FOCUS: LA CRIMINALITA’ IN CAPITANATA 2011
La situazione in città
Sono stati otto i morti ammazzati a Foggia dall’inizio del 2011. Una scia di sangue così lunga che rappresenta un vero e proprio record per il capoluogo dauno in soli sei mesi.
Quattro sono state le esecuzioni di matrice mafiosa.
Il primo episodio è datato 5 gennaio, quando Giuseppe Genzani, giovane sorvegliato speciale, muore dopo essere stato colpito alla gola da un proiettile partito dalla pistola di un ragazzo che era con lui a bordo di un motorino, non ancora identificato.
Il 20 febbraio viene ferito mortalmente il 22enne Francesco Cannone dopo un banale litigio con altri ragazzi in un locale del centro storico, poco più di un mese dopo, il 22 marzo, Gianluca Tizzani viene ammazzato da due giovani pusher per un debito di droga di 300 euro.
Il 13 aprile Foggia viene scossa prima dall’omicidio di Leonardo Soccio, 20 anni, che viene freddato dinanzi la sua abitazione in via Lucera, e qualche ora vengono scoperti i cadaveri scarnificati di due senzatetto rumeni in un vagone merci.
Appena due giorni dopo Simone Venuti, 49 anni, viene ucciso con diversi colpi di pistola dal figlio durante un violento litigio familiare, pr arrivare allo scorso 24 giugno con l’omicidio eccellente del boss Michele Mansueto, già a capo di uno dei clan malavitosi di Foggia.
La situazione in provincia
Il numero dei fatti di sangue, che a Foggia conta un triste primato, aumenta se si prende in considerazione l’intera provincia.
Il 2011 è iniziato con un dramma della gelosia.
A Cerignola, il 2 gennaio, Anna Maria Curci di 50 anni, perde la vita; un coltello da cucina le è stato conficcato più volte nel petto da Rosario Lupo, 55enne reo-confesso con il quale la donna aveva avuto una tormentata relazione durata circa 10 anni.
Resta ancora avvolta nel mistero, invece, la fine della giovane prostituta rumena, Anamaria Ferariu, di 23 anni, il cui corpo senza vita è stato ritrovato nelle campagne tra Manfredonia e Zapponeta lo scorso 26 marzo.
Sul corpo seminudo, abbandonato in una canale irriguo in località “Sciale”, le ferite inferte con un’arma da taglio.
Meno di 24 ore e un’arma impropria – un pugno – miete un’altra vita, quella di Antonio Palmieri, 55enne di San Nicandro Garganico, a causa di un mazzetto di asparagi non pagato.
Ad ucciderlo, il 26enne Pietro Di Areste, accusato di omicidio preterintenzionale.
Poi c’è la disperazione di un marito dinanzi ad un male inarrestabile: lo scorso 2 giugno, a Manfredonia, Filippo Trotta di 78 anni, uccide soffocando la moglie 73enne, Maria Gelsomino, da tempo affetta da alzheimer.
Ma il dolore è troppo grande e lui stesso si toglie la vita, recidendo le vene dei polsi.
da Il Grecale
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