Non ballerini che vogliono ballare, ma ballerini che non possono non danzare. C’è tutto l’amore per la danza nelle parole del coreografo Mauro Astolfi, fondatore della Spellbound Dance Company, che saranno in scena al Teatro Mercadante di Cerignola.

Preparatevi a settanta minuti di poesia e armonia disegnate da ipercorpi in movimento pronti a raccontarvi, qualche giorno dopo l’ormai sopraggiunta primavera, il ciclico alternarsi delle stagioni nella comunione naturale e rispettosa per tutta la natura e nell’armonica composizione dell’uomo con il mondo circostante.

Con la leggiadria e la vivacità della vita che rinasce, ritorna in terra di Capitanata, a Cerignola per la precisione, l’eclettica Spellbound Dance Company, fondata e diretta da un innovatore e filosofo dell’arte in movimento, uno dei più grandi personaggi della danza contemporanea: Mauro Astolfi.

Preparatevi, dunque, ad entrare nel suo magico mondo. La sua arte, infatti, irrompe senza filtri e schemi, per andare a risvegliare l’entusiasmo e l’attenzione di un pubblico talvolta disabituato e, forse, anche intimorito al pensiero di emozionarsi alla vista di un corpo in movimento.

La Spellbound Dance sarà, infatti, sabato 27 marzo, a Cerignola, presso il Teatro Comunale Mercadante (piazza Matteotti) per presentare lo spettacolo Le Quattro Stagioni, realizzato e diretto da Mauro Astolfi (costo del biglietto: 18 euro per la platea, 13 per la galleria, 10 per il ridotto; apertura porte alle 20.30, sipario alle 21.00): nove ipercorporei ballerini si muoveranno sulle musiche di Antonio Vivaldi e sulle musiche originali di Luca Salvadori, interpretando quella visione fuggevole e intensa del mondo, quel rituale magico primordiale, quell’evento che si immagina e si cerca di imitare per, infine, cercare di impossessarsi del suo spirito, attraverso una natura che è all’interno del genere umano.

La prestigiosa compagnia di danza, fondata nel 1994, è stata caratterizzata sin dall´inizio da una forte spinta alla ricerca coreografica e alla commistione di generi, per rafforzare il valore comunicativo della danza, lasciando spazio alla trasposizione creativa, attraverso lo sconfinamento in mondi contaminati e misti, dove musica, danza, acrobazie e tecniche multimediali dialogano con soluzioni sempre diverse.

Viveur ha incontrato un apparentemente schivo (ma, in realtà, disponibilissimo) Mauro Astolfi, all’uscita dalla sala prove, per un´intervista che ha rivelato l’impareggiabile coerenza intellettuale sorretta dalla grande umiltà di un grandissimo nome della danza italiana e internazionale.

Cosa rappresenta per lei la danza, in particolare la danza contemporanea?
“È difficile definire in breve e in un solo concetto la danza contemporanea. Al di là delle innumerevoli definizioni date in passato, secondo me la danza contemporanea esprime tutti gli aspetti del vivere quotidiano, è un’interpretazione di movimento che segue il tempo che stiamo vivendo, al di là di ogni scuola di pensiero. È stata una danza concepita, inizialmente, nei primi anni del Novecento, a partire dalla destrutturazione del balletto classico. Secondo una felice definizione di Martha Graham è una danza “che accade nel momento in cui si sta parlando”. È, infine, un linguaggio, una pulsione, un’idea di un coreografo, di un ballerino, di un gruppo, di una compagnia”.

Cosa rappresenta la sua danza e quale messaggio vuole comunicare con essa?
“È molto rischioso riuscire a rispondere a questa e alla domanda precedente senza incorrere in una risposta riduttiva. Il suo messaggio è comunicare ciò che dice in quel momento. Dal mio punto di vista, per certi versi è un linguaggio più auten
tico di quello comunicato dalle parole
che molto spesso esprimono ciò che non pensano; non è così per il movimento che per sua stessa definizione e natura non può che essere autentico. Sono sempre stato affascinato dal corpo e dal movimento e dal potenziale espressivo di entrambi. Non è detto che l’idea di un coreografo o di un ballerino debba e possa essere necessariamente compresa con efficacia dagli spettatori: ciò che conta è l’impatto che ha, se piace, ciò che suscita, muove e solleva”.

