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Musica dal vivo a Foggia - La Carboneria Sabato 27 marzo - Contaminazione fra Terra d' Africa e Gargano con ASSANE DIOP (SENEGAL) feat. RIONE JUNNO

MANFREDONIA - Faida Gargano: 14 anni di galera al «criature» (14/03/2010)

Condannato a 14 anni di reclusione per omicidio con l’aggravante delle finalità mafiose Enzo Miucci, ventisettenne manfredoniano, parente dei Libergolis, ritenuto il conducente della motocicletta utilizzata dai due killer che la sera del 2 settembre del 2001 uccisero a Manfredonia Matteo Mangini, ventenne sipontino. Il giovane fu crivellato di colpi di pistola sotto i portici di via Gargano, nei pressi di un bar.

Per questo omicidio il 2 marzo scorso i carabinieri del reparto operativo hanno arrestato, su ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Dda, il secondo presunto killer, Angelo Gioacchino Grilli di 32 anni, ritenuto il passeggero della motocicletta.



Dell’omicidio Mangini - sarebbe stato ammazzato per contrasti nel mondo dello spaccio con il clan Libergolis - si parla anche nel maxi- processo alla mafia garganica: la corte d’assise di Foggia nel marzo 2009 ha inflitto l’erg astolo a Franco Libergolis, 31 anni, quale mandante dell’agguato. Peraltro lo stesso Enzo Miucci è stato a sua volta coinvolto nel maxi- processo alla mafia ed assolto in via definitiva dall’accusa di essere affiliato al clan Libergolis.

LA SENTENZA - La sentenza di condanna a 14 anni nei confronti di Miucci è stata pronunciata al termine del processo abbreviato chiesto dalla difesa e che ha comportato lo sconto di un terzo della pena, dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale per i minorenni di Bari.

All’epoca dell’omicidio Mangini, Miucci era minorenne: avrebbe compiuto 18 anni un mese e mezzo dopo l’agguato, il 16 ottobre 2001. Miucci è stato riconosciuto colpevole di concorso in omicidio premeditato aggravato dalle finalità mafiose perchè Mangini sarebbe stato eliminato per favorire il clan Libergolis.

Il pm ne chiedeva la condanna a 17 anni di reclusione, il difensore l’assoluzione: farà appello contro il verdetto di primo grado. Miucci nonostante la condanna è a piede libero: nei suoi confronti c’era stata una richiesta di arresto respinta nel 2009 dal gip del Tribunale per i minorenni, sul presupposto che non ci fossero esigenze cautelari visto che i fatti contestati risalivano a 8 anni prima.

LIBERO, MA IRREPERIBILE - Enzo Miucci (che nell’inchiesta sulla mafia garganica veniva indicato con il soprannome «u’ criature») è quindi un uomo libero, anche se da 10 mesi se ne sono perse le tracce. Sparì dalla circolazione nel maggio 2009, pochi giorni dopo l’omicidio di Andrea Barbarino , il paralitico amico dei Libergolis e assolto nel maxi- processo alla mafia, ammazzato a Manfredonia da due killer mentre era sulla sedia a rotelle nei pressi di casa.

Qualche giorno dopo l’omicidio di Barbarino, Miucci (bene rimarcare che è estraneo a quel delitto) sparì dalla circolazione. Un familiare ne denunciò anche la scomparsa ai carabinieri e fu lo stesso... scomparso qualche giorno dopo a contattare gli investigatori, spiegare che non c’era nulla di strano nel suo allontanamento, avendo soltanto deciso di allontanarsi da Manfredonia. Fatto sta che da allora non è stato più visto o controllato dalle forze dell’ordine.

PADRE UCCISO PER FAIDA - Enzo Miucci è il figlio di Antonio, il cognato di Ciccillo Libergolis ammazzato a Monte Sant’Angelo il 14 agosto del ‘93 nell’ambito della faida tra i Libergolis e gli Alfieri/Primosa. Per l’omicidio di Antonio Miucci fu arrestato, processato e assolto Michele Alfieri, il giovane montanaro ucciso nel gennaio scorso a Monte Sant’Angelo davanti ad un bar.

L’AGGUATO A MANGINI - Quali elementi hanno portato ora alla condanna di Enzo Miucci per l’omicidio Mangini? Gli stessi posti alla base del provvedimento di cattura che il 2 marzo scorso ha portato in carcere Angelo Gioacchino Grilli. Il padre di Matteo Mangini parlò con un conoscente presente sul luogo dell’agguato e registrò il colloquio all’insaputa dell’interlocutore. Il testimone avrebbe rivelato al padre della vittima d’aver riconosciuto sulla moto dei sicari Enzino Miucci alla guida e Angelo Grilli seduto dietro.

La difesa di Miucci ha replicato che i due killer di Mangini avevano il casco da motociclisti e che il testimone, sentito in corte d’assise nel maxi-processo alla mafia garganica, aveva escluso d’aver potuto riconoscere i due sicari proprio perchè agirono con il volto coperto. Un altro degli elementi d’accusa contro Miucci e Grilli è rappresentato dalle intercettazioni ambientali eseguite sull’auto di Franco Libergolis, condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio Mangini.

Parlando con un amico, Libergolis avrebbe detto che Miucci e Grilli si erano esercitati su una moto in vista dell’agguato ai danni del rivale.
da La Gazzetta del Mezzogiorno
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Lavoratori dipendenti in Puglia i più poveri la Basilicata è 19ª (14/03/2010)

La Lombardia si riconferma al primo posto per incremento del reddito medio dei lavoratori dipendenti, così come resta forte il divario tra Nord e Sud con regioni come Puglia e Calabria dove i redditi risultano addirittura in flessione. Questa la fotografia scattata dall’Associazione Nazionale Consulenti Tributari (Ancot) in base alle dichiarazioni del redditi effettuate nel 2008, da cui emerge che il reddito medio dei lavoratori dipendenti è cresciuto di circa 200 euro, passando dai 19.130 euro del 2006 ai 19.330 del 2007.

A guidare la classifica è la Lombardia, com'era avvenuto nel 2005, con un reddito medio di 22.800 euro. E solo in altre sei regioni, concentrate soprattutto al Nord, il reddito medio dei lavoratori dipendenti ha superato la media nazionale. Ma c'è anche il Lazio, che si posiziona al secondo posto con un reddito medio di 21.790.

Livelli molto più bassi al Sud, dove nel caso di Puglia e Calabria si sono registrate flessioni rispettivamente di 30 e 190 euro. E c’è da considerare che questa è una classifica relativa al 2007, che quindi non tiene conto degli effetti della crisi cominciata nel 2008.

