce il Mezzogiorno cresce il Paese.

Se, però, qualcuno pensa di puntarci ancora una volta la pistola alla tempia e sparare un colpo che per noi sarà mortale, la reazione del Sud sarà dura e determinata”.

Per questo Vendola ha scritto a Berlusconi e rappresenterà la Puglia nell’incontro di oggi a Roma tra i governatori del Sud ed il ministro Fitto per convincere il Governo a non privare le Regioni di 8 miliardi già impegnati in Bilancio per cantieri ed iniziative necessari al rilancio dell’economia
da quotidianopuglia

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Foggia – Aeroporto, gli amministratori scrivono al Presidente: “Nichi, ascoltaci”

Pubblicato : mercoledì, 2 novembre 2011

Aeroporto Gino Lisa (St)

E ADESSO SI muovono, e con una certa compattezza, amministratori e politici.

L’abbandono della Darwin e le dichiarazioni di disimpegno da parte della Regione Puglia hanno portato un sussulto nella classe dirigente di Capitanata. Dopo il tavolo tenutosi in Comune lo scorso 28 ottobre, e prima della salita a Foggia, domani, dell’assessore Minervini (sarà in Direzione Pd per spiegare le scelte dell’amministrazione Regionale di fronte ai maggiorenti del suo partito) e della manifestazione indetta per il prossimo 19, una nutrita schiera di sindaci, parlamentari e amministratori di vari Enti chiede formalmente un incontro con il Presidente Nichi Vendola.

“Chiediamo di essere ricevuti – laconica la richiesta – per trovare una soluzione condivisa per il mantenimento del contributo che può ancora permettere i voli da e per Foggia, almeno fino all’allungamento della pista del Gino Lisa, inserita nella programmazione strategica della Regione Puglia”.

Lunga la lista dei richiedenti incontro: due parlamentari: Michele Bordo e Colomba Mongiello; un eurodeputato: Salvatore Tatarella; cinque Consiglieri Regionali: Dino Marino, Franco Ognissanti, Gianicola De Leonardis, Giandiego Gatta e Leo Di Gioia; il presidente della Provincia Antonio Pepe. Decisiva la partecipazione dei sindaci Gianni Mongelli (Foggia), Angelo Riccardi (Manfredonia), Andrea Ciliberti (Monte), Gianfranco Savino (San Severo), Donato Dotoli (Volturino), Vincenzo Monte (San Nicandro), Antonio Gisolfi (Rignano), Domenico Vescera (Peschici), Carmine D’Anelli (Rodi), Luigi Damiani (Vico), Rocco Manzo (Carpino), Piero Colecchia (Ischitella), Ersilia Nobile (Vieste), Generoso Perna (S. Paolo), Mario Simonelli (Orsara), Francesco Santoro (Celenza), Francesco Santoro (S. Marco la Catola), Michele Fascia (S.Marco in L.), Dino D’Amelio (Carlantino), Pasquale De Vita (Casalnuovo M.), Ernesto Cicchetti (Castelnuovo D.), Mauro Piccirilli (Casalvecchio P.), Iaia Calvio (Orta Nova), Marco Camporeale (Serracapriola), Pasquale Tucci (Lesina), Lucio Prencipe (Mattinata), Michele Placentino (S. Giovanni), Vito Monaco (Stornarella), Ranieri Castelli (Rocchetta), Pasquale Murgante (Accadia).

Schieranti per l’incontro anche il Presidente della Camera di Commercio, Eliseo Zanasi ed il suo alter ego in Confindustria, Pino Di Carlo, oltre ai segretari Cgil, Cisl e UIl del settore trasporti, al numero uno di Confesercenti Carlo Simone e diverse associazioni.

Da evidenziare, la scelta dei vendoliani di non aderire ad alcuna forma di discussione.

Sinistra ecologia e Libertà non ha ancora una sua propria posizione.

Lo stesso valga anche per Domenico Rizzi, sindaco di Zapponeta oltre che capo del partito di Nikita il rosso.

Per lui, al momento, ancora nessuna dichiarazione ufficiale, mentre pare che, la base, possa appoggiare le proposte delle associazioni.
da Stato Quotidiano

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Le pressioni della giunta di Vendola sulle nomine della sanità pugliese

Pubblicato : venerdì, 28 ottobre 2011

Nichi vendolaLe raccomandazioni «democratiche» nell’epopea vendoliana raccontate in un verbale della manager Asl Lea Cosentino, ripulito degli omissis e rimasti top secret fino a ieri.
Il capitolo spintarelle e pressioni politiche nelle nomine della sanità pugliese prende forma il 24 febbraio 2010 quando la donna che l’ex assessore Tedesco, oggi senatore Pd, temeva come la peste per quell’ostinazione a gratificare i primari più meritevoli anziché quelli sponsorizzati dal centrosinistra, non si sottrae alle domande della pm Desiree Digeronimo impegnata nelle indagini sul sistema-Tedesco.

La Cosentino sciorina un’infinità di episodi di brutta politica che coinvolgono la giunta Vendola, i suoi assessori, parlamentari e consiglieri Pd.
Si comincia con una consulenza: «Venni rimproverata da Tedesco nella primavera del 2008 per non aver mantenuto l’impegno di nominare consulente il professor Pascone, il quale mi disse fra l’altro che gli avevo fatto fare una brutta figura.
Preciso che le sollecitazioni incisive di Tedesco non si risolvevano mai in minacce esplicite ma costui, con gentilezza apparente, formulava pressanti richieste e tutti noi sapevamo, soprattutto i direttori generali, sanitari, e amministrativi che non aderire alle richieste significava essere vessati attraverso i funzionari dipendenti del Tedesco (…)».
E ancora. «Nell’esercizio delle mie funzioni – spiega – ho ricevuto moltissime segnalazioni e raccomandazioni da molti esponenti politici dallo schieramento di centrosinistra che mi ha nominato.
Oltre a Tedesco, anche da Fiore (successore di Tedesco, attuale assessore alla Sanità, ndr), Loizzo (ex assessore ai Trasporti), Grassi (parlamentare del Pd), Minervini (assessore ai trasporti). Sicuramente le interferenze le ho subite nell’espletamento dei concorsi pubblici per la nomina dei primari».
Come per l’ospedale di Monopoli (istituto di radiologia), Molfetta (nefrologia) e San Paolo (primario pneumologo) dove Fiore insisteva su altri candidati.
La Cosentino non esclude che questa sua autonomia abbia «influito su quanto mi è poi accaduto giudiziariamente» poiché a differenza di altri manager indagati «solo io sono stata sospesa e successivamente destituita».
Tra le pressioni degne di verbalizzazione quella per il primario di medicina a Bari «dove subii fortissime pressioni da parte di Loizzo e Tedesco per la nomina di due medici fortemente sponsorizzati(…). A causa del gioco di potere che ormai vedeva coinvolti Loizzo e Tedesco, i quali premevano fortemente per la nomina dei loro protetti» la Cosentino decide però di fare di testa sua. E nomina un altro contendente (il professor Mongelli, ndr) «perché a mio avviso era il più competente».
A proposito di tutta una serie di pressioni e minacce di ritorsioni, all’epoca la Cosentino scrive una lettera a Vendola per fargli presente il tiro a bersaglio a cui è sottoposta da esponenti di giunta, a partire da Tedesco fino all’assessore Loizzo («che premeva per la nomina del professor De Fini, mi chiamava in continuazione, minacciò di rivolgersi in procura per denunciare Tedesco e di conseguenza me»).

Vendola la rassicura, giura che ne parlerà con Tedesco. «Ma la situazione non cambiò e continuarono tali comportamenti». Gli assessori Tedesco e Loizzo, di fronte al muro eretto dalla Cosentino, ebbero «una reazione scomposta».
L’elenco delle pressioni/raccomandazioni è infinito. Per le nomine negli ospedali Di Venere e Monopoli («L’onorevole Grassi raccomandò Capece Minutolo»).

A Molfetta (segnalazione di Minervini), al San Paolo di Bari per Michele Scelsi, fratello del noto pm anti-Laudati, «segnalato anche da Tedesco e Fiore».
La manager riferisce d’aver avuto problemi per le nomine di altri primari e dirigenti nonostante le legge preveda ampia autonomia al direttore generale, in realtà «necessitano di un placet politico di gradimento dei soggetti che vengono poi nominati».
Pressioni da Vendola? chiede il pm. «Non è il tipo che fa pressioni. Io però lo informavo di tutto, anche dei dissapori e delle ritorsioni operate da Tedesco». A voce. Nero su bianco. Senza successo.

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica da Il Giornale

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Regione Puglia – E’ «rivolta» nel Pd, capigruppo pugliesi a rapporto da Vendola

Pubblicato : mercoledì, 26 ottobre 2011

Regione Puglia Il governatore Nichi Vendola si smarca dalle critiche che gli sono piovute addosso dai consiglieri «ribelli» del Pd e convoca per domani una riunione con tutti i capigruppo consiliari (comprese le opposizioni) per blindare i prossimi passi della Regione, prima che il governo Berlusconi cada e si corra alle urne.
Ieri la giornata della maggioranza consiliare è stata particolarmente infuocata, con il gruppo dei Democratici asserragliato nelle proprie stanze per i dovuti chiarimenti interni e il presidente della Regione pronto ad entrarvi per affrontare di petto la situazione.

Il capogruppo Decaro e il segretario regionale Pd Blasi, ormai «condannati» a svolgere quotidianamente ruolo di pompieri per spegnere i fuochi interni, hanno convinto Vendola (che è anche leader nazionale di Sel) a non intromettersi nei già fragili equilibri interni del Pd pugliese.
Ma Nichi non ha perso tempo: nel mentre i due provavano a calmare i bollori di De gennaro, Ognissanti, Caracciolo e Epif ani (autori nei giorni scorsi di una reprimenda per il mancato dialogo tra partito e giunta), il governatore consegnava a tutti i capigruppo (opposizioni comprese) la convocazione del vertice di domani.
Con un duplice scopo: da un lato chiamare tutto il Consiglio alle armi a difesa della Puglia, condannata al baratro sia sul fronte della macchina amministrativa (l’irrisolta questione normativa dei 561 dipendenti retrocessi) sia su quello degli ospedali (con l’irrisolta deroga al blocco del turn-over nelle Asl); dall’altro dimostrare ai «ribelli» della maggioranza che ogni tentativo di protesta, fino all’ostruzionismo in consiglio, è sedato perfino nelle fila del centrodestra, vista l’intesa di ferro raggiunta col ministro Fitto su molte questioni.
Quanto basta, insomma, per metterli nell’angolo.

La giornata è iniziata col «processo» messo in atto dai 4 consiglieri nei confronti degli assessori Pd, «rei» di non confrontarsi col partito ma di essere ormai appiattiti sulla linea del governatore. Agli esponenti di governo presenti è stato chiarito, senza peli sulla lingua, che il rapporto di fiducia nei loro confronti è a rischio. E ai 4 (vicini al presidente del partito Emiliano) si sono aggiunti i «cahier du doleance» di altri colleghi di banco, dal presidente della commissione Sanità Marino (inviperito con la giunta per la gestione caotica del sistema sanitario e col partito, accusato di «mettere la testa sotto la sabbia») ai più moderati Pentassuglia e Romano.
Gentile, Capone, Amati e Pelillo (i 4 dei 6 assessori Pd presenti all’incontro) hanno provato a smussare le frizioni, raccogliendo però l’ira di chi è inviperito soprattutto nei confronti degli assessori esterni. Da Godelli («imputata» di aver fatto l’ennesima infornata di funzionari vicini alla sinistra radicale nell’agenzia Pugliapromozione) a Sasso, che risponderebbe con alzate di spalle alle chiamate dei consiglieri.

Qualcuno alza i toni: «finiremo come in Molise», paventando la debacle del Pd anche in Puglia. Ce n’è voluta per convincere i «dissidenti » a rientrare in Aula (la seduta è cominciata con largo ritardo).
Lo sbocco, un ordine del giorno proposto da tutto il gruppo in cui il Pd chiede di «prorogare per almeno sei mesi tutti i contratti del personale medico e sanitario legati a progetti in scadenza il 31 ottobre, per impedire che il sistema sanitario pugliese subisca una paralisi».
Pressing cui si è aggiunto Caracciolo, invitando l’assessore Fiore ad assumere l’iniziativa almeno nell’Asl della Bat.
La risposta del governo, in realtà, non potrà essere positiva.
In Aula, infatti, sollecitato dal capogruppo della Ppdt Damone sull’Asl foggiana, l’assessore alla Sanità ha chiarito che per il personale sanitario «dal punto di vista amministrativo non ci sono soluzioni praticabili» e che vi sono solo strade: «la prima è quella delle deroghe al blocco delle assunzioni, la seconda è il piano di accorpamento dei servizi ospedalieri». I livelli essenziali di assistenza sono a rischio.
E le insofferenze nel centrosinistra dilagano.

Pdl: la maggioranza è implosa
«La nave Vendola affonda e il Pd ordina il “si salvi chi può”». È la fotografia scattata dal vicecapogruppo del Pdl Massimo Cassano sulle ennesime fibrillazioni esplose nella maggioranza per i rapporti difficili con il governo Vendola. «Implode il centrosinistra alla Regione, dove la giunta ormai naviga a vista, si affida a proclami, annuncia improbabili rivoluzioni, lancia Sos al governo nazionale. Una giunta che paga sempre di più – aggiunge Cassano – il disinteresse mostrato dal suo presidente, da mesi impegnato sul fronte della personalissima visibilità nazionale. Non posso che invitare ancora una volta il presidente ad un passo indietro. Tutti i pugliesi gliene saranno grati».

«I vertici delle Asl pugliesi ormai viaggiano a vista, senza una rotta e senza una direzione: dopo aver annullato i contratti di assunzione a tempo indeterminato previsti dalla infausta procedura di stabilizzazione voluta dal governo Vendola e dopo aver tamponato l’emergenza attraverso proroghe con scadenze diverse – attacca Tato Greco, coordinatore della Puglia prima di tutto – adesso i direttori generali delle aziende sanitarie si stanno producendo in insensati avvisi pubblici per coprire i posti che essi stessi hanno lasciato vacanti licenziando.
È senza senso mandare a casa chi era stato assunto per attivare procedure di mobilità extraregionale, quindi assumendo da fuori regione o emanando nuovi avvisi pubblici: basterebbe revocare in autotutela i licenziamenti, o alla peggio scorrere le graduatorie già esistenti».

Dalla Urologia di Cerignola alla psichiatria di Bari, molte specialità chirurgiche in tutta la regione rischiano il collaso, a detta delle opposizioni.
«È vergognoso essere quarti in Italia per malasanità » attacca Peppino Long o, consigliere regionale dell’Udc, riprendendo i dati diffusi dalla commissione parlamentare d’inchiesta. «Tagliare, eliminare, ridurre sono verbi che fanno tutti rima con inefficienza e diritto alla salute calpestato. Andare avanti in questo modo – prosegue il consigliere Udc – porterà la nostra sanità al collasso».
In consiglio, ieri, il capogruppo della Ppdt Francesco Damoneha invece acceso i fari sugli sprechi ancora in corso in molte Asl, a partire da Foggia, dove vi sarebbero state spese eccessive per la disinfestazione degli ospedali.
Il tutto mentre «a partire dal prossimo 31 ottobre – ha denunciato – 500 operatori sanitari rischiano il licenziamento » e molti servizi (day surgery in testa) rischiano la chiusura. Infine, l’affondo della Uil sul S. Raffaele di Taranto.

«Le istituzioni, Comune in primis, devono spendersi con urgenza per porre la parola fine ad un progetto nel quale Taranto è parte lesa: si rischia di umiliare ulteriormente il servizio sanitario provinciale – dice il segretario Aldo Pugliese – nel nome di un affarone da almeno 30-40 milioni che riempirà le tasche di qualche imprenditore senza scrupoli mentre i tarantini sono costretti ad emigrare al Nord per curarsi. «La variante edilizia, senza San Raffaele, non ha ragion d’essere, se non quella di favorire interessi privati che sicuramente non rappresentano una priorità per Taranto ed i tarantini».

E in consiglio regionale si «sforbiciano» i costi della politica

Si conclude con il voto unanime alla legge sulla semplificazione normativa, ma non è stata una giornata rose e fiori quella trascorsa ieri dal consiglio regionale.
Ci è voluta la commemorazione di Vittorio Potì, l’ex consigliere regionale socialisti, per placare i bollori interni alla maggioranza ed avviare i lavori della seduta.
Il disegno di legge sulla semplificazione, illustrato dal presidente della seconda Commissione, Giovanni Brigante (Puglia per Vendola), punta ad unificare i procedimenti legislativi (testi unici su materie afferenti tra loro) e attuare le leggi in materia di qualità della regolamentazione.

Tra gli aspetti innovativi, l’introduzione di strumenti di verifica della qualità della legislazione (l’Ai – ra, ovvero l’analisi di impatto della regolamentazione, e la VIR, verifica dell’impatto delle leggi entro cinque anni dall’entrata in vigore).
Qualche distinguo, con proposte emendative, dal Pdl. In particolare, Ignazio Zullo – alla luce delle numerose impugnative da parte del governo e delle sentenze della Consulta sfavorevoli alla Regione – ha sollecitato l’istituzione di «un organo composto da esperti giuristi che giudichino a priori la costituzionalità delle norme, al fine di garantire la certezza del diritto».
Pronta la replica di Arcangelo Sannicandro (Sel): all’art. 7 della norma è prevista l’Atn (Analisi tecnico normativa), col compito di verificare la conformità delle norme alla Costituzione e alle leggi nazionali, regionali ed europee.

Dal capogruppo Rocco Palese, il sollecito alla giunta ad attuare la legge di autonomia del consiglio regionale, «affinché l’assemblea sia messa nelle condizioni di operare indipendentemente».
In tema di riforme istituzionali, però, ci ha pensato il presidente del consiglio Onofrio Introna a «suonare la sveglia» ai consiglieri dopo gli unanimi annunci di inversione di rotta in tema di costi della politica, annunci per ora rimasti sulla carta.
Approvato un ordine del giorno, a sua firma, che sollecita l’autorifor – ma delle Regioni, rivendicando autonomia alla Puglia nella riduzione delle spese di funzionamento e nella revisione dell’istituto del vitalizio. L’iniziativa recepisce u n’azione congiunta delle Conferenze dei presidenti delle Regioni e dei presidenti di Consigli, diretta a ribadire la propria piena competenza nel progetto di riforma degli organi regionali e dei relativi costi.
La proposta formalizzata dalle Regioni chiede l’aggiornamento del protocollo d’intesa del 14 luglio 2005 tra le Conferenze (per migliorare il dialogo e la collaborazione tra Esecutivi e Assemblee) e l’istituzione di una commissione di lavoro congiunta sui costi di funzionamento degli organi, nell’ambito di un progetto di autoriforma del sistema regionale.

BEPI MARTELLOTTA da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Sanità, Pdl denuncia:ombre inquietanti sulla giunta Vendola

Pubblicato : giovedì, 6 ottobre 2011

Parlamento Senatore Lettieri “La durissima accusa avanzata dalla Procura di Bari nei confronti di personalità di assoluto rilievo, sia nazionale che locale, del mondo della politica e del management sanitario regionale, getta un’ombra inquietante sulla gestione della sanità in Puglia già a partire dal primo Governo Vendola fino ad oggi.

Per il bene della comunità pugliese che sta vivendo sulla propria pelle gli intollerabili effetti di una gestione così scellerata, riteniamo auspicabile, da parte dei ministeri competenti, una verifica accurata della situazione al fine di chiarire ogni livello di responsabilità nella gestione della sanità operata dalla governance pugliese a far data dal 2005”.
E’ quanto chiedono, in un’interrogazione urgente, 11 senatori del Pdl (primo firmatario il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri) ai ministri della Giustizia e della Salute.

La denuncia di Lettieri
ECCO IL TESTO COMPLETO DEL COMUNICATO DIFFUSO DAL SEN. LETTIERI:

“La durissima accusa avanzata dalla Procura di Bari nei confronti di personalità di assoluto rilievo, sia nazionale che locale, del mondo della politica e del management sanitario regionale, getta un’ombra inquietante sulla gestione della sanità in Puglia già a partire dal primo Governo Vendola fino ad oggi. Per il bene della comunità pugliese che sta vivendo sulla propria pelle gli intollerabili effetti di una gestione così scellerata, riteniamo auspicabile, da parte dei ministeri competenti, una verifica accurata della situazione al fine di chiarire ogni livello di responsabilità nella gestione della sanità operata dalla governance pugliese a far data dal 2005”.

E’ l’affondo del sen. Luigi D’Ambrosio Lettieri, segretario della Commissione Sanità di Palazzo Madama che – dopo la chiusura da parte della Procura di Bari delle indagini preliminari sugli appalti pilotati nella sanità pugliese con 41 persone indagate – con i colleghi senatori del Pdl Amoruso (primo firmatario), Barelli, Bettamio, Calabrò, Costa, Cursi, Gallo, Massidda, Rizzotti e Saccomanno – ha presentato una interrogazione urgente sull’argomento ai ministri della Giustizia, Nitto Palma e della Salute, Fazio.

“I fatti incriminati riguardano le ASL di Bari, Lecce, Brindisi e quella della Bat”, si legge nell’interrogazione, “Secondo le conclusioni di dette indagini, in Puglia vi era un’associazione a delinquere che, per il tramite di una serie di manager nominati nelle ASL, avrebbe gestito appalti, nominato dirigenti nelle aziende sanitarie e spostato primari per favorire imprenditori amici.
I Pm di Bari hanno concluso, quindi, che tale rete di persone coinvolte aveva come ultima finalità quella di reclutare pacchetti di voti e finanziare illecitamente i partiti”.

I senatori del Pdl sottolineano come “tale ingerenza nelle attività sanitarie della Regione Puglia per mere finalità politico-clientelari – che a giudizio dell’interrogante, potrebbe configurare il reato di concussione di cui all’art. 317 del codice penale – abbia gravemente danneggiato il livello di qualità delle prestazioni e delle cure offerte ai cittadini”.

Dalle intercettazioni emerge uno spaccato inquietante. “Secondo il testo delle intercettazioni riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno del 29 settembre 2011”, scrivono gli esponenti del Pdl, “vi sarebbe stato un filo diretto fra il Governatore, il Sindaco del capoluogo pugliese e un esponente di rilievo del Partito Democratico.
In particolare, dai virgolettati emergerebbero contatti assidui fra i su esponenti, finalizzati a intervenire sulle nomine dei responsabili delle ASL per sostenere la promozione di persone di fiducia in posizioni dirigenziali”.

“I massimi rappresentanti delle istituzioni regionali e comunali pugliesi potevano non conoscere tale rete di affari, così come evidenziano, tra l’altro, i numerosi interventi trasversali rinvenuti nelle intercettazioni?”, sottolinea con forza il sen. Francesco Amoruso, coordinatore regionale del Pdl pugliese.

A questo proposito, il Giornale del 4 ottobre scorso, riporta la notizia secondo la quale “l’ex assessore alla Sanità Tedesco informava puntualmente il presidente della giunta regionale pugliese riguardo la gestione e su ogni vicenda relativa alla sanità e che lo stesso sarebbe stato graziato dalla Procura della Repubblica”.
“Ciò che inquieta e preoccupa ancora di più”, affermano i parlamentari di centrodestra, “è il fatto che i sopra citati vertici istituzionali pugliesi, nonostante abbiano contribuito all’evidente sfascio della sanità pubblica fino a intrappolarla in un vero e proprio business politico-clientelare, non solo continuano a superare le bufere giudiziarie rimanendo nelle rispettive cariche, ma anzi, troneggiano nei media nazionali e locali quali predicatori della felicità”.

“Si faccia al più presto chiarezza sull’entità dei danni apportati da questa cattiva gestione, sulle reali responsabilità e sulle ipotesi di reato”, concludono i senatori del Pdl, “fermo restando le concrete ed indiscutibili responsabilità morali e politiche della sinistra vendoliana che non possono sfuggire a nessuno”.

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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BRUXELLES – Vendola a Bruxelles «Non è vero che il Sud non sa spendere»

Pubblicato : domenica, 2 ottobre 2011

Sull’andamento dell’utilizzo dei Fondi strutturali europei 2007-2013 in Puglia, il presidente della Regione Nichi Vendola, al suo arrivo alla sede della Commissione europea a Bruxelles, ha spiegato: «Ci pronunceremo il 31 ottobre e lo diremo il 31 dicembre».

Nella capitale europea, per incontrare il Commissario Ue all’ambiente, Janez Potocnik, Vendola ha spiegato che la Puglia «tra le Regioni dell’obiettivo Ue “Convergenza” è quella che ha le performance migliori riuscendo a non andare in disimpegno.

Siamo pancia a terra – ha detto – al lavoro, per raggiungere questi obiettivi». Vendola ne è sicuro: «Il miglioramento costante delle nostre performance – ha precisato – non è più messo in discussione da nessuno. A volte – ha proseguito – ci sono luoghi comuni anche insopportabili tipo, “il Sud non sa spendere”.