Parliamo dello spettacolo che presenterà al Teatro Mercadante di Cerignola, Le Quattro Stagioni. Qual è il suo significato?
“La musica dello spettacolo è costituita in parte dalle musiche di Vivaldi, in parte dalle musiche originali di Luca Salvadori con cui collaboro da molto tempo. La finalità di Vivaldi era quello di rappresentare
il cambiamento delle persone al cambiare
delle stagioni: è partito da questo, osservare l’atteggiamento umorale e psicologico al variare delle stagioni. I danzatori hanno lavorato su questo messaggio, scavando dentro e indagando gli effetti psicologici e fisici del mutare delle stagioni sul loro stesso corpo di ballerini. Questa indagine interiore è stata valorizzata dalle immagini multimediali che compongono lo spettacolo”.

Quali requisiti devono avere i ballerini per lavorare con lei?
“I ballerini devono partire dalla danza classica e devono avere requisiti fisici imprescindibili, senza eccessive esasperazioni. Le persone che cerco sono quelle che hanno scelto la danza e non la portano avanti passivamente, semplicemente perché l’hanno cominciata da piccoli, ad esempio. Per dirla citando William Forsythe
(famosissimo ballerino e coreografo sta
tunitense), “non cerco ballerini che vogliono ballare, ma ballerini che non possono non danzare”.

Il danzatore fa una scelta non solo fisica e professionale, ma anche intellettuale e morale, scegliendo alcuni tipi di danza piuttosto che altri, rinunciando ad alcune strade e percorrendone altre, indipendentemente dal guadagno o dalla scelta professionale. Se un danzatore ha questi requisiti ed è caparbio, in qualche modo prima o poi riuscirà a raggiungere il suo obiettivo”.

Mi parli della sua insolita esperienza vissuta ad Amici di Maria de Filippi.“
La danza non ha niente a che fare con la televisione. Ha la sua casa in teatro e molte volte in tv viene volgarizzata, perché la televisione ha altre regole, altre richieste, altri bisogni. Avevo accettato di presenziare ad Amici per portare a un pubblico più esteso la danza contemporanea, ma ciò che mi è stato richiesto era ben altro che la danza e la vicenda ha avuto esiti del tutto diversi da quelli da me immaginati in partenza.

Trovo molto diseducativa per i giovani l’idea di danza che viene portata e presentata in televisione da alcuni miei colleghi e a cui si abitua il pubblico, che rappresenta quest´arte per il 5%”.

Quali sono i suoi progetti futuri?“A breve ci sarà il debutto di una compagnia ungherese, la Szegedi Kortárs Balett, su un mio lavoro costruito sulle musiche di Beethoven; inoltre, comincerà presto una tournée internazionale della Spellbound Dance Company che porterà per il mondo i Carmina Burana e Le Quattro stagioni.

Ci sarà, inoltre, la partecipazione al Maggio Musicale Fiorentino, la prestigiosa manifestazione artistica di opere liriche, concerti, balletti e spettacoli di prosa fondata nel 1933 a Firenze; infine, debutto il 19 giugno 2010 con I Promessi Sposi, per la regia di Michele Guardì e le musiche e gli arrangiamenti di Pippo Flora”.

Quali sono i suoi modelli ispiratori e come avviene la scelta dei soggetti e delle musiche?“Sarebbe riduttivo citare i numerosi maestri della danza che hanno funto da modello. La coreografia nasce da tutto perché l’ispirazione non ha canali: può partire dalla musica, da un movimento, da un film o da una lattina di Coca Cola che rotola lungo la strada. L’importante è avere ballerini bravi e in questo mi ritengo davvero fortunato”.

Può darci un giudizio sulla situazione attuale della danza e della professione di ballerino?“La professione di ballerino in Italia è una delle più tristi e amare, perché non c’è mercato, richiesta o possibilità. Ma in questo momento la danza è in crisi ormai dovunque, tranne che in poche isole felici come l’Olanda e la Germania. Non c’è un grande interesse attualmente per la danza. La gente va a teatro per l’opera lirica o per il teatro, difficilmente per la danza: ciò crea un circolo vizioso nel quale la gente ha sempre meno la possibilità di vedere la danza, sempre meno c’è richiesta e sempre meno il pubblico è interessata o la cerca, in quanto non la conosce”.
i: 0885.417347; www.spellboundance.com
Alessandra De Stefano da Viveur.it