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PESCHICI E DINTORNI

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Mauro del Giudice” di Rodi Garganico

 I nonni raccontano

La settimana santa com’era antiche usanze del Gargano 

 

Confraternite a Vico il venerd� santo (foto dal sito dei Carmelitani Scalzi di Vico)

Pasqua com'era. Scansione della settimana santa a Vico del Gargano

terryrauzino
 

 


processione settimana santaDal luned� santo ferveva un�attivit� insolita nei fedeli di tutte le chiese per preparare ed allestire, a gara, il sepolcro che doveva essere il pi� bello, il pi� ricco di fiori e di ceri, il pi� degno di accogliere l�Ostia Divina.
Secondo quanto tramandato con i quattro vangeli dei discepoli di Ges�, nel gioved� fu consumata l�ultima cena, in base alla quale furono istituiti l�Eucarestia (�questo il mio corpo offerto in sacrificio per voi�) ed il sacerdozio (�fate questo in memoria di me�).
Durante la messa celebrata con la partecipazione di numerosi fedeli e la loro comunione (�almeno una volta all�anno�) venivano consumate tutte le particole gi� consacrate e l�Ostia Divina era deposta nell�urna dei sepolcri delle varie chiese in adorazione dei credenti, per cui l�intera serata e la nottata erano dedicate alla visita dei vari sepolcri, al raccoglimento ed alla meditazione del mistero della Croce.
A sera inoltrata a rendere vivo ed efficace il mistero della morte materiale di Cristo presso la chiesa matrice veniva celebrato da dotti sacerdoti il cos� detto �pianto della Madonna� consistente nell�esposizione del dolore lacerante della madre di Ges�, vera e viva espressione di donna e di madre ai piedi della croce; pianto che induceva anche i pi� renitenti e reprobi alla riflessione dell�intero mistero del cristianesimo ed alla considerazione dello strazio immane di una madre, che non solo aveva assistito all�agonia del figliuolo in croce, ma che riceveva fra le proprie braccia il suo corpo esanime.
Processione settimana santaNelle altre chiese invece i confratelli recitavano, in latino, i cos� detti �uffici delle tenebre� che rappresentavano le varie fasi della passione di Cristo e definiti tali perch� scritti dai primi cristiani, all�oscurit�, nelle catacombe, ove si riunivano per pregare e per sfuggire alle persecuzioni degli imperatori romani che interpretavano rivoluzionarie le idee del cristianesimo.
A caratterizzare, a singolarizzare ed a concretizzare da tempi immemorabili tutto il periodo pasquale vichese era, ed � per fortuna rimasto il venerd� santo, nel quale si svolgevano: al mattino, la processione detta �delle Madonne�; �la messa pazza�recitata in tutte le chiese dal sacerdote con la lettura delle varie fasi della passione di Cristo ed �il bacio della croce�; �le tre ore di agonia� fatte in tutte le chiese ad eccezione di quella del Purgatorio; la processione detta �del calvario� del tardo pomeriggio.
Nel 1947, e cio� subito dopo la seconda guerra mondiale, l�arcivescovo della diocesi di Manfredonia, dalla quale dipende anche Vico, assumendo che trattavasi di riti paganici ed idolatri, ebbe a proibire le due processioni. L�effetto per� fu contrario in quanto tutto il popolo, non solo insorse compatto sprezzando proibizione e minacce vescovili, ma concorse pi� numerose ad entrambe.
Infatti al mattino verso le ore sette e trenta, come di consueto, i componenti le cinque confraternite sopravvissute, vestiti con i loro tradizionali camice e fazzoletto bianco sulla testa, sorretto questo da una corona munita di spine solo all�esterno, e con mantelline e cinture diverse per la distinzione ed individuazione dell�appartenenza, presero nelle rispettive chiese una croce, il Cristo morto e la Madonna vestita in gramaglie ed effettuarono ugualmente entrambe le tradizionali processioni senza il concorso di alcun sacerdote.
Tali processioni venivano, e sono fatte, dalle congregazioni al melodioso canto del �Miserere mei, Deus��, in latