Il dissesto che non importa a nessunoUn giorno o l’altro, forse, l’Ordine degli ingegneri organizzerà un convegno dal titolo: “Il dissesto idro-geologico a Marina di Lesina”.
L’idea non è peregrina perché già avanzata da qualche suo componente. In quella sede, magari, il pubblico verrà edotto su quanto avviene nel paese garganico, un lembo di terra fra mare e lago, pini e orchidee, boscaglia selvaggia come da flora del Parco del Gargano.
L’erosione intorno al canale Acquarotta pare all’origine del fenomeno. Ma nessuno conosce, esattamente, l’entità del dissesto e in quali aree si riscontri.
A sentire tecnici ed esperti la bella Marina avrebbe cavità sotterranee disseminate qua e là, e questa è una vulgata. Un altro filone di pensiero, invece, derubrica a leggende le voci su possibili correnti che soffiano nel sottosuolo.
Il materiale sull’argomento è molto vario, da ricostruire come le tessere di un mosaico in attesa di un resoconto ufficiale o, appunto, di un convegno.
Lo Stato di emergenzaE’ stato proclamato ad agosto del 2008, dopo che la Protezione civile aveva respinto la richiesta del Comune di Lesina e della Regione Puglia. Pressioni di carattere politico avviate da consiglieri in carica nell’ultima legislatura di via Capruzzi hanno superato l’ostacolo. Oggi Marina di Lesina rientra in quelle aree emergenziali in cui, dal 2007 in poi e con periodici finanziamenti, si stanno facendo sondaggi per capire cosa realmente succede nelle sue viscere.
Appena nominato commissario ad acta, il prefetto Antonio Nunziante dà mandato all’Autorità di bacino della Regione Puglia di procedere alla rilevanza e mappatura dei punteggi attribuibili ai fabbricati, vero cuore del problema visti gli eventuali e non ancora accertati rischi per gli abitanti.
Quattromila appartamenti e 184 condomini per una popolazione estiva di oltre 20mila persone. E’ su di loro che si abbattono le “Linee guida” relative alle verifiche strutturali per edifici ad alta, media e bassa criticità. In pratica tali verifiche dovranno essere a carico dei privati.
I ricorsiI proprietari di casa si rivolgono all’avvocato . A novembre dell’anno scorso il TAR Lazio accoglie il ricorso di sospensiva dell’ordinanza prefettizia presentato da un condominio, il 16 dicembre annulla l’ordinanza.
A ruota, seguono lo stesso iter altri condomini con uguale successo. Nel variegato mondo dei proprietari di casa a Lesina, le reazioni sono comunque diverse. Alcuni procedono in proprio all’accertamento, qualcun altro ricorre al Tar diffondendo la voce fra conoscenti, altri stanno fermi aspettando l’evolversi della situazione.
L’iniziativa parte da uno dei tanti comitati spontanei sorti in loco. Atteso come l’epifania delle epifanie il plastico che dovrà dare il responso sulle criticità del luogo, quelle, dicono, definitive. Le sfumature cromatiche varieranno dal rosso all’arancione al giallo, in alternativa il verde. “Lo esporrò appena sarà pronto”, proclama con un filo d’ironia il sindaco di Lesina Pasquale Tucci.
I dissensi ai tavolo tecniciGli amici raccontano di una brevissima permanenza del primo cittadino della laguna ad uno dei tanti tavoli tecnici organizzati nella fase pre e post emergenza.
“Dissensi con il Prefetto”, tagliano corto. Medesima sorte sarebbe toccata ad Antonio Palma, ingegnere alla guida di “Pro Lesina Marina”, comitato a tutela dei proprietari di casa.
Punto di divergenza: l’atteggiamento da tenere con l’Autorità di Bacino, l’ente preposto ai sondaggi della zona da quando, nell’ambito di una convenzione stipulata con la Regione Puglia e finanziata con delibera Cipe 20/2004, Marina di Lesina è stata individuata come “sito campione di studio e monitoraggio”. I circa 3 milioni di euro sono stati utilizzati per lavori di “iniezioni di cemento” sul canale Acquarotta, quasi ultimati.
I sondaggi senza fineC’è un altro filone di accertamenti inaugurato quasi contestualmente all’esaurirsi dei fondi per Marina di Lesina. A febbraio del 2008 si apre una voragine nel centro del paese e scatta, immediatamente, l’operazione verifiche.
Torna l’attivismo dell’Autorità di Bacino che, per il supplemento di indagine, ottiene circa 60mila euro previa riunione del tavolo tecnico. Con successiva delibera della giunta regionale arrivano altri 400mila euro -siamo a luglio del 2007- e ad agosto del 2008 un’altra tranche di finanziamenti di pari entità.
Dopo quattro milioni di euro spesi fra fondi regionali e statali non si, ancora, se e in quali termini esista il dissesto idro-geologico a Marina di Lesina. Lo stanno accertando, nel frattempo i cittadini possono attivarsi a proprie spese.
Dov’è la “relazione”?Somma disputa fra tecnici, ingegneri geologi e professori universitari circa la “Relazione dell’Autorità di Bacino”, quella che dovrebbe ragguagliare, si spera in via definitiva, sul dissesto. “Generica”, la definisce Palma, “Non pervenuta”, secondo il sindaco di Lesina.
