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In diretta  dall'oasi agrumaria di Rodi ...

 di Teresa M. Rauzino

Il 23/01/ 2001 La vita in diretta di RaiUno si � collegata con Rodi Garganico: una carrellata dal cuore dell’oasi agrumaria, alla riscoperta di profumi, sapori e cultura.

Un’attenzione che premia l’impegno di tutti coloro che stanno sostenendo fortemente, in collaborazione con Italia Nostra ed il parco Nazionale del Gargano, il recupero di questa storica realt� produttiva, curandone la promozione con convegni sull’agrumicoltura sostenibile, e la creazione di originali percorsi turistici.

A tavola con le arance, slow food proposto per la prima volta in occasione della diretta televisiva, � un percorso dal gusto invitante, ricco del suadente profumo di zagare, e dei sapori freschi dell’arancia e del limone.

Se verr� riproposto, come raffinato menu, dai ristoratori non solo di Rodi, ma di tutta l’area protetta, meraviglier� il turista pi� disincantato, alla ricerca di proposte nuove, oltre la scontata offerta sole-mare-spiagge pulite.

Al pari dell’itinerario segreto A passeggio tra gli agrumeti, svela la vera identit� del territorio rodiano, di cui i giardini sono un importante tassello.

Un percorso del gusto per rivivere, o far vivere per la prima volta, sensazioni antiche ormai dimenticate.

I nomi di Ciampa & Sons, De Felice, Ricucci, Ruggero, Del Giudice, Pacifico, Russo, Ognissanti, Gramigna, Carnevale, Giovannelli, oggi poco o niente ci dicono. Eppure, singolarmente o uniti nella “Societ� Agrumaria di Rodi”, erano “premiate ditte”, che partecipavano con successo alle fiere internazionali di Paris, London e New York gi� dalla fine dell’Ottocento.

Le suggestive, coloratissime locandine in inglese, con in primo piano procaci bellezze al bagno, raccolte oggi nel catalogo Rodi for ever, ne costituirono gli accattivanti promo.

 I pubblicizzati aranci, limoni e cedri, trasportati in Dalmazia e a Trieste da otto trabaccoli e da numerosi barconi, venivano smistati in Germania, Austria, Jugoslavia, Ungheria.  Nel 1870 Isidoro Tomas apr� un canale commerciale transoceanico con gli Stati Uniti d’America. Col succo dei li�moni i Tomas e i Coston  fabbricavano a Rodi il rinomato estratto di “poncio”, molto richiesto in Germania. Gli oli essenziali erano ricercati dai profumieri per le loro fragranze.

Ma ricostruiamo ancora una volta la storia dell’oasi.  Si racconta che Melo di Bari, quando incontr� i Normanni nella Basilica dell’Arcangelo Michele, per invogliarli alla conqui�sta della Puglia, don� loro i pomi citrini del Gargano.

Fino al 1500 il melangolo, un arancio amaro, era l’unica qualit� di agrume coltivata in Europa. L’arancio dolce introdotto in Porto�gallo nel 1520, fu impiantato sul Gargano alla fine del Seicen�to. Nel Settecento i giardini fecero la fortuna di Rodi: un continuo traffico commerciale vide impegnati gli abitanti con i Veneziani e gli Schiavoni, che vi approdavano ogni giorno a caricare vini, arance, limoni.

La piccola oasi produttiva di circa mille ettari, per gli avanzati metodi colturali adottati, rappresent� un perfetto modello d’arbo�ricoltura intensiva: secondo Serafino Gatti, era il tesoro dei paesi della costa. Nel 1848 vi si coltivavano diverse specie di agrumi: Francesco La Martora ne elenca nove. Tra le variet� di Portogallo egli ricorda l’Arancia acre e l’Arancia dolce; tra quelle di Limone, la Limoncella, il Limone dolce, il Bergamotto, la Lima di Spagna, il Barberino; tra quelle di Cedro, il Bulsino ed il Belvedere.

I giardini producevano 100 milioni di frutti all’anno, circa 150 mila quintali. Una vera e propria “divisione del lavoro” impegnava operai specializzati: dai raccoglitori ai ragazzini che, con sporte e cuffine trasportavano il prodotto al munton’, alle scapatrici che con i calibri (ferritte) separavano i frutti a seconda della pezzatura, alle incartatrici che, sulla filiera del canalone, prima di riporli nelle cassette di legno di faggio, avvolgevano gli agrumi in preziose veline, con i logo delle ditte.

 Una confezione accurata che meravigli� i Savoia per la bella immagine che conferiva al prodotto. Il ministro Ponzio Vaglia nel 1905 si compliment� con la premiata ditta Ricucci che aveva inviato in dono alla famiglia reale i suoi fragranti e profumati frutti. 

Quale futuro per la moderna oasi agrumaria? Oggi si stanno rilanciando, con i Presidi, i prodotti tipici, di cui le arance durette, le bionde e il limone femminello del Gargano, sono la punta di diamante. Le aziende Ricucci, Saggese, Damiani, Budrago al Salone del gusto di Torino hanno riproposto gli agrumi negli incarti tradizionali, registrando un successo che non ha sorpreso chi da anni apprezza la qualit� organolettica del loro prodotto biologico.

Interesse ha riscosso anche l’accurata trasformazione, di cui Fausta Munno � un’originale interprete con il delicatissimo liquore di zagare e l’ambrosia d’arancio.

Gli agrumi garganici sono presenti sul mercato, oltre che nei mesi invernali, nel periodo estivo in cui le altre variet�, nazionali ed internazionali, mancano. E’ questa la carta vincente che potrebbe assicurare quote importanti di mercato e il giusto incentivo a chi decider� di curare i giardini quasi abbandonati, che occupano una superficie di 400 ettari.

Oggi, la rivalutazione delle produzioni agricole � legata alla tipicit�, ed alla biodiversit�. Il marchio DOP, importante traguardo per il nascente Consorzio di Tutela degli agrumi del Gargano, darebbe il via al ripristino di una produttiva oasi agrumaria, e al lancio di una qualificata occupazione giovanile nel settore.

La memoria degli “Splendori di un passato” non pu� essere perduta: � necessario ritessere quel filo cosmopolita che, nei secoli scorsi, consent� alla popolazione di quest’area di portare per il mondo i suoi gustosi prodotti, con originale fantasia promozionale e arditezza imprenditoriale!

 

 

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