«Nel nostro Paese solo in sette regioni, concentrate principalmente a settentrione, il reddito medio dei lavoratori dipendenti ha superato la media nazionale – osserva il Presidente nazionale dell’Ancot Arvedo Marinelli – Tali regioni segnano dunque una netta linea di demarcazione che spacca in due il Paese».

Lo studio evidenzia inoltre l’incremento del numero delle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e, di conseguenza, anche l’ammon - tare stesso dei redditi dichiarati: si è infatti passati dalle 19.898.390 dichiarazioni del 2006 per un ammontare di quasi 381miliardi euro, alle 20.626.977 dichiarazioni del 2007 per un ammontare di quasi 399 miliardi di euro. Le dichiarazioni del 2007 sono state quindi oltre 728mila in più rispetto all’anno precedente mentre i redditi sono cresciuti di oltre 18miliardi di euro.
da La Gazzetta del Mezzogiorno
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La riconciliazione è un bisogno del peccatore - Oggi IV Domenica di Quaresima (14/03/2010)

La riconciliazione è un passato abbandonato Israele a Galgala sente cadere dalle spalle “l’infamia d’Egitto”. “Il figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

Dio, dice Paolo, “non imputa più agli uomini le loro colpe, perché le cose vecchie sono passate”. Il pentimento, la conversione, la vita nuova, la decisione morale personale sono la radice autentica della riconciliazione. La riconciliazione è un “futuro di vita nuova”, di “nuova creatura” (1 Cor).

E’ gioia e festa di Dio e dell’uomo (Vangelo), è Pasqua (Giosuè 5). L’ambito ecclesiale della riconciliazione è ribadito da Paolo, è richiesto dalla nostra appartenenza al Corpo di Cristo contro cui si indirizzano i nostri peccati; è richiesto dalla dimensione sociale dei nostri peccati contro il prossimo.

Anche se va celebrata individualmente, la riconciliazione sacramentale ha sempre un’atmosfera ecclesiale che è bene valorizzare a livello liturgico e pastorale specie in Quaresima.

Il dialogo tra Dio e l’uomo, infranto, può essere restaurato dall’amore di un Dio che è Padre “prodigo” di misericordia nei confronti di un figlio “prodigo” nel peccato e nel rifiuto. La liturgia di oggi è il canto della riconciliazione, di una riconciliazione efficace e pasquale, come sottolinea il profeta Giosuè.

Il brano è il passaggio di Israele dalla schiavitù; il passato è cancellato, come dichiara l’assoluzione sacramentale pronunziata da Dio: “Oggi, ho allontanato da voi l’infamia d’Egitto”. La Pasqua è la festa della liberazione (Esodo 12), diventa l’ambito nel quale si celebra e si attua questo abbraccio rinnovato tra Israele libero e il suo Dio Salvatore. Dal Vangelo di Luca meditiamo la parabola del “figliol prodigo”, del Padre “prodigo di amore”; in essa si concretizza e si conclude la vicenda della riconciliazione tra Dio e l’uomo.

Gesù è “orgoglioso di mangiare con i peccatori, perché vuol donare ad essi la pienezza della gioia e della libertà che riempie il vuoto della loro anima”. Luca traccia in questa parabola una storia universale ed indimenticabile in cui tutti si riconoscono e in cui ogni parola esterna sembra rovinare la freschezza e l’intensità del messaggio. C’è prima un prologo che presenta una crisi; c’è poi la scena di un “ritorno”.

S. Agostino diceva: “E’ il nostro camminare lontano da Te, o Signore, alla ricerca di un altro sentiero, di un’altra esperienza”. Il vertice della scena è in quella decisione, in quelle parole: “Mi alzerò e ritornerò da mio Padre”.

Il passato viene abbandonato, la strada battuta cambiata, l’uomo ha deciso di “ritornare” a Dio. Il Padre, però, è il personaggio centrale della parabola, che offre la storia di un amore indistruttibile.

Appena si profila all’orizzonte la figura del figlio, il padre gli corre incontro per abbracciarlo. E’ una morte che diventa vita, uno smarrimento che si trasforma in ritrovamento gioioso, celebrazione autentica di riconciliazione. Ma si delinea anche la figura del benpensante che, soddisfatto della sua conclamata onestà, ritiene la conversione una realtà necessaria solo per gli altri, che egli guarda con occhi altezzosi dal piedistallo della sua riconosciuta fama. La sua è la preghiera del fariseo di tutti i tempi “persuaso di essere giusto e che disprezza gli altri”.

“Ti ringrazio Dio, perché non sono come tutti gli altri uomini rapaci, ingiusti, adulteri. Io digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto ciò che acquisto” (Luca 18). E’ convinto di essere creditore nei confronti di Dio; nessun riconoscimento di colpevolezza è necessario alla sua indiscutibile onestà. Ma Paolo (Rm. 5,19) dice: “Tutti sono stati costituiti peccatori”. La riconciliazione è vista come “ricreazione” del credente secondo un’idea espressa anche nel Vangelo di Giovanni (20) sotto il simbolo dell’ “alitare” di Gesù sui suoi discepoli.

Nasce una catena di relazioni che annodano gli Apostoli ai quali è affidato il ministero della riconciliazione al Cristo e, per mezzo suo, al Padre. Paolo dice: “Per incarico di Cristo siamo ambasciatori”. E ancora: “L’ambasciatore è come chi lo invia, è come se Dio esortasse per mezzo nostro”.

L’efficacia della nostra parola è come quella di Dio stesso ed opera pienamente e realmente la riconciliazione dell’uomo con Dio. Noi “supplichiamo in luogo di Cristo: riconciliatevi con Dio”.

Il potere di salvezza che egli ha effuso nell’Incarnazione sua si ripercuote e continua efficacemente nel ministero apostolico della riconciliazione destinata a tutta l’umanità e che si attua attraverso la morte e risurrezione di Cristo.
Franco Camaggio da quotidianopuglia.it
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BARI – In Puglia una ‘festa arcobaleno’ dei 2mila immigrati mauriziani - Celebrazione dei 42 anni dell’indipendenza (14/03/2010)

Era il 1968 quando l’isola di Mauritius, reduce da secoli di colonizzazioni, ottenne l’indipendenza. Ed era proprio il 12 marzo quando fu firmato all’unanimità il referendum da cui nacque la prima repubblica mauriziana.

Fatti due conti, oggi si festeggia il 42° anno da quella storica data. Passato recente, insomma. Ma la comunità mauriziana che abita la nostra regione non tralascia certo la ricorrenza.

Ce lo ha ricordato ieri Magalingum Vythilingum, presidente dell’Associazione (che ad oggi conta più di 2000 mauriziani in tutta la Puglia). La chiamano ‘Festa Arcobaleno’ e il motivo è semplice: i colori, se esistono, è perchè vanno messi insieme. Specie se si tratta del colore della pelle. Non a caso, l’invito è rivolto a noi, perché non si tratti di una ricorrenza confinata alla loro cultura e destinata ad esaurirsi nell’arco di una giornata.