Un documento di quindici pagine del luglio 2009, per la verità, esiste. Traccia la cronistoria dei monitoraggi ed aggiunge: “Lo stato avanzato delle campagne di indagini geognostiche consente di disporre di un discreto quadro diffuso e aggiornato delle criticità esistenti.
Tuttavia occorre aggiungere che l’elevato numero di fattori concorrenti alla dissoluzione dei gessi, ciascuno a sua volta fortemente controllato dalle condizioni al contorno, rende, al momento attuale, non ancora possibile la previsione del dove quando e con quale entità tale i dissesti potrebbero verificarsi….resta inoltre la forte incertezza legata alla velocità di tali dissesti”. Dello stesso tenore il documento del Comune di Lesina di qualche anno prima. Sotto il sole, di nuovo, c’è poco o nulla.
Ai tempi di Giovanni SchiavoneGli ultimi scorci di governo di centrodestra, a Lesina, sono stati di fuoco. Giovanni Schiavone, ex sindaco, chiede lo stato di emergenza ma non lo ottiene.
I comitati gli chiedono di spendere i finanziamenti disponibili per i lavori di “mitigazione del rischio” quando sarà più chiaro dove intervenire. L’accordo salta, i gruppi organizzati vanno su tutte le furie e comincia uno scontro nemmeno tanto celato sul dissesto: c’è o non c’è?
Dopo il respingimento della richiesta dello stato di emergenza, inoltre, l’ex primo cittadino fa un’ordinanza di sgombero per i residenti della zona sul canale ma la cosa non va in porto perché, spiegano al Comune di Lesina, “i tempi non erano quelli previsti dalla legge”. Dunque tutti restano nelle marittime abitazioni.
La voragine Quando a febbraio del 2008 si apre una voragine davanti alla Chiesa Stella Maris, continuano a fioccare le posizioni divergenti. Cioè: urge capire se esista un collegamento fra i rischi della zona intorno al canale e il resto del paese, ovvero, se dopo la mitigazione del rischio in un’area non sia il caso di preoccuparsi anche per quella restante.
Il buco si trova a 500 metri da Acquarotta. Scavando, l’accertamento del Comune arriva a 14 metri di profondità e prospetta un quadro molto più fosco di quello che, dal canto loro, hanno nel frattempo appurato i comitati spontanei.
Chi è andato più in profondità – analizzano- dovrebbe avere la risposta più attendibile, 14 metri (il Comune) contro 30 (i privati). Ma il responso, quello vero, arriverà da altra autorità, quella di bacino. L’accertamento è in corso.
Cause e concause Può succedere che, indagando sul dissesto, saltino fuori altri problemi. Le indicano come “concause”, fattori non primari ma pur sempre importanti.
Tipo la mancanza della fogna bianca a Marina di Lesina, motivo per il quale le acque piovane vengono assorbite dal sottosuolo. Da dieci anni è fermo agli uffici tecnici del Comune di Lesina il progetto di costruzione della rete.
Sono disponibili circa 700mila euro, ma i lavori devono essere appaltati. In situazioni normali il Pai, ovvero il piano di assetto idrogeologico, rappresenta un perimetro entro cui muoversi dopo il parere di chi l’ha redatto.
Dovrebbe andare in questo modo: il Comune presenta il progetto, da approvare, respingere o revisionare in base al Pai. L’ordinario, però, non abita più qui. L’Autorità di bacino, redattrice del Pai, non può dare alcun parere perché manca quello principale: senza aver assodato le “cause” non si può procedere a risolvere le “concause”. Questa spirale avvolge Marina, ed è più forte dei venti del nord che, per la gioia dei windsurfisti, percuotono il lido garganico.
Lesina2La Torre del Fortore segna l’ingresso a Marina di Lesina. I primi costruttori approdati su queste sponde erano emiliani. Tracce di questa provenienza si ritrovano fra i gestori dei lidi, quelli “storici” hanno marchio emiliano.
L’apertura dell’ostruzione fra il lago ed il mare, e quindi la costruzione del canale Acquarotta, risale invece agli anni ‘30. Gli eredi dei pescatori raccontano di cefali migratori, in agosto, dall’acqua dolce a quella salata e dei banchi di ostriche giganti lungo le sponde del canale, laddove sono stati fatti i lavori di “mitigazione del rischio”.
Dopo il boom di costruzioni degli anni ‘80, il fervore edilizio della zona si è fermato. Passano 25 anni e, mentre nella “vecchia” Marina aleggia lo spettro del dissesto, nasce un nuovo progetto sulle rive del lago. Il sindaco di Lesina neoeletto Giovanni Schiavone, la società Lesina 2 s.r.l. e la ditta De Lisi-Di Rocco firmano, nel 2004, un protocollo d’intesa per la proposta congiunta del Piano di lottizzazione delle zone C3 e C4a.
Con delibera n.1 del 04.01.2005 il Piano viene adottato, nel 2006 è sulla scrivania del responsabile di settore il piano di impatto ambientale.
“Vogliamo rilanciare il turismo, questo è il nostro obiettivo”, spiega l’attuale sindaco che, pure, quel protocollo non l’ha firmato. “Si tratterà di costruire un villaggio turistico su terreni pubblici ma anche a privati”. Lì, a un tiro di schioppo dall’area soggetta ad accertamenti che fornisce, ogni anno, 1 milione e mezzo di euro al Comune di Lesina per Tarsu ed Ici. Villaggi che vanno, villaggi che vengono.
Paola Lucino da
quotidianofoggia.wordpress.com