Giusto o non giusto che il 5 in condotta decida il destino dei nostri giovani?... - La lettera di Ida Sorrentino/Il nobile compito di insegnare ai ragazzi che sono il futuro anche del nostro Paese (14/03/2010)
Caro direttore, giusto o non giusto che, il “5” in condotta, decida sul destino di chi, varcando la soglia di una scuola si appresta ad apprendere avviandosi verso coloro che, in quanto docenti, avrebbero (anche se il condizionale non è del tutto appropriato) il nobile compito di insegnare, badando soprattutto alla formazione dei giovani che costituiscono il futuro della nostra Italia?
Si è molto discusso e si è giunti alla conclusione che noi tutti conosciamo. In discussione, questa volta, sono stati gli studenti cioè quella parte dell’umanità ancora in formazione e che, in quanto tali, esigono la massima attenzione anche perché, come tutti sanno, la scuola attraverso un periodo di grosse difficoltà che potrebbero esser causa di problemi ancor più gravi di quanto qualcuno, erroneamente, pare che non se ne renda conto, tralasciando, sorvolando, arrancando, nascondendo il capo sotto la sabbia, provocando grosse lacerazioni nel campo della cultura senza la quale, un popolo, perde la libertà e si avvia tristemente verso ogni forma di schiavitù sociale, morale ed economica.
Ed ora, eccoci difronte ad un altro grosso problema al quale ogni cittadino è chiamato per esprimere quanto gli è stato propinato attraverso ogni forma di informazione, credendo in ciò che gli è stato promesso, fidando nella buona fede di rappresentanti scelti accuratamente (!) per la propria onestà, preparazione, dedizione, disponibilità, buone intenzioni per migliorare le sorti della nostra intera nazione.
Questo, il quadro ideale che dovrebbe precedere il momento fatale, consapevoli però, di quel che ci viene richiesto, pronti e convinti di ciò che abbiamo ascoltato, pervasi da una profonda credibilità nelle persone che ci hanno conquistato, attraverso i loro discorsi, affascinati dalla serietà dei loro comportamenti, delle loro intenzioni, dalla coerenza che scaturisce dalla correttezza delle loro persone… e, all’improvviso mi sveglio, interrompendo un sogno che mi rasserenava, durante le ore della notte ed eccomi di nuovo qui, nella dura realtà, alle prime ore del mattino pronta ad iniziare un nuovo giorno dopo aver compiuto il mio gesto di sempre: il segno della Croce, quella croce su cui un Uomo giusto sacrificò se stesso per l’umanità intera.
Mi avvio, come un rito, verso la porta d’ingresso della mia casa, la apro appena, quello spazio necessario per sfilare dalla parte opposta, quel pacco di quotidiani che il mio bravo giornalaio Enzo, più mattiniero di me, ha già provveduto a farmi puntualmente pervenire. Dopo un buon caffè, ritorno sul letto e comincio, come da sempre, la mia giornata sfogliando le pagine dei tre quotidiani da me scelti, quelli che il mio Franco preferiva anche se il paragone, ripensando al tempo che fu, è simile ai miei anni di oggi dinanzi alla giovinezza perduta…
Un titolo in prima pagina, a grossi caratteri, spicca su tutti: “Ora basta, votiamo!” è quasi un grido di liberazione come quando, perdendo i limiti della sopportazione, facendoci sorprendere dalla rabbia, lasciandoci scivolare ogni forma di educazione che pensavamo non addebitarci mai, ci lasciamo persino sopraffare dal parlare comune che, anche se colorito, è l’unico che riesce a rendere esattamente il contenuto delle sofferenze, anzi, delle violenze alle quali i noti personaggi del Governo ci sottopongono giorno dopo giorno e, diciamolo pure tristemente, da ogni parte. Eravamo, un tempo, abituati ad affrontare altri personaggi. Ricordo che, presidente della Provincia,
Franco colloquiava con l’opposizione in perfetto confronto e posso testimoniarlo perché ero sempre lì, in quella sala consiliare, nascosta fra il pubblico. Mai invadenza la mia, ma partecipazione assidua, sempre. E cosa ne sarebbe stato di me, oggi, se non mi avesse accompagnato, sempre, quella sete di conoscenza, quella necessità di sentirmi degna del dono della vita; cosa ne sarebbe stato di me se avessi rinunciato, per le stupide ovvietà, alla conoscenza, alla capacità di ascoltare, di apprendere, di nulla tralasciare per potermi sentire degna di essere donna, vale a dire compagna di colui che il Signore mi aveva posto accanto? Seguirò anche questa volta uno dei suoi insegnamenti: il dovere al voto.
Ma, credetemi, nel chiuso della cabina, difronte a quel foglio su cui marcare la mia coscienza di cittadina, alla mia veneranda età quando tutto dovrebbe esser chiaro, io confesso di trovarmi nella più grande confusione e vi assicuro che, almeno finora, il mio cervello funziona perfettamente nonostante qualcuno possa pensarla anche diversamente. Guai se così non fosse!
E chi ha mai desiderato, infatti, in casa Sorrentino, l’unanimità? Franco inorridiva difronte a simile eventualità. Come coloro che si dichiarano “amici di tutti”. Inorridite, persone care. Sono, costoro, soltanto dei venduti, privi di ogni dignità, di ogni dirittura morale. Sono, essi, servi degli altri perché servi di se stessi.
Osservateli: sono sempre in gruppo: partendo dal condominio delle vostre case, sono sempre spalleggiati da figli, generi, nuore, consuoceri, pur di non essere “individui”, incapaci di esprimere le proprie idee, incapaci di un confronto perché le loro idee sono confuse anche se, in fondo, per nostra fortuna, di idee ne hanno ben poche.
E costoro voteranno! Eccolo qui, il vero pericolo! E passi per il condominio, ma… per le sorti della nostra patria, che Iddio volga uno sguardo in più sulla nostra sconvolta Italia.
Ida Sorrentino da quotidianopuglia.it
link
FOGGIA – Maltempo, isolata per frana Celle S. Vito ancora chiusa la tratta Foggia-Benevento - Molti disagi nel Subappennino, rientrano le esondazioni sul Gargano (14/03/2010)
Il maltempo colpisce duramente la provincia di Foggia. Forti precipitazioni hanno provocato pesanti disagi alla circolazione stradale, soprattutto per raggiungere le località del Subappennino Dauno. Celle San Vito, il più piccolo comune della Puglia, con appena 200 abitanti, è isolato a causa di una frana. Massi e detriti hanno invaso la carreggiata della strada provinciale 126 che da Faeto conduce proprio a Celle. Il traffico è stato deviato sulla strada comunale di San Vito che costeggia il complesso turistico San Leonardo.
Il sindaco della località foggiana, Palma Maria Giannini, ha scritto una lettera di protesta al prefetto, al presidente della provincia e al procuratore capo di Lucera: “Sono costretta – scrive Giannini – a manifestare tutto il mio dissenso, misto ad amarezza, nel leggere l’ordinanza di chiusura della strada provinciale 126. Non discuto sull’opportunità di interrompere la strada, visto l’aggravarsi della frana, ma non posso non tacere la mia contrarietà sul modo di comunicazione della medesima e sulla lentezza con la quale si procede ad intervenire sul tratto che, ormai da anni, versa in queste condizioni”.
Oltre ai problemi riguardanti la circolazione stradale ci sono ancora da registrare quelli relativi a quella ferroviaria. E’ ancora chiusa, per ragioni di sicurezza, la tratta che da Benevento porta a Foggia. Una pessima notizia, visto che Rfi ha annunciato che il tratto potrebbe rimanere inagibile a tempo indeterminato. Sono infatti due mesi che persiste questo pericolo e il maltempo di queste settimane ha solamente peggiorato la situazione.
Sul Gargano invece si va verso un miglioramento, dopo gli allagamenti dei giorni scorsi a causa dell’esondazione di due canali. Ieri ci sono stati i controlli dei tecnici dell’amministrazione comunale per verificare l’agibilità delle case evacuate. I danni complessivi per l’agricoltura ammontano però a 10 milioni di euro. La stima è del presidente Cia Puglia, Antonio Barile: “E’ indispensabile - ha detto -dichiarare subito lo stato di calamità naturale e sospendere tutti i pagamenti fiscali, i contributi previdenziali e le cambiali agrarie e prevedere la proroga dei mutui”.
Per quanto riguarda le previsioni del tempo oggi ci saranno precipitazioni sparse con, nelle ore pomeridiane, decisi rasserenamenti su tutto il Sud. Domani invece qualche annuvolamento ci potrà essere durante zone interne appenniniche, con possibilità di brevi rovesci. Le temperature saranno in diminuzione per quanto riguarda i valori minimi.
Nicola Andrisani da quotidianopuglia.it
link
Più che meritato ma sempre bidone è (14/03/2010)
Presentando la Banca del Sud, il ministro Tremonti ha pronunciato una frase (“Al Sud sono stati dati troppi bidoni e questa operazione la vogliano fare seriamente e con impegno”), che è già diventata da libri di storia, nonostante il “prima vedere, poi credere”. Ma, leggendo le sue interviste e quelle del pugliese Augusto Dell’Erba, da lui nominato presidente del comitato promotore, è inevitabile il timore che la Banca del Sud possa trasformarsi in un altro bidone per il Meridione.
Sarebbe inflitto al sistema bancario meridionale e delle Popolari pugliesi in particolare, dopo le espansioni in altre regioni. E sarebbe anche più che meritato, perché a determinare, di fatto, l’invenzione di Tremonti sono stati loro, con un minimo di logica. Se avessero funzionato effettivamente a vantaggio del territorio e non esclusivamente ed interminabilmente a vantaggio loro (sono le sole imprese che non abbiano mai chiuso bilanci in rosso, neppure quando sono state costrette alle fusioni), Tremonti non sarebbe mai stato folgorato, sei anni fa dall’idea, sempre piuttosto padana, di inventare la “Banca che il Sud non ha mai avuto”.
Ma, pur potendo essere un bidone più che meritato, sempre bidone è, da aggiungere ai “troppi” di cui parla per la prima volta, in 150 anni di Italia più disunita che unita, un ministro di Repubblica e Monarchia. Le interviste sono chiarissime sui vantaggi che la Banca neonata avrà e che al sistema bancario meridionale e pugliese ovviamente mancheranno. Al solito, per indicare da quali dichiarazioni derivino le nostre opinioni, ecco che cosa dice Tremonti: “E’ impossibile che sia un carrozzone, perché non è pubblica. Deve stare sul territorio, dove ci sono piccole e medie imprese.
E’ una cosa seria. Poi potranno nascere altre banche di credito cooperativo o di altro tipo se accetteranno questo schema”. Se potranno nascere altre banche, che ne sarà delle nostre, anche se, ripetiamolo a tormentone, meritano questo ed altro? E, se è una cosa seria, restando pur sempre da verificare, lo sarà per imprese e famiglie o solo per se stessa, visto che anche la Banca del Sud di tutto potrà soffrire meno che di filantropia per i clienti? Dice inoltre Tremonti, orgogliosamente: “Non c’è mai stato un governo che ha fatto una banca e una fiscalità per il Sud”.
E siccome è incredibilmente vero, i dubbi che possa trattarsi di un bidone per le nostre banche (pur meritandolo, sono comunque un pezzo del Sud) aumentano invece di diminuire, anche perché, proprio sulla fiscalità di vantaggio, a Tremonti non sembra vero di spiegare: “La Banca del Sud potrà emettere titoli di scopo a medio e lungo termine per canalizzare le risorse nel Sud con una aliquota agevolata del 5% sugli interessi per gli investitori”.
Con questo vantaggio fiscale, indiscutibile (e provvidenziale per il Sud) e con la possibilità di premiarlo col 5% di tasse in meno, quanto del risparmio ora depositato nelle nostre banche passerà dall’altra parte? Come se il sistema bancario meridionale e pugliese non esistesse, Tremonti aggiunge: “Per noi sviluppo vuol dire territorio e non esiste sviluppo senza banche. L’economia non è una variabile indipendente dal credito.
Se guardiamo alla cartina geografica dell’Europa, il Sud, con 20 milioni di abitanti, è l’unica regione che non ha una sua banca autoctona, ma che ha enormi problemi economici. Non c’è bisogno di essere un economista per chiedersi se c’è una simmetria, un legame, un meccanismo perverso per cui non c’è sviluppo se non ci sono banche autoctone. Forse un legame c’è”. Il “che ne sarà delle nostre banche, meridionali e pugliesi?” (non hanno, fra l’altro, neppure uno straccio di giornale che le difenda), è giustificato da un’altra dichiarazione del ministro, tutta dedicata a loro.
“Il Sud ha avuto grandissime banche e le ha perse. Oggi ci sono banche nel Sud - dice sempre Tremonti - ma non sono del Sud. Può cominciare un nuovo cammino. E dopo tanti anni, penso che sia una cosa straordinaria, anche personalmente. Tanto che ho detto che quando ci saranno gli sportelli con il logo della Banca del Mezzogiorno, una mattina mi presenterò davanti agli istituti e farò un deposito.
E’ il posto giusto dove mettere i soldi. Ma poi, non bisogna dimenticare l’altro pilastro del nostro progetto che è la fiscalità di vantaggio”. Tremonti dà già, sostanzialmente, per inesistente il sistema bancario o prossimo ad esserlo. D’altra parte, la rete delle banche di credito cooperativo e gli uffici postali sono più territoriali di quanto si sia sinora visto nella raccolta del risparmio e nell’erogazione del credito.