Noi per esempio, sul terreno delle bonifiche abbiamo messo in campo, spendendo le risorse comunitarie, una bonifica che ‚ è un’assoluta eccellenza a livello mondiale: quella del sito inquinato di Manfredonia.

Spendiamo e riusciamo a modificare – ha aggiunto – la qualità ambientale, la qualità infrastrutturale e la qualità della vita nei territori pugliesi.

Ad esempio, con la spesa comunitaria riusciamo a sviluppare la rete idrica, la rete fognaria, la rete dei depuratori, e riusciamo a raggiungere standard di “civilizzazione” abbastanza significativi».

«Noi abbiamo delle procedure aperte che vengono da molto lontano e stiamo correndo, con un crono-programma, per evitare di andare in infrazione. Ma anche stiamo evitando che il rischio della fretta possa determinare degli sbagli nei cantieri e nelle cose concrete che dobbiamo fare», ha poi spiegato Vendola.

Incontrando poi il commissario europeo all’ambiente Potocnik, Vendola ha illustrato i passaggi principali del parere di prospettiva approvato il 30 giugno scorso dal Comitato delle Regioni sul «ruolo degli enti locali e regionali nella promozione di una gestione sostenibile delle acque».

È un parere che noi auspichiamo possa influenzare notevolmente anche il futuro della normativa comunitaria – ha spiegato Vendola – illustrandone le linee guida, che vanno dall’introduzione del principio chi spreca paga, alle tariffe dei servizi idrici orientate sotto il profilo sociale ma anche ambientale.

Il parere propone degli obiettivi in linea con la progettazione di Europa 2020: ossia entro il 2020 un 20% di risparmio della risorsa idrica, un 20% di riutilizzo (ad esempio per le falde e nelle attività agricole), e un 20% di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua».

Dal canto suo il commissario Potocnik, «nell’apprezzare molto l’impegno personale ed europeo del presidente della Regione Puglia sul tema ambientale, lo ha incoraggiato a proseguire su questa strada» perché ha detto «gli enti locali e regionali possono giocare un ruolo essenziale nel percorso di definizione del Blueprint sull’acqua, previsto per novembre 2012, che ridefinirà in modo complessivo la normativa europea del settore».

Infine il commissario, «ha espresso grande interesse per le attività del presidente in ambito euro-mediterraneo, legando il tema della desertificazione e dei cambiamenti climatici a quello dei fenomeni migratori, considerati temi cruciali nel dibattito 2012 in vista della Conferenza di Rio de Janeiro (Rio +20) sullo sviluppo sostenibile».

A gennaio infine, nella plenaria dell’Arlem (Assemblea euro-mediterranea degli enti locali e regionali) che si terrà a Bari, Vendola presenterà «un altro parere di prospettiva, sulla mutazione climatica e i processi di desertificazione».

Il presidente della Regione ha poi invitato Potocnik a Bari per il Festival dei Parchi del Mediterraneo che si svolgerà nel gennaio prossimo insieme a Blue Print».
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Università: a Puglia 365 mln di fondi Cipe. Vendola: sono soddisfatto

Pubblicato : sabato, 1 ottobre 2011
Raffaele Fitto e Gelmini

Raffaele Fitto e Gelmini

Arrivano 365 milioni di euro per il sistema delle Università e della ricerca pugliesi, nell’ambito del miliardo sbloccato per gli Atenei del Sud dal Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, che si è riunito ieri mattina, a palazzo Chigi.

Come ha spiegato il Ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, nel corso di una breve conferenza stampa con il ministro per l’Istruzione Maria Stella Gelmini, questo miliardo di euro rappresenta la seconda trance del Piano per il Sud, che ad agosto ha liberato 7,4 miliardi per le infrastrutture meridionali e che ad ottobre si occuperà degli investimenti per l’ambiente: «Come promesso dal presidente Berlusconi, ci sarà un provvedimento al mese per il Mezzogiorno», ha affermato il ministro pugliese, sottolineando che «il Piano per il Sud non è uno spot, ma un programma serio che sta trovando la sua piena attuazione».

Fitto ha inoltre rimarcato l’importanza della collaborazione tra Regioni e governo: «La coesione istituzionale – ha rilevato in tempi di contrasti con le autonomie sulla manovra e il patto di stabilità – è il valore aggiunto dell’attuazione del Piano».

Con i suoi 365 milioni, la Puglia finanzierà due tipi di interventi: 255 milioni sono destinati al rafforzamento delle infrastrutture universitarie, dai servizi per la didattica e la ricerca, a quelli per gli studenti (biblioteche, laboratori e alloggi), oltre al sostegno per gli spin-off accademici, cioè società per azioni o a responsabilità limitata nelle quali le Università non abbiano una quota di partecipazione.

Gli altri 95 milioni sono dedicati all’innovazione e alla creazione di un Polo integrato di centri di ricerca e di alta formazione.

Questi soldi «sono una boccata d’ossigeno per un mondo che è stato fortemente tagliato e penalizzato pur nella sua funzione primaria, tanto delicata e importante, di formazione delle nuove generazioni», ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, soddisfatto per gli impegni economici che fanno seguito al Piano per il Sud e all’intesa istituzionale siglata il 28 luglio scorso con il ministro Fitto, per la programmazione congiunta degli interventi finanziati con le risorse Fas assegnate alla Puglia.

Il ministro Gelmini ha definito il miliardo una «cifra significativa» per rafforzare l’edilizia universitaria, i servizi e «valorizzare le eccellenze», cioè la creazione di tre poli di ricerca meridionali (uno quello pugliese) per cui sono stati stanziati 150 milioni di euro.
«Se a questo aggiungiamo la possibilità di utilizzare il bando per 400 milioni per potenziare le infrastrutture della ricerca, arriviamo a 1 miliardo e 400 milioni complessivi» ha aggiunto il ministro, preoccupato per la fuga di cervelli. «Investiremo – ha infatti concluso – sul trasferimento tecnologico attraverso un lavoro condiviso con la Conferenza dei rettori, ma in modo particolare con gli atenei del Sud, al fine di evitare la fuga dei cervelli e fare in modo che la crescita e il rilancio del sistema Paese, e del Mezzogiorno in particolare, passino da questa progettualità che mette insieme le migliori intelligenze del Sud, i migliori progetti, per dare centralità al sistema universitario».

 Le risorse verranno utilizzate anche per anticipare la riforma universitaria, che prevede, tra l’altro, la fusione tra atenei.

Anche la conferenza dei Rettori ha espresso il proprio apprezzamento per la delibera Cipe e il presidente dell’organismo, Marco Mancini (Università di Viterbo), ha spiegato che in questo modo «si rafforza la sinergia virtuosa fra Università Enti di Ricerca, Regioni e singoli territori».

 
Vendola: sono soddisfatto

 «Oggi sono particolarmente soddisfatto per lo sblocco di altri 360 milioni di euro per il sistema universitario pugliese e la ricerca. Sono una boccata d’ossigeno per un mondo che è stato fortemente tagliato e penalizzato pur nella sua funzione primaria, tanto delicata e importante, di formazione delle nuove generazioni».

Lo ha detto il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, a proposito della deliberazione del Cipe che oggi ha sbloccato fondi per il potenziamento del sistema universitario e della ricerca delle regioni meridionali.

Per la Puglia sono stati sbloccati 360 milioni di euro, di gran lunga la più alta dotazione tra le regioni del Mezzogiorno.

La delibera – si ricorda in una nota della Regione Puglia – costituisce un’ulteriore tappa sia rispetto all’attuazione del Piano Sud sia rispetto alla sottoscrizione dell’intesa istituzionale del 28 luglio scorso tra Vendola e il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, per la programmazione congiunta degli interventi finanziati con le risorse Fas assegnate alla Puglia.

Con questa seconda delibera Cipe (la prima fu approvata il 5 agosto scorso) sono stati sbloccati – si ricorda nella nota della Regione – fondi per due tipologie di interventi. La prima (255 milioni) riguarda il rafforzamento e il miglioramento delle infrastrutture universitarie, e cioè servizi per la didattica e la ricerca, servizi per gli studenti (biblioteche, laboratori,alloggi) e ambienti per il sostegno agli spin off accademici.

La seconda (95 milioni) riguarda il sostegno alla ricerca con particolare riferimento alla creazione in Puglia di un polo specializzato nella ricerca e innovazione e alla creazione di una rete integrata di centri di ricerca.
“Tutte le attività promosse nel campo della ricerca sono coerenti – si conclude nella nota – sia con la strategia regionale per la ricerca e l’innovazione sia con le priorità fissate dal Piano nazionale della ricerca”.

IL RETTORE PETROCELLI
“Da un lato si risponde a situazioni di estremo disagio, di lacune e insufficienze cui porre subito un primo rimedio, dall’altro si riconosce il ruolo strategico, centrale, che il sistema della ricerca e della formazione rivestono e come possano costituire proprio nel momento di crisi un determinante fattore di crescita e di sviluppo”. Lo afferma in una nota il rettore dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Morò e vice presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui), Corrado Petrocelli, commentando la notizia relativa alla delibera Cipe sull’assegnazione di risorse alle Università del Mezzogiorno.

“Individuazione dei bisogni, dunque, – afferma Petrocelli – ma anche riconoscimento delle potenzialità e delle eccellenze presenti”.“Di concerto con i due Ministeri (MIUR e Affari Regionali) e attraverso un proficuo e sinergico rapporto con la Regione, le università pugliesi – aggiunge Petrocelli – hanno indirizzato gli investimenti su nuovi insediamenti volti a migliorare significativamente l’attività didattica e di ricerca e soprattutto a creare nuove, moderne e attrezzate residenze per accogliere gli studenti”.

LE ALTRE REAZIONI: PALESE (PDL)
«Il governo nazionale sostiene il sistema universitario del sud e attribuisce a quello pugliese il ruolo di punto di riferimento dell’intero Mezzogiorno». Ad affermarlo è il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese, ricordando che poche ore fa il Cipe ha dato il via libera «al secondo atto concreto del Piano nazionale per il Sud, predisposto dal ministro Fitto, nel corso del quale sono stati ripartiti ed assegnati alla Puglia finanziamenti per oltre 300 milioni di euro».

La delibera Cipe prevede il finanziamento di interventi riguardanti la priorità strategica del Piano nazionale per il Sud ‘Innovazione, ricerca e competitività. In particolare – sottolinea Palese – «si tratta di realizzare nel Mezzogiorno tre poli integrati di ricerca-alta formazione-innovazione che rappresentano grandi attrattori di investimenti ed intelligenze su specifici ambiti scientifici e per la cui realizzazione sono stati stanziati complessivamente 150 milioni di euro».

«Un ulteriore significativo segnale da parte del Governo e del ministro Fitto – conclude il capogruppo Pdl – per la ripresa dell’economia e della crescita del Paese e del Mezzogiorno».

DISTASO (PDL)
“Il risultato ottenuto oggi dimostra ancora una volta la volontà di questo Governo di investire nel Mezzogiorno in settori strategici per lo sviluppo. Dopo i 7 miliardi alle infrastrutture assegnati ad agosto oggi il Governo investe oltre un miliardo nel settore dell’università e della ricerca”.

Lo afferma in una nota l’on.Antonio Distaso (Pdl) a proposito della decisione del Cipe che nella seduta odierna ha dato il via libera al “secondo atto concreto del Piano nazionale per il Sud, dopo la riunione del 3 agosto scorso e nel pieno rispetto – aggiunge Distaso – degli impegni assunti dal ministro Fitto di calendarizzazione delle delibere operative”.

Secondo Distaso “un grande merito va dato ai Ministri Fitto e Gelmini e a tutti i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno per il lavoro svolto”.

“La delibera – si sottolinea – prevede il finanziamento di interventi riguardanti i settori ‘Innovazione, Ricerca e Competitività’. In particolare, si prevede la costruzione nelle regioni meridionali di tre poli integrati di Ricerca-alta formazione-innovazione che rappresentano grandi attrattori di investimenti ed intelligenze su specifici ambiti scientifici”.

Ad essi – ricorda ancora Distaso – “si aggiungono altri 60 interventi di valenza regionale che mirano ad elevare il livello di qualità scientifica del comparto della ricerca nel Mezzogiorno favorendo la nascita e/o la crescita e lo sviluppo di una industria innovativa e di una forte capacità competitiva in grado di impiegare il migliore capitale umano disponibile, puntando anche a generare occupazione di alto profilo professionale”.

“In tutto le risorse assegnate oggi fra opere nazionali e opere locali ammontano a oltre un miliardo di euro (di cui oltre trecento milioni alla Regione Puglia), il che – conclude Distaso – permette di attivare un volume di investimenti per un totale di circa 1,2 miliardi di euro”.

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Vendola, San Raffaele e l’annunciato fallimento

Pubblicato : sabato, 1 ottobre 2011
Silvio Berlusconi e don Verze.

Silvio Berlusconi e don Verze.

“LA scelta che noi abbiamo fatto è quella di individuare l’Irccs (Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico) numero uno e l’università numero uno in Italia, ovvero il San Raffaele. Per Taranto vogliamo il meglio.”

Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola aveva annunciato, con una certa enfasi, lo stanziamento di 214 mln di soldi pubblici per la costruzione del nuovo ospedale, a gestione privata, della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo.

Peccato che solo 2 giorni fa i pm milanesi Laura Pedio e Luigi Orsi abbiano presentato l’istanza di fallimento per l’istituto ospedaliero fondato da don Luigi Verzè, “un diavolo di prete”, come lo definì lo stesso Vendola in una lettera aperta al giornalista Marco Travaglio, ma anche il “padre spirituale” di Silvio Berlusconi, tra i suoi principali soci in affari. Solo un anno fa, incontrando il Presidente del Consiglio, don Verze affermava che era “stato mandato dalla divina Provvidenza per salvare il Paese.”

Nel frattempo il buco di bilancio dell’Istituto, circa un miliardo e mezzo di euro, ha imposto la procedura di fallimento atta a evitare (come si legge nelle motivazioni) “ulteriori dissipazioni del patrimonio”.

Una voragine finanziaria provocata, secondo quanto stanno evidenziando le indagini dei pm, dal fatto che i fondi pubblici fossero indirizzati verso obiettivi che nulla avevano a che fare con il bene comune e la sanità.

Tra queste la costruzione dela nuova cupola dell’istituto, più grande di quella di San Pietro, con l’arcangelo sulla sommità costata oltre 60 milioni ma anche piantagioni in Brasile, aerei ed elicotteri in Nuova Zelanda, un hotel a quattro stelle in Costa Smeralda, il Don Diego, riservato a una clientela d’élite: anche cinquemila euro per una settimana in alta stagione. A questo si aggiunga anche il debito verso le aziende che riforniscono il San Raffaele, dalle aziende farmaceutiche a quelle informatiche, che ha superato i 500 milioni.

Cifre che non si sono certo materializzate negli ultimi mesi e che non costituiranno certo un buon viatico per la realizzazione del nuovo ospedale di Taranto, del quale, fino ad oggi, non è stata posta neppure la prima pietra.

 ”Se il San Raffaele fallisce – aveva spiegato Vendola – noi cercheremo un nuovo partner e andremo avanti.

 Comunque andrà Taranto avrà il suo polo ospedaliero nuovo e sarà una grande opera pubblica.

Lo dico ai miei critici in buona fede: le scelte sono tutte opinabili, chi ha responsabilità pubbliche deve ogni giorno assumere decisioni.”

Non è certo un buon periodo per la Sanità pugliese, travolta da uno scandalo che ha generato oltre 50 capi d’imputazione per i 41 indagati.

Gli inquirenti la chiamano “la Rete”, una maxi organizzazione piramidale, colpevole di reati contro la pubblica amministrazione come concussione, abuso d’ufficio, turbativa di gara d’appalto con al vertice Alberto Tedesco, ex assessore regionale alla Sanità, attualmente senatore per il Pd alla Camera.

Nel momento in cui poi Vendola e il centro Sinistra si propone come alternativa credibile all’attuale Governo, la scelta di finanziare un ospedale privato subissato di inchieste e buchi finanziari può risultare un clamoroso autogol elettorale.

 Se in più, contemporaneamente, si propone come “il nuovo che avanza” la candidatura di Romano Prodi al guida del “nuovo” Ulivo, viene il dubbio che il centro Sinistra stia accarezzando pericolosamente la spada per fare harakiri.
Agostino del Vecchio da Stato Quotidiano

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Ambiente: Consulta annulla nomina Commissario Parco Gargano

Pubblicato : sabato, 1 ottobre 2011

La Corte Costituzionale ha annullato i decreti di nomina dell’avvocato Stefano Sabino Francesco Pecorella a commissario straordinario dell’Ente Parco nazionale del Gargano perchè scelto dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo senza la necessaria intesa con il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

La Consulta – con la sentenza 255 scritta dal giudice Alfio Finocchiaro – ha così accolto i tre ricorsi presentati dalla Regione Puglia dichiarando che non spettava allo Stato la nomina del Commissario ‘in quanto avvenuta senza che fosse avviato e perseguito ed effettivamente espletato il procedimento per raggiungere l’intesa’ con la Regione, così come previsto dall’art.9, comma 3, della legge 394 del 1991.
‘Con riferimento a vicende relative ad altri enti di analoga natura – si legge nella sentenza- la Corte ha affermato la legittimità della nomina di un commissario straordinario, in assenza del raggiungimento dell’intesa, solo se, in applicazione del principio di leale cooperazione, si sia dato luogo ad uno sforzo delle parti per dar vita all’intesa, da realizzare e ricercare, laddove occorra, attraverso reiterate trattativè.
In questo caso – fa notare la Consulta – alla scadenza del precedente commissario Gatta, la Regione Puglia ha sollecitato un incontro, ma a questa richiesta il ministro dell’Ambiente non ha risposto, limitandosi a chiedere una formale intesa sul nome dell’avv. Pecorella, nominato commissario straordinario il giorno dopo, ‘senza dunque neppure dare il tempo alla Regione di esprimere il proprio parere’.
‘Successivamente – si legge nella sentenza – il presidente della Regione ha chiesto nuovamente un incontro (così implicitamente mostrando di non gradire la persona nominata commissario straordinario), ma ancora una volta il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha provveduto a nominare commissario straordinario l’avvocato Pecorella’.
Per la Consulta, dunque, è ‘palese che il ministro non ha cercato di raggiungere un accordo, ma ha aggirato la norma che prevede l’obbligo dell’intesa, perchè, da un lato, ha proposto un solo nome e, dall’altro, ha non solo rifiutato tutte le proposte di incontro provenienti dalla controparte, ma ha anche nominato commissario straordinario proprio la persona implicitamente rifiutata da quest’ultima’.(ANSA).
da Teleradioerre

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Maxi inchiesta sulla sanità pugliese, non si salva nessuno: 41 indagati

Pubblicato : giovedì, 29 settembre 2011

Nichi Vendola

Nichi Vendola

La Procura della Repubblica di Bari ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 41 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo della sanità in Puglia.
L’indagine, condotta dai pm Desirè Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone, ha quale principale indagato l’ex assessore regionale della Puglia alla Sanità Alberto Tedesco.
A 20 indagati è contestata l’associazione per delinquere; altri reati contestati sono concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.
I 20 indagati di associazione per delinquere finalizzata a commettere «reati contro la pubblica amministrazione, abuso d’ufficio, concussione e turbativa delle gare di appalto» avrebbero orientato «l’esercizio della funzione pubblica degli uffici delle Asl pugliesi».
Ciò sarebbe avvenuto «inserendo ai vertici delle Asl direttori generali di propria fiducia, i quali, in accordo con i referenti politici, nominavano a loro volta, su indicazione dei referenti politici, come direttori amministrativi e sanitari (secondo livello) e come primari (terzo livello) persone legate a Tedesco e a Malcangi (ex segretario di Tedesco, ndr) in modo da costituire una rete che era in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari e economici con i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali-
Sono complessivamente più di trenta capi d’imputazione contestati nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Sono cinque gli appalti milionari contestati agli indagati.
Quattro riguardano la Asl di Bari.
Tre gare per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali prodotti nelle strutture sanitarie ed amministrative dell’ente e per il completamento delle attrezzature e degli arredi di laboratorio dell’Oncologico di Bari (per complessivi nove milioni 600mila euro) e una per l’attività di archiviazione, custodia e gestione della documentazione amministrativa e sanitaria del valore di sei milioni di euro.
Riguarda invece la Asl di Lecce il presunto appalto truccato da 10 milioni di euro per pulizie e servizi accessori (sanificazione e disinfezione, disinfestazione e manutenzione aree verdi e incolte, aree esterne, vigilanza non armata, facchinaggio e ausiliariato) dell’azienda ospedaliera salentina. Tra i capi d’imputazione anche un concorso indetto dall’Arpa Puglia per sei posti da collaboratore professionale e il concorso da primario di oculistica dell’ospedale di Terlizzi (Bari).
La Procura di Bari aveva chiesto per l’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco l’autorizzazione a procedere all’arresto per i reati di concussione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e concorso in falso, ma la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, il 20 luglio scorso, non aveva accolto la richiesta.
Quando, l’8 agosto scorso, il Tribunale del riesame di Bari ha accolto l’appello dei pm, riconoscendo a carico del senatore il reato di associazione per delinquere e quindi emettendo una nuova ordinanza d’arresto ai domiciliari, gli atti sono stati inviati per la seconda volta al Senato per una nuova valutazione.
I difensori di Tedesco, però, hanno presentato ricorso in Cassazione. Solo all’esito della decisione della Suprema Corte, laddove fosse confermata la tesi del Riesame e quindi della Procura, la Giunta potrà tornare ad esprimersi sull’autorizzazione a procedere.

Maxi inchiesta sulla sanità pugliese, inquisita un’intera classe dirigente

Un senatore, direttori generali di Asl, il capogruppo Pd alla regione Puglia. Tra i 41 indagati nella maxi inchiesta pugliese c’è una intera classe dirigente.
Sono contestati, a vario titolo, oltre ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, anche la rivelazione del segreto d’ufficio, la truffa, la corruzione, falso materiale e ideologico e peculato.
Nell’elenco, accanto al nome del senatore Alberto Tedesco, all’epoca dei fatti assessore pugliese alla Sanità, figurano quelli dei vertici delle Asl pugliesi.
In particolare Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, e i suoi colleghi della Bat, Rocco Canosa, e di Lecce, Guido Scoditti.
Indagati anche gli allora direttori generali dell’Irccs ‘De Bellis’ di Castellana Grotte, Giuseppe Liantonio, e dell’Oncologico di Bari, Nicola Pansini, nonchè l’allora direttore amministrativo dell’Arpa Puglia, Marco De Nicolò.
C’è anche, tra gli indagati, l’attuale capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio De Caro, il quale, secondo i pm, avrebbe tentato di ottenere un intervento di Tedesco per favorire un suo parente in un concorso pubblico.
I fatti contestati si riferiscono al periodo compreso tra il 2005 e il 2009
da online-news.it

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Aeroporto “Gino Lisa” di Foggia: Marino interroga Vendola e Minervini

Pubblicato : lunedì, 26 settembre 2011

L’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia è oggetto di un’interrogazione che li Consigliere regionale PD, Leonardo Marino ha rivolto al Presidente della Giunta regionale, Nichi Vendola e all’assessore ai trasporti Guglielmo Minervini per chiedere “se considerano, così come gli enti locali e le forze imprenditoriali e sindacali, l’aeroporto di Foggia una infrastruttura indispensabile per il sistema aeroportuale pugliese e in particolare della Puglia nord e quali iniziative vogliono mettere in atto per mantenere il contributo regionale per i voli da e per Foggia almeno fino alla realizzazione dell’allungamento della pista”.
Il consigliere Marino, inoltre, chiede di conoscere “le ragioni per cui la ‘Società Aeroporti di Puglia’ ancora non consegna, al Comune di Foggia, il progetto esecutivo per l’allungamento della pista in modo da attivare la conferenza di servizi e se hanno intenzione di intervenire su Aeroporti di Puglia per accelerare questa consegna”.

da Teleradioerre

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Fede choc e insulti a Vendola: «Va capito davanti e dietro»

Pubblicato : venerdì, 23 settembre 2011

Continua la polemica tra Emilio Fede e Nichi Vendola: oggi il direttore del Tg4, intervistato alla Zanzara su Radio 24, ha risposto al governatore della Puglia che nei giorni scorsi, in un convegno di piazza a Civitavecchia, lo ha definito «un vecchio rinc…».

«Pendolo? Vendola – ha detto Fede – è un poveretto. Pendolo, quello con l’orecchino è un poveretto e non mi frega un tubo di quello che ha detto, non perdo nemmeno il tempo a querelare.
Gli regalo un orecchino così questa volta se lo mette al naso. Vendola va capito davanti e di dietro perchè uno non è che davanti dice una cosa e poi di dietro ne fa un’altra. Lui la fa davanti e di dietro».

