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A Peschici c'�  un'antico cenobio benedettino.

Un tempo, aveva una notevole influenza  anche fuori dal Gargano

 Storia e leggende di un’antica badia 

di Teresa M. Rauzino

Peschici. Abbazia di C�lena. Chiesa Nuova. Capitello "en plein air" 

L’abbazia di Santa Maria di Calena , sita in agro di Peschici, � da annoverare fra le pi� antiche d’Italia. Sarebbe stata eretta addirittura nell'872. Probabilmente vi fu una prima presenza di monaci  basiliani. Un edificio sacro esisteva sicuramente nell'XI secolo, come testimonia un atto di donazione del 1023: il vescovo di Siponto don� l’"ecclesia deserta in loco qui vocatur Calena, cuius vocabulum est sancta Maria" all'abbazia di Tremiti, fornendo tutte le necessarie pertinenze: un orto, una vigna, dei terreni da coltivare che permettessero ai monaci benedettini di poter vivere senza problemi, trasferendosi in terraferma. Nel 1058 il cenobio divenne una potente abbazia. Via via che papi ed imperatori le concedevano ricchi privilegi, i suoi beni,  si estesero oltre l’area garganica fino a Campomarino e a Canne. L’abbazia di Monte sacro era una di queste ricche d�pendances, ed ebbe un secolare contenzioso con la casa-madre, che non voleva concederle assolutamente l’autonomia. Per rendersi conto dell’entit� del prestigio di Santa Maria di Calena, basta ricordare che nel 1420, quando era gi� in declino, i beni in suo possesso consistevano in circa trenta chiese del Gargano Nord, con relative pertinenze di mulini, case, terre, oliveti, diritti di pesca sul Varano e diritti feudali sulla citt� di Peschici e sul Casale di Imbuti.

Contesa dai potenti monasteri di Tremiti e Montecassino, essa riusc� a restare indipendente fino  al 1445, quando fu inglobata definitivamente a Tremiti, sotto i Canonici Lateranensi.

Critici e storici dell’arte come Emile Bertaux e Adriana Pepe hanno analizzato, nelle loro pubblicazioni, le due chiese presenti nel complesso badiale: presentano rare ed interessanti tipologie di architettura pugliese, europea ed extraeuropea.

E' certo che l'abbazia di Santa Maria di C�lena accolse molti pellegrini, famosi e non,  che sbarcavano sui litorali del Gargano Nord per recarsi al Monte dell'Angelo. I redditi derivanti dalle numerose donazioni dei fedeli le servirono indubbiamente per assolvere degnamente questa funzione di ospitalit�. 

Giuseppe Martella, citando l'abate Benedicto Cochorella ( che nel 1508 scrisse una Cronaca Istoriale di Tremiti), afferma che l'abbazia si rese importante e ricca per concessioni e privilegi di principi, papi, imperatori e fedeli. Questi, per recarsi alla miracolosa grotta dell'Arcangelo S. Michele, facevano lungo il cammino la prima tappa a C�lena e dopo presso i Santuari siti nella montagna garganica.

Secondo il Martella i monaci benedettini coltivavano in un esteso orto botanico innumerevoli variet� di erbe officinali, proprio per curare i pellegrini bisognosi di cure e di ristoro.

La presenza di pellegrini stranieri all’abbazia di Santa Maria di  C�lena � documentata proprio dai resti delle sue fabbriche conventuali,  visibili a tutti ancora oggi. Se la prima chiesa dell'abbazia si inserisce infatti nel solco di un’originale tradizione costruttiva pugliese, quella delle cupole in asse,  la pi� recente seconda chiesa, che si addossa all’edificio pi� antico, fu costruita con soluzioni architettoniche di vasta circolazione europea ed extraeuropea, proprio da quelle maestranze itineranti di scalpellini, di origine borgognona, che percorrevano nei due sensi, con il traffico di pellegrini e crociati verso la Terrasanta,  la "Via Francigena".

Ancora Giuseppe Martella,  in Peschici illustrata, citando un  documento del 1275 (un privilegio con cui  Carlo I d’Angi� concede a suo fratello, il re di Francia Luigi IX, del legname tagliato nei boschi garganici)  rileva che soltanto due porti dell’Adriatico erano adibiti per l’imbarco di legname per la Francia: quello di Manfredonia e quello di Peschici.

Questo interessante dato lo  autorizza ad affermare che "a Peschici a quel tempo esistevano delle strutture portuali che evidentemente erano ben note, e se non paragonabili a quelle sipontine, tuttavia valide e attrezzate  per imbarchi di materiali.. Differentemente  non sarebbe stato citato nel documento angioino".

Lungo l'itinerario “classico” della Via Sacra dei Longobardi vi era la  cella della S.S. Trinit� di Monte Sacro, nei pressi di Mattinata, che appartenne all’abbazia di  C�lena dal 1058  fino al 1198.

Secondo Adriana Pepe, � proprio nel quadro dei rapporti con il santuario del  Monte Gargano , che  il possesso  della Santissima Trinit� di  Monte Sa�cro assunse un particolare interesse per i monaci benedettini calenensi. Una lunga e difficile contesa nel corso del XII secolo (1127-1198) oppose l’abbazia alla sua antica “cella”, che si era  resa, di fatto, indipendente (Prencipe, 1951, pp. 43-49).

Oggi questa abbazia risulta molto decentrata, rispetto alle altre pertinenze  di Santa Maria di Calena,  ma un tempo non era cos�. La  Alvisi, grazie al sussidio della fotografia aerea, ha individuato una fitta rete di strade mulattiere che, sin dall'antichit�, collegava i centri abitati della costa settentrionale al porto di Siponto, e il cui utilizzo dovette intensificarsi con lo sviluppo del Santua�rio di Monte Sant'Angelo.

Non mancano suggestioni e leggende intorno a questo luogo-simbolo dell’immaginario collettivo di Peschici. Dall'abbazia, un camminamento sotterraneo portava  alla “caletta” del Jalillo: serviva ai frati per sfuggire alle frequenti scorribande saracene. Da un’acquasantiera, posta in fondo alla navata sinistra della chiesa nuova, giungerebbe il rumore della risacca marina.

Si racconta anche di un antico tesoro di Barbarossa. Forse, era l'ammiraglio turco Khair ed-Din, attendente di Solimano I, che assedi� Tremiti. 

Una leggenda popolare narra che Federico Barbarossa, in cammino verso la grotta dell’Angelo, vi fece una sosta piuttosto dolorosa: seppell� nella cripta la sua figlia prediletta, ammalatasi durante il viaggio. Le pose, come singolare cuscino, un vitello d’oro. Un tesoro prezioso che tutti gli abitanti hanno cercato invano, dimenticandosi che � in piena luce, sotto i loro occhi…

Peschici. Abbazia di C�lena. Il chiostro

 

Portale murato

 
 

 
  
 
 

 
 

 
  
Kalena
 
 

 
 

 
  
Abbazia K�lena

 
 

 
 

 
  
Abbazia K�lena
 
 

 

 

 
  
Abbazia K�lena
 
 

 
 

 
  
Abbazia di C�lena. Ingresso
 
 

 
 

 
  
Cortile con pozzo cinquecentesco
 
 

 
 

 
  
Fabbricati. Particolare
 

 

 

 
  
Entrate delle due chiese
 

 
 

 
  
Seconda chiesa. Archi a tutto sesto
 

 
 

 
  
Abside
 

 
 

 
  
Abside. Angolo
 

 

 

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