‘Interruzione di una gravidanza o aborto?’ Tanti modi per comunicare con un codice linguistico - Quanto incide la parola sugli atteggiamenti etici e sociali (9/05/2008)
tentazione e valore della vita - Pare che una delle ultime lezioni ‘ vincenti’, in sede di dibattico eticopolitico o religioso sia oggi il mito della “argomentazione”, internamente all’altro e più generale paradigma della “comunicazione”. Ad esempio, in sede bioetica, può accadere di sentire le seguenti affermazioni: “Io sono stufo di sentire ‘La vita è sacra’ o ‘La vita è scolpita per sempre nel cuore dell’uomo’”, perché queste sarebbero pure petizioni di principio, destinate a lasciare le cose come stanno sul piano della realtà, e non si convicerebbero i diversamente opinanti circa il “valore” della vita. Dunque, occorrerebbe semmai riscoprire il valore della “argomentazione”. E sia. Ma, allora, se è importante ( come in effetti lo è ) l’ argomentazione, gli stessi intellettuali, sacerdoti, bioeticisti critici e dissenzienti dovrebbero spiegare perché ( come strategia del dialogo e paradigma culturale di riferimento ) non si corregge almeno il linguaggio adottato nella Legge 194, là dove non si parla di “aborto” ma di “interruzione volontaria della gravidanza”; e non si cita mai la “madre” o il “figlio”, bensì sempre e solo asetticamente la gestante o il feto, così da far dileguare l’ idea prima e l’ esistenza stessa poi di un rapporto umano, del vincolo affettivo tra due persone in stretta correlazione tra di loro. Nel merito, si mantega pure la Legge 194 o se ne rafforzino le guarentigie e le forme di assistenza e prevenzione. Ma sul piano culturale, cioè appunto della comunicazione ( Ernst Cassirer diceva “l’ uomo animal symbolicum ), si può rivedere il codice linguistico che alla lunga finisce per incidere sugli atteggiamenti etici e sulla più generale visione del mondo, così veicolata. Certo, la teoria dell’ argomentazione o il trattato dell’ argomentazione hanno in filosofia una lunga storia, dalle Con-futazioni sofistiche di Aristotele al volume einaudiano di Perelman e Olbrechts-Tyteca. Ma, arrivati alle conclusioni della procedura argomentativi, rimane e rimarrè sempre il rapporto al valore, al contenuto o problema di riferimento nel contesto della discussione. Come nella ipotesi del cosiddetto “pensiero debole”, quando si diradano le cortine fumogene della argomentazione e si assottiglia il livello di “semiosi illimitata”, lasciata libero il campo da ogni superfetazione linguistica ( avrebbe detto il Raggianti ), rimane possibile ancora lo sguardo sul valore primario della libertà e dignità e bellezza della persona umana ( Kant, Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime del 1763 ). *** L’ argomentazione e il sofisma - A coronamento della nostra riflessione, illuminante appare la pagina del teorema Raffaello Franchini, tratta dal volume Il sofisma e la libertà ( Napoli 1971, pp. 12-13 ): “In questo senso noi crediamo di respingere la credenza secondo cui esistono argomenti più o meno validi per persuadere. V’ è a tal proposito un esempio, addotto dal Perelman ( il già ricordato teorico dell’ argomentazione), che può essere illuminante per la tesi da noi sostenuta. Eccolo: ‘ Un caso comico di applicazione della ritorsione, adatto anche a suggerire la possibilità di evitarla, è fornito dalla storiella del poliziotto, il quale in un teatro di provincia, mentre il pubblico si prepara a cantare la Marsigliese, sale sul palcoscenico per annunciare che è proibito tutto quanto non figura sul manifesto. ‘ E lei, interrompe uno degli spettatori, è sul manifesto?’ In quest’ esempio il poliziotto contravviene a un principio che egli pone, mentre, nel caso della ritorsione, si presuppone un principio che si respinge, ma la struttura dell’ argomento è la stessa’. L’ esempio, per quanto a prima vista convincente, per fare ancora uso di una distinzione cara al Perelman stesso, non è che persuasivo e fornisce se mai un argomento proprio contro il valore intrinseco dell’ argomentazione. In realtà, infatti, quello che conta è il rapporto di forza che sta dietro l’ argomentazione. In un regime di libertà l’ obiezione del cittadino potrebbe forse smontare il poliziotto e indurlo a cadere: ma in un regime dittatoriale o comunque totalitario il poliziotto non si sentirebbe minimamente toccato dall’ argomentazione e risponderebbe con frasi di minaccia o di arrogante sarcasmo, procedendo immediatamente ad arresti intimidatori e indiscriminati o allo sgombero della sala. E in tal caso si può esser sicuri che gli spettatori non solo non oserebbero replicare, ma si sentirebbero perfettamente ‘ persuasi ‘, specie se si trattasse di un regime in cui l’ argomentazione sofistica fosse largamente praticata dagli organismi di massa e dai gruppi organizzati. La verità è che la teoria dell’ argomentazione non è l’ argomentazione e che un argomento debolissimo può diventare solidissimo se sorretto dalla forza, o meglio se imposto con la violenza, o magari, accettato dai pavidi come ar-gomento che per la sua natura è di quelli che potrebbero piacere ai violenti”.
G.B. da quotidianopuglia.it