Poi sui soldi che Fede avrebbe trattenuto a Lele Mora, il direttore si giustifica cosi: «Me li doveva». «Mi dispiace molto per Lele Mora, farei qualunque cosa nelle mie possibilità per aiutarlo – aggiunge – nonostante le accuse che mi ha rivolto. Ma io sono convinto che in carcere con 40 gradi uno possa dire di tutto». Su Berlusconi il direttore del tg4 osserva: «Berlusconi obbedisce a Borrelli: resistere, resistere resistere, deve continuare a fare passi avanti».

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Guerra dell’acqua tra Puglia e Basilicata. No a raddoppio del Sinni

Pubblicato : giovedì, 22 settembre 2011

Nichi Vendola

Nichi Vendola

Che i rapporti non fossero più idilliaci era evidente.
Sulla gestione dell’acqua orma si parlano lingue diverse tra Puglia e Basilicata. Ma ieri, durante il consiglio regionale lucano, l’embrione di una spaccatura si è completamente sviluppato.
C’è un fronte unico, bipartisan che si oppone al progetto di raddoppio dell’adduttore della condotta Sinni, nel territorio della Basilicata, inserito tra le opere che la Puglia intende finanziare con i fondi Fas.
Il «no» è stato formalizzato in un ordine del giorno con cui l’assemblea impegna la Giunta regionale «a chiedere al Governo centrale di riaprire immediatamente un tavolo nazionale che riconsideri lo stato della regolazione nella gestione delle risorse idriche, superando una troppo lunga fase di transizione».
In particolare, il governatore lucano, Vito De Filippo, ha definito la proposta pugliese «confusa, frettolosamente immessa nella discussione pubblica, con motivazioni che non fanno onore ad una storia di relazioni, di progettazione e di accordi che in questi anni hanno caratterizzato la gestione della risorsa idrica fra Puglia e Basilicata».

Secondo De Filippo «ogni ipotesi di incremento della capacità di trasporto – ha spiegato – non può che essere successiva alla effettiva disponibilità di ulteriori risorse idriche da convogliare.
E ciò sia per evitare lo spreco di risorse finanziarie per opere che non verrebbero mai utilizzate a pieno e sia per evitare conflitti tra i diversi utenti (tra i quali gli utenti potabili sono sempre necessariamente privilegiati). Perciò la discussione programmatica e progettuale non può che essere ripresa nell’obbligatorio quadro dell’Accordo fra Puglia e Basilicata evitando fughe in avanti o, peggio, ingenerando sospetti di interessi progettuali dei quali noi vorremmo fare a meno».

Sulla scia della decisione del consiglio regionale, il sen. Egidio Digilio (Fli) va giù duro: «A questo punto – dice – ci aspettiamo un atto conseguenziale: la messa in mora della Regione Puglia perchè debitrice di almeno 46 milioni di euro nei confronti della Basilicata. L’avvenuto versamento da parte di Acquedotto Pugliese dei 13 milioni di euro dovuti alla nostra Regione a completamento del trasferimento definitivo di tutte le azioni della Regione Basilicata in Acquedotto Pugliese – conclude – è sicuramente un fatto positivo, ma adesso bisogna continuare ad esigere quanto ci spetta». Sugli aspetti economici della vicenda si sofferma anche De Filippo, riferendosi alla proposta dell’assessore pugliese Fabiano Amati di rivisitare la componente ambientale prevedendo una tariffa differenziata che pesi sul comparto industriale 7 volte in più rispetto a quello potabile.

La Basilicata non ha ad oggi accettato tale proposta «in quanto – dice De Filippo – nutre delle perplessità legate alla sostenibilità per gli utenti industriali di una tariffa troppo esosa e sulle conseguenze che questo potrebbe avere sulla futura ripartizione della risorsa tra i vari usi». L’alternativa, suggerisce la Regione Basilicata, potrebbe essere quella di applicare la tariffa unica attualmente in vigore al volume idrico complessivamente trasferito in Puglia, lasciando poi alla Regione pugliese la libertà di differenziarla per i propri utenti.
MASSIMO BRANCATI da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Regione Puglia – Differenziata ed Ecotassa, Nichi stabilisce il quantum: più 30% senza rispetto minimo raccolta

Pubblicato : giovedì, 15 settembre 2011
Il governatore pugliese Nichi Vendola

Il governatore pugliese Nichi Vendola

 IL presidente Vendola e gli assessori all’Ambiente e al Bilancio, Lorenzo Nicastro e Michele Pelillo, hanno presentato oggi in conferenza stampa lo schema di disegno di legge con il quale si definisce il tributo per il conferimento dei rifiuti in discarica, la cosiddetta “ecotassa” e un atto di indirizzo per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, approvati ieri in Giunta.

“Ci siamo resi conto – ha detto Nicastro – che le tariffe erano troppo basse per i comuni non virtuosi per la raccolta differenziata e abbiamo individuato dei criteri di efficientamento in modo da far adeguare i contratti di servizio dei comuni e elevare la qualità della raccolta dell’umido e degli imballaggi, introducendo criteri di monitoraggio della raccolta”.

Dal momento dell’approvazione della legge (che ora passa al Consiglio per la discussione in commissione e all’Aula) insomma cambiano i criteri per l’ecotassa che i Comuni versano alle discariche all’atto dello sversamento e che ha riflessi sulla Tarsu, la tassa rifiuti urbani che viene pagata dai cittadini ai Comuni.

La manovra avrà effetti fiscali rilevanti per i cittadini, con saldo però pari per le entrate. In particolare le nuove aliquote dal primo gennaio 2013 passerebbero da 0,0150 euro per kg (per i rifiuti solidi urbani non differenziati) a 0,02582 euro per chilogrammo.

 Si tratta però di tariffe massime per i comuni che non rispettano i quattro indicatori di efficienza previsti dal disegno di legge: l’adeguamento dei contratti di servizio che non raggiungono le percentuali previste di raccolta differenziata, l’elevata qualità della frazione organica raccolta, l’elevata qualità della raccolta imballaggi e l’elevata qualità del sistema di monitoraggio e controllo della raccolta differenziata.

 I comuni che non raggiungeranno il 30% di raccolta differenziata pagheranno il massimo (25,82 euro a tonnellata), chi si assesterà dal 30 al 40% con un solo indicatore di qualità pagherà 22,59 euro a tonnellata, chi rispetterà due indicatori pagherà 19,77 euro.

 A quota superiore del 40% di differenziata, l’aliquota passa a 11,62 euro a tonnellata.

Con tre indicatori di qualità, sempre oltre il 40%, si pagheranno soli 5,8 euro.

Al raggiungimento del 60% e con tutti gli indicatori a posto, si pagherà solo 2,9 euro a tonnellata: con un risparmio notevole per i comuni e quindi per i cittadini virtuosi.
“Ci sarà quindi un fondo – ha proseguito Nicastro – che premia i comuni virtuosi, trasferendovi risorse prese dai comuni non in regola. L’atto di indirizzo che abbiamo approvato prevede inoltre il commissariamento per gli Ato che presentino criticità nella gestione della differenziata, ad oggi ferma a poco più del 20% in tutta la Regione.

 In tutta la regione infatti solo un terzo dei 250 comuni ha presentato progetti per la differenziata spinta: ci spiace, ma nonostante le ingenti risorse messe a disposizione del territorio, sono ancora troppo pochi i progetti esecutivi.

 

Rifiuti, nuove aliquote per chi non rispetterà minimo per differenziata

Rifiuti, nuove aliquote per chi non rispetterà minimo per differenziata

La differenziata è come i matrimoni: non si fa con i fichi secchi e con questo provvedimento ci mettiamo al riparo dei rilievi della corte dei conti sulla troppo bassa tariffa per i comuni non virtuosi”.

 L’assessore Pelillo ha dichiarato che “la Regione spinge sulla raccolta differenziata, cerca i cambio di passo e per farlo, muove la leva fiscale.

Abbiamo messo a disposizione prima ingenti risorse, che però finora sono state insufficientemente utilizzate.

E allora parte la leva fiscale: ci sarà un sistema premiale e incentivante per i comuni virtuosi che sostanzialmente si vedranno azzerata l’ecotassa e di converso anche la Tarsu.

La tariffa sarà più alta per i comuni meno efficaci e meno attivi.

 Lo spazio temporale del DDL è fino al primo gennaio 2013 perché il sistema ha bisogno di un monitoraggio intermedio per Ato e Comuni, in modo da poter applicare le nuove aliquote con certezza”.
da Stato Quotidiano

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«L’accordo con Fitto? Lo farei col diavolo»

Pubblicato : martedì, 13 settembre 2011

Nichi Vendola e Raffaele Fitto “Siccome sta arrivando il diluvio universale, penso che dobbiamo attrezzarci non rinchiudendoci dentro fortini di paura, ma dobbiamo attrezzarci a superare questo tempo aspro e terribile.
Mi hanno chiesto come mai ho fatto l’accordo con Fitto?
Io faccio l’accordo col diavolo in tempi come questi per dare l’ombrello a chi rischia di trovarsi scoperto se giunge una pioggia forte. Faccio l’accordo con chiunque”.
Lo ha sottolineato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, intervenendo a un convegno alla Fiera del Levante.

“Per me – ha rilevato – sbloccare tre miliardi di fondi Fas per le infrastrutture, trovare l’accordo per attenuare il patto di stabilità e quindi poter spendere quelle risorse e aver dei vantaggi da far rimbalzare sulla mia comunità e sul territorio regionale, è la cosa più importante”.

“Io – ha concluso – non voglio vivere neanche un’ora della mia vita a dovermi rimproverare di non aver fatto tutto quello che era mio dovere fare per attenuare il disagio, per corrispondere ai diritti dei cittadini in epoche in cui saranno amare le giornate soprattutto delle famiglie, e sarà difficile il futuro delle nuove generazioni”.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Bari – Fiera del Levante. Il diritto di cronaca negato

Pubblicato : lunedì, 12 settembre 2011
Fiera del Levante

Fiera del Levante

“UN futuro che parte dal Mezzogiorno per guardare al mondo”. Fonte: il portale web ufficiale della Fiera del Levante, manifestazione giunta alla sua settantacinquesima edizione ed inaugurata a Bari sabato scorso.
Una rassegna, questa, inizialmente considerata da Nichi Vendola come di “transizione” ed infine conformatasi come quella della pace istituzionale, del karma bipartisan, delle celebrazioni nuziali fra il Governatore ed il Ministro Raffaele Fitto, un tempo arcinemici, oggi dolci amanti del politically correct.

Il laboratorio Puglia ne ha fatto una delle fonti di rilancio. Talmente tanto importante da prescindere dagli altri complessi fieristici, depotenziati a meri contenitori locali. Fiera del Levante e Notte della Taranta, ormai, sono il paio indissolubile delle strategie di promozione del vendolismo.

Malgrado il boom costante di presenze che, anno dopo anno, segna il turismo garganico e il progressivo rilancio dei Monti Dauni.

Stato ha voluto documentare questo strapotere levantino.

Senza pregiudiziali.

Ma sarebbe meglio dire che Stato Quotidiano avrebbe avuto il piacere di documentare lo strapotere levantino.

Tuttavia, in maniera vana.

 Machiochie burocratiche, ammuine organizzative, ed un accredito (volutamente?) mancato ci hanno impedito di documentare ad oltre seimila lettori gli stand ed i movimenti presenti nel gigantesco (e strapagato) Campo fiera del Capoluogo.

I FATTI – Ore 9. I cancelli della Fiera aprono. Ad attendere, all’esterno, un nutrito gruppo di visitatori paganti.

Gente di ogni provenienza, molti foggiani. Ma anche, basta un orecchio teso per cogliere gli accenti, emiliani, lombardi. C’è anche qualche straniero che ha scelto di far tappa qui in Fiera.

Fa molto caldo, le bottiglie d’acqua sono ormai inservibili. Vanno via come fiumi, piuttosto che come contenitori modesti. Litri ingurgitati come piogge tonificanti.

 Il cielo di Bari non dà l’impressione di sincerità. Promette una bella giornata sapendo di mentire.

 C’è molta afa ed un tasso di umidità superiore al 50%.

Quando la sala rinfrescata d’accoglienza ci ospita scorgiamo l’area accrediti. Ci avviciniamo, con pazienza biblica attendiamo il disbrigo della fila accumulata, poi porgiamo i documenti, esibiamo il nome della testata e ripetiamo nome e cognome.

FLIPPER – Come in una barzelletta da televisione locale, la gentile signorina imbarazzata protetta da un vetro antiproiettile, sentenzia che “Non c’è”. Banale.

Proviamo a spiegare, ribattiamo di aver preso contatto con l’Ufficio Relazioni Esterne, di aver fornito i dati ad una donna, Teresa Columbo, indicataci da un ragazzo impiegato presso un call center. Ma il sistema delle scatole cinesi è coriaceo.

E resiste agli urti. La signorina impacciata ci rimanda indietro, rimpallandoci al centro informazioni, che ci glissa con un “Non so”. All’esterno, proviamo ad interpellare due poliziotti.

Chiediamo di accompagnarci all’Ufficio Relazioni Esterne, ubicato nel Centro direzionale.

Da soli non possiamo arrivarci, è proprio all’interno del Campo fieristico. Nulla da fare.

 Ci danno un consiglio reso goffo dal caldo e dalla svogliatezza domenicale: “Chiedete il favore ai bigliettai”.

Che, ultimo anello della catena, ci garantiscono l’ingresso alla fiera, certo, ma solo dopo l’acquisto del ticket.

Ridiamo e ci sbracciamo. Spieghiamo con calma che l’accredito ce l’abbiamo, ci serve solo raggiungere l’ufficio preposto alla consegna e che siamo giornalisti, indi con diritto di cronaca. Niente, solo pagando 7 euro ci lasceranno passare. Poi, per avere il rimborso, “fatti vostri”, “non lo sappiamo”, “non ci compete”.

GLI ACCREDITI – La difficoltà era già nata prima di ottenere i pass.

 Soltanto lo scorso giovedì (l’8 settembre), dopo due giorni di telefonate vane (nessuna risposta) al numero delle Relazioni esterne, si era ottenuto il contatto (indirizzo e-mail) della signora Columbo. Il sito ufficiale della Fiera, infatti, è fuori uso e occorre un occhio attento per scorgere, in basso, il link dei contatti.

 La prima mail, quella in cui spieghiamo chi siamo, la mission del giornale, e – come richiestoci – il giorno che ci interessava, parte alle 17.26. Passano quasi due ore prima che giunga la risposta.

 Una risposta che non dà adito ad interpretazioni: “Ok passi quando vuole a ritirarli, saluti”. Come indubbia è anche la locazione presso cui ci saremmo dovuti recare “quando volevamo”.

 Ovvero, il famigerato “ufficio relazioni esterne del centro direzionale”.

Purtroppo non basta. Quel che non ci viene detto è che, il centro direzionale (eppure la domanda è stata posta chiaramente) è all’interno della Fiera e che, per entrarvi, serve avere l’accredito o il biglietto, senza i quali, viceversa, si rimane vanamente ad attendere fra donne imbellettate e impiegati scortesi.

IL DAY AFTER – Proviamo a chiarire l’equivoco.

 Manco a dirlo, a mattino, ai telefoni del centro direzionale non risponde nessuno. Mandiamo una mail alla Columbo. Dovrebbe essere una giornalista, dunque capire l’amaro in bocca che rimane a chi è intrlciato nel lavoro di raccontare eventi collettivi di grande rilevanza come la Fiera del Levante ha la pretesa di essere.

Raccontiamo per fila e per segno quello che è accaduto: dall’accredito inesistente allo sbarramento di fronte all’ingresso. Eppure, malgrado l’evidenza, la risposta fa rizzare i capelli: “non Le è stato negato nessun accredito”. Proprio così, con la elle maiuscola e la reverenza del soldato.

 Di più: “Di solito ci si fornisce prima di ingressi e durante la conferenza stampa di presentazione si ritirano anticipatamente gli accrediti richiesti e nei giorni successivi, comunque come ovunque, si accede con il tesserino di iscrizione all’ordine dei giornalisti”.

 “Di solito” non è la norma, chiaramente.

 E tutta l’argomentazione, con la sua tempistica, contraddice apertamente il “passi quando vuole a ritirarli” di appena quattro giorni prima.

Inutile continuare, rinunciamo. Il che, comunque, priva un buon numero di persone del diritto di cronaca.

 “Di solito” è cosa cattiva.

Nella Puglia dei miracoli, magari, qualcuno lo considerà, ridendo, “rigorismo”.
Piero Ferrante da Stato Quotidiano

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Puglia, l’asse Fitto-Vendola

Pubblicato : domenica, 11 settembre 2011

Raffele Fitto e Nichi Vendola
Il Sud mette da parte le sue divisioni e decide di riprendere in mano il proprio destino. I protagonisti: il ministro Raffaele Fitto e il presidente pugliese, Nichi Vendola.

Raffaele e Nichi hanno deciso di cancellare le «vecchie ruggini» e di operare insieme per la Puglia e per il Mezzogiorno.
Ha incominciato il governatore pugliese (lo ha fatto quattro volte): «Esprimo gratitudine al ministro Fitto per avere saputo accogliere il grido di dolore che da anni abbiamo lanciato a Roma». Non gli è stato da meno Fitto: «Con Vendola stiamo lavorando da tempo a questa stagione nell’interesse del territorio». E anche, con gli altri presidenti, per l’impegno che ha consentito «di aggiornare la programmazione che si era sviluppata in anni che sembrano lontanissimi».

Per il secondo anno consecutivo Fitto ha inaugurato la Fiera del Levante («Berlusconi? Ci sono stati altri impegni e il governo ha delegato me»), non nascondendo un pizzico di emozione. Tre gli assi del suo discorso: lo spirito di collaborazione; il valore della manovra correttiva («vanno aggrediti gli sprechi») e del piano per il Mezzogiorno; la difesa degli interessi del Sud in Europa (l’Italia contrasterà la proposta Merkel-Sarkozy sul taglio delle risorse e patto di stabilità).

Il ministro ha ricordato le tensioni politiche in atto nel Mediterraneo nonché la gravità della situazione economica.
La crisi economica?
«Una doppia recessione determinata dal sovrapporsi dell’enorme espansione del debito sovrano con il peggioramento delle prospettive di crescita dell’economia mondiale». L’Europa dell’euro («non è stato un golpe») è un’area forte, ma «siamo dinanzi ad un deficit di credibilità».
E l’Italia?
Secondo il ministro i conti pubblici sono migliorati (l’indebitamento sceso al 4,6% del Pil, dal 5,4% del 2009), ma «lo sviluppo non si finanzia con la spesa in deficit».

MANOVRA – Il governo ha ottenuto «l’approvazione di Bce e Ocse».
E le dimissioni di Stark?
«Se bastano le dimissioni di un capo economista a generare panico sui mercati è evidente il bisogno di istituzioni come la Bce». Basta, quindi, con le «rivendicazioni corporative».
Un monito alle Regioni, che «lamentano, comprensibilmente la pesantezza dei tagli», ma occorre – aggiunge Fitto – «aprirsi al confronto e non allo scontro». Così ha «benedetto» la proposta di una commissione straordinaria paritetica».

MEZZOGIORNO - Su questo tema stato chiaro: «C’è una parte del Paese che deve ripristinare la propria sovranità anche sul piano interno». Ci sono stati tanti finanziamenti, «senza che non dico si chiudesse la maledetta forbice del dualismo, ma almeno che le sue lame si avvicinassero».
E questo nonostante ci sia un Sud che produce. Però al «Mezzogiorno virtuoso» si contrappone un «Sud parallelo», nel quale dai «rifiuti alla sanità, alla qualità dei servizi nulla sembra funzionare e drammaticamente ciò che resta inadeguato, costoso, inefficiente è tutto quello che ruota attorno alla pubblica amministrazione». Uno scenario da rimuovere: «Su questo fronte dobbiamo dire “Si può”». Stile Obama.
Mentre c’è «una parte del Paese e dell’Europa che si aspetta un flop per dire che al Sud “Non si può”».

PIANO PER IL SUD
E i fatti?
Per il ministro stanno nel piano con i contenuti e con le metodologie, come stabilito dalla delibera Cipe del 3 agosto 2011 che ha dato il via all’attuazione del primo degli otto capitoli, quello dedicato alle infrastrutture (ferrovie e strade).
A disposizione 1,6 miliardi, per attivare un mix di infrastrutture per 20 miliardi, per opere di rilievo nazionale, e 5,8% per 128 infrastrutture di rilievo interregionale e regionale (schemi idrici, porti, interporti, banda larga). Complessivamente le risorse ammontano a 7,5 miliardi per investimenti pari a 30 miliardi.
È, altresì, in arrivo il piano per il sistema universitario, e bene ha fatto – ha aggiunto – la Puglia ad accogliere le indicazioni per i poli integrati di ricerca.
E per lo sviluppo?
Il governo ha predisposto tre forme di credito d’imposta a favore delle imprese; «un meccanismo negoziale che consente di escludere dal patto di stabilità parte delle spese sostenute per gli investimenti finanziati con fondi comunitari e nazionali»; il fondo di ingegneria finanziaria.

FONDI EUROPEI – Il rischio da evitare è perdere i finanziamenti e per questo sono state fissate regole. Questo insieme di regole – ha assicurato il ministro – sta dando i primi risultati.
Ma per due misure sono scattate le misure di definanziamento. Fitto è stato categorico: l’Italia contrasterà clausole che sospendano il trasferimento delle risorse in caso di mancato rispetto del patto di stabilità.

La pax tra Fitto e Vendola mette tutti d’accordo La Fiera della transizione in vista dell’annunciato rinnovamento epocale, passa anche per la pax (per forza di cose armata) tra il presidente della Regione, Nichi Vendola e il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto.
Ringraziamenti e attestazioni di stima reciproci hanno caratterizzato gli interventi degli storici nemici sul palco dello Spazio 7, a conferma della salutare (per il territorio) collaborazione bipartisan avviata negli ultimi tempi.

Impegno comune e senso di responsabilità non solo istituzionale per la crescita di Bari, della Puglia e del Sud sposati anche dal sindaco Michele Emiliano e dal presidente della Provincia, Francesco Schittulli.

E apprezzati dal rettore dell’Università «Aldo Moro» di Bari, Corrado Petrocelli: «La pax istituzionale ha effetti positivi anche sull’università – dice -.
Si parte da una convinzione: in un momento di crisi la leva strategica per lo sviluppo si basa su capitale umano qualificato e capacità di innovazione, che solo l’università può dare, lavorando sul territorio col mondo produttivo, come stiamo facendo».

«Però abbiamo bisogno di essere sostenuti, perché la politica dei tagli rischia di renderci meno competitivi, proprio nel momento in cui stiamo producendo il massimo sforzo. Dal piano per il Sud arriva, non uno spiraglio di luce, ma un’alternativa seria.
Abbiamo già pronti i progetti per poter rendere immediatamente utilizzabili i fondi. Edilizia, infrastrutture, residenze per gli studenti: Non chiediamo altro».

Gianluca Paparesta, assessore comunale al Martketing territoriale lo reputa un «momento importante».
«C’erano già stati dei segnali lo scorso anno – afferma -, ora è stato confermato questo fair play, che attuato tra le istituzioni è di certo positivo, con la speranza che possano ricadere sul territorio i benefici del piano per il Sud che il ministro Fitto ha nuovamente esposto, evidenziando quanto già fatto, ma soprattutto quanto c’è ancora da fare».

«La collaborazione è possibile – aggiunge l’assessore -, in momenti difficili come questi, lavorare in sinergia è fondamentale per portare a casa risultati importanti per i cittadini e il territorio». Laconico Geny Palmiotti, assessore comunale al Patrimonio. «Così la Puglia potrà crescere».

Anche Nicola De Matteo, capogruppo alla Provincia del Movimento Schittulli ci crede. «La pace che è scoppiata tra il ministro Fitto e il governatore Vendola – dice – ci auguriamo sia foriera di interventi per il Mezzogiorno. Non sulla carta, ma con opere concrete che servano a rilanciare lo sviluppo della nostra terra».

Mostra di apprezzare la politica della distensione anche Nuccio Altieri, vicepresidente della Provincia, «anche se la pace c’era già».
«Il risultato straordinario di oggi (ieri, ndr) – dice – è che nei momenti di difficoltà i grandi popoli, le grandi nazioni si uniscono. È questo il messaggio lanciato da ministro e governatore, ma anche dal sindaco Emiliano, da tutti.
Adesso non servono le sfumature, serve la sostanza: se lavoriamo insieme abbiamo tutte le risorse per uscire dalla crisi. È un messaggio forte, già sperimentato. Non è un sogno, ma è realtà in cui tutti devono credere».

Anche perché fare lobby significa anche dare una risposta a chi dipinge il Sud «piagnone» come «una palla al piede per il Paese». «Abbiamo le capacità per non essere secondi a nessuno – afferma -.
Turismo, cultura, agricoltura sono settori dominanti in cui investire e Fitto ha detto che potremo utilizzare i due miliardi per i Poin (piani operativi interregionali».

In sintonia anche il capogruppo del Pdl alla Provincia, Michele Roca. «È una nuova stagione – dice -, mi auguro che al di là dichiarazioni ci sia davvero il dialogo. I distinguo servono, ma l’importante è aver obiettivi comuni».
«Il bene comune deve prevalere sugli scontri che finora hanno caratterizzato la politica. Siamo alle prese con le nuove povertà, una priorità», aggiunge Filippo Melchiorre, consigliere comunale Pdl.
«Per poter crescere bisogna esser uniti», conclude Davide Bellomo, consigliere regionale del Mov. Schittulli.

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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‘Abbiamo nostalgia di Moro’

Pubblicato : domenica, 11 settembre 2011

Vendola sulla 3° assenza di Berlusconi: “Abbiamo nostalgia di Aldo Moro, di chi considerava questo un appuntamento fondamentale per il Sud e l’Italia.

La cultura di Berlusconi è un’altra, ne prendiamo atto, ma è una ferita che resta aperta. La FdL è stata un momento importante per l’Italia: riapriva la stagione politica ed era la convocazione delle classi dirigenti al Sud perché l’Italia senza il Sud non va da nessuna parte.
da quotidianopuglia.it

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PUGLIA E LUCANIA ‘Evitare l’implosione ‘

Pubblicato : sabato, 10 settembre 2011

Ecco cosa dicono della manovra i presidenti di Puglia, Vendola, e Lucania, De Filippo:

VENDOLA - Hanno fatto e stanno facendo una manovra che e’ una violenza, un vero e proprio colpo di stato sociale.
Sara’ l’ennesima manovra che non risolvera’ minimamente i problemi del debito pubblico, non intacchera’ gli sprechi e i privilegi della politica, non terra’ lontano l’artiglio degli speculatori, non riuscira’ a rimettere in piedi il Paese.

Il senso vero di questa manovra e’ un vero e proprio odio di classe nei confronti di quei ceti sociali che devono pagare il prezzo di una crisi prodotta, se si puo’ usare un gioco di parole, da quel mondo berlusconiano mondiale, che si e’ arricchito con la magia della speculazione, e che oggi chiede che gli altri si assumano di oneri di pagare il conto.

Si dice, per giustificare tali azioni, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilita’. Non e’ cosi’: alcuni hanno vissuto molto al di sopra delle possibilita’. E ora il prezzo di questa vita ‘allegra’ lo pagano chi ha sempre vissuto nel recinto di una vita ‘agra’. Questo e’ inaccettabile.

DE FILIPPO - Non vorrei che il Governo dovesse far la fine di quel monsignore che si lamentava della morte dei suoi cavalli ‘proprio quando si erano abituati a nutrirsi solo di acqua’. Giorno dopo giorno si stanno sottraendo allo Stato, nelle sue articolazioni, risorse vitali e speriamo che non si aspetti il crollo dell’impalcatura della Repubblica per accorgersene. Le Regioni, ma anche Province e Comuni, sono costrette a cibarsi solo di acqua.

Non abbiamo piu’ i fondi per far fronte ai contratti con cui gestiamo le funzioni che lo Stato ci ha delegato.
Sul trasporto pubblico locale, e’ impossibile cercare una quadratura e siamo pronti a consegnare al Governo quei contratti e quelle funzioni a cui non riusciremo a far fronte.
Saremmo felici di renderci conto che al Ministero dell’Economia qualcuno riesce chiudere contratti senza pagare i corrispettivi, ma siamo certi che non sia cosi’ e ci preoccupa che i cittadini vengano abbandonati e lo Stato, nelle sue articolazioni, con le sue funzioni, perda la credibilità.

Da parte nostra c’e’ un forte senso di responsabilita’ che ci porta a cercare di contemperare le esigenze di riduzione dei costi con quelle di mantenimento della presenza dello Stato.
Anche per questo le Regioni faranno presto una proposta di autoriforma che sia sostenibile e realistica, in contrasto con la deriva di chi affronta i problemi di bilancio barcamenandosi tra proposte spot e tagli di stampo ragionieristico.
da quotidianopuglia.it

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Regione Puglia – San Raffaele, quando Marco Travaglio risulta disinformato

Pubblicato : giovedì, 8 settembre 2011

Presentazione San Raffaele Taranto (image: michelepelillo.it)

MARCO Travaglio, vicedirettore de “Il Fatto”, torna ad occuparsi della questione “San Raffaele del Mediterraneo, Nichi Vendola e Don Luigi Verzè”, come presente nella sua rubrica “Passaparola”, lo scorso 5 settembre sul blog di Beppe Grillo.

Ma alle affabulazioni ideologiche e pre-capitalistiche del Governatore pugliese Travaglio non sembra oppore fatti e notizie documentate.

Dice, ad esempio, Travaglio: “ La Fondazione San Raffaele del Mediterraneo nasce in Puglia da una costola del San Raffaele centrale per dar vita a questo meraviglioso ospedale”. Così non è.
La Fondazione San Raffaele del Mediterraneo vede la luce il 27 maggio 2010 su iniziativa della Regione Puglia.
Ha per oggetto: realizzare e gestire il nuovo ospedale di Taranto che dovrebbe sostituire i due pubblici esistenti, Santissima Annunziata e Giovanni Moscati. Fondatori sono Regione Puglia, Asl Ta e Fondazione San Raffaele Monte Tabor.

Marco Travaglio e Nichi Vendola. (Copyright: blog.panorama.it)

Una domanda che Travaglio potrebbe rivolgere a Vendola: perchè nel CdA della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo sono presenti solo Regione Puglia e San Raffaele di Milano mentre sono stati esclusi sia Asl Ta che il Comune di Taranto?

Il sindaco della città jonica,Ippazio Stefàno, in data 31 agosto 2010 afferma: “C’è stata negata la possibilità di entrare nella Fondazione sia da Don Verzè che dalla Regione.

E’ inammissibile.

Il Comune è stato tenuto fuori dalla costruzione del nuovo ospedale.

Bisogna svolgere una gara d’appalto, a maggior ragione ci deve essere trasparenza. Il rischio è quello di finanziare, grazie al denaro pubblico, profitti privati”.
Sostiene Travaglio: “Invece di fare una gara europea per scegliere il meglio, Vendola decide che quello (il San Raffaele di Don Verzè,ndr) è il meglio, uno dice: magari due anni fa quando è stata presa la decisione quello era effettivamente il meglio,può darsi, ma adesso con quel mega buco di 1,5 miliardi del San Raffaele,davvero si può buttare nella fornace tutti quei soldi senza un ripensamento?”.

In realtà, la gara per la scelta del prestigioso Istituto privato di ricerca e sperimentazione sanitaria la Regione Puglia avrebbe dovuto indirla senza tenere in alcun conto proprio il Gruppo di Don Luigi Verzè.

Infatti il San Raffaele di Milano non è una onlus e neppure l’unica eccellenza sanitaria in Italia ma “una società che svolge attività commerciale (Consiglio di Stato, sentenza n.3879/09)”.

Impresa soggetta dunque a fallimento.

Si configurerebbe pertanto un rischio notevole per l’iniziativa ospedaliera tarantina finanziata con soldi pubblici.

Di conseguenza c’è l’obbligo di indire pubblico appalto anche a fronte di un progetto di ricerca e sperimentazione in campo sanitario. Perchè Vendola non ha espletato la sana competizione tra i migliori, pubblici e privati, della Sanità italiana e non?

A proposito del denaro inerente l’ospedale San Raffaele del Mediterraneo, Marco Travaglio riprende le cifre–100,120,220 milioni di euro– veicolate dal presidente Nichi Vendola o da qualche altra fonte comunicativa, e niente di più.

Leggendo le carte si evince che l’8 agosto 2010 la Giunta pugliese delibera quanto segue: “ Fas 2007-2013. Avvio anticipato del programma Asse 3-Azione cardine struttura ospedaliera nella città di Taranto”.

Per la realizzazione Ospedale San Raffaele del Mediterraneo si approntano 120 milioni di euro. In seguito presidente e giunta regionale assegnano formalmente 60 milioni di euro al “Progetto San Raffaele”.

A tutt’oggi, settembre 2011, sarebbero depositati nelle casse di Banca Intesa, tesoriere della Regione Puglia nonchè la banca più esposta nella vicenda debitoria del Gruppo San Raffaele meneghino. Invece dei 150,220 milioni di euro proclamati da Vendola traccia documentale non se ne riscontrerebbe.

Infine Marco Travaglio aggiunge: “ Sono felice che Vendola abbia accettato di dare risposte, mi piacerebbe però che le sue risposte fossero più soddisfacenti perchè io da un candidato a governare così non mi sento molto garantito”.Wonderful.

Per concludere, un dettaglio informativo forse interessante. Ecco: il 26 luglio 2011 il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele milanese sigla due nomine.

La prima è quella di Enrico Bondi.

Il secondo consulente è Renato Botti con la mansione di “gestire le attività sanitarie”.

Qui si sprigionerebbe un potenziale conflitto d’interesse tra Regione Puglia e Fondazione San Raffaele del Mediterraneo e Fondazione San Raffaele Monte Tabor.

L’affresco racconta: Renato Botti, ex direttore generale Ospedale San Raffaele Milano, è consulente dei nuovi amministratori della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, quest’ultima è socio della Regione Puglia nella Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, vicepresidente Fondazione San Raffaele Mediterraneo, consigliere di amministrazione di Molmed spa, consigliere di amministrazione di Telbios spa che insieme a Molmed spa sono partecipate da Science Park Raf spa che fa capo alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor presieduta da Don Luigi Verzè.

La vigilanza e il controllo amministrativo e sanitario degli ospedali vecchi e nuovi italiani a chi spetta? Beh, al Ministero della Sanità. Ministro della Sanità è Ferruccio Fazio.

Ex direttore servizi di radioterapia ospedale San Raffaele Milano, socio di Tecnodim spa con sede nel San Raffaele Milano, presidente del Laboratorio San Raffaele di Cefalù la cui proprietà è della Fondazione San Raffaele Monte Tabor.

Letto quanto sopra sembrebbe essere al cospetto, diciamo così, di una percentuale modica di conflitti d’interessi in atti pubblici?

E Marco Travaglio, specializzato in conflitti d’interesse berlusconiani,potrebbe chiedere lumi in merito al presidente,cattolico e comunista al timone del mini partito SEL,Nichi Vendola?

Se sì, volendo potrebbe comunicare la risposta durante l’happening “ Rosso di Sera-Conversazioni”, organizzato da Apulia Film Commission, società della Regione Puglia, nell’ambito della rassegna “Frontiere.

La prima volta”, Bari 21 settembre – 1° ottobre 2011 e promosso dalla medesima Regione Puglia con una (presunta, ndR) spesa complessiva di un milione e 100 mila euro (somma che pare esagerata considerato il dilagare di inoccupazione e disoccupazione e precarietà e emigrazione giovanile in territorio di Puglia),a cui è stato invitato.

Così, per essere più informati.
da Stato Quotidiano

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Regione Puglia – Ospedale S. Raffaele «Chiarezza sui suoli»

Pubblicato : giovedì, 8 settembre 2011

 L’eventualità che il progetto per il San Raffaele di Taranto possa dare il via a una speculazione edilizia da molte centinaia di milioni aggiunge un nuovo capitolo alla travagliata storia dell’ospedale che la Regione vorrebbe realizzare in tandem con la fondazione di don Verzé.

Dopo l’articolo con cui la «Gazzetta» ieri ha documentato i passaggi di proprietà dei suoli intorno all’area destinata ad accogliere la struttura, sindacati e opposizione tornano a chiedere chiarezza sui contorni dell’operazione.

Ieri in commissione Sanità il capogruppo Pdl alla Regione, Rocco Palese, ha infatti formalizzato una richiesta di seduta congiunta con la commissione Urbanistica, alla presenza degli assessori Tommaso Fiore e Angela Barbanente.

«Solo questo confronto – spiega Palese – potrà consentire un’adeguata ed aggiornata informazione su un progetto che comporta un cospicuo investimento regionale».

Un confronto che Palese definisce «ineludibile» anche tra giunta e consiglio, visto che – argomenta – «ormai da mesi sul progetto si apprendono notizie soltanto dalla stampa».

Sempre molto critica anche la posizione della Uil pugliese. «L’intenzione di ridimensionare, anzi distruggere il sistema sanitario tarantino si sta tramutando in una drammatica realtà», dice il segretario generale Aldo Pugliese riferendosi alle notizie dei recenti tagli alla sanità privata della provincia.

«Tutto questo accanimento nei confronti della sanità ionica, falcidiata da una politica ospedaliera scellerata il cui punto di svolta negativo è rappresentato dall’annuncio della realizzazione del San Raffaele del Mediterraneo, origine del collasso che sta strangolando il sistema sanitario della provincia di Taranto».

«La costruzione del San Raffaele – prosegue Pugliese – richiederebbe parecchi anni.

E tutti i guai che il San Raffaele sta attraversando a Milano, compreso il buco da 1,5 miliardi recentemente scoperto, non aiutano certo a pensare positivo, né a considerare il San Raffaele come la panacea di tutti i mali della sanità ionica.

La domanda, fin troppo ovvia, è: una fondazione che è costretta a dismettere attività programmate e proprietà immobiliari in tutto il mondo, quale credibilità può offrire per la realizzazione di un istituto sanitario di tale portata?

È evidente che la volontà di procedere non è legata all’attività sanitaria in sé, bensì a una milionaria operazione immobiliare, nella quale sono coinvolti società e personaggi nei confronti dei quali la Regione Puglia, per una questione di serietà, dovrebbe compiere qualche passo indietro».

La variante urbanistica chiesta da Fintecna Immobiliare per la cessione gratuita dei suoli destinati al nuovo ospedale – variante attualmente all’esame della Regione – renderà edificabile un’area di 15 ettari.

Nella stessa zona, così come la «Gazzetta» ha documentato ieri, la stessa Fintecna ha già venduto 6 ettari di terreni edificabili a imprenditori tarantini, ma altri 60 ettari (quasi tutti edificabili) sono proprietà di una cooperativa controllata dal gruppo Riva.

Intorno all’ospedale, secondo il progetto della variante, sorgerà un quartiere di lusso con villette e palazzine: il dubbio, insomma, è che la realizzazione del San Raffaele possa dare il via a una speculazione immobiliare da molte centinaia di milioni.

 

Taranto, anche affari immobiliari intorno al progetto del San Raffaele di Massimiliano Scagliarini

Aspettando che la tavola venga apparecchiata, i commensali hanno già preso posto.

E, per ora, pregustano: con l’operazione San Raffaele del Mediterraneo, infatti, a Taranto potrebbe partire la più grande operazione immobiliare del dopoguerra. Intorno all’area su cui dovrebbe sorgere l’ospedale negli ultimi 12 mesi sono già passati di mano, con modalità che la «Gazzetta» è in grado di documentare, oltre 6 ettari di suoli edificabili.

Che sommati ai 15 ettari interessati dalla variante urbanistica e ad almeno altri 60 di proprietà dell’Ilva, quasi tutti destinati a case, conducono a un business da qualche centinaio di milioni di euro.

Ma che c’entra il nuovo ospedale San Raffaele con gli appartamenti? Nulla, appunto.

Tuttavia la variante, che gli uffici della Regione stanno esaminando in queste settimane, è la scintilla che può innescare una reazione a catena: aree fino ad oggi abbandonate e inutilizzabili, nella difficile zona del «Paolo IV», saranno trasformate in un quartiere di lusso con ville e palazzine basse. Moltiplicando per cinquanta il valore dei suoli vicini, già tutti pronti per essere trasformati.

Al centro di questa storia c’è la Fintecna Immobiliare, la società che tre anni fa aveva offerto al Comune di Taranto di cedere gratuitamente le aree per costruire il nuovo ospedale. Gratuitamente, sì, ma in cambio della variante urbanistica con cui diventano edificabili gli altri 15 ettari che Fintecna possiede giusto a pochi passi dal San Raffaele.

I costruttori tarantini, naturalmente, non sono rimasti a guardare.

E hanno bussato alla porta della società pubblica, che tra marzo e novembre del 2010 ha ceduto altri 6 ettari di aree edificabili.

I primi 2,8 ettari se li è aggiudicati in marzo Mario De Sarlo, un imprenditore edile che negli ultimi tempi ha diversificato nel fotovoltaico. Il resto, a novembre, è andato a Paolo Ruta, il costruttore che sta tirando su Taranto 2, con ottime amicizie trasversali che partono però dal centrodestra. In totale Fintecna ha incassato un milione e duecentomila euro, vale a dire circa 20 euro al metro cubo: contro un prezzo di mercato che si aggira sui 50.

Parliamo, per intenderci, di aree per 200 appartamenti, che sommati ai circa 200 previsti grazie alla variante portano già a immaginare un nuovo quartiere destinato a un target medio-alto.

Un business da 20-30 milioni di euro.

Noccioline, se si allarga un po’ lo sguardo. Perché la gran parte dei suoli nella zona intorno al nuovo ospedale, parliamo di oltre 60 ettari, sono già da decenni destinati a ospitare case.

Solo che fino ad ora non conveniva.

Il tesoretto è di proprietà dell’Iclis, sigla che significa Istituto per la casa dei lavoratori siderurgici: è una «società a responsabilità illimitata» (come si usava un tempo) che i padroni delle ferriere costituirono ai primi del ‘900.

Oggi l’Iclis si è trasformata in una cooperativa che fa capo al gruppo Riva, quelli dell’Ilva, ed ha in pancia praticamente metà delle aree del quartiere Paolo VI, acquisite cinquant’anni fa quando l’acciaio era un industria di Stato.

Erano terreni destinati a ospitare le case popolari per gli operai, ma ne è stata realizzata solo una piccolissima parte. Se l’operazione San Raffaele andrà in porto, le aree varranno sul mercato non meno di 30 milioni di euro.

A chiudere il cerchio c’è il fatto che, giusto alcune settimane fa, Fintecna Immobiliare ha messo sul mercato un altro pezzettino del suo sterminato patrimonio: l’ex centro direzionale dell’Ilva che si trova giusto al di là della statale rispetto all’area del San Raffaele. Sono oltre 100mila metri quadrati, con quattro vecchi edifici abbandonati dal 1990 che però non traggono in inganno un occhio esperto. Su quell’area, piano regolatore alla mano, si possono realizzare non meno di 280mila metri cubi di direzionale, case e uffici in torri alte fino a 15 metri. Fanno, in termini economici, circa 50 milioni di euro, un investimento talmente importante da aver attirato l’attenzione dei gruppi nazionali. Un altro tesoretto che è stato nascosto sotto la polvere per vent’anni, aspettando un’occasione che si chiama ospedale.

da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Festival Internazionale dell’Acqua – Dal 4 al 10 settembre 2011 si svolgerà a Genova il primo Festival Internazionale dell’Acqua, organizzato da Federutility, nell’- ambito della Notte Bianca di Genova 2011

Pubblicato : mercoledì, 7 settembre 2011

Il Festival affronterà dal punto di vista scientifico, economico, giuridico, ma anche storico, filosofico e spettacolare, il tema dell’acqua e delle risorse idriche.

L’argomento verrà discusso attraverso incontri, convegni, tavole rotonde, lezioni, dibattiti e conferenze con ospiti italiani e internazionali. Saranno presenti gli amministratori delegati delle più importanti aziende pubbliche italiane, insieme a tecnici, studiosi, parlamentari europei, scienziati ed esponenti del mondo della cultura e dell’associazionismo.

L’evento non sarà tuttavia riservato solo agli addetti ai lavori. Proprio in considerazione dell’importanza e della vastità dell’argomento, il Festival comprenderà anche mostre, installazioni realizzate da artisti contemporanei, momenti di musica e spettacolo di rilevanza inedita e nazionale, come la rappresentazione teatrale “Théatre d’eau” a cura dello studio Festi.

Il Festival, da una parte, rappresenterà l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento, attraverso convegni, lezioni, dibattiti: saranno presenti gli amministratori delegati delle più importanti aziende pubbliche italiane, insieme a tecnici, studiosi, parlamentari europei, scienziati ed esponenti del mondo della cultura e dell’associazionismo.

D’altro canto, in coerenza con il principio di una divulgazione più ampia possibile, saranno organizzate mostre, concerti, spettacoli e si potranno ammirare installazioni realizzate da blasonati artisti contemporanei.

Tra gli invitati il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il filosofo Emanuele Severino discuteranno sul futuro della risorsa “acqua” nel mondo.
Comunicato Stampa A.FO.RI.S.- Impresa sociale

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Regione Puglia – Grandi affari col mattone intorno al San Raffaele

Pubblicato : mercoledì, 7 settembre 2011

Aspettando che la tavola venga apparecchiata, i commensali hanno già preso posto.
E, per ora, pregustano: con l’operazione San Raffaele del Mediterraneo, infatti, a Taranto potrebbe partire la più grande operazione immobiliare del dopoguerra. Intorno all’area su cui dovrebbe sorgere l’ospedale negli ultimi 12 mesi sono già passati di mano, con modalità che la «Gazzetta» è in grado di documentare, oltre 6 ettari di suoli edificabili.
Che sommati ai 15 ettari interessati dalla variante urbanistica e ad almeno altri 60 di proprietà dell’Ilva, quasi tutti destinati a case, conducono a un business da qualche centinaio di milioni di euro.

Ma che c’entra il nuovo ospedale San Raffaele con gli appartamenti? Nulla, appunto.
Tuttavia la variante, che gli uffici della Regione stanno esaminando in queste settimane, è la scintilla che può innescare una reazione a catena: aree fino ad oggi abbandonate e inutilizzabili, nella difficile zona del «Paolo IV», saranno trasformate in un quartiere di lusso con ville e palazzine basse. Moltiplicando per cinquanta il valore dei suoli vicini, già tutti pronti per essere trasformati.

Al centro di questa storia c’è la Fintecna Immobiliare, la società che tre anni fa aveva offerto al Comune di Taranto di cedere gratuitamente le aree per costruire il nuovo ospedale.
Gratuitamente, sì, ma in cambio della variante urbanistica con cui diventano edificabili gli altri 15 ettari che Fintecna possiede giusto a pochi passi dal San Raffaele. I costruttori tarantini, naturalmente, non sono rimasti a guardare.
E hanno bussato alla porta della società pubblica, che tra marzo e novembre del 2010 ha ceduto altri 6 ettari di aree edificabili.

I primi 2,8 ettari se li è aggiudicati in marzo Mario De Sarlo, un imprenditore edile che negli ultimi tempi ha diversificato nel fotovoltaico.
Il resto, a novembre, è andato a Paolo Ruta, il costruttore che sta tirando su Taranto 2, con ottime amicizie trasversali che partono però dal centrodestra. In totale Fintecna ha incassato un milione e duecentomila euro, vale a dire circa 20 euro al metro cubo: contro un prezzo di mercato che si aggira sui 50.

Parliamo, per intenderci, di aree per 200 appartamenti, che sommati ai circa 200 previsti grazie alla variante portano già a immaginare un nuovo quartiere destinato a un target medio-alto.
Un business da 20-30 milioni di euro. Noccioline, se si allarga un po’ lo sguardo. Perché la gran parte dei suoli nella zona intorno al nuovo ospedale, parliamo di oltre 60 ettari, sono già da decenni destinati a ospitare case. Solo che fino ad ora non conveniva.

Il tesoretto è di proprietà dell’Iclis, sigla che significa Istituto per la casa dei lavoratori siderurgici: è una «società a responsabilità illimitata» (come si usava un tempo) che i padroni delle ferriere costituirono ai primi del ‘900.
Oggi l’Iclis si è trasformata in una cooperativa che fa capo al gruppo Riva, quelli dell’Ilva, ed ha in pancia praticamente metà delle aree del quartiere Paolo VI, acquisite cinquant’anni fa quando l’acciaio era un industria di Stato. Erano terreni destinati a ospitare le case popolari per gli operai, ma ne è stata realizzata solo una piccolissima parte.
Se l’operazione San Raffaele andrà in porto, le aree varranno sul mercato non meno di 30 milioni di euro.

A chiudere il cerchio c’è il fatto che, giusto alcune settimane fa, Fintecna Immobiliare ha messo sul mercato un altro pezzettino del suo sterminato patrimonio: l’ex centro direzionale dell’Ilva che si trova giusto al di là della statale rispetto all’area del San Raffaele.
Sono oltre 100mila metri quadrati, con quattro vecchi edifici abbandonati dal 1990 che però non traggono in inganno un occhio esperto. Su quell’area, piano regolatore alla mano, si possono realizzare non meno di 280mila metri cubi di direzionale, case e uffici in torri alte fino a 15 metri.
Fanno, in termini economici, circa 50 milioni di euro, un investimento talmente importante da aver attirato l’attenzione dei gruppi nazionali. Un altro tesoretto che è stato nascosto sotto la polvere per vent’anni, aspettando un’occasione che si chiama ospedale.
Massimiliano Scagliarini da La Gazzetta del Mezzogiorno

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La fuitina di Nichi e Berlusconi 3

Pubblicato : lunedì, 5 settembre 2011

Rottamando il termine “compagno”, il governatore di Puglia Nichi Vendola ha virtualmente aperto la campagna elettorale per le Politiche del 2013 spiazzando (maldipancia dissimulato del Pd) tutti e candidandosi in pectore a leader del centrosinistra.

 Chi mena prima mena due volte dicono nei vicoli di Trastevere, e vivendo Vendola più a Roma che a Bari, deve averlo sentito dire dai “regazzini” di via dell’Oca.

 Così mette tutti davanti al fatto compiuto come fanno in Sicilia i fidanzatini con la famosa “fuitina”.

Non vogliono le primarie?

 E io mi autocandido, deve aver pensato dopo aver eletto i sindaci di Napoli, Milano e Cagliari e incassato il dividendo del referendum.

Un fatto è evidente: dichiarato morto (politicamente) il berlusconismo, sia l’uno che l’altro mirano a spartirsi le spoglie.

E non è forse vero che le praterie del consenso sono al centro, fra i moderati cui Vendola vuole accreditarsi smettendo i toni del marxista col rosario in tasca? Understatement dicono a Piccadilly, albagia traduceva Totò.

Non la pensa così Casini, master di aghi delle bilance, che sdegna il mare aperto e acquattato nel bosco come Cappuccetto Rosso aspetta l’investitura.

 Solo che Vendola e Di Pietro puntano direttamente ai voti in uscita del Pdl, che Berlusconi non sa più fidelizzare.

Vendola vs Di Pietro: la nuova Dc. Ginseng per il Cav. che, attraverso le parole del fido Alfano, annuncia la sua ri-ri-ricandidatura.

 Francesco Greco da quotidianopuglia.it

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Vendola pensa all’Italia ma non alla Puglia

Pubblicato : giovedì, 1 settembre 2011

Speriamo solo che la Regione Puglia, nella prossima seduta di Consiglio, e in generale nella ripresa delle attività annunciata per oggi ,faccia una “figura” migliore rispetto a quella del Governo Berlusconi.

Certo: la Puglia non ha sul tavolo nessuna “manovra” da affrontare , ma in discussione ci saranno i tagli alla politica e a vari privilegi.
Vero è, come dice il sindaco di Bari Emiliano che Vendola è sempre più impegnato a occuparsi dell’Italia e non a fare il presidente della Regione (delegare a colonnelli e pretoriani il comando della provincia dedicandosi lui all’impero non è esattamente quello che i pugliesi, eleggendolo, desideravano).
Ma è anche vero che il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, interviene a tutto campo per difendere la Puglia e dunque i pugliesi.
Fortunatamente lo fa nell’ambito di ciò che lo Statuto regionale gli consente, ma ancor di più lo fa’ applicando le regole del buonsenso: quelle, come il coraggio di don Abbondio, o ce l’hai o non ce l’hai, e nessuno Statuto te le può dare. Detto questo è davvero sconcertante ciò che accade a Roma. Anzi più che sconcertante è molto italiano. Prima eravamo il Paese di Pulcinella.
Ora siamo, per il resto d’Europa, il Paese della Manovra di Pulcinella.
Come nel guasconesco gioco delle tre carte, compaiono e scompaiono Province, Pensioni, eccetera.
Una vergogna e una pena.
da quotidianopuglia

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Gli strani casi della sanità in Puglia

Pubblicato : mercoledì, 31 agosto 2011

Don Verzè e Nichi Vendola. (copyright imagine: repubblica.it)

SUICIDI più o meno dubbi, ospedali pubblici che fanno posto ad una mega struttura privata, scandali giudiziari che abbracciano le più alte sfere della sanità pugliese.
Ultimo, in ordine di tempo, il ritrovamento del corpo senza vita di Massimo Novelli, 41enne manager della sanità barese di origini salentine, avvenuto la mattina del 25 agosto sulla provinciale che da Martina Franca conduce a Locorotondo.
Sul presunto suicidio sta lavorando in queste ore il sostituto procuratore del tribunale di Taranto Filly Di Tursi.
Per tale ragione è stato disposto l’esame autoptico sul cadavere, che era già stato tumulato.

Troppi i punti oscuri avvolgono la vicenda del giovane amministratore di Sanitaservice, sposato e padre di due bambini, dalla carriera brillante e fulminante, che avrebbe compiuto il gesto estremo, presumibilmente, utilizzando una bottiglia di acido muriatico, ritrovata sul sedile dell’auto.

Secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno lo scorso 14 luglio, il 41enne aveva partecipato all’incontro con il Commissario straordinario della Asl di Bari, Angelo Domenico Colasanto, il direttore amministrativo Massimo Giuseppe Mancini e quello sanitario Gregorio Colacicco, dove era stato stabilito di partire con le internalizzazioni di 30 unità del facchinaggio in attesa di avviare quelle per gli altri servizi dal 1° ottobre prossimo.
Poco dopo, il giorno prima della morte, Novelli si era incontrato nuovamente con il direttore generale Colasanto e con il direttore sanitario della stessa Asl per manifestare tutte le sue preoccupazioni per il peso dell’incarico.

C’è poi la vicenda del senatore Alberto Tedesco, ex assessore pugliese alla Salute, che, secondo la Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, sarebbe stato per anni il capo, il vertice, il promotore e l’organizzatore di un’associazione per delinquere finalizzata a raccogliere voti in cambio di appalti, attraverso una rete di rapporti e persone fidate nelle Asl regionali.

Senza dimenticare Gianpaolo Tarantini, imprenditore al centro dello scandalo sanità della Regione Puglia che ha coinvolto esponenti del Pd che, secondo il mensile Panorama, sarebbe anche indagato dalla Procura di Napoli, per estorsione ai danni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Un’altra vicenda poco chiara riguarda la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo e la costruzione del nuovo ospedale a gestione privata a Taranto.
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola si è detto “entusiasta” del progetto della struttura nel quale convergeranno 214 mln di euro di soldi pubblici (dei quali 60 già versati) verso l’Associazione Monte Tabor presieduta dal sacerdote-imprenditore don Verzé.
“Novantun anni, un’inchiesta aperta in Procura dopo il suicidio del vice Mario Cal, un’istanza di fallimento alle porte per il mancato pagamento dei fornitori, don Verzé non accetta di essere scalzato dalla Santa Sede”, riporta un articolo firmato da Mario Gerevini e Simona Ravizzi sul Corriere della Sera.

Di recente è stato ritrovato l’archivio segreto del vice di Don Verzé e, sempre secondo il Corriere, la scoperta potrebbe aiutare a far luce sulla vicenda dei fondi neri del San Raffaele e i rapporti tra la Fondazione e il mondo politico.
L’incartamento è stato condotto alla Procura della Repubblica di Milano, dove i pm Luigi Orsi e Laura Pedio hanno aperto un’inchiesta sull’insolvenza del San Raffaele, pari a un miliardo di debiti.
“FORSE la sanità pugliese, – scriveva tempo fa Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano in aperta polemica con Vendola – una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi.” Forse.
Agostino Del Vecchio da Stato Quotidiano

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Sanità, la Puglia si prepara ad assumere

Pubblicato : mercoledì, 31 agosto 2011


Dopo il loro insediamento, ad estate ormai inoltrata, i nuovi direttori generali hanno acquisito gli elementi di conoscenza per poter coadiuvare la giunta regionale nel nuovo piano di internalizzazioni con il quale si spera di poter far fronte alla vera e propria emergenza negli ospedali che, per mancanza di personale, potrebbe manifestarsi in autunno.
«È stata una riunione – spiega al termine dell’incontro l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore – dedicata esclusivamente al processo di internalizzazione.
Mi sembrava opportuno fare il punto con i direttori generali anche in seguito anche alle modalità alquanto singolari con le quali si è sviluppato il dibattito dopo la morte del povero collega che si occupava Sanità service di Bari.
Qualcuno aveva inteso lasciar intravvedere elementi torbidi nella costituzione società “in house” e appunto nelle internalizzazioni. Con i direttori generali abbiamo concordato di procedere a una nuova delibera di giunta regionale al fine di aumentare il grado di chiarezza e il processo possa dunque essere rilanciato su tutto il territorio regionale».

Sarà dunque l’autunno delle internalizzazioni. Ma intanto occorrerà continuare a lavorare per giungere ad una quadratura del cerchio che eviti qualsiasi tipo di censura da parte del governo nazionale.
«È evidente – ha confermato l’assessore Fiore – che nei prossimi giorni continueranno le riunioni nelle quali verranno affrontati i problemi riguardanti il mondo del lavoro e le varie vertenze in atto.

Alcune delle questioni sono strettamente connesse agli esiti di un incontro che avremo a Roma tra qualche giorno e che riguarderà il nostro piano deroghe.
In quella occasione parleremo del blocco del turn over divenuto tanto più pesante per la Puglia visto che il flusso dei pensionamenti è stato superiore alle attese.

 Insomma, abbiamo gettato le basi per riportare la situazione sulla giusta rotta. Mi sembra sia la maniera migliore per rispondere all’evento tragico che ci ha colpiti tutti».

Se si fa notare a Fiore che la delibera della giunta era tanto più necessaria quanto più le Asl rischiavano di procedere alla stabilizzazione del personale procedendo in ordine sparso, l’assessore replica: «Era la situazione di partenza ad essere sparsa.

 I processi di esternalizzazione dei servizi andati avanti, negli anni, in maniera molto frastagliata e strana con servizi identici, classificati in modo diverso.
Era evidente che nel momento in cui siamo partiti con le operazione nel 2008, abbiamo trovato un eccesso di ingessatura Ad ogni modo è il sistema di governace che va rivisto.
E su questo lavoriamo. L’orientamento prevalente è, al momento, affidare le società in house ad un amministratore unico esterno».

La storia delle stabilizzazioni: dal 2008 una guerra senza fine tra governo e Regione

Non è mai di fatto terminata, almeno fino al momento in cui, ormai era estate, il ministro agli Affari regionali, Raffaele Fitto, e il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, hanno siglato l’armistizio in nome dello sblocco dei fondi Fas per le gradi infrastrutture, la lotta a distanza tra governo nazionale e regionale sulla Sanità.
Le misure adottate nel 2008 da Vendola, con al centro la stabilizzazione di centinaia di precari, sono state demolite a colpi di sentenze della Corte costituzionale che hanno di fatto costretto il governatore a «rimangiarsele». Ora si sta rimediando ricorrendo a nuove modalità di internalizzazione.

Ma a Foggia 35 licenziamenti

Scattano i primi due licenziamenti alla Asl di Foggia. Ma alla fine di ottobre è previsto un esodo di altre 33 unità. Sono tutti medici.

Chi si occuperà delle cure? Sta per esplodere in tutta la sua evidenza l’emergenza legata ai medici precari assunti a tempo determinato e per i quali non sarà possibile, stante una sentenza della Corte costituzionale, rinnovare il contratto.

 I medici in questione, come si ricorderà, erano stati stabilizzati dalla Regione Puglia a dicembre 2007, ma ormai tutti sanno come sia andata a finire con quella previsione. Nel capoluogo dauno i medici hanno ricevuto l’avviso di licenziamento ai primi di agosto.

«Nonostante le ripetute richieste di incontro – incalza Correra, segretario aziendale della Anaao Assomed della Asl di Foggia – nulla si è mosso, dando per scontata la cessazione del rapporto in presenza di una impossibilità di riassunzione. Non siamo stati mai ricevuti per affrontare questo genere di problematica.

 Comprendiamo perfettamente che la decisione non è nelle mani del direttore generale dell’Asl, ma scaturisce da precise direttive dell’Ente Regione.

Ma la ricerca di una soluzione condivisa sarebbe auspicabie non solo per garantire un futuro occupazionale a tanti professionisti, la sicurezza economica alle loro famiglie, ma soprattutto per garantire i livelli essenziali di assistenza che in tale modo verranno irrimediabilmente compromessi» .

I primi due medici, come si è detto, cesseranno il servizio oggi 31 agosto.

 Gli altri stanno lavorando ancora e lo faranno fino al 31 ottobre. «Noi abbiamo già iniziato le procedure di opposizione al licenziamento, spiega Massimo Correra – Se si manda via questo personale il problema diventa serio.

 Questi colleghi medici col blocco delle assunzioni e la riduzione dei contratti a tempo determinato non potranno essere sostituiti. Si aprirà una voragine».
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Regione Puglia – Centro-destra: “Riduciamo a 50 il numero dei Consiglieri”

Pubblicato : venerdì, 26 agosto 2011

Rocco Palese a Foggia (Consiglio comunale - image by N.Saracino)

“RIPROPONIAMO il testo identico alla proposta di legge a firma anche dei colleghi Damone, Marmo, Surico e Tarquinio depositata dal centro destra sin dal maggio dello scorso anno.
Lo riproponiamo perché collima con quanto stabilisce l’articolo 14 del decreto legge nr. 138 che lega la composizione numerica massima del Consiglio regionale alla popolazione residente
Con 4.092.000 abitanti, la Puglia è tra le Regioni il cui Consiglio potrà essere composto da un numero massimo di 50 Consiglieri e da una giunta al massimo di 10 assessori” – ha spiegato Palese che poi ha illustrato per quale motivo ritiene necessario velocizzare al massimo l’iter di approvazione.

“L’articolo 14 del decreto stabilisce un limite di 6 mesi entro il quale le Regioni devono adeguare i propri Statuti alla norma riguardante la composizione numerica del Consiglio.
Se la Puglia non dovesse rispettare il termine, non potrebbe accedere ad un serie di premialità finanziarie e rientrare nell’elenco degli enti territoriali virtuosi per i quali si allentano consistentemente i vincoli del patto di stabilità.
Per la Puglia, inoltre, è di fondamentale importanza conquistare il primo posto della classifica del fondo perequativo riservato dal federalismo fiscale alle regioni del Mezzogiorno”.
Ai fini del contenimento della spesa pubblica la riduzione a 50 dei consiglieri regionali, a 10 assessori per la giunta, due dei quali di nomina esterna, comporterebbe un risparmio di 34 milioni di euro ( 36 milioni di euro in caso di rinuncia agli assessori esterni) nell’arco dell’intera legislatura.

“Non siamo assolutamente contrari anche agli ulteriori adempimenti che la norma nazionale prevede per le Regioni e riguardanti l’allineamento dei nostri emolumenti con quelli dei parlamentari.
Per la verità – ha sostenuto Palese – i nostri sono stati decurtati già in media di 1.200/1.300 euro mensili. Le decurtazioni maggiori sono state subite dai presidenti Vendola ed Introna e da quei consiglieri che, come me, risiedono a notevole distanza dal capoluogo.
Tutti i consiglieri regionali dei partiti di centro-destra, inoltre, ritengono doveroso aderire al contributo di solidarietà, qualsiasi sia la sua entità e sono favorevoli a varare una riforma dei vitalizi. Questi temi erano già nella nostra agenda prima ancora che fossero inseriti nel decreto, l’Ufficio di Presidenza varerà al più presto le proposte di riforma, introducendo anche in questo caso il sistema contributivo come criterio di calcolo ed elevando anche gli attuali limiti di anzianità.
Se sarà necessario – ha aggiunto Palese – siamo disponibili a rendere ancora più stringenti le misure richieste per fronteggiare l’assenteismo nelle commissioni, fenomeno assente nella nostra realtà, e le indennità di fine mandato. A questa nostra disponibilità deve però corrispondere un atteggiamento di rispetto etico e morale dei pugliesi da parte del governo regionale: Vendola, infatti, non può costringere i cittadini della nostra regione a pagare 340 milioni di tasse aggiuntive che sarebbero state molto, ma molto maggiori se fosse intervenuto il Commissariamento della sanità”.

INTRONA: “LA PUGLIA REGIONE VIRTUOSA” – Riduzione dei consiglieri e degli assessori: il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna commenta con favore le proposte di modifiche statutarie annunciate dal centrodestra, in linea con gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel decreto legge statale 138 del 13 agosto.
“Prendo atto con soddisfazione della volontà dei gruppi di opposizione di proseguire con ogni urgenza sulla strada dell’autoriforma, già avviata da tutte le forze politiche consiliari.
La convergenza dell’intera Assemblea sul percorso virtuoso e la sollecitudine unanimemente condivisa ai fini dell’adozione delle misure di contenimento della spesa consentiranno alla Puglia di conseguire le premialità a vantaggio delle Regioni che si adegueranno entro sei mesi alle disposizioni governative”.

L’auspicio del presidente Introna è che già alla ripresa dell’attività consiliare, quest’anno anticipata ai primi di settembre, si possano trovare intese sulle modifiche di altri istituti, legati allo status e al trattamento dei consiglieri regionali. Intervenire sui costi della politica resta prioritario, insiste il presidente del Consiglio regionale.
“Mi impegno a sottoporre all’attenzione della prima Conferenza dei capigruppo, già convocata per giovedì 1 settembre, un’agenda articolata di interventi che affronteranno diversi nodi, sempre in termini di risparmio per i bilanci regionali, a cominciare dalla revisione dell’assegno di fine mandato, da equilibrare alla durata del mandato elettivo stesso, e dal differimento dell’età in cui si matura il diritto a riscuotere il vitalizio.
All’esame anche altri istituti, come il riscatto dei periodi contributivi e la reversibilità, fermo restando che le modifiche varranno per il futuro, come del resto le proposte di riduzione dei compenti del Consiglio e della Giunta”.

LOSAPPIO: “SI’ ALL’ARTICOLO 14, MA NIENTE FUGHE IN AVANTI” – Dichiarazione del capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Michele Losappio: “Non c’ e’ alcun dubbio che la Regione raccoglierà le indicazioni dell’articolo 14 della manovra Tremonti.
Su questo si sono espressi con chiarezza il presidente della Regione ed il presidente del Consiglio. Resta pero’ il giudizio negativo sulle scelte economiche e finanziarie contenute nel decreto ed oggetto di contrasto nella stessa maggioranza di centro destra.
Il tentativo di nascondere il fallimento di una lunga stagione di governo dietro iniziative estemporanee quanto popolari come la riduzione aritmetica dei consiglieri regionali o la soppressione dei piccoli comuni, non sara’ sufficiente a rispondere alle esigenze del paese.
Per la Puglia la scelta operata autonomamente dall’intero Consiglio regionale era la più adeguata alle caratteristiche anche territoriali della nostra regione.
Ciò nonostante, opteremo per una ulteriore riduzione come indica l’articolo 14. Sarebbe utile per tutti, anche per evitare rincorse inutili quanto antipatiche, che a predisporre gli interventi in materia di Statuto, legge elettorale e regolamento, fosse l’Ufficio di presidenza in una funzione dinamica ed unitaria.
Questo e’ il nostro auspicio”.
da Stato Quotidiano

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Vendola in sciopero con la Cgil, il Pd non gradisce

Pubblicato : venerdì, 26 agosto 2011

Il governatore della Puglia Nichi Vendola a Trieste. (Copyright immagine: seltrieste.com)

“SINISTRA Ecologia e Libertà parteciperà attivamente e con convinzione allo sciopero generale proclamato dalla Cgil per il prossimo 6 settembre.
Il nostro partito si farà promotore delle ragioni di tale scelta e promuoverà la massima partecipazione avverso una manovra finanziaria che sempre più manifestamente si configura come una macelleria sociale disperata e distruttiva”.
Le dichiarazioni di Massimiliano Smeriglio (Responsabile nazionale Sinistra Ecologia e Libertà per il lavoro e l’economia), riportate ieri sulla pagina Facebook del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, hanno generato qualche apprezzamento ma, anche e soprattutto, un vespaio di polemiche anche in seno al PD che, tramite il segretario nazionale Pier Luigi Bersani, presenterà venerdì prossimo degli emendamenti alla Finanziaria d’emergenza del Governo.

“Ritengo che ogni sindacato possa autonomamente e come meglio vuole dare il proprio contributo per salvare l’Italia e dare sicurezza agli italiani. Ma penso che nel Partito Democratico non debba riaprirsi la sarabanda o la goistra del ‘io vado, io sostengo, io faccio e io dico’.
Perché credo che al Pd sia chiesto il coraggio della responsabilità di dover contribuire a trovare una profonda condivisione in Parlamento per dare le risposte giuste al Paese”, così Giuseppe Fioroni, braccio destro di Walter Veltroni, ha preso le distanze dalla adesione del Sel e CGIL in un’intervista a Affaritaliani.it. “E non credo -incalza il deputato del PD – che uno sciopero generale sia il modo di aiutare a far crescere un Paese che non cresce.
E’ legittimo che un sindacato faccia ciò che vuole, ma il Partito Democratico deve avere il coraggio della responsabilità e non ritengo che sia responsabile oggi cercare di uscire dalla crisi con gli scioperi“.

“Ci auguriamo che lo sciopero del 6 settembre oltre che generale sia anche generalizzato, e coinvolga cioè non solo quei titolari di contratto che si asterranno dalla giornata di lavoro, ma anche le centinaia di migliaia di disoccupati, precari e lavoratori in nero ai quali questo Governo sta togliendo ogni speranza per il futuro. Scendiamo in piazza tutti per manifestare la nostra protesta a tagli iniqui e crudeli, che come sempre, colpiscono i più deboli e salvaguardano gli speculatori, i furbi e gli evasori”, ha chiosato, invece, Smeriglio tramite comunicato.

Le altre due sigle sindacali, un tempo indissolubilmente legate in un unicum, hanno, diversamente, preso le distante dalla Cgil, lanciando anche dure accuse.
“A uno sciopero generale aderiscono tutte le confederazioni sindacali, mentre la Cgil usa questa definizione pomposamente per nascondere i flop degli altri che ha indetto da sola, per mascherare le parate politiche, le sfilate con uomini di partito e bandiere che non sono sindacali e per nascondere dissidi interni’ con la Fiom”, ha affermato in giornata il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.

“Cisl e Uil sbagliano.
Stanno subendo il fascino del governo e pensano poco a come cambiare la manovra. Ma noi rispettiamo queste grandi organizzazioni e i lavoratori”. Così ha ribattuto il leader della Cgil Susanna Camusso nel corso del presidio davanti al Senato.

Già dallo scorso 23 agosto, nonostante l’afa persistente, il Senato è presidiato da una folta rappresentanza del Popolo Viola e Indignati. Manifestazioni oscurate bipartizan dai media di entrambe le ali del Parlamento. L’impressione generare è che il Partito Democratico mal digerisca i personalismi di Nichi Vendola, CGIL e, ancora meno, dei cosiddetti “grillini”.
Questo, non solo a causa della realpolitik sostenuta da Bersani ma, anche e soprattutto, per la continua (e fuori luogo) battaglia di visibilità per la poltrona di leader del centro sinistra per le prossime elezioni tra il segretario del PD e il governatore della Puglia.
Agostino del Vecchio da Stato Quotidiano

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Alla Regione Puglia «Consiglio a 50, poi via gli altri sprechi»

Pubblicato : martedì, 23 agosto 2011

I costi della politica torneranno presto nell’agenda del consiglio regionale, alle prese con la riduzione dei consiglieri (a 50) e degli assessori (a 10) ben oltre quello che era stato già approvato in aula in prima lettura.
E i tagli a vitalizi e assegno di fine mandato tornano al centro delle polemiche, dopo i tagli decisi dalla manovra Tremonti in discussione in questi giorni alle Camere.

«Vendola bacchetta Bruxelles ed il governo nazionale per i vincoli troppo stringenti del patto di stabilità,ma poi giustifica i suoi sprechi – attacca Mimmo Magistro, segretario nazionale Psdi – primi fra tutti quelli milionari per la promozione di eventi.
Se Vendola e Introna ritengono immorali gli attuali costi della politica anche in Puglia, diano prova che dal dire al fare non sempre c’è di mezzo il mare. Inizino dalla prossima settimana».
Senza aspettare le riforme, che varranno dalla prossima legislatura, basta cominciare a ridurre «le spese discrezionali. Tenuto conto che all’interno della Regione già ci sono esperienze e capacità di prim’ordine, Vendola – dice Magistro – annulli tutti gli incarichi di consulenza».

Oltre al costo degli assessori esterni o dei dirigenti e manager d’area presi senza concorso, «riduca all’indispensabile i costi delle varie agenzie, dal Teatro Pubblico, a Innovapuglia o Apulia Film, diventati – aggiunge – veri e propri carrozzoni al cui interno albergano solo clientele.
Innanzitutto, per etica si dimezzi il suo stipendio di Governatore tenuto conto che da quando ha il suo nuovo partito, si dedica solo part- time alla Puglia. Questo per l’oggi.
Per il futuro, iniziando dalla prossima legislatura, cancelli tutti i privilegi nello spirito dei Padri costituenti che avevano pensato solo a forme di rimborsi per consentire a tutti i cittadini, non solo ai ricchi, di poter esercitare il mandato, a Roma e nei territori, in nome del popolo sovrano. Fare il deputato o il consigliere regionale, non solo in Puglia, non deve essere come vincere a “Win for Life”».

D’accordo sulla riduzione a 50 dei consiglieri è il Pdl, che nella sua proposta iniziale – poi mediata a 60 e approvata all’unanimità in prima lettura prima dell’estate – aveva ipotizzato proprio di 20 consiglieri il taglio al «parlamentino» di via Capruzzi. «Diminuire il numero di consiglieri regionali a 50 è un provvedimento che va nella direzione del riavvicinamento ai cittadini.
In un momento di profonda crisi – dice il consigliere regionale Pietro Iurlaro – qualsiasi provvedimento atto a diminuire i costi della politica, è indirizzato alle famiglie e ai giovani che, più di noi “istituzioni” sono costretti a fare enormi sacrifici per andare avanti. Diminuirei consiglieri vuol dire diminuire spese e indennità.
Quelle che ogni mese, sono pagate proprio dalle tasse dei cittadini. Un segnale piccolo eppure importante – conclude Iurlaro – per una volta finalizzato ad aiutare i contribuenti e non i politici stessi».

Punta, invece, sul sondaggio della Troisi Ricerche, diffuso nei giorni scorsi, per attaccare la giunta Vendola il deputato Udc Angelo Cera: quei dati, dice, «certificano quello che in molti già sapevano da parecchio tempo, e cioè che la Giunta Vendola non rappresenta più la maggioranza dei cittadini pugliesi.
Il governatore Vendola ha ormai intrapreso da parecchio tempo la campagna elettorale per il Parlamento scordandosi totalmente dei pugliesi e dei loro problemi, come tra l’altro dimostra il sondaggio, che vede al primo posto tra i problemi da risolvere, la disoccupazione e la sanità – continua l’onorevole centrista – interi territori abbandonati e lasciati al loro destino, da ultimo hanno avuto anche la mazzata della chiusura dei loro ospedali».
E aggiunge: «anche in Puglia c’è una forte voglia di cambiamento, che può arrivare solo se i due poli decidono di dialogare con la gente, che non si vede più rappresentata dai due schieramenti, ma che stanno credendo in un progetto nuovo, come il terzo polo».
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Sondaggio: oltre il 57% dei pugliesi insoddisfatti dalla politica regionale

Pubblicato : sabato, 20 agosto 2011

Secondo un sondaggio realizzato a luglio dall’Istituto di ricerche statistiche, sociali ed economiche ‘Troisi ricerchè i cui risultati sono stati presentati stamane a Bari, il 57,5% dei pugliesi non sono soddisfatti (11,5% per nulla e 46% poco) dell’operato della giunta regionale guidata dal presidente Nichi Vendola rieletto 1 anno e mezzo fa, mentre il 37% è soddisfatto (0.5% molto e 36,5% abbastanza).
Il 5,5% non sa rispondere. Rispetto a un elenco di potenziali candidati alla presidenza della Regione, se si dovesse andare a votare nel 2012 nel caso in cui l’attuale governatore si candidasse a presidente del Consiglio, il 65% dichiara di conoscere il sindaco di Bari Michele Emiliano (Pd), il 56% il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (Pdl), il 39% la senatrice di Io Sud Adriana Poli Bortone, il 36% il vicecapogruppo al Senato del Pdl Gaetano Quagliariello e il 28% l’assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati (Pd).
Questa era un tipo di domanda a risposta multipla.
I dati sulla conoscenza rispecchiano più o meno anche quelli sulla fiducia in questi potenziali governatori. Per tornare all’attuale presidente il giudizio sull’operato del presidente Vendola è leggermente migliore rispetto alla giunta.
Il 44,5% degli intervistati esprime soddisfazione (molta il 3,5% e abbastanza il 41%) mentre non sono soddisfatti il 50,5% (per nulla il 14% e poco il 36,5%). Infine non sa rispondere il 5%.

La metodologia utilizzata per la raccolta dei dati è stata quella delle interviste ‘face to facè per i capoluoghi di provincia e delle interviste telefoniche con metodo ‘Catì per i comuni. Le interviste realizzate in totale sono state 2080.
L’errore statistico marginale è del +/- 3,5%.
L’universo di riferimento sono individui residenti nella regione Puglia dai 18 anni in su.
Il campione viene indicato come “casuale stratificato, selezionato in base proporzionale per: sesso, età, ampiezza centri e provincia di residenza proporzionalmente all’universo di riferimento”.
Le interviste sono state eseguite dal 22 al 31 luglio. E’ equilibrata la situazione tra le coalizioni.
Alla domanda su quale coalizione avrebbe votato per il nuovo Consiglio regionale se si fosse votato il giorno prima dell’intervista, il 26,3% risponde per il centrodestra, il 26,6%per il centrosinistra, il 3,8% per il Terzo Polo (Udc, Fli, Api) mentre il partito maggiore è quello di chi non sa o è indeciso, ben il 37,1%, e infine il 6,2% non vota.
Tra gli indecisi, il 41,4% si colloca nel centrodestra, ben il 52,25 del centrosinistra, il 6,4% del terzo Polo.

Per tornare ai potenziali candidati questi i dati sulla fiducia (anche qui risposta multipla): Emiliano (67%), Mantovano (58%), Poli Bortone (43%), Quagliariello (39%), Amati (33%).
Nei profili dei candidati, per restare ai primi due, la qualità migliore di Emiliano viene indicata nella determinazione (73%), poi l’onestà (65%), la vicinanza alla gente (64%), il fatto di far sognare un futuro migliore (55%).
Alla fine il 69% dichiara che potrebbe votarlo. In Mantovano la qualità migliore viene indicata nell’onestà (58%), segue la determinazione (54%), il futuro migliore (36%) e la vicinanza alla gente (35%). Alla fine il 43% dichiara che potrebbe votarlo.
Il 37% dichiara che potrebbe votare Poli Bortone, il 36% Quagliariello, il 29% Amati.
La base di questa domanda è tra coloro che hanno dichiarato di conoscere il possibile candidato. Interessanti anche le risposte sull’emergenza della regione o della sua zona o provincia di residenza che il cittadino pugliese indica come da risolvere al più presto.

Domina al primo posto con il 56% la disoccupazione e la crisi economica.
Segue la sanità all’11%, l’inquinamento e lo smaltimento e la gestione dei rifiuti, entrambi al 5%.
Al 4% altri tre problemi: i trasporti pubblici urbani: l’assistenza ad anziani e categorie deboli; la microcriminalità e la criminalità organizzata.
Più in basso traffico e viabilità, collegamenti pubblici regionali, extracomunitari, scuola/istruzione/asili nido. A fine settembre la Troisi Ricerche realizzerà un sondaggio molto simile a questo (Analisi/Indice di gradimento Sindaco Emiliano e potenziali sindaci) riferito al Comune di Bari dove si è votato nel 2009.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Se la colpa è di nessuno. I fondi persi, dal Gargano a Foggia

Pubblicato : mercoledì, 17 agosto 2011

Passati più di quattro anni, ormai i fondi non li aspetta più nessuno nonostante l’allora vice premier Francesco Rutelli rassicurò che «non oggi, non domani, ma i fondi arriveranno».

I pugliesi si sono rassegnati a non vedere più i 61 milioni di euro con cui l’Unione europea avrebbe potuto risarcire i garganici dopo l’incendio del 24 luglio 2007 di Peschici.

La domanda per il risarcimento dei danni causati dai roghi non fu infatti presentata entro le dieci settimane prescritte: nella richiesta vennero citati, oltre agli incendi del 24 luglio di Peschici (che hanno causato tre morti, tremila ettari di boschi in cenere, 80 milioni di danni) anche quelli del 25 giugno, di Vieste, e del 4 luglio, di Lesina.

L’osservazione della Ue, per mano del direttore generale Dirk Ahner — inviata il 29 ottobre 2007 all’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso — non lasciò possibilità di fraintendimento: non potendo scegliere e distinguere tra le date, quella da utilizzare per calcolare le dieci settimane (termine tassativo entro cui inviare la domanda) era la prima in elenco, vale a dire quella del 25 giugno.

La domanda, quindi, sarebbe dovuta pervenire a Bruxelles entro agosto e non il 26 settembre, così come avvenuto.

Cosa rispose la Regione Puglia dopo che il Corriere del Mezzogiorno rivelò che i fondi non sarebbero mai arrivati?

Che «è verosimile che la Commissione, nell’individuare il termine iniziale del 25 giugno 2007, abbia (erroneamente) preso in considerazione l’incendio più risalente tra quelli indicati». Insomma, sbagliò Bruxelles.

Ma la Regione Puglia non ha mai prodotto un ricorso in merito.

L’unico atto fu la consegna, da parte del governatore Nichi Vendola nel febbraio 2008, dell’intero incartamento al procuratore capo della Repubblica di Foggia Vincenzo Russo per «rispondere a quanti continuano ad alimentare un’aggressiva campagna denigratoria mirata ad imputare alla Regione presunte responsabilità».

In realtà, chi accusò la Regione di un vizio di forma ha un nome e cognome: Dirk Ahner, direttore generale della Commissione europea.

I pugliesi, invece, attendono ancora il nome e cognome di chi ha avuto la «brillante» idea di inserire la data del 25 giugno per chiedere il risarcimento di un incendio che sarebbe divampato soltanto un mese dopo.

La sciatteria amministrativa di allora, però, non è servita da lezione se è vero, come è vero, che nei giorni scorsi i Comuni di Foggia, Bitonto e Ostuni hanno rinunciato alla possibilità di ottenere, rispettivamente, 7,5, 4 e 2,5 milioni di euro destinati a riqualificare i quartieri degradati per aver presentato in ritardo le domande alla Regione Puglia.

Al di là delle giustificazioni addotte (il Comune di Foggia si è aggrappato, tra le altre cose, a un incidente d’auto del dirigente per il quale, però, non è stato richiesto l’intervento delle forze dell’ordine che avrebbero potuto attestarlo), la verità è che a pagare per errori di funzionari pubblici sono ancora una volta le comunità.

E anche quando non è possibile nascondere le responsabilità del singolo, come nel caso di Foggia, le dimissioni dall’incarico del dirigente Paolo Affatato non vengono accettate dal sindaco.

Chissà se la rinascita (del Paese, del Sud) non sarebbe più rapida se si cominciasse proprio da una regola semplice semplice: chi sbaglia, paga.

A lume di naso, senza timore di sbagliare, si può ipotizzare che tutti sarebbero più solerti e più attenti, sia i politici sia i funzionari.

Michelangelo Borrillo da Corriere Mezzogiorno

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Vendola incassa più di Schwarzenegger. L’incredibile classifica dei “paperoni” al governo delle Regioni.

Pubblicato : mercoledì, 17 agosto 2011

Continua a far scalpore la classifica degli stipendi incassati dai Governatori delle regioni italiane, sopratutto se messa a confronto con quella dei Governatori americani.
Sul gradino più alto del podio italiano svetta il Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, con la ragguardevole cifra di 226.631 euro all’anno, poco più di 17 mila euro al mese, che paragonati ai “miseri” 162.598 del Governatore della California (che però “sopravvive” anche grazie alla sfolgorante carriera cinematografica) fanno impallidire anche i migliori fans del politico italiano.

Ma la classifica italiana surclassa la statunitense in lungo e in largo, ed ecco spuntare al secondo e terzo posto della special list proposta da Gianantonio Stella e Sergio Rizzo del Corriere della Sera, i Governatori di Sardegna e Sicilia, regioni a statuto speciale evidentemente anche nei compensi.
da Orvietonews.it

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Foggia – Rigenerazione urbana: persi 7mln di euro per un “incidente di percorso”

Pubblicato : giovedì, 11 agosto 2011

Gianni Mongelli scrive e spera nella clemenza di Nichi Vendola. La causa del ritardo sarebbe un incidente stradale avvenuto sulla via di Bari. L’assessore all’Urbanistica, Luigi Fiore: “E’ tutto documentato”.

Tra i cittadini esplode l’indignazione: “Sciatteria amministrativa” tuonano.
E non poteva essere altrimenti. In periodi di “magra”, Foggia perde – o meglio, riesce a perdere – centinaia di migliaia di euro a causa della più banale e comune delle motivazioni quando si parla di pubblica amministrazione: ritardo nella presentazione della domanda.
Ma che diviene, la motivazione, tanto più inaccettabile quanto si annaspa nelle difficoltà economiche: cosa che per il capoluogo dauno avviene da un pò di tempo ormai.

In fumo, udite udite, ben 7 milioni di euro! a tanto ammontano infatti le risorse che le 9 progettualità inviate a Bari nell’ambito del piano di Rigenerazione Urbana si candidavano ad intercettare, così come previsto dalla misura P.O. FESR 2007-2013 Asse VII Misura 7.1.1. “Piani integrati di sviluppo urbano di città medio/grandi” volta a sostenere lo sviluppo di città medio-grandi appunto, dove si concentrano problemi di natura fisica, sociale ed economica, per riqualificare l’esistente e contenere l’espansione urbana.

A fine aprile l’avviso pubblico da parte della Regione Puglia, quindi una prima proroga.
E il termine perentorio: per essere ammessi alla fase due, quella negoziale, è opportuno presentare le candidature entro mezzogiorno del 6 luglio 2011.
L’amministrazione del capoluogo dauno si mette al lavoro: a metà giugno approva in consiglio comunale (sbloccando un impasse durato due anni) il Piano di Rigenerazione urbana, contatta numerosi enti, sigla accordi con Cgil e l’Ipab Addolorata per mettere a punto strategie sinergiche di intervento.
E mette su dei bei progetti, “validi e fattibili” stando alle dichiarazioni profuse dall’amministrazione all’indomani della loro approvazione.

E sì: perché 7 milioni son 7 milioni, un’occasione ghiottissima, da non perdere. Ma Foggia la perde. La giunta si riunisce solo il 5 luglio, il giorno prima della scadenza dei termini, per deliberare i 9 progetti da inviare a Bari. Che partono alla volta di via Capruzzi il giorno dopo, al fotofinish.
Troppo al fotofinish.
“Siamo arrivati con 25 minuti di ritardo perché colui che avrebbe dovuto consegnarli ha avuto un incidente stradale” replica l’assessore all’Urbanistica Luigi Fiore, “è tutto documentato” aggiunge.
Gli fa eco il sindaco: “Ho scritto al presidente Nichi Vendola affinché a Foggia non sia negata questa possibilità per mezz’ora di ritardo. Non si tratta di bandi di gara, ma semplicemente di valutare progetti. E i nostri sono importanti e ben elaborati. Sarebbe una beffa”.

E si, una beffa, l’ennesima, per Foggia.
Perchè, stante il motivo per cui il capoluogo è arrivato in ritardo (e non abbiamo motivo né elementi per mettere in discussione le parole dell’assessore), ci si chiede come mai ci si riduca sempre all’ultimo minuto: come mai la giunta si è riunita solo il giorno prima?
Come mai la documentazione è partita alla volta di Bari solo qualche ora prima della scadenza dei termini?
Anche perché sulla strada, si sa, tutto può accadere (con i dovuti scongiuri).
Non sarebbe stato sinonimo di “oculatezza ed accortezza amministrativa” mettere in conto anche questo e prepararsi con qualche giorno d’anticipo, attesa anche l’importanza della questione? E si,per i foggiani ha proprio il sapore della beffa.
Bisogna confidare ora in Vendola, al quale elemosinare (come al solito) ciò che ci spetterebbe di diritto.
Giovanna Greco da Foggia today

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Negro (Udc): «La Regione spreca 1,5 milioni di euro»

Pubblicato : martedì, 9 agosto 2011

“E’ di questi giorni la delibera della giunta regionale che ha nominato sette componenti esterni del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Puglia.
Sette figure professionali con contratto triennale che costeranno alle casse della Regione un milione e mezzo di euro (oltre 60 mila euro all’anno per ogni componente) a cui si devono aggiungere le indennità aggiuntive ai componenti interni”. Lo denuncia il capogruppo regionale dell’Udc, Salvatore Negro, sottolineando che il “numero poteva essere limitato a due o tre consulenti considerato che la legge prevede la nomina fino ad un massimo di dieci esterni”.

“Non solo – aggiunge – per quella che è la nostra esperienza amministrativa e la nostra cultura politica probabilmente si poteva fare anche a meno di questo specifico nucleo di valutazione, uno dei tanti, in quanto si tratta di assolvere a compiti che attengono alla sfera degli assessori competenti che potrebbero valutare e verificare lo stato di attuazione degli investimenti pubblici senza ricorrere a dispendiosi nuclei di consulenti esterni”.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Regione Puglia – Da 17 euro a 14mila come una «giungla» le paghe della casta

Pubblicato : martedì, 9 agosto 2011

«Tutti adesso se la prendono con le Province, ma voi lo sapete che un consigliere provinciale guadagna sei volte in meno di un consigliere regionale?».
Anche nella giungla dei privilegi della Casta e dei vergognosi costi della politica, c’è chi si sente discriminato rispetto ai colleghi.
In effetti è vero che le retribuzioni cambiano, e sebbene tutte siano figure elettive, la busta paga a fine mese è molto diversa.
Vediamo nel concreto.

Un consigliere della Regione Puglia guadagna 4.325,40 euro al mese come indennità di mandato, più 4.476,63 euro come diaria, più 984,80 euro a titolo di rimborso spese per il rapporto con gli elettori. Totale: 9.800 euro al mese. Netti.
Un consigliere provinciale o comunale, tanto per cominciare, non ha una indennità fissa ma un gettone di presenza per ogni seduta di consiglio o di commissione che varia (in base alla popolazione) da 17 a 77 euro.
È pur vero che spesso le partecipazioni ai lavori delle commissioni sono poco più che simboliche, ma alla fine del mese il consigliere comunale o provinciale non può comunque percepire mai di più del 25% di quanto riceve (come indennità) il suo sindaco o il suo presidente di provincia.
«Il mio compenso mensile non supera i 1.500 euro lordi» dice «sconsolato» un consigliere provinciale di Brindisi.
Che poi non è affatto male se si considera che il suo impegno si esaurisce in poche ore di presenza tre volte a settimana, ed è comunque pari a tanti stipendi di chi lavora 26 giorni su 30 e non solo poche ore.

Resta il fatto che il loro impegno non si differenzia molto da quello dei consiglieri regionali, mentre la retribuzione è sei volte più bassa.
Nel maggio del 2010 un decreto ministeriale provò ad estendere l’indennità fissa anche a consiglieri comunali e provinciali (che comunque non poteva essere superiore a un quinto dello stipendio di sindaco o presidente di provincia), ma la sperimentazione è fallita miseramente: constatato che più nessun consigliere partecipava ai lavori, si è ritornati al gettone di presenza.
Naturalmente gli assenteisti, o i pigri, non beccano niente.

Va meglio a sindaci e presidenti di provincia. Loro percepiscono una indennità fissa determinata per legge in base alla popolazione.
E così i sindaci di Lecce, Paolo Perrone, di Brindisi, Domenico Mennitti, di Barletta, Nicola Maffei, di Trani Giuseppe Tarantini, di Andria, Nicola Giorgino, di Potenza, Vito Santarsiero e di Matera, Salvatore Adduce, percepiscono uno stipendio lordo di 3.842 euro.
I sindaci di Taranto, Ezio Stefano e quello di Foggia, Gianni Mongelli hanno una indennità di 4.659 euro, lordi.
Sindaco e assessori del comune di Bari godono invece di un trattamento speciale in quanto città metropolitana: a Michele Emiliano spetta una indennità lorda di 9.333 euro al mese, mentre agli assessori ne toccano 7.000.
Per i consiglieri comunali baresi il gettone di presenza è di 72 euro.
Il presidente della provincia di Matera, Franco Stella, ha invece una indennità di 4.008 euro al mese (lordi), i presidenti della provincia di Potenza, Piero Lacorazza, di Brindisi, Massimo Ferrarese e della Bat Francesco Ventola, percepiscono una indennità lorda di 4.859 euro al mese.
I presidenti della provincia Lecce, Antonio Gabellone, di Foggia Antonio Pepe e di Taranto, Gianni Florido, hanno una indennità di 5.379 euro.
Al presidente della provincia di Bari, Francesco Schittulli, spettano infine 6.275 euro (lordi) al mese.

Stipendi di tutto rispetto ma che ancora una volta vengono nettamente superati da quelli riservati ai vertici della Regione Puglia. Assessori e presidenti di commisisone fino al vice presidente percepiscono 4.325,40 euro di indennità, più 4.476,36 di diaria, più un rimborso spese per il rapporto con gli elettori che varia da 1.790 a 2.820 euro. Il tutto netto e al mese.
Il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna guadagna invece 4.325,40 di indennità di mandato, più 4.700,18 euro di diaria, più 3.043,93 come rimborso per il rapporto con gli elettori. Vale a dire 12.000 euro al mese.
Il presidente della giunta, Nichi Vendola, godendo di una maggiore diaria e di un maggior rimborso, arriva a 13.948 euro al mese.

Decisamente più magre le buste paga degli amministratori della Regione Basilicata.
Un consigliere regionale lucano guadagna 2.706 euro al mese, un assessore regionale 3.607 euro, il vice presidente della giunta, Agatino Mancusi 3.727 euro mentre il presidente Vito De Filippo 4.508 euro.
Al netto delle trattenute Irpef e delle trattenute per vitalizio e per il fine mandato, che è uguale per tutti: 2.251,49 euro al mese.
Va detto, in verità, che in alcuni casi queste retribuzioni sono state auto-ridotte nella misura tra 10 e 20 per cento.
È il contributo della Casta ai tagli dei costi della politica.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Bari – In Puglia, per il CDR, si obbliga la produzione di rifiuti indifferenziati

Pubblicato : lunedì, 8 agosto 2011

Bari – In Puglia, per il CDR, si obbliga la produzione di rifiuti indifferenziati

IL Commissario Delegato per l’emergenza ambientale nella Regione Puglia, Nichi Vendola, sta per firmare il contratto per la gestione ordinaria dell’impianto complesso che produce Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR) in contrada Martucci.

Purtroppo, il contratto conterrà, ancora una volta, la clausola che obbliga i comuni del Bacino Bari 5 a conferire 470 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati per i prossimi 15 anni.

Questa clausola è una iattura, in quanto indica una quantità di rifiuti pari all’attuale produzione giornaliera di rifiuti indifferenziati dei 21 comuni dell’ATO Bari 5 (fermi ancora, purtroppo, sotto il 20% di raccolta differenziata) e mortifica la prevenzione della produzione di rifiuti e il recupero di materia dai rifiuti, principi cardine della legislazione europea e nazionale.

Se gli ATO e/o i Comuni aumentassero la raccolta differenziata i cittadini pagherebbero meno tasse (TARSU) e la qualità dell’ambiente migliorerebbe: recuperare i rifiuti costa meno che bruciarli e, soprattutto, non inquina. Il contratto che si appresta a firmare Vendola contiene garanzie solo per una parte: il gruppo d’imprese Lombardi Ecologia e CO.GE.AM..

Firmando il contratto, Vendola si assume anche la responsabilità delle conseguenze culturali, sociali, ambientali, politiche ed economiche di tale scelta scellerata.

E come se non bastasse, non è stato ancora attivato il centro per la raccolta differenziata, realizzato da oltre 10 anni in contrada Martucci, che potrebbe contribuire a rendere più efficace la raccolta differenziata.

“Il Comitato RIF esprime il proprio sdegno, poiché nonostante le reiterate e chiare segnalazioni più volte fatte pervenire agli organismi politici e amministrativi della Regione, nulla è stato fatto per evitare di arrivare a questo punto”.

Fonte: http://comitatorif.blogspot.com/2011/08/costretti-produrre-rifiuti-470-tgiorno.html

da Stato Quotidiano

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Lanzillotta: “I costi della politica e le delibere di Ferragosto”

Pubblicato : lunedì, 8 agosto 2011

Pdl, Miccolis-Lanzillotta

“SE c’era una cosa che funzionava benissimo, forse anche troppo, alla Regione Puglia, era la comunicazione del Presidente. Il nostro amabilissimo Governatore infatti imperversa e dilaga continuamente su ogni genere di media, talora ingenerando il dubbio che tra le sue magiche doti vi sia anche il dono dell’ubiquità”.
Lo ha detto in una nota il Consigliere Regionale PDL Domi Lanzillotta.

“Diventa pertanto difficile spiegare a cosa serva un nuovo Ufficio-stampa a lui esclusivamente intestato, quale quello fulmineamente istituito ed assegnato con mirabile efficienza degli uffici competenti in pieno agosto, con annessa istituzione di una nuova figura di capo-redattore di ruolo ed immaginabile estensione previe ennesime assunzioni “politicamente corrette”, attraverso apposita duplicazione di quello già esistente a disposizione dell’intera Giunta”.

“Tanto, ovviamente, senza in alcun modo mettere in discussione le acclarate capacità professionali dell’ottima d.ssa Napolitano, già peraltro evidenziate dalla Regione vendoliana in un eccezionale e fulmineo “cursus honorum” , e tanto meno sospettare alcun tipo di collegamento con le sue eccellentissime parentele, che certamente sono una mera coincidenza”.
“Certo è che, in questo tempo in cui anche sui nostri media giustamente furoreggia il tema dei “costi della politica”, è difficile non domandarsi se anche un tale provvedimento ad uso e consumo soltanto del Governatore non debba essere annoverato tra di essi, e se fosse proprio tanto urgente e necessario da giustificare due atti –la determina di istituzione e l’affidamento “provvisorio” dell’incarico- in soli due giorni (3 e 4 agosto), sui quali per di più incombeva il prevedibile oblio del Generale Ferragosto”.

“E se anche quelli inevitabilmente rivenienti dalla creazione di un nuovo Ufficio, con annessi e connessi, non siano comunque deprecabili in un momento in cui la Regione è addirittura costretta a bloccare i pagamenti a fornitori e creditori, mentre nuove, nerissime nubi si addensano sulle sue entrate”.
“Sull’argomento non potremo non presentare un’interrogazione, e forse sarebbe anche il caso che il Presidente, direttamente interessato anche a sua eventuale insaputa, desse una nuova, apprezzabile dimostrazione di ottimi riflessi dopo quella, pur differente, del caso-Anaclerio”.
da Stato Quotidiano

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Foggia – Terrevoli: “ll potere al femminile ? Conforme al servizio”

Pubblicato : sabato, 6 agosto 2011

Magda Terrevoli (fonte image: P.F-MS/ ST)

LA battaglia di Magda Terrevoli, ex Assessore al Turismo nella prima giunta di Nichi Vendola, attuale Presidentessa della Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia, è campale.
La sua lancia è puntata dritta al cuore delle amministrazioni appena elette di Ascoli Satriano e di Trinitapoli. Imbarazzanti e sfacciate.
Zero donne per Nino Danaro, centrosinistra.
Zero donne per Francesco di Feo, centrodestra.
Segno tangibile di un interesse trasversale a tenere a parte il protagonismo femminile. Ed allora, la Terrevoli ha deciso di dire si ai ricorsi al Tar delle associazioni locali, per bissare il successo di Roma, dove il Governo Alemanno è stato cassato dai giudici amministrativi laziali.

L’obiettivo è politico, etico, morale.
“Quello – ammette a Stato – di fare in modo che la politica possa convertirsi finalmente ad una rivoluzione generale”.
Ovvero a vestirsi di novità “nelle forme, nei tempi, nel lessico”. Va scritta “nel complesso di una relazione che non sia di dipendenza”. Perché la strategia delle nomine contiene da una vita i prodromi della discriminazione.
E se è vero – come è vero – che teoricamente una nominata entra a far parte della gestione, dall’altro lato “c’è un vincolo di dipendenza inconsueto con chi ti ha nominato”.
La Terrevoli non concerta sul punto: “Ci sono donne – rimarca con la calma olimpica che la distingue – che si integrano tout court all’interno del nocciolo della centrale del potere”. Eppure, è lei stessa a riconoscere che, in linea di principio, “la donna ha una visione del potere difforme rispetto a quella maschile, più conforme con l’idea di servizio”.

Principalmente perché “è lei ad avere in mano il welfare nella vita di tutti i giorni”. Nei, fatti, consentendo al mondo di modulare i tempi su una scala differente rispetto alla propria.
“Quello dei tempi – riflette la Terrevoli – è un altro arrovellamento. Pensiamo al fatto che le riunioni di partito si svolgono a notte fonda, a partire dalle 22. Pur di tener fuori la variabile femminile la gabbia del potere serra le sbarre”.
E le serra sul serio, in ogni sua forma. A cominciare dai partiti. In Puglia, tutti i partiti sono stati multati per il mancato rispetto della norma che obbliga l’inserimento in lista di almeno il 30% di donne.
Questo, sia nel 2005 che nel 2010.
Da allora, malgrado norme e deliberazioni del Consiglio, soltanto SeL ha pagato 4 mila euro. “Credono di potersi scaricare la coscienza con il solito metodo: quello dei soldi. Come a dire: pago e posso permettermi di fare quello che voglio”, sentenzia l’ex Assessora.
Di più: “A parole, ma solo a parole, cinguettano di essere d’accordo con le politiche di pari opportunità. Poi però, agiscono sempre e comunque come comparti stagni autoreferenziali”.

Ed allora la soluzione ce la prospetta, illustrandola così: “50% delle donne in lista.
Chiamiamole quote rosa, se vogliamo, anche se sarebbe meglio parlare di democrazia paritaria. Poi, adozione della legge elettorale campana per la doppia preferenza.
Ovvero: possibilità di esprimere un solo voto o due. Nel primo caso sei libero di fare quel che credi, nel secondo caso, sei costretto ad indicare un candidato uomo ed uno donna”.

In fondo, è l’unica maniera per portare a casa un minimo di garanzia. Strappare con la forza di regole blindate un tocco di partecipazione. Perché, si deprime al telefono la Terrevoli, su Ascoli e Trinitapoli (ma i paesi ce li racconta ad uno ad uno, dai più piccoli ai più grandi) “si fa palese la virulenza della questione”.
Un morbo da estirpare, certo, avendo come antidoto il “vaccino Milano”: “Noi – confessa la Presidentessa – siamo ancora molto indietro rispetto a realtà come Milano.
Lì le donne della società pretendono dalle donne della politica di attuare politiche di genere concertate. Dobbiamo arrivare fin lì. La pianta non nasce già fruttata, ma ha bisogna di cura, giusto habitat e un buon clima. A noi fare in modo che accada questo”.

Rosa Cicolella, vice presidente Commissione regionale Pari Opportunità

I DATI. PARITA’ DI GENERE IN CAPITANATA. 860 CONSIGLIERI COMUNALI. DONNE: 90

Recita un comune sentire sovietico, ereditato dal film “Beloe solnce pustyni”: “Abbasso i pregiudizi! Anche le donne sono uomini”. La smargiassata da ostern falce e martello, serviva a spiegare che, nel regno del socialismo, non v’erano differenze di genere.
Si nasceva per il lavoro e tutti eran lì a servire la causa comune. Oggi, tradotto in Italia, peggio, in Capitanata, la frase pare l’approdo di un progressismo di portata rivoluzionaria.
Già, perché la provincia di Foggia non solo naufraga in quanto ad occupazione, ma la partecipazione delle donne è addirittura al limite dello scandalo per quanto attiene il protagonismo politico.

SINDACI – Analizzando l’intero territorio dauno, e considerando i 59 Comuni governati (due, Tremiti e Torremaggione sono commissariati e, dunque, non fanno testo), l’immagine risultante è una politica appannaggio quasi unico dei maschi. Le sindachesse sono 4, per lo più relegate nei piccoli centri.
Si tratta di Palma Maria Giannini, Lucia Antonietta Dardes, Ersilia Nobile e Iaia Calvio, rispettivamente alla guida di Celle San Vito, Chieuti, Vieste ed Orta Nova. In totale, il 6.77% dei Governi comunali dauni.

GIUNTE – Non va meglio se si analizzano gli incarichi assessorili.
Di 309 assessori (sono fatti esclusi i sindaci con deleghe e compresi, al contrario, i consiglieri con delega), soltanto 34 sono donne, ovvero, poco più di una su dieci (11%).
Va aggiunto che, tranne in sporadici casi, la maggior parte delle deleghe sono senza portafoglio o con possibilità di spesa minima. Servizi sociali e cultura le postazioni più ricoperte.
Ci sono inoltre due cose interessanti da constatare. La prima: delle quattro sindachesse elette, soltanto una, la Calvio, ha inserito un’altra donna nel circuito amministrativo (Maria Rosa Antini).
Le altre hanno messo in piedi delle Giunte ad unica componente maschile.
La seconda è che i Sindaci delle grandi città non si fidano delle donne. Una a testa se ne conta nei governi di Foggia, San Severo e Lucera. Nessuna, addirittura, a Manfredonia e Cerignola.
Eccelle Carlantino, dove il sindaco Dino D’Amelio ha nominato tre donne per quattro posti di assessore (si tratta di Maria Giovanna D’Amelio, Antonietta Miranda e Antonietta Capozio).

LE AMMINISTRAZIONI A DOPPIO ZERO – Poche anche le donne elette.
Su oltre 860 consiglieri comunali, le donne rappresentano appena il 10% (meno di 90), segno da un lato della poca manualità con la campagna elettorale ma anche sintomo di una scarsa attitudine dei partiti ad inserirle in lista.
In Capitanata si contano 11 Comuni “00”, senza componente femminile né in Giunta, né in Consiglio: Lesina, Monte, Panni, Peschici, Rignano, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Paolo di Civitate, Troia. Ma, soprattutto Celle San Vito e Chieuti dove, malgrado la presenza di sindaci donna, alla mancanza di consigliere, si aggiunge lo zero alla casella “assessore”.

PALAZZO DOGANA E VIA CAPRUZZI – Mortificanti anche i numeri della Provincia e, in parte, della Regione. Nel primo caso, di 30 consiglieri, nessuno è donna e solo Billa Consiglio è nell’amministrazione Pepe in qualità di Assessore (unica su 10).
In Regione, bravo Vendola a scegliere 7 assessore su 14. Non si può dire lo stesso, però, delle scelte della gente.
Nella schiera dei 60 Consiglieri, la sola Anna Nuzziello da Foggia (per il resto, dalla Capitanata, 9 uomini, ma la Gentile, eletta, è stata promossa) compone la parte in rosa.
da Stato Quotidiano

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Regione Puglia – Casta al contrattacco. «Negata la privacy»

Pubblicato : sabato, 6 agosto 2011

La Casta si ribella per essere finita sotto i fari dei mass media sulla vicenda dei rimborsini per le indennità arretrate.
E reagisce stizzita, prendendo qualche scivolone, alle cronache riportate in questi giorni dalla «Gazzetta» con la pubblicazione della lista dei 55 consiglieri regionali che non intendono mollare «l’osso» dei 63mila euro ciascuno riconosciuti loro da un parere della Consulta del 2007.
A reagire in maniera scomposta, esibendosi perfino in lezioni di giornalismo, sono il vicepresidente del consiglio Nino Marmo (Pdl) e il capogruppo di Sel Michele Losappio.
Il primo esordisce esprimendo solidarietà ai «colleghi sottoposti a pubblica gogna».
In questo caso i colleghi sono i consiglieri regionali, ma Marmo si fregia anche del titolo di pubblicista e, dunque, non manca di rivolgersi ai «colleghi giornalisti che, nella ricerca di qualcosa da scrivere sotto il solleone pre-ferragostano, hanno dedicato a me e all’amico Maniglio una domanda inquisitoria al presidente Introna circa una mia inesistente richiesta di rimborso».

Strano che il «collega» giornalista Marmo, diversamente dal vicepresidente del consiglio Antonio Maniglio, non abbia letto bene la domanda rivolta a Introna sulla «Gazzetta» di ieri: “Dal Pd dicono che nella lista che abbiamo pubblicato non compaiano i nomi di Marmo e Maniglio. Ci sono o no?”.
Evidente, ma non per Marmo, che a sollevare sospetti sia stato il Pd e non il giornale che rivolge domande.
Ma il disattento Marmo non si ferma: invita «i colleghi giornalisti a corto di argomenti a dedicarsi alle retribuzioni e ai privilegi dei super-burocrati o ai finanziamenti delle tv regionali».
E aggiunge: «posso garantire loro che potrebbero riempire di sdegni a comando intere edizioni. Sono a loro disposizione per ogni utile informazione e documentazione. Ma li aspetterò invano».

Peccato davvero che, ieri, il vicepresidente del Consiglio, impegnato a dare lezioni ai giornalisti che hanno osato accendere i fari sui rimborsi arretrati, in Consiglio ci sia stato di sfuggita.
Una firmetta in presidenza e via.
E peccato che chi lo cercava per avere ragguagli sugli sprechi (o altri preziosi suggerimenti professionali) lo abbia «aspettato invano» a via Capruzzi.
Per non farsi mancare nulla, Marmo – rivendicando la legittimità delle richieste di rimborso presentate da altri – invia pure all’ufficio di presidenza una richiesta di indagine interna sulla «intollerabile fuga di notizie da parte di Uffici regionali», sottolineando che alla «pubblica gogna » sarebbero stati sottoposti «non soltanto consiglieri regionali in carica, ma anche ex-consiglieri ormai privati cittadini, dei quali è stato leso il diritto alla privacy».

Le domandine, però, sono arrivate dagli «ormai privati cittadini» per esercitare un diritto tutto inerente la loro funzione pubblica di consiglieri regionali: sarebbe strano che scattasse un diritto di privacy (con la secretazione di atti pubblici) per tutti gli ex sindaci, parlamentari o consiglieri regionali.
Marmo chiude la sua arringa puntando l’indice sul «pentimento a comando» manifestato dai 7 consiglieri (dei quali 5 suoi colleghi di partito) che le hanno ritirate.

Il «pentimento a comando» ha colpito, in effetti, Losappio: stizzito dai resoconti, anche lui sale in cattedra chiedendo un’informazione «rigorosa e oggettiva nei fatti» e additando i «pettegolezzi mai verificati».

La cronistoria: il 15 luglio Losappio infila la domanda nella «buca» della presidenza; il 16 luglio Vendola lancia un appello a tutti i consiglieri chiedendo loro di rinunciare e, subito dopo, scopre che proprio il suo capogruppo aveva presentato domanda.
S’infuria.
Il lunedì successivo, il 18, i capigruppo di centrosinistra (Losappio compreso) annunciano pubblicamente il ritiro e il 19 Losappio ritira la domandina.
I fatti, per il politicamente incauto Losappio, sono purtroppo rigorosi e verificabili. Inviperito come Marmo, anche il capogruppo Sel va oltre, accusando di «acuto strabismo» chi, come la «Gazzetta», avrebbe scambiato «come diversivi le profonde modifiche strutturali, come la riduzione del numero di consiglieri ed assessori» apportate dal Consiglio.
Peccato che quelle modifiche, pur importanti e dai risparmi notevoli (21 milioni in 5 anni), scatteranno solo dal 2015.

Per i rimborsini, invece, il pallottoliere del Bilancio rischia di scattare ben prima. Giovanni Epifani (Pd), infine, rimarca di aver già formalizzato «la rinuncia al rimborso richiesto» e accusa l’Ufficio di presidenza di «immobilismo».
La sua richiesta di rimborso, intanto, sino a ieri non risultava ritirata.

La lista dei 55 con 7 rinunce
Arriva a quota 55 la «black list» dei «furbetti del rimborsino», i consiglieri regionali che rivendicano le indennità arretrate.
Si dividono tra 24 ex consiglieri (dei quali 3 sono diventati parlamentari) e 29 consiglieri dell’attuale legislatura, equamente sparsi tra destra e sinistra. Tre gli ex assessori della giunta Vendola.

Di seguito, in evidenza, i nomi dei 7 che sinora hanno ritirato la richiesta notificata all’ufficio di presidenza.

PD – Filippo Caracciolo; Gerardo Degennaro; Giuseppe Dicorato; Giovanni Epifani; Mario Loizzo; Dino Marino; Pina Marmo; Luciano Mineo; Donato Pentassuglia; Sergio Povia; Angelo Riccardi; Pino Romano; Alberto Tedesco

PDL – Antonio Barba; Michele Boccardi; Antonio Camporeale; Massimo Cassano; Gianfranco Chiarelli; Giovanni Copertino; Giandiego Gatta; Domi Lanzillotta; Giuseppe Marinotti; Roberto Marti; Roberto Ruocco; Michele Saccomanno; Donato Salinari; Nicola Tagliente; Lucio Tarquinio; Sergio Tedeschi; Mario Vadrucci; Gianmario Zaccagnino; Ignazio Zullo.

VENDOLIANI – Marco Barbieri; Vito Bonasora; Mino Borraccino; Michele Losappio.

SOCIALISTI – Beppe Cioce; Franco Visaggio

IDV – Orazio Schiavone; Aurelio Gianfreda

PUGLIA PRIMA DI TUTTO – Luigi Caroppo; Francesco Damone; Tato Greco.

MPA – Simone Brizio; Gigi Loperfido; Enrico Santaniello

MODERATI E POPOLARI – Antonio Buccoliero; Nicola Canonico; Giacomo Olivieri

UDC – Angelo Cera; Giannicola De Leonardis; Carlo Laurora; Antonio Scalera.

I PUGLIESI – Davide Bellomo

FLI – Gianmarco Surico

Meno ferie, meno spese la «cura» di Introna
Il presidente del Consiglio Onofrio Introna serra i ranghi e vara una stretta alle ferie dei consiglieri regionali e ai rimborsi per le spese legate all’attività degli uffici.

Ieri, infatti, ha convocato un ufficio di presidenza ad hoc per mettere subito a regime alcune modifiche che saranno apportate al Regolamento riguardanti la ripresa delle attività. In pratica, il consiglio regionale riprenderà le sue attività il 1° settembre, con la prima riunione dei capigruppo che fisserà tempi e modalità delle riunioni legislative.

La prima delle quali sarà la convocazione della Settima commissione preposta a modificare il Regolamento nell’articolo in cui si stabilisce la ripresa delle attività subito dopo la Fiera del Levante.

La pausa estiva per l’Ufficio di presidenza e per la Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari è, dunque, fissata dall’8 al 31 agosto (17 giorni invece dei 51 che sarebbero maturati quest’anno).

Il giorno dopo riprenderà l’attività con l’asse gnazione alla settima Commissione della proposta (sottoscritta dal capogruppo del Sel, Mi – chele Losappio) che intende intervenire sui tempi del funzionamento del «parlamentino» regionale.
«Guadagniamo un mese in più di attività legislativa – spiega Losappio – ed eliminiamo un deficit ed anche un abuso». Anticipato, dunque, l’avvio di tutte e tre le sessioni in cui è divisa l’attività del Consiglio: dopo il Natale, si riprenderà il 9 gennaio anziché il 20, la pausa ferie scatterà non più dal 25 luglio ma dall’1 agosto e la ripresa non avverà più a partire dal 16 settembre ma dall’1 settembre.

Segnali di produttività, ma anche di sobrietà, visto il polverone che si è sollevato sulla vicenda dei rimborsi delle indennità arretrate.

«Per la prima volta – sottolinea Introna – sono state ridotte del 50% le diarie dei consiglieri regionali per il mese di agosto e inoltre risultano interrotte per lo stesso periodo, le missioni continuative di alcuni dipendenti dei gruppi consiliari, i cosiddetti missionari.

Mi sembra così di dare un segnale politico serio, una stretta ulteriore alle spese e un atteggiamento più responsabile sul piano operativo».

Dal centrodestra, però, i consiglieri regionali fanno spallucce: è dal 2003, sotto la presidenza consiliare De Cristofaro, che sono in vigore i tagli al 50% delle diarie erogate ai consiglieri durante la pausa estiva.

Quanto ai missionari, spiegano, il risparmio ottenuto fermando i dipendenti dei gruppi è stato già «bruciato» con la delibera di nomina – richiesta dalla presidenza della commissione Sanità – di Anaclerio a capo della sottocommissione d’inchiesta sugli sprechi sanitari.

In pratica, quello che il consiglio regionale realizza «restringendosi », diventa incasso per il governo regionale che, con le sue nomine, si «allarga».
Toni entusiastici per la decisione presa, invece, dal capogruppo della Puglia per Vendola Angelo Disabato.

«Sono convinto che sia necessario anticipare le attività del consiglio, con Brigante e Laddomada ho già chiesto la convocazione della commissione sanità per discutere dei 600 sanitari che rischiano il licenziamento».

A difesa, invece, delle attività della Provincia della Bati nterviene il Presidente Francesco Ventola.

Altro che ferie lunghe, precisa, «al fine di garantire tutti i servizi all’utenza, la macchina amministrativa rimarrà sempre in funzione.

La Giunta provinciale, ad esempio, ha già programmato di riunirsi almeno una volta alla settimana anche per tutto il mese di agosto.

Quanto al Consiglio, si è riunito per l’ultima volta lo scorso 22 luglio e i lavori dovrebbero riprendere entro la fine di agosto»
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Foggia – Strutture sanitarie rifiutano 83enne in coma. La nipote: “Vendola ci aiuti”

Pubblicato : venerdì, 5 agosto 2011

Da venti giorni è ricoverato in rianimazione presso gli Ospedale Riuniti, ma rischia di essere dimesso e di restare senza assistenza sanitaria. Si cerca una struttura che lo curi e non lo lasci morire
Mio nonno ha il diritto ad essere curato. Non lo si può trattare come un pacco postale, in barba ad ogni regola morale ed umana. Non è questa la sanità che paghiamo.
Mi appello al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola: mi dica dove devo portarlo”. Ancora non ci crede Simona D., 27 anni, foggiana, che da circa venti giorni vive un’odissea tra le corsie degli Ospedali Riuniti di Foggia.
Il nonno, A., 83 anni, lo scorso 16 luglio rimedia una rovinosa caduta (dovuta forse ad un’ischemia) che gli provoca una gravissima contusione al cranio.

Di corsa al Policlinico foggiano: tac e 5 ore di delicatissimo intervento. L’operazione riesce. Ma la vita dell’83enne precipita in un limbo: coma irreversibile, la diagnosi è tranchant.
Ma questo è solo l’inizio. L’inizio del calvario per una famiglia già duramente provata e colpita negli affetti. Fermo da 19 giorni in Rianimazione, A. – che è un uomo forte e senza particolari patologie – da una settimana ha ripreso a respirare. Bella notizia? “Il paradosso è che non lo è” commenta amaramente la nipote.
“La respirazione autonoma comporta il trasferimento dal reparto di rianimazione a quello di Neurochirurgia, nonostante il coma.
Il problema è che il nuovo reparto ha già provveduto a comunicarci che, tempo qualche giorno, dovranno necessariamente dimetterlo. Toccherà a noi prendercene cura”.

Come? Si cerca una struttura che possa prenderlo in carico e curarlo degnamente. Invano. Le porte si chiudono una dopo l’altra. Nessuna struttura sul territorio pare disposta ad accettarlo.
“Ma le persone in stato di coma che fine devono fare? Non hanno diritto anche loro ad essere assistite fino alla fine dei loro giorni?” si sfoga la nipote.
La 24enne guarda in faccia la realtà: “Noi amiamo nostro nonno, lo porteremmo a casa di corsa se solo potessimo. Ma non saremmo mai in grado di sostenere le enormi spese che un caso del genere richiede. Abbiamo bisogno – supplica – che la Sanità, quella per cui paghiamo fior di soldi, ci aiuti ad assisterlo fino alla fine. Vendola ci aiuti”. Ci spera Simona D., continua a lanciare appelli, qualcosa – si dice – avverrà.
“Non posso credere – commenta – che un uomo sarà lasciato morire così, che la società in cui viviamo si accollerà la responsabilità di una simile mostruosità”.

La storia di A. fa il paio con quella di circa 150 disabili, prevalentemente allettati, che in Capitanata dal prossimo 11 agosto saranno nuovamente lasciati senza le cure domiciliari di cui necessitano.
I dipendenti della CSS – la cooperativa che eroga il servizio per conto dell’Asl di Foggia – torneranno ad incrociare le braccia. Nessun seguito, pare, all’intesa trovata lo scorso 7 luglio con l’Asl di Foggia per intercessione del Prefetto.
I lavoratori continuerebbero a non ricevere stipendio e mensilità arretrate (ben 8), “andiamo avanti – dicono – per pietas e spirito di abnegazione”.

Sul piede di guerra l’associazione Superamento Handicap: “E’ una vergogna!”tuona il vicepresidente nazionale Giancarlo Caputo. “Abbiamo notizie che l’Asl abbia corrisposto le somme dovute alla Css ma che queste non vengano girate ai lavoratori. Ci appelliamo all’Asl di Foggia, affinché vigili sul rispetto degli accordi presi.
Lo faccia come atto di umanità: ponga fine a questo calvario”. E pensare che il senso di umanità – che oggi si supplica – dovrebbe essere il principio ispiratore della Sanità. Quella sana. Quando funziona.
Giovanna Greco da Foggia Today

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Regione, ecco chi sono i furbetti del rimborso

Pubblicato : giovedì, 4 agosto 2011

Ebbene sì, è arrivata a quota 54 la lista dei «furbetti del rimborsino», gli ex e attuali consiglieri regionali che, forti di una sentenza della Consulta, pretendono la restituzione di tutte le differenze tagliate dalle indennità dal 2006 in poi.

La «black list» è saltata fuori, nonostante le barricate dell’ufficio di presidenza.

E non manca di svelare sorprese. Mentre fuori i palazzi infuria la buriana sui costi della politica, qui in Puglia – dove pure siede uno dei consigli regionali meno costosi d’Italia – non ne vogliono proprio sapere di rinunciare – a destra e a sinistra – a quei 63mila euro ciascuno (la cifra è inferiore, ovviamente, per i consiglieri eletti alle ultime regionali del 2010) che la Corte Costituzionale gli ha riconosciuto come un diritto.

Una stangata di 5 milioni di euro (se la lista dovesse fermarsi a quota 70, ma non è affatto detto) potrebbe, dunque, spiovere sulle tasche dei pugliesi (e sulle magre casse del Bilancio della Regione), il tutto nonostante il parere contrario dell’Avvocatura regionale e l’appello del governatore Nichi Vendola a mollare la presa, in tempi di crisi e di famiglie col portafogli vuoto.

A nulla, dunque, potrebbe valere la mossa del taglio da 70 a 60 dei consiglieri (e da 14 a 12 degli assessori) nel lontano 2015, così come prevede la legge appena approvata nell’Aula di via Capruzzi e in seconda lettura a settembre, se nel frattempo cresce il numero dei «rimborsini» da erogare.

E a destare più scalpore sono i consiglieri di centrosinistra, non fosse altro per l’impeto col quale il presidente della Regione aveva bacchettato tutti, invitando alla rinuncia.

Zitti zitti quatti quatti, dalla sua maggioranza infilavano la richiesta di restituzione nella «buca» dell’ufficio di presidenza del consiglio, a cominciare dal capogruppo del suo partito, Sel, Michele Losappio, l’unico di marca strettamente vendoliana a mandare la richiesta e uno dei pochi, subito dopo l’ira del «Capo» (che lo strigliò per telefono), a ritirarla.

Altri «scudieri dell’austerità» – che dalle fila della maggioranza avevano annunciato di non voler chiedere il rimborso – nella lista, invece, ci sono rimasti eccome.

In barba alle indicazioni del capogruppo Pd Decaro, che aveva annunciato la rinuncia di tutto il gruppo dei suoi consiglieri, Gerardo Degennaro, Giovanni Epifani, Filippo Caracciolo (tutti dell’area «malpancista» che fa capo a Emiliano e che spesso se ne impipa di Vendola), insieme a Dino Marino, Pino Romano, Donato Pentassuglia e l’ex assessore Mario Loizzo (che costano di più, perché già eletti nella precedente legislatura), pretendono il «maltolto».

Con loro una schiera di ex consiglieri Pd non più rieletti, da Pina Marmo a Sergio Povia all’oggi sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, ma c’è anche Luciano Mineo, che pure – da vicepresidente del Consiglio – aveva caldeggiato nel 2006 quel taglio alle indennità e appoggiato la scelta dell’allora presidente dell’Aula Pietro Pepe.

Che dire, poi, di Marco Barbieri?

L’ex assessore esterno, «defenestrato» dalla giunta Vendola nel rimpasto del luglio 2009, pretende il risarcimento, vista la mancata approvazione di una legge regionale (che avrebbe evitato pasticci).

E nella sua richiesta, c’è anche quella delle differenze sulla «diaria» spettante agli assessori eletti (lui, da tecnico, ha preso il 30% in meno). Sfoglia e sfoglia e trovi pure Vito Bonasora, l’ex segretario del Consiglio transitato dall’Idv al Pd e poi ai vendoliani, così come il comunista Mino Borraccino, tra gli ex 8 consiglieri che hanno fatto ricorso per la mancata rielezione con il premio di maggioranza.

Non rimediano una figura migliore i dipietristi: ha ritirato la domanda il capogruppo Orazio Schiavone, ma c’è il presidente di commissione Aurelio Gianfreda.

I socialisti?

Ecco la richiesta dei non più rieletti Franco Visaggio e Beppe Cioce.

Pino Lonigro, pure intenzionato, è stato bloccato sulla porta: aveva pure chiesto l’anticipo della liquidazione, com’è noto maturata già dopo 30 mesi per la legge sui vitalizi del 2004.

Infine, la «chicca»: mentre battagliava nell’Aula di Palazzo Madama per la richiesta di arresto della Procura, anche Alberto Tedesco – l’ex assessore alla sanità e oggi senatore più noto d’Italia – infilava nella buca la sua richiesta di arretrati.

Perché o vale per tutti o per nessuno.

In 29 dalle fila del centrodestra tra «trombati» e neo-senatori

Il ragionamento che fanno molti esponenti di centrodestra è chiaro: trattasi di diritto individuale riconosciuto dal parere della Consulta, dunque va applicato.
E se l’Avvocatura dice che l’unica possibilità è rivolgersi al Tar, ebbene ci rivolgeremo al Tar.

Diversi i consiglieri regionali (soprattutto gli ex) che non intendono – per ora – retrocedere dalla richiesta dei «rimborsini» per le indennità tagliate.
Le motivazioni sono molteplici: un consigliere spende tanto per l’esercizio dell’attività politica (nel suo collegio) e per quella legislativa (nella sede della Regione). Soprattutto, la Puglia sarebbe rimasta l’unica Regione in Italia nella quale le indennità – parametrate a quelle dei parlamentari e già decurtate dalle recenti norme nazionali – vengono tagliate autonomamente senza colpo ferire. Dal 2006, dicono, solo Puglia e Toscana hanno decurtato le indennità e in Toscana, appunto, il Tar ha dato ragione ai ricorrenti ripristinando le precedenti «buste paga».
A questo punto, delle due l’una: o si riducono in tutte le Regioni italiane o anche in Puglia è giusto che si torni indietro.

Diversi, nella fila del centrodestra, i consiglieri di lungo corso oggi finiti nelle Aule delle Camere. C’è il senatore Antonio Barba e l’ex assessore della giunta Fitto Michele Saccomanno.
Ma ci sono anche ex consiglieri regionali «silurati» dalle urne del 2010: l’ex capogruppo di An Roberto Ruocco – latore del contro-ricorso del Pdl sul caso degli 8 candidati di maggioranza esclusi dall’emiciclo di via Capruzzi – e l’ex presidente del consiglio regionale Giovanni Copertino, salito all’onore delle cronache nazionali per il vitalizio record di mezzo milione di euro maturato alla Regione.
E ancora, tra le fila del Pdl, il presidente della Provincia di Foggia Enrico Santaniello, che transitò nelle fila del Mpa di Lombardo insieme all’ex collega di banco Gigi Loperfido e a Simone Brizio, sospeso dalla carica nel 2008 perché condannato per corruzione.
Molti gli attuali consiglieri: il vicecapogruppo Pdl Massimo Cassano e il patron di «villa Menelao» Michele Boccardi (che pare abbia ritirato la domanda), Antonio Camporeale e Gianfranco Chiarelli, così come il coordinatore della Puglia prima di tutto Tato Greco e il suo capogruppo Francesco Damone.
Ma non rinuncia alla restituzione anche Luigi Caroppo, l’ex centrista passato con i fittiani che ha visto eleggere il figlio Andrea alle ultime regionali.

Sempre nel Pdl militano Giandiego Gatta, Roberto Marti e Domi Lanzillotta, alla loro prima legislatura: le loro domande sono state ritirate, ma il diritto com’è ovvio resta.
Ne ha alle spalle diverse, invece, Lucio Tarquinio ed erano già consiglieri nel 2006 Mario Vadrucci, Gianfranco Chiarelli e Ignazio Zullo.
Tra i neofiti dell’Aula, spunta il capogruppo dei «Pugliesi» Davide Bellomo, mentre tra i «trombati» delle ultime urne ci sono Donato Salinari, Giuseppe Marinotti e Nicola Tagliente.
Costerà poco al Bilancio della Regione il rimborso di Sergio Tedeschi, subentrato nel 2009 all’eurodeputato Silvestris e non rieletto lo scorso anno, così come pochi spiccioli (si fa per dire) andranno a Gianmario Zaccagnino, subentrato nel 2008 al deputato Cera nelle fila dell’Udc e poi transitato nei« Popolari» di Giovanardi.

Già, ma c’è anche il suo predecessore, il parlamentare dell’Udc – nonché neo-sindaco di San Marco in Lamis – Angelo Cera a tenere la bandierina dei centristi nella lista dei rimborsini.
Al suo fianco, l’ex consigliere Carlo Laurora e l’attuale presidente di commissione Giannicola De Leonardis, così come pretende risarcimento l’ex capogruppo del partito di Casini Antonio Scalera.
Militano in opposizione a Vendola anche Antonio Buccoliero, Nicola Canonico e Giacomo Olivieri, i tre dei «Moderati e Popolari», così come il finiano Gianmarco Surico, bandiera di Fli in Consiglio.
Lui la domanda l’ha ritirata. Per ora.

BEPI MARTELLOTTA da Gazzetta Mezzogiorno

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Ora la Puglia può ripartire

Pubblicato : giovedì, 4 agosto 2011

Il Piano per il Sud ha ora dei fondi per poter essere realizzato: 7,471 miliardi di euro. Con lo sblocco della delibera Cipe che rende disponibili parte dei fondi Fas per gli anni 2009-2013 e del relativo cofinanziamento nazionale, ora si possono realizzare 134 opere, “tutte immediatamente cantierabili”, spiega il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, al termine della riunione del Cipe, a palazzo Chigi.

Considerando i fondi privati per la tangenziale di Milano, in totale la dotazione messa in campo ieri è pari a 9 miliardi, che permette “di attivare un volume di investimenti di circa 30 miliardi di euro”, spiega una nota del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Calcolando anche i 4,9 miliardi del decreto Sviluppo, il governo “ha messo a disposizione circa 14 miliardi di investimenti che “daranno certamente un forte impulso allo sviluppo, alla crescita del Pil e quindi dell’occupazione, a riprova che il governo sta operando con determinazione per fronteggiare la peggiore congiuntura economico-finanziaria internazionale del dopoguerra”, aggiunge Matteoli.
Mentre il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo sottolinea che quello di ieri è un segnale preciso del governo: “la ripartenza dell’economia del Paese – afferma – passa necessariamente dalla ripresa del Sud d’Italia”.

In totale, agli interventi di valenza nazionale la delibera Cipe assegna 1,653 miliardi: 790 milioni alla ferrovia veloce Napoli-Bari; 406,5 alla strada statale Sassari-Olbia; 240 milioni alla ferrovia Salerno-Reggio Calabria; 217,1 milioni al completamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e 482 milioni alla linea ferroviaria Catania-Palermo.
Ci sono poi ulteriori assegnazioni per 5,817 miliardi di euro a favore di 128 infrastrutture di rilievo interregionali e regionali per strade, ferrovie, schemi idrici, porti e interporti, aree di insediamento produttivo e banda larga.

Alla Sicilia vanno 1,198 miliardi di euro, alla Campania 1,182 miliardi, alla Puglia 1,2 miliardi, alla Calabria 723,4 milioni di euro, alla Sardegna 666,9 milioni, al Molise 586,5 milioni di euro, alla Basilicata 418,6 milioni di euro.

E’ stato inoltre dato il via libera al progetto preliminare della Tav Torino-Lione; ai progetti definitivi della Tangenziale esterna di Milano (Tem) con 1,66 miliardi di investimento di capitale interamente privato; al collegamento ferroviario Orte-Falconara con la linea adriatica e alla variante alla strada Civitavecchia – Orte – Terni- Rieti.

I governatori del Sud festeggiano perché possono finalmente mettere qualche soldo per lo sviluppo locale e indicono una conferenza stampa con il loro “eroe”, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto.
E’ lui che, assieme al Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega Cipe, Gianfranco Miccichè, leader di Forza Sud, ha fatto pressing sul ministro dell’Economia Giulio Tremonti per allargare i cordoni della borsa e dare alle Regioni del Sud quanto era stato solo assegnato dall’Europa come aree sottoutilizzate.
Il ministro Fitto ringrazia tutti i presidenti di Regione per “il dialogo corretto di questi mesi di lavori”.
Spiega che, entro ottobre, il governo intende completare la fase di attuazione del Piano e “a fine agosto – osserva – saranno approvate altre delibere su altri settori”, dal momento che ieri sono state impegnate “il 50% delle risorse Fas disponibili”.
I presidenti di Regione ringraziano a loro volta il ministro, ognuno a modo proprio. “Dopo una girandola di annunci – ci tiene a precisare il presidente della Puglia, Nichi Vendola – e di risorse che poi vedevamo emigrare dal Sud al Nord, questa volta siamo di fronte al primo vero assegno che viene straccato per il Meridione”.
Una nota congiunta Fitto-Vendola, ricorda l’intesa siglata il 28 luglio per la programmazione del Fas pugliese: “A distanza di soli cinque giorni, la delibera Cipe costituisce la prima concreta attuazione di quell’accordo, che rappresenta un esempio insieme di buona politica e di buona amministrazione”, spiegano i due pugliesi.
“Al termine di un lungo, silenzioso e proficuo lavoro svolto con senso di leale collaborazione – continuano Fitto e Vendola – abbiamo selezionato un insieme di opere infrastrutturali di rilievo strategico nazionale e regionale per un valore di 1,2 miliardi di euro che possono essere fatte partire molto rapidamente con modalità attuative rese più celeri e certe nella tempistica, grazie al ricorso al contratto istituzionale di sviluppo.
Il lavoro sin qui svolto e la qualità della collaborazione – concludono – sono il migliore viatico per dare, a partire da fine agosto, attuazione alle altre priorità di intervento e per la firma dei contratti istituzionali di sviluppo che disciplineranno modalità e tempistica per l’avvio e la conclusione dei lavori”.
Una nota simile di Fitto e del presidente della Basilicata, Vito De Filippo, ricorda che i 418,6 milioni di euro stanziati per la Regione sono “un risultato importante in tempo di crisi perché apre a politiche di investimento e rafforzamento e incide su quella che è forse la maggiore debolezza della Basilicata, le infrastrutture di collegamento”, osserva il governatore lucano, che annuncia la possibilità di potersi collegare all’alta capacità.
da Gazzetta Mezzogiorno

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Delibera CIPE e risorse assegnate alla Puglia, Vendola e Fitto: esempio buona politica

Pubblicato : giovedì, 4 agosto 2011

“Il 28 luglio abbiamo sottoscritto un’Intesa istituzionale per la programmazione congiunta degli interventi finanziati con le risorse Fas assegnate alla Puglia.
A distanza di soli cinque giorni, la delibera assunta oggi dal CIPE costituisce la prima concreta attuazione di quell’accordo.
E’ un provvedimento che si concentra sugli interventi infrastrutturali ed è il frutto della collaborazione tra diversi livelli di governo per l’attuazione delle politiche di sviluppo e di coesione. Rappresenta un esempio, insieme, di buona politica e di buona amministrazione”.
E’ quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e il Ministro per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione territoriale, Raffaele Fitto.
“Al termine di un lungo, silenzioso e proficuo lavoro svolto con senso di leale collaborazione, – continuano Vendola e Fitto – abbiamo selezionato un insieme di opere infrastrutturali di rilievo strategico nazionale e regionale per un valore di 1,2 miliardi di euro che possono essere fatte partire molto rapidamente con modalità attuative rese più celeri e certe nella tempistica grazie al ricorso al contratto istituzionale di sviluppo.

Il lavoro sin qui svolto e la qualità della collaborazione – concludono – sono il migliore viatico per dare, a partire da fine agosto, attuazione alle altre priorità di intervento e per la firma dei contratti istituzionali di sviluppo che disciplineranno modalità e tempistica per l’avvio e la conclusione dei lavori”.
da Teleradioerre

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Vendola, Travaglio e l’affare San Raffaele

Pubblicato : giovedì, 4 agosto 2011

Marco Travaglio e Nichi Vendola. (Copyright: blog.panorama.it)

“FORSE la sanità pugliese, una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi: sbaglio o in Puglia il tempo di attesa medio per una mammografia o un esame cardiologico oscilla fra i due e i tre anni?”.

Feroce botta e risposta tra il vicedirettore de il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola sui 214 milioni di euro, dei quali 60 già versati, che i contribuenti pugliesi elargiranno alla Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, per realizzare l’omonimo ospedale a Taranto.

“Questa scelta io la intendo confermare”, aveva annunciato ieri Vendola in conferenza stampa. “La scelta che noi abbiamo fatto è quella di individuare l’Irccs (Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico) numero uno e l’università numero uno in Italia, ovvero il San Raffaele. Per Taranto vogliamo il meglio.”

Nonostante questo, il progetto del mega ospedale dotato di 580 posti letto, pagato con soldi pubblici ma di una gestione privata, ha prodotto, finora, un mare di critiche da parte di Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e buona parte del PD, critiche inasprite da un periodo in cui la Regione Puglia ha stabilito la chiusura di una ventina di ospedali ed il taglio di 2.200 posti letto.

“Oltretutto la Sua giunta, – rincara Travaglio – presidente Vendola, ha appena alzato l’aliquota dell’addizionale Irpef fino al tetto massimo per coprire il buco sanitario: non era meglio colmarlo con i 200 milioni destinati a don Verzé, invece di tassare un’altra volta i pugliesi?”

“Dico al Presidente Vendola che ammettere di sbagliare qualche volta non è peccato. Sul San Raffaele del Mediterraneo a Taranto Vendola sta prendendo un colossale abbaglio e farebbe bene a fermare la macchina mangiasoldi dell’istituto di Don Verzè.

Non è vero che il San Raffaele a Taranto è una struttura pubblica, è una struttura privata la cui gestione sarà mista a maggioranza pubblica attraverso l’utilizzo di una Fondazione di diritto privato. Una Fondazione che dovrebbe usare le risorse di quei privati che vorrebbero investire nella ricerca, e che invece utilizzerà risorse pubbliche anche quando ci saranno debiti da coprire, anzi soprattutto. Cioè il privato non rischia niente e la selezione del personale sarà meno trasparente. Assunzioni secondo l’appartenenza politica!”.

A dichiararlo, ogg,i è l’on. Pierfelice Zazzera, deputato dell’Italia dei Valori, il quale per primo denunciò in Puglia l’intreccio tra affari e sanità con il conflitto d’interessi dell’assessore regionale Alberto Tedesco.

“Don Verzé è un diavolo di prete e non è lui il mio riferimento spirituale né intendo fare affari con lui (anche perché io non faccio affari). Sto solo tentando di dare una grande chance a una città che ha troppo sofferto”, ha affermato Vendola in risposta alle critiche mosse da Travaglio.

Di contro Don Verzè aveva, invece, pubblicamente dichiarato che “Vendola è uno dei pochissimi politici italiani ad avere un fondo di santità“.

Di recente, come è noto, il Vice di don Verzè, Mario Cal, si è suicidato a seguito, si ipotizza, del mostruoso buco di bilancio riguardante la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. Si parla di almeno un miliardo di euro. Bruscolini, probabilmente, visto che si è preferito comunque avallare costruzione di un nuovo ospedale da 580 posti e decidere la chiusura di due vecchi ospedali da 680.

AGOSTINO DEL VECCHIO da Stato Quotidiano

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Infrastrutture, Cipe dà 1,1 mld alla Puglia e 500 mln alla Basilicata

Pubblicato : mercoledì, 3 agosto 2011

Il Cipe ha sbloccato risorse per 9 miliardi complessivi, che andranno alla realizzazione di opere infrastrutturali.
Lo annuncia il ministro per le infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, in una nota.
“Si tratta -spiega minisrto- di infrastrutture per complessivi 9 miliardi di euro circa, di cui oltre 7 miliardi a valere sui fondi Fas che finanziano il Piano per il Sud, le restanti risorse sono in buona parte fondi privati, è il caso della Tem (1,6 miliardi), e fondi Pon o previsti dalla legge Obiettivo”.
“Questi interventi – aggiunge Matteoli – daranno certamente un forte impulso allo sviluppo, alla crescita del Pil e quindi dell’occupazione, a riprova che il governo sta operando con determinazione per fronteggiare la peggiore congiuntura economico-finanziaria internazionale del dopoguerra”.
Le opere inserite nel Piano per il Sud sono tutte immediatamente cantierabili e interessano il Molise per circa 576 milioni di euro, la Campania per oltre 1,7 miliardi, la Puglia per 1,1 miliardi, la Basilicata per oltre 500 milioni, Calabria, Sardegna e Sicilia per circa 1 miliardo ciascuna.
Nella riunione, sotto la presidenza del premier, Silvio Berlusconi, sono stati anche approvati i progetti definitivi del primo lotto del collegamento ferroviario Orte-Falconara con la linea adriatica e dell’adeguamento della strada statale calabrese 534 come raccordo autostradale.

«Dopo una girandola di annunci – mette in chiaro Nichi Vendola, presidente della Puglia – e di risorse annunciate che poi vedevamo emigrare dal Sud al Nord, questa volta siamo di fronte al primo vero assegno che viene straccato per il meridione e finalmente portiamo a casa un salvadanaio significativo.
Per quello che mi riguarda si tratta di un miliardo e 200 milioni euro da usare per opere importantissime.
E’ l’inizio di un percorso virtuoso».

Un ringraziamento arriva dal presidente della Basilicata Vito de Filippo che annuncia la possibilità per la sua regione «di potersi agganciare alla linea dell’alta velocità», mentre il presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti sottolinea come il risultato raggiunto sia «frutto del gioco di squadra tra governo e regioni».
da Gazzetta Mezzogiorno

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Vendola : San Raffaele a Taranto si farà

Pubblicato : lunedì, 1 agosto 2011

E’ scontro Pd-Vendola
“Confermiamo le scelte di voler investire 200 milioni di euro nella più grande struttura pubblica del Mediterraneo, il San Raffaele del sud’’. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, a proposito del progetto di costruire a Taranto , tramite una società costituita dalla Regione con la fondazione di don Verzè, un nuovo ospedale che sostituisca due attuali nosocomi da smantellare.

Vendola ne ha parlato in una conferenza stampa fatta in conseguenza delle polemiche sorte intorno al progetto della Regione Puglia dopo la crisi economico-finanziaria della Fondazione San Raffaele. Per l’ospedale di Taranto la Regione Puglia ha già stanziato 60 milioni di euro.

“Per noi – ha aggiunto Vendola – non cambia il progetto, comunque vada. Anche nell’ipotesi, per noi remota, che falliscano la prima università d’Italia e il Primo Irccs d’Italia. Daremo 200 milioni per questa grande opera pubblica, ospedale che la città di Taranto merita”.

Per Nichi Vendola, leader di Sinistra, ecologia e libertà (Sel), “le disgrazie di Taranto sono lucro per il sistema sanitario del Nord’’.

Il presidente della Regione Puglia ha detto anche che “il bando per il progetto è pronto” ma si aspetta “l’interlocuzione con il San Raffaele per le garanzie che devono arrivare entro il 15 settembre”.

Per il nuovo ospedale – la cui costruzione sarebbe già dovuta cominciare da tempo – la Regione Puglia ha impegnato sinora 60 milioni di euro: la realizzazione della nuova struttura farebbe chiudere due ospedali tarantini, attualmente in funzione ma giudicati in cattive condizioni. Per la Regione Puglia, l’accordo prevede che l’opera sia pubblica (con soldi della Regione Puglia) e che col San Raffaele ci sia solo una “sperimentazione gestionale” per un triennio.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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Regione Puglia – Zullo, “rappresentanza di genere in Consiglio ? Demagogia”

Pubblicato : lunedì, 1 agosto 2011

“CHE siano guerrafondai lo si sapeva. Che oltre alla guerra contro Fitto, contro Tremonti, contro il Governo, contro Bersani, contro il Nord e oltre alle guerriglie tra loro oggi arrivano a profilare una guerra contro gli uomini non me l’aspettavo”. Così in una dichiarazione il consigliere regionale Ignazio Zullo (PdL).

“Oggi riscoprono la necessità delle donne in Consiglio Regionale ed in Giunta.

Ma chi o che cosa impediva a Vendola e al PD di inserire nelle loro liste elettorali le donne per due terzi dei candidati?

Lo prevede la Legge elettorale vigente. Vendola, da leader dello schieramento, ha allestito due liste ovvero SEL e Puglia per Vendola e ben avrebbe potuto inserire tra i candidati tante donne al punto da raggiungere i due terzi voluti dalla Legge.

Autorevoli esponenti del PD come Minervini, all’indomani delle elezioni, hanno affermato di provare un certo imbarazzo nel sedersi in Consiglio accanto agli imprenditori e allora perché hanno dato spazio agli imprenditori e non alle donne?
E, a proposito degli Assessori Esterni, Vendola ha affermato di preferire cento assessori esterni ad un assessore ladro come se per essere preferiti da Vendola non bisogna essere nel novero degli eletti.

Ma se i suoi Assessori Esterni sono i più in assoluto perché non li ha candidati?

Avrebbe qualificato la politica e la rappresentanza del popolo elettore anche perché, avendo a dire di Vendola gli assessori esterni qualcosa in più rispetto ai suoi consiglieri eletti, sarebbero stati certamente eletti con grande sollievo per le casse regionali e per le tasche dei pugliesi depauperate da aumenti di tasse e di benzina”.

“Basta con la demagogia, basta chiacchiere e poesie, serve senso di responsabilità. Vendola e compagni o amici o chiamiamoli come volete non possono prendere più in giro i pugliesi.

Le donne ben vengano ma all’interno di un meccanismo elettorale che sancisca l’elezione di chi prende un voto in più dell’altro in una democrazia meritocratica e fondata sulla libera espressione del voto.

Anche con l’attuale legge elettorale si sarebbe potuto e si può ottenere un Consiglio Regionale con i due terzi di rappresentanza femminile.

Come?

Facendo quello che non ha fatto Vendola e il PD: inserendo nelle liste elettorali le donne per i due terzi e gli uomini per un terzo”.

da Stato Quotidiano

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