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Nero di Troia è fatta avrà il marchio Doc

Pubblicato: giovedì, 3 febbraio 2011 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Il Nero di Troia ha vinto la sua battaglia: avrà la «Doc».

Dopo un lungo tira e molla fra il comitato promotore e la Regione, è arrivato finalmente il via libera da parte del Comitato regionale Vini, lo stesso che aveva bocciato qualche mese fa la proposta con una votazione molto contestata in Capitanata.

 Il vitigno autoctono della Daunia sarà di «origine controllata», potrà cioè fregiarsi di tutti quegli strumenti di autotutela riconosciuti ai grandi vini. Un’operazione commerciale, ma non sotanto: il comitato “Terre del Nero di Troia” nasce in Capitanata, ma si estende fino alla sesta provincia.

Non è dunque soltanto una battaglia di campanile, quella portata a termine con successo, ma di sistema perchè abbraccia due territori molto vasti che si riconoscono nella produzione di un vitigno storico anche se sottovalutato dai vignaioli del territorio d’origine.

Determinante, da questo punto di vista, il compromesso raggiunto con Castel del Monte, il consorzio di tutela finora unico utilizzatore della «doc» per il Nero.

La nuova denominazione di origine (si attende il via libera definitivo dal ministero dell’Agricoltura) si chiamerà “Doc Tavoliere Nero di Troia”, sarà espressione di 5mila produttori tra le province di Foggia e Bat. Il consorzio di tutela avrà «pari dignità» con quello di Castel del Monte.

 Una volta riconosciuto il consorzio dauno-ofantino, insieme i due consorzi di tutela andranno a costituire un altro marchio – detto anche “Doc ombrello” – sul modello del consorzio Terre d’Otranto.

La doc ombrello è come una coperta che andrà a coprire con la «Doc» tutti quei territori di origine del vitigno autoctono, come ad esempio Foggia, mai coinvolti in operazioni di valorizzazione.

I comuni coinvolti nella neonata Doc sono in tutto 13, nove in Capitanata (Foggia, Troia, Lucera, San Severo, Orta Nova, Carapelle, Ordona, Cerignola, Stornara); quattro nella Bat (Barletta, Trinitapoli, San Ferdinando, Margherita di Savoia).

«In questo modo - commenta Matteo Cuttano, presidente del comitato del Nero di Troia – rimetteremo anche in funzione tutti quei consorzi di tutela in Capitanata, penso ai Cinque reali siti, al Rosso di Orta Nova e al Rosso di Cerignola che finora funzionavano solo sulla carta. La Doc da San Severo a Barletta sarà la più grande nel Mezzogiorno».

 Tra i tratti caratteristici della nuova Doc vi è l’obbligo da parte dei produttori di produrre Nero con una concentrazione al 98%.
«I nostri vini avranno la patente di autenticità – aggiunge orgoglioso Cuttano – finora non l’ha fatto nessuno: voglio solo ricordare che Castel del Monte è un cocktail fra uve di Troia, Negramaro e altri vitigni».

L’oggetto del contendere fra i produttori delle due aree verteva proprio sull’attribuzione di un prezzo maggiore delle uve in virtù della Doc. «Il riconoscimento assegna oneri e onori – ammette Cuttano – la Doc riduce le rese e obbliga al disciplinare: per i vignaioli significa maggiori costi di produzione. Per fortuna c’è il rovescio della madaglia con i guadagni dalla vendita delle bottiglie di gran lunga superiori a quelli attuali» .
Facciamo qualche esempio: oggi una bottiglia di Nero di Troia può costare anche 2 euro sugli scaffali dei supermercati. E domani? «Quel vino venduto a 2 euro è un “Igt” (identificazione geografica tipica: ndr) cioè non fissa la percentuale di vitigno autoctono.
Domani il prezzo di una buona bottiglia di Nero non potrà discostarsi dai 10 euro, la riserva costerà anche un po’ di più.
Puntiamo però molto sugli accordi con la grande distribuzione organizzata che potrà commercializzare il prodotto a prezzi molto più accessibili».
[m.lev.] da La Gazzetta del Mezzogiorno

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