Il pericolo è già iniziato, dunque, soprattutto per le Popolari: fra l’altro non hanno voluto fondersi, come raccomandava Bankitalia. Ma, ripetiamo, lo meritano anche perché, pur incombendo il pericolo, continuano a ballare sul Titanic, erogando il credito agli amici degli amici, i soli che riescano ad averlo, pur essendo in sofferenza, come tutti gli altri, imprenditori e famiglie, in anni di crisi.
GIS. da quotidianopuglia.it
link
Chi vuole far ‘impazzire’ e spopolare il Sud? (14/03/2010)
La follia ha molte facce. Al Sud, quelle prevalenti sono due: la follia reale, inevitabile, patologica e un’altra più sottile e meno avvertibile: quella posticcia, finta. Se per la prima forma ci sono le terapie, da quando la legge-Basaglia (grande conquista di Psichiatria democratica) dichiarò che non esisteva, così, di punto in bianco e che il matto andava rientrodotto nell’habitat naturale, che non lo voleva, per la seconda ancora non si sa come fare. Perché si tratta di una patologia “sociale” e, in quanto tale, non facilmente diagnosticabile.
Anzi, i suoi sintomi si sovrappongono e talvolta coincidono curiosamente con tante altre paranoie offerte - non c’è che l’ imbarazzo della scelta - dalla modernità. Questo tipo di follia è molto diffuso, ed è trasversale al tessuto sociale. Poiché è una forma di pazzia a cui tanti, troppi, nel Mezzogiorno, sono costretti, per avere un tetto sulla testa e qualcosa di caldo nel piatto.
E’ indotta, quasi una forma di aspirazione sociale collettiva, anche, o soprattutto, ai tempi della recessione globale che durano dalla fine del 2008, l’epoca delle “bolle” e dei “derivati”, ricchezze polverizzate senza che alcuno pagasse pegno. Estrema ratio per sopravvivere degli incapienti. La pensione sociale è considerata un privilegio, e quindi tutti gli espedienti per averla normali, etici.
Nessun moralismo da parte nostra: si tratta, stringi stringi, di una sorta di redistribuzione del reddito, della ricchezza sociale. Di cui il Sud detiene geloso il copyright e a cui nemmeno Karl Marx avrebbe osato pensare. Ma, si sa, il Mezzogiorno è all’avanguardia per tante cose, di cui alcune eccellenti. E a cui nel resto del mondo arrivano secoli, anzi, millenni dopo. Quel che infine è logico chiedersi, è che futuro può avere un “continente” (l’ex Regno delle Due Sicilie distrutto anche con la sponsorizzazione della Gran Bretagna), dove per sopravvivere la gente è costretta a “impazzire”.
E’ privato delle sue energie migliori, che vanno ad arricchire, e a dare prestigio ad altre Nazioni, dove hanno pane e dignità (e resteranno per sempre). E’ la famosa fuga dei “cervelli” che a parole tutti vogliono trattenere, ma nei fatti accompagnano alla stazione tutte le mattine. La cultura pragmatica di Federico di Svevia e Liborio Romano, ci impone di chiederci: chi ha interesse a far “impazzire” il Sud, per spopolarlo e magari dominarlo meglio? Derubandolo del suo futuro dopo aver depredato il presente?
Francesco Greco da quotidianopuglia.it
link
Cerca notizie per Comune (powered by Google)
Accadia -
Alberona
-
Anzano di Puglia -
Apricena
-
Ascoli Satriano -
Biccari -
Bovino -
Cagnano Varano -
Candela
-
Carapelle -
Carlantino
-
Carpino -
Casalnuovo Monterotaro -
Casalvecchio di Puglia -
Castelluccio Valmaggiore -
Castelluccio dei Sauri -
Castelnuovo della Daunia -
Celenza Valfortore -
Celle di San Vito -
Cerignola
- Chieuti -
Deliceto -
Faeto -
Foggia -
Ischitella
-
Isole Tremiti -
Lesina
- Lucera
-
Manfredonia -
Mattinata
-
Monte Sant'Angelo -
Monteleone di Puglia -
Motta Montecorvino -
Ordona -
Orsara di Puglia -
Orta Nova
- Panni -
Peschici -
Pietramontecorvino -
Poggio Imperiale -
Rignano Garganico
- Rocchetta Sant'Antonio -
Rodi Garganico -
Roseto Valfortore -
San Giovanni Rotondo -
San Marco in Lamis -
San Marco la Catola -
San Nicandro Garganico -
San Paolo di Civitate -
San Severo
-
Sant'Agata di Puglia -
Serracapriola -
Stornara -
Stornarella -
Torremaggiore -
Troia -
Vico del Gargano -
Vieste -
Volturara Appula
- Volturino -
Zapponeta