Da ben dieci anni Bari, con il patrocinio del Comune, offre lo spazio del salone Odegitra, nella Basilica, che meglio di altri si presta alla messa in scena di balli e canti tradizionali, accompagnati da degustazioni di specialità gastronomiche mauriziane. L’appuntamento è previsto per domani pomeriggio.

“Un’occasione importante per un popolo che trova nella nostra città la dimensione ideale entro cui condurre la propria vita”, ha giustamente sottolineato Fabio Losito, assessore alle Politiche educative e giovanili. Importante soprattutto quando dalla Corte di Cassazione viene fuori una pronuncia che fa prevalere la tutela delle frontiere sul diritto allo studio del minore.

Se il minore in questione è extracomunitario. Secondo i Supremi giudici “ai clandestini è consentita la permanenza in Italia per un tempo determinato solo in nome di gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d’emergenza”.

E la necessità di concludere in Italia gli studi non figura tra le ‘situazioni d’emergenza’. Non è mancato il richiamo dell’assessore al tema, già di per sè delicato, che “in questi giorni - ha detto - apre un’altra pagina nera nelle politiche sociali del nostro Paese”.
Federica Fortunato da quotidianopuglia.it
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I Vescovi invitano il Meridione a osare il coraggio della speranza - ‘I meridionali siano protagonisti del proprio riscatto’ (14/03/2010)

Da don Giacinto Ardito, già parroco della Chiesa S. Maria delle Grazie di Modugno riceviamo: “Osare il coraggio della speranza”. E’ l’appello lanciato dai Vescovi italiani anche alle popolazioni del Mezzogiorno: “Nessuno, proprio nessuno, nel Sud deve vivere senza speranza”. Fa eco alle parole di Giovanni Paolo II che riaffermava che spetta “alle genti del Sud essere le protagoniste del proprio riscatto, anche se questo non dispensa dal dovere della solidarietà l’intera nazione”.

Il nuovo documento, pubblicato il 21 febbraio 2010, è il frutto di un cammino di riflessione e di condivisione anche di studiosi laici, promosso dai Vescovi delle diocesi meridionali e condiviso da tutto l’episcopato italiano, confluito nel Convegno “Chiese nel Sud, Chiese del Sud” svoltosi a Napoli nel febbraio 2009. Esso è la coraggiosa denuncia del sussistere e dell’aggravarsi di una “questione meridionale”, che sembrava da tempo cancellata dall’ordine del giorno della opinione pubblica e dei politici, in parte sostituita dall’imporsi della “questione settentrionale”.

Si articola in 20 punti, tratta di “vecchie e nuove emergenze”, di “speranza” da coltivare, di “risorse della reciprocità” e della “cura dell’educazione”; e si conclude con l’invito al coraggio e alla speranza “contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, annunciando che i cambiamenti sono possibili”. Affido alla lettura personale la conoscenza dei contenuti presenti nel documento. Mi limito a sottolineare “le s fide culturali” e l’indebolimento del senso della socialità e del senso della legalità che esige il rilancio di “un serio e vigoroso processo educativo”.

Di questa difficile problematica dirò solo dell’apporto che il Vangelo e la esperienza cristiana possono dare ai problemi di crescita del Mezzogiorno mediante il “ruolo attivo” dei credenti che miri a “cancellare la divaricazione tra pratica religiosa e vita civile”. Alcuni esempi a riguardo sono i seguenti: il cristiano diventa in tal modo soggetto dello sviluppo personale e comunitario.

Come si può notare, si tratta di risorse spirituali, morali e culturali presenti nel territorio che attestano un forte radicamento popolare del senso religioso, ma non vissute con autenticità dai tanti che le utilizzano: una maggiore coerenza è necessaria. Il Vangelo ci è donato come un granello di senape, come un frammento di lievito, come un chicco di frumento che marcisce per poi germogliare: cioè come appello esigente all’umile ma coraggioso dono di sé, come impegno sociale che non può essere separato dalla fede cristiana. Il messaggio sociale del Vangelo non può essere considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento ed una motivazione all’azione.

Allo stesso modo la catechesi non può limitarsi ad essere scuola di dottrina e trasmissione della fede: va rinnovata e ripensata perché diventi “occasione di incontro con la persona di Cristo e laboratorio in cui si fa esperienza del mistero ecclesiale, dove Dio trasforma le nostre relazioni e ci forma alla testimonianza evangelica di fronte e in mezzo al mondo”.

Anche le diverse Chiese presenti sul territorio possono diventare più capaci di incidere sulla vita sociale, anche nelle sue dimensioni economiche e politiche, grazie ad una reciproca interazione. Ogni Chiesa custodisce ricchezze spirituali che, se condivise e scambiate, possono diventare fermento di una società rinnovata nella qualità delle persone e nella gestione della vita comunitaria.

Le feste patronali testimoniano una speranza che, guardando con fiducia al futuro, promuova forme di condivisione e di scambio che “accrescano il senso della comunione ecclesiale e fermentino la coscienza e la responsabilità in tutti gli aspetti della vita sociale e civile?”.

Non sempre è così: a volte si perseguono altri scopi “diversi dalla solidarietà, dalla capacità di resistenza al male, dalla speranza oltre ogni ostacolo e difficoltà”. E da ultimo, non certamente per importanza, il sacramento dell’Eucaristia, abbondantemente celebrato nelle nostra Chiese: è origine e compimento dell’umanesimo integrale? E’ condivisione, assunzione di responsabilità per gli altri?

Donare senza trattenere per sé è “lo specifico servizio dei discepoli di Gesù verso il mondo”. “Fondati nell’Eucaristia – suggeriscono i Vescovi – e nella sua esemplarità di condivisione, vogliamo rispondere all’appello del Signore”.

Promuoviamo il nostro ruolo attivo di credenti, vivendo con autenticità realtà già presenti: così il Mezzogiorno non sarà più “questione”, ma laboratorio in cui noi meridionali cristiani viviamo un modo di pensare diverso rispetto ai modelli che la modernizzazione a volte propone.
don Giacinto Ardito da quotidianopuglia.it
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Pedaggio con lo sconto? Idea originale: la Puglia ecologica l’adotti subito (14/03/2010)

La Puglia ecologica adotti in tempi brevi l’iniziativa (davvero originale) del Comune di Milano: sconto sul ticket e sui parcheggi. O addirittura la moda ‘ecologica’ del car pooling. L’auto in condivisione, che toglie traffico dalle strade e polveri sottili dall’aria. Qualcuno potrebbe rispondere: da noi ci sono già i bike sharing (bici di condivisione) e i park e ride (parcheggi di scambio: lasci l’auto e sali sul bus).

Ma non basta. La situazione è davvero insostenibile. Per due ragioni: l’inciviltà e il costo dei grattini. Bari, ore 9,30 di un tranquillo lunedì, il centro murattiano è preso letteralmente d’assalto da automobilisti in preda ad una crisi di nervi (colpa del ritardo?). Trovare un parcheggio libero che non si paghi, è una dura realtà. L’alternativa (non certa però) è pagare. Benissimo.

Dopo aver fatto cinque (troppo pochi), sei giri eccolo: piccolo? Non fa niente. Con una serie di manovre (in casi estremi si potrà utilizzare il city che ti agevola l’uso del servosterzo) il problema è risolto (poco male se il posto da raggiungere è a venti minuti di distanza). Le manovre cominciano, poco importa se la fila di auto aumenta, gli automobilisti aspetteranno.

Civilmente? Macchè: “Mejnê (Muoviti). A ttè, zezzì, ci-am’a fà a ccì sì ttu e a ccì sò iì? (A te, zietto, che facciamo a chi sei tu e a chi sono io?: poca confidenza). Il suono dei clacson aumenta. L’unica soluzione: andar via e lasciare il posto a qualcuno più capace. C’è chi, come l’assessore comunale alla Mobilità De Caro assicura: con mille pass in meno per la Ztl (zona a traffico limitato) sarà più facile trovare parcheggio.

Da un lato i residenti che legittimamente detengono il pass troveranno il posto più facilmente e, magari, anche più vicino rispetto alla loro abitazione.

Ma la diminuzione del 20 per cento dei permessi è una buona notizia anche per chi viene in centro da fuori: la rotazione della sosta sarà più veloce e aumenteranno le chance di trovare posto dove serve, pagando la sosta solo per il tempo necessario. Sarà davvero così? Forse. Il rischio sono le multe (purtroppo queste non si potranno certamente condonare).
Ypsilon da quotidianopuglia.it
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ROMA – In Puglia reddito medio annuo di 15mila € Aumenta il divario con le regioni del Nord - Paese spaccato: nel Settentrione si supera la media nazionale (14/03/2010)

Redditi: divario Nord-Sud. Aumentano di 200 euro i redditi dei lavoratori dipendenti in Italia. Fatta eccezione per le regioni della Puglia (il reddito medio annuo è poco più di 15mila) e della Calabria (14mila euro), in cui si registra una flessione rispettivamente di 30 e 190euro, in tutte le regioni i redditi da lavoro dipendente hanno subito incrementi più o meno consistenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti alle dichiarazioni effettuate nell’anno 2008, il reddito medio nel 2007 è stato pari a 19.330 euro contro i 19.130 euro dell’anno precedente.

Questo, in sintesi, quanto emerge da un’elaborazione dell’Ancot, l’associazione dei consulenti tributari, sui dati del ministero dell’Economia relativi all’Irpef. Lo studio evidenzia inoltre l’incremento del numero delle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e, di conseguenza, anche l’ammontare stesso dei redditi dichiarati: si è infatti passati dalle 19.898.390 dichiarazioni del 2006 per un ammontare di quasi 381miliardi euro alle 20.626.977 dichiarazioni del 2007 per un ammontare di quasi 399 miliardi di euro. Le dichiarazioni del 2007 sono state quindi oltre 728mila in più rispetto all’anno precedente mentre i redditi sono cresciuti di oltre 18miliardi di euro. Disaggregando inoltre i dati in base alla distribuzione pro capite media del reddito dei lavoratori dipendenti nelle varie regioni italiane osserviamo che la Lombardia, com’era avvenuto nel 2005, si riconferma al primo posto tra le regioni italiane con un reddito medio di 22.800 euro.

Seguono il Lazio con 21.790, il Piemonte con 20.710 e l’Emilia Romagna con 20.180 euro. “Nel nostro Paese solo in sette regioni, concentrate principalmente a settentrione, il reddito medio dei lavoratori dipendenti ha superato la media nazionale - osserva il Presidente nazionale dell’Ancot Arvedo Marinelli - Tali regioni segnano dunque una netta linea di demarcazione che spacca in due il Paese”.

Lo studio evidenzia inoltre l’incremento del numero delle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e, di conseguenza, anche l’ammontare stesso dei redditi dichiarati: si é infatti passati dalle 19.898.390 dichiarazioni del 2006 per un ammontare di quasi 381miliardi euro, alle 20.626.977 dichiarazioni del 2007 per un ammontare di quasi 399 miliardi di euro.

Le dichiarazioni del 2007 sono state quindi oltre 728mila in più rispetto all’anno precedente mentre i redditi sono cresciuti di oltre 18 miliardi di euro. Ecco spiegata la mobilitazione senza precedenti nella Chiesa. Le Caritas di tutte le diocesi hanno lanciato ‘Zero poverty’, una campagna di pressione ad ogni livello, dalla Commissione di Bruxelles ai governi alle amministrazioni locali perché il 2010, anno europeo di lotta alla povertà, porti misure concrete”.
Cinzia Stramaglia da quotidianopuglia.it
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La strada non è una playstation: nessun rewind in caso di incidenti (14/03/2010)

Gli incidenti stradali in Italia sono la prima causa di morte tra i giovani. Nel 2008, su 4.731 morti per incidente stradale, si sono registrate 449 vittime di età compresa tra 15 e 20 anni, pari al 9,4% del totale dei morti (dati Istat).

Per contrastare questo drammatico fenomeno la Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, in collaborazione con Aiscat e Autostrade per l’Italia, entra negli istituti scolastici (anche di Bari) con il progetto ‘La scuola ti guida’, un tour itinerante voluto per avviare gli studenti delle scuole medie superiori verso comportamenti di guida corretti e responsabili.

L’iniziativa in 14 province e 8 regioni - si compone di una sessione teorica di sicurezza stradale, rivolta principalmente agli alunni delle prime classi che devono conseguire il patentino per il ciclomotore, e di prove su simulatori di guida sicura, dedicate agli studenti delle quarte e delle quinte superiori che si apprestano ad affrontare gli esami per la patente B. Immaginate i 17enni o gli appena maggiorenni cimentarsi con un volante tra le mani.

‘La scuola ti guida’ ha coinvolto gli studenti del Liceo Scientifico Enrico Fermi di Bari, capoluogo pugliese che guida la triste classifica dei morti da incidente stradale, con 20 vittime nel 2008, tra cui 4 giovanissimi con età inferiore a 20 anni. Cifre da emergenza si sono registrate in tutta la regione: nel 2008 gli incidenti stradali hanno causato 353 morti sulle strade della Puglia, di cui 121 nella provincia di Bari.

Con 42 vittime di età compresa tra i 15 e i 20 anni, la Puglia si è, inoltre, classifica al terzo posto per mortalità giovanile da incidente stradale.

E’ atroce che un Paese sempre più vecchio veda distruggere sulla strada le sue giovani vite e le sue risorse umane per il futuro. Il 30% dei morti per incidente stradale ha meno di 30 anni e 1 morto su 10 addirittura tra i 15 e i 20 anni.

E’ ora di dire basta allo stordimento della musica a tutto volume, all’alcol e alla distrazione che sono spesso la miccia d’innesco degli incidenti. La strada non è una playstation e, in caso d’incidente, non esiste il rewind.
Delta da quotidianopuglia.it
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BARI - La ‘differenziata’ nel Sud? E’ questione di stile (di vita) - Formazione e sensibilizzazione dell’agenzia ForPuglia (14/03/2010)

Carta, vetro, plastica, indifferenziato. Siamo sinceri: molto spesso non ci facciamo caso. Basta liberarsi dei grossi sacchi azzurri che si accumulano dietro la porta di casa. Eppure davanti ai quattro bidoni (talvolta di quattro colori diversi) non ci si può confondere. Che si tratti di una cultura - quella della raccolta differenziata - qui al Sud poco diffusa? E’ vero.

Ad accrescere la sensibilità sul tema, attraverso un progetto di comunicazione e formazione, c’ha pensato l’agenzia formativa Forpuglia. L’obiettivo? Diffondere nuove pratiche comportamentali ‘sostenibili’, intervenendo sugli stili di vita. Il progetto, realizzato in collaborazione con Legambiente Bari ed Elaborazioni (Laboratorio per lo Sviluppo di Azioni sul Territorio), è stato presentato ieri alla Sala Murat, e (non a caso) prende il nome di ‘Ecomportamenti’.

“Intendiamo costruire nuove strategie di sviluppo ecosostenibile, puntando su due assi: la raccolta differenziata e la mobilità sostenibile”, ha spiegato il coordinatore Pietro Petruzzelli. “Realizzando percorsi partecipativi, sulla linea di specifici protocolli comportamentali - ha continuato - gli utenti economici locali saranno poi messi di fronte ad un bilancio ambientale, attraverso il quale si deciderà come intervenire nelle relazioni con l’ambiente”. L’attenzione è rivolta, va detto, a quei quartieri in cui, per ragioni di natura urbanistica, la raccolta differenziata non si è mai diffusa.

“I primi utenti a cui ci rivolgiamo - ha infatti precisato Mary Rina, assessore al Lavoro e alla Formazione ofessionale della Provincia di Bari - sono i commercianti e le imprese artigiane dei quartieri Libertà, Madonnella e Murat, fino ad ora impossibilitati ad usufruire del servizio”. Non meno importanti, i cittadini, come clienti delle stesse attività commerciali, e le scuole. Per quest’ultime, Legambiente metterà a disposizione gli esperti del settore che, con incontri di sensibilizzazione ed informazione sul tema, inseriranno la raccolta differenziata nelle stesse strutture scolatiche.

“Altra idea - ha aggiunto Marino Spilotros, di Legambiente - è quella del concorso, riservato alle classi 4° e 5° delle scuole superiori, per il nuovo ‘logo della sostenibilità’, che verrà scelto tra i più originali a fine percorso”. Non mancheranno, per un target più esteso, gli eventi di piazza: seminari itineranti, laboratori a tema, mostre, mercatini per le associazioni, aree espositive legate alle tecnologie industriali eco - compatibili e alle altre realtà artigiane.

A conclusione del progetto, la redazione di un bilancio ambientale, come strumento di analisi dei risultati ottenuti, utile a perpetuare nel tempo i comportamenti virtuosi acquisiti. “Previsti, anche in questo caso, incontri in piazza ed interviste ai soggetti coinvolti, più la creazione di un portale web dinamico, come strumento di supporto all’iniziativa”, ha concluso Maurizio Difronzo, presidente di Elaborazioni. Insomma, una vasta scelta di attività. Anzi, è forse il caso di dire: una scelta differenziata.
Federica Fortunato da quotidianopuglia.it
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Agricoltura, ‘Vendola spieghi perché ha speso solo 87 mln’ - ‘Incredibili menzogne a poche settimane dal voto’ (14/03/2010)

Da Pietro Lospinuso, Consigliere Regionale di An-Pdl e Capolista del Pdl a Taranto riceviamo: “La capacità di mentire di Vendola ha raggiunto nell’incontro con la Coldiretti un vertice assolutamente irraggiungibile.

Noi infatti non ci siamo mai nemmeno sognati di bloccare leggi a favore dell’Agricoltura e comunque la sua maggioranza ha sempre legiferato quel che voleva, anche la parificazione delle coppie gays alle famiglie normali, ed anche quando abbiamo presentato migliaia di emendamenti.

Piuttosto ci spieghi perché l’unica legge a favore del mondo agricolo approvata in questo quinquennio, quella di Nino Marmo sulla valorizzazione dei nostri prodotti, ad oggi non è stata ancora, a distanza di due anni, trasmessa a Bruxelles.

Ci spieghi perché la Puglia è stata l’ultima Regione d’Italia a presentare il Piano si Sviluppo Rurale, e ad oggi ne ha speso soltanto 87 milioni su un miliardo 617 milioni con 140 milioni già di fatto destinati a perenzione. Ci spieghi perché si è accanito tanto contro l’Agricoltura, espropriandola attraverso la parco-mania e criminalizzandola come se fosse un’accolita di schiavisti.

Ci spieghi perché ha cacciato l’Assessore a poche settimane dalle elezioni, dimostrando –qui proprio “con i fatti”- di avere fallito nel settore per quasi tutta la legislatura. E ci spieghi infine il disastro di una richiesta fasulla dello “stato di crisi”, priva dei necessari supporti documentali, sulla pelle di un mondo che sta agonizzando. Vendola si vergogni per le sue menzogne e per il trattamento inqualificabile che ha riservato per cinque anni alle nostre campagne.”
Pietro Lospinuso da quotidianopuglia.it
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BARI - Elenchi provinciali per badanti nei centri per l’impiego - Assistenza domiciliare (14/03/2010)

Dal 1° marzo tutte le persone interessate a svolgere lavoro di cura nell’ambito dell’assistenza familiare domiciliare (es. cosiddette “badanti”) possono recarsi nel Centro per l’Impiego più vicino per iscriversi nell’Elenco degli assistenti familiari del Progetto R.O.S.A. (Rete per l’Occupazione e i Servizi di Assistenza) sostenendo un colloquio con uno degli operatori appositamente formati.

Il colloquio riguarda la verifica dei requisiti minimi e delle competenze professionali previsti da apposite Linee guida per l’istituzione e la gestione degli Elenchi provinciali di assistenti familiari.

Coloro per i quali verrà accertato un bisogno formativo avranno successivamente accesso ad appositi corsi di formazione. L’iscrizione negli Elenchi favorisce una gestione trasparente del mercato del lavoro nel settore dell’assistenza familiare domiciliare, garantendo alle famiglie interessate di reperire celermente manodopera qualificata e agli assistenti familiari coinvolti di accedere in modo regolare al mondo del lavoro.
da quotidianopuglia.it
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ROMA - Computer per tutti, anche per i meno fortunati: in 8 regioni, Puglia inclusa - In sei centri Cnca saranno coinvolte 480 persone (14/03/2010)

fortunati: in 8 regioni, Puglia inclusa Profit e no-profit sempre più uniti in nome di un progetto comune che ha obiettivi ambiziosi: la riqualificazione professionale e il reinserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Questo è quello che si propone Informatica in Comunità, una scommessa che dura da quattro anni e che vede come promotori Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Microsoft Italia e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.

La quarta edizione del progetto, che a livello nazionale tocca in tutto otto regioni (Toscana, Trentino, Lombardia, Umbria, Calabria, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna), coinvolge anche quest’anno la Puglia, dove in 6 centri Cnca si raggiungeranno circa 480 persone. Le strutture coinvolte, coordinate dalla Coop “Uno tra noi”, sono la Casa Circondariale di Trani, l’Azienda Pubblica Servizi alla Persona “Maria Cristina di Savoia” di Bitonto, l’Associazione Micaela di Adelfia, l’Associazione Comunità sulla strada di Emmaus di Foggia, il Comitato Progetto Uomo e la biblioteca “Don Michele Cafagna” di Bisceglie.

Inoltre, il progetto amplia i propri confini fino a formare non solo le persone in situazioni di disagio ospiti delle comunità locali (giovani ai margini, ragazze sfuggite alla tratta, persone tossicodipendenti, persone con disabilità, donne sole o con figli minori a carico, persone disoccupate), ma anche gli operatori del sociale, per contribuire al miglioramento dell’efficienza del settore no-profit attraverso la formazione.

I corsi, articolati in moduli di 3 ore ciascuno a cui partecipano gruppi di 8 persone per volta, permettono ai partecipanti di apprendere in modo semplice e diretto come usare il pc, dai primi rudimenti ai programmi di videoscrittura e ai fogli di calcoli fino alla navigazione in Internet e all’utilizzo della posta elettronica. Ma l’informatica può essere una via per la riqualificazione professionale e per il reinserimento nel mondo del lavoro di persone socialmente svantaggiate? E’ questa la domanda e l’obiettivo che si pone quest’anno il progetto.

A dare la risposta sono i risultati della terza e ultima edizione, partita a gennaio 2009: dei 4.200 partecipanti a livello nazionale ben 500 hanno intrapreso un percorso di reinserimento lavorativo e oltre 90 a giugno avevano già trovato un impiego. Numeri molto alti, considerando che spesso le persone che frequentano i corsi stanno attraversando un percorso di riabilitazione.
da quotidianopuglia.it
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Giusto o non giusto che il 5 in condotta decida il destino dei nostri giovani?... - La lettera di Ida Sorrentino/Il nobile compito di insegnare ai ragazzi che sono il futuro anche del nostro Paese (14/03/2010)

Caro direttore, giusto o non giusto che, il “5” in condotta, decida sul destino di chi, varcando la soglia di una scuola si appresta ad apprendere avviandosi verso coloro che, in quanto docenti, avrebbero (anche se il condizionale non è del tutto appropriato) il nobile compito di insegnare, badando soprattutto alla formazione dei giovani che costituiscono il futuro della nostra Italia?

Si è molto discusso e si è giunti alla conclusione che noi tutti conosciamo. In discussione, questa volta, sono stati gli studenti cioè quella parte dell’umanità ancora in formazione e che, in quanto tali, esigono la massima attenzione anche perché, come tutti sanno, la scuola attraverso un periodo di grosse difficoltà che potrebbero esser causa di problemi ancor più gravi di quanto qualcuno, erroneamente, pare che non se ne renda conto, tralasciando, sorvolando, arrancando, nascondendo il capo sotto la sabbia, provocando grosse lacerazioni nel campo della cultura senza la quale, un popolo, perde la libertà e si avvia tristemente verso ogni forma di schiavitù sociale, morale ed economica.

Ed ora, eccoci difronte ad un altro grosso problema al quale ogni cittadino è chiamato per esprimere quanto gli è stato propinato attraverso ogni forma di informazione, credendo in ciò che gli è stato promesso, fidando nella buona fede di rappresentanti scelti accuratamente (!) per la propria onestà, preparazione, dedizione, disponibilità, buone intenzioni per migliorare le sorti della nostra intera nazione.

Questo, il quadro ideale che dovrebbe precedere il momento fatale, consapevoli però, di quel che ci viene richiesto, pronti e convinti di ciò che abbiamo ascoltato, pervasi da una profonda credibilità nelle persone che ci hanno conquistato, attraverso i loro discorsi, affascinati dalla serietà dei loro comportamenti, delle loro intenzioni, dalla coerenza che scaturisce dalla correttezza delle loro persone… e, all’improvviso mi sveglio, interrompendo un sogno che mi rasserenava, durante le ore della notte ed eccomi di nuovo qui, nella dura realtà, alle prime ore del mattino pronta ad iniziare un nuovo giorno dopo aver compiuto il mio gesto di sempre: il segno della Croce, quella croce su cui un Uomo giusto sacrificò se stesso per l’umanità intera.

Mi avvio, come un rito, verso la porta d’ingresso della mia casa, la apro appena, quello spazio necessario per sfilare dalla parte opposta, quel pacco di quotidiani che il mio bravo giornalaio Enzo, più mattiniero di me, ha già provveduto a farmi puntualmente pervenire. Dopo un buon caffè, ritorno sul letto e comincio, come da sempre, la mia giornata sfogliando le pagine dei tre quotidiani da me scelti, quelli che il mio Franco preferiva anche se il paragone, ripensando al tempo che fu, è simile ai miei anni di oggi dinanzi alla giovinezza perduta…

Un titolo in prima pagina, a grossi caratteri, spicca su tutti: “Ora basta, votiamo!” è quasi un grido di liberazione come quando, perdendo i limiti della sopportazione, facendoci sorprendere dalla rabbia, lasciandoci scivolare ogni forma di educazione che pensavamo non addebitarci mai, ci lasciamo persino sopraffare dal parlare comune che, anche se colorito, è l’unico che riesce a rendere esattamente il contenuto delle sofferenze, anzi, delle violenze alle quali i noti personaggi del Governo ci sottopongono giorno dopo giorno e, diciamolo pure tristemente, da ogni parte. Eravamo, un tempo, abituati ad affrontare altri personaggi. Ricordo che, presidente della Provincia,

Franco colloquiava con l’opposizione in perfetto confronto e posso testimoniarlo perché ero sempre lì, in quella sala consiliare, nascosta fra il pubblico. Mai invadenza la mia, ma partecipazione assidua, sempre. E cosa ne sarebbe stato di me, oggi, se non mi avesse accompagnato, sempre, quella sete di conoscenza, quella necessità di sentirmi degna del dono della vita; cosa ne sarebbe stato di me se avessi rinunciato, per le stupide ovvietà, alla conoscenza, alla capacità di ascoltare, di apprendere, di nulla tralasciare per potermi sentire degna di essere donna, vale a dire compagna di colui che il Signore mi aveva posto accanto? Seguirò anche questa volta uno dei suoi insegnamenti: il dovere al voto.

Ma, credetemi, nel chiuso della cabina, difronte a quel foglio su cui marcare la mia coscienza di cittadina, alla mia veneranda età quando tutto dovrebbe esser chiaro, io confesso di trovarmi nella più grande confusione e vi assicuro che, almeno finora, il mio cervello funziona perfettamente nonostante qualcuno possa pensarla anche diversamente. Guai se così non fosse!

E chi ha mai desiderato, infatti, in casa Sorrentino, l’unanimità? Franco inorridiva difronte a simile eventualità. Come coloro che si dichiarano “amici di tutti”. Inorridite, persone care. Sono, costoro, soltanto dei venduti, privi di ogni dignità, di ogni dirittura morale. Sono, essi, servi degli altri perché servi di se stessi.

Osservateli: sono sempre in gruppo: partendo dal condominio delle vostre case, sono sempre spalleggiati da figli, generi, nuore, consuoceri, pur di non essere “individui”, incapaci di esprimere le proprie idee, incapaci di un confronto perché le loro idee sono confuse anche se, in fondo, per nostra fortuna, di idee ne hanno ben poche.

E costoro voteranno! Eccolo qui, il vero pericolo! E passi per il condominio, ma… per le sorti della nostra patria, che Iddio volga uno sguardo in più sulla nostra sconvolta Italia.
Ida Sorrentino da quotidianopuglia.it
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FOGGIA – Maltempo, isolata per frana Celle S. Vito ancora chiusa la tratta Foggia-Benevento - Molti disagi nel Subappennino, rientrano le esondazioni sul Gargano (14/03/2010)

Il maltempo colpisce duramente la provincia di Foggia. Forti precipitazioni hanno provocato pesanti disagi alla circolazione stradale, soprattutto per raggiungere le località del Subappennino Dauno. Celle San Vito, il più piccolo comune della Puglia, con appena 200 abitanti, è isolato a causa di una frana. Massi e detriti hanno invaso la carreggiata della strada provinciale 126 che da Faeto conduce proprio a Celle. Il traffico è stato deviato sulla strada comunale di San Vito che costeggia il complesso turistico San Leonardo.

Il sindaco della località foggiana, Palma Maria Giannini, ha scritto una lettera di protesta al prefetto, al presidente della provincia e al procuratore capo di Lucera: “Sono costretta – scrive Giannini – a manifestare tutto il mio dissenso, misto ad amarezza, nel leggere l’ordinanza di chiusura della strada provinciale 126. Non discuto sull’opportunità di interrompere la strada, visto l’aggravarsi della frana, ma non posso non tacere la mia contrarietà sul modo di comunicazione della medesima e sulla lentezza con la quale si procede ad intervenire sul tratto che, ormai da anni, versa in queste condizioni”.

Oltre ai problemi riguardanti la circolazione stradale ci sono ancora da registrare quelli relativi a quella ferroviaria. E’ ancora chiusa, per ragioni di sicurezza, la tratta che da Benevento porta a Foggia. Una pessima notizia, visto che Rfi ha annunciato che il tratto potrebbe rimanere inagibile a tempo indeterminato. Sono infatti due mesi che persiste questo pericolo e il maltempo di queste settimane ha solamente peggiorato la situazione.

Sul Gargano invece si va verso un miglioramento, dopo gli allagamenti dei giorni scorsi a causa dell’esondazione di due canali. Ieri ci sono stati i controlli dei tecnici dell’amministrazione comunale per verificare l’agibilità delle case evacuate. I danni complessivi per l’agricoltura ammontano però a 10 milioni di euro. La stima è del presidente Cia Puglia, Antonio Barile: “E’ indispensabile - ha detto -dichiarare subito lo stato di calamità naturale e sospendere tutti i pagamenti fiscali, i contributi previdenziali e le cambiali agrarie e prevedere la proroga dei mutui”.

Per quanto riguarda le previsioni del tempo oggi ci saranno precipitazioni sparse con, nelle ore pomeridiane, decisi rasserenamenti su tutto il Sud. Domani invece qualche annuvolamento ci potrà essere durante zone interne appenniniche, con possibilità di brevi rovesci. Le temperature saranno in diminuzione per quanto riguarda i valori minimi.
Nicola Andrisani da quotidianopuglia.it
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Più che meritato ma sempre bidone è (14/03/2010)

Presentando la Banca del Sud, il ministro Tremonti ha pronunciato una frase (“Al Sud sono stati dati troppi bidoni e questa operazione la vogliano fare seriamente e con impegno”), che è già diventata da libri di storia, nonostante il “prima vedere, poi credere”. Ma, leggendo le sue interviste e quelle del pugliese Augusto Dell’Erba, da lui nominato presidente del comitato promotore, è inevitabile il timore che la Banca del Sud possa trasformarsi in un altro bidone per il Meridione.

Sarebbe inflitto al sistema bancario meridionale e delle Popolari pugliesi in particolare, dopo le espansioni in altre regioni. E sarebbe anche più che meritato, perché a determinare, di fatto, l’invenzione di Tremonti sono stati loro, con un minimo di logica. Se avessero funzionato effettivamente a vantaggio del territorio e non esclusivamente ed interminabilmente a vantaggio loro (sono le sole imprese che non abbiano mai chiuso bilanci in rosso, neppure quando sono state costrette alle fusioni), Tremonti non sarebbe mai stato folgorato, sei anni fa dall’idea, sempre piuttosto padana, di inventare la “Banca che il Sud non ha mai avuto”.

Ma, pur potendo essere un bidone più che meritato, sempre bidone è, da aggiungere ai “troppi” di cui parla per la prima volta, in 150 anni di Italia più disunita che unita, un ministro di Repubblica e Monarchia. Le interviste sono chiarissime sui vantaggi che la Banca neonata avrà e che al sistema bancario meridionale e pugliese ovviamente mancheranno. Al solito, per indicare da quali dichiarazioni derivino le nostre opinioni, ecco che cosa dice Tremonti: “E’ impossibile che sia un carrozzone, perché non è pubblica. Deve stare sul territorio, dove ci sono piccole e medie imprese.

E’ una cosa seria. Poi potranno nascere altre banche di credito cooperativo o di altro tipo se accetteranno questo schema”. Se potranno nascere altre banche, che ne sarà delle nostre, anche se, ripetiamolo a tormentone, meritano questo ed altro? E, se è una cosa seria, restando pur sempre da verificare, lo sarà per imprese e famiglie o solo per se stessa, visto che anche la Banca del Sud di tutto potrà soffrire meno che di filantropia per i clienti? Dice inoltre Tremonti, orgogliosamente: “Non c’è mai stato un governo che ha fatto una banca e una fiscalità per il Sud”.

E siccome è incredibilmente vero, i dubbi che possa trattarsi di un bidone per le nostre banche (pur meritandolo, sono comunque un pezzo del Sud) aumentano invece di diminuire, anche perché, proprio sulla fiscalità di vantaggio, a Tremonti non sembra vero di spiegare: “La Banca del Sud potrà emettere titoli di scopo a medio e lungo termine per canalizzare le risorse nel Sud con una aliquota agevolata del 5% sugli interessi per gli investitori”.

Con questo vantaggio fiscale, indiscutibile (e provvidenziale per il Sud) e con la possibilità di premiarlo col 5% di tasse in meno, quanto del risparmio ora depositato nelle nostre banche passerà dall’altra parte? Come se il sistema bancario meridionale e pugliese non esistesse, Tremonti aggiunge: “Per noi sviluppo vuol dire territorio e non esiste sviluppo senza banche. L’economia non è una variabile indipendente dal credito.

Se guardiamo alla cartina geografica dell’Europa, il Sud, con 20 milioni di abitanti, è l’unica regione che non ha una sua banca autoctona, ma che ha enormi problemi economici. Non c’è bisogno di essere un economista per chiedersi se c’è una simmetria, un legame, un meccanismo perverso per cui non c’è sviluppo se non ci sono banche autoctone. Forse un legame c’è”. Il “che ne sarà delle nostre banche, meridionali e pugliesi?” (non hanno, fra l’altro, neppure uno straccio di giornale che le difenda), è giustificato da un’altra dichiarazione del ministro, tutta dedicata a loro.

“Il Sud ha avuto grandissime banche e le ha perse. Oggi ci sono banche nel Sud - dice sempre Tremonti - ma non sono del Sud. Può cominciare un nuovo cammino. E dopo tanti anni, penso che sia una cosa straordinaria, anche personalmente. Tanto che ho detto che quando ci saranno gli sportelli con il logo della Banca del Mezzogiorno, una mattina mi presenterò davanti agli istituti e farò un deposito.

E’ il posto giusto dove mettere i soldi. Ma poi, non bisogna dimenticare l’altro pilastro del nostro progetto che è la fiscalità di vantaggio”. Tremonti dà già, sostanzialmente, per inesistente il sistema bancario o prossimo ad esserlo. D’altra parte, la rete delle banche di credito cooperativo e gli uffici postali sono più territoriali di quanto si sia sinora visto nella raccolta del risparmio e nell’erogazione del credito.

Il pericolo è già iniziato, dunque, soprattutto per le Popolari: fra l’altro non hanno voluto fondersi, come raccomandava Bankitalia. Ma, ripetiamo, lo meritano anche perché, pur incombendo il pericolo, continuano a ballare sul Titanic, erogando il credito agli amici degli amici, i soli che riescano ad averlo, pur essendo in sofferenza, come tutti gli altri, imprenditori e famiglie, in anni di crisi.
GIS. da quotidianopuglia.it
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Chi vuole far ‘impazzire’ e spopolare il Sud? (14/03/2010)

La follia ha molte facce. Al Sud, quelle prevalenti sono due: la follia reale, inevitabile, patologica e un’altra più sottile e meno avvertibile: quella posticcia, finta. Se per la prima forma ci sono le terapie, da quando la legge-Basaglia (grande conquista di Psichiatria democratica) dichiarò che non esisteva, così, di punto in bianco e che il matto andava rientrodotto nell’habitat naturale, che non lo voleva, per la seconda ancora non si sa come fare. Perché si tratta di una patologia “sociale” e, in quanto tale, non facilmente diagnosticabile.

Anzi, i suoi sintomi si sovrappongono e talvolta coincidono curiosamente con tante altre paranoie offerte - non c’è che l’ imbarazzo della scelta - dalla modernità. Questo tipo di follia è molto diffuso, ed è trasversale al tessuto sociale. Poiché è una forma di pazzia a cui tanti, troppi, nel Mezzogiorno, sono costretti, per avere un tetto sulla testa e qualcosa di caldo nel piatto.

E’ indotta, quasi una forma di aspirazione sociale collettiva, anche, o soprattutto, ai tempi della recessione globale che durano dalla fine del 2008, l’epoca delle “bolle” e dei “derivati”, ricchezze polverizzate senza che alcuno pagasse pegno. Estrema ratio per sopravvivere degli incapienti. La pensione sociale è considerata un privilegio, e quindi tutti gli espedienti per averla normali, etici.

Nessun moralismo da parte nostra: si tratta, stringi stringi, di una sorta di redistribuzione del reddito, della ricchezza sociale. Di cui il Sud detiene geloso il copyright e a cui nemmeno Karl Marx avrebbe osato pensare. Ma, si sa, il Mezzogiorno è all’avanguardia per tante cose, di cui alcune eccellenti. E a cui nel resto del mondo arrivano secoli, anzi, millenni dopo. Quel che infine è logico chiedersi, è che futuro può avere un “continente” (l’ex Regno delle Due Sicilie distrutto anche con la sponsorizzazione della Gran Bretagna), dove per sopravvivere la gente è costretta a “impazzire”.

E’ privato delle sue energie migliori, che vanno ad arricchire, e a dare prestigio ad altre Nazioni, dove hanno pane e dignità (e resteranno per sempre). E’ la famosa fuga dei “cervelli” che a parole tutti vogliono trattenere, ma nei fatti accompagnano alla stazione tutte le mattine. La cultura pragmatica di Federico di Svevia e Liborio Romano, ci impone di chiederci: chi ha interesse a far “impazzire” il Sud, per spopolarlo e magari dominarlo meglio? Derubandolo del suo futuro dopo aver depredato il presente?
Francesco Greco da quotidianopuglia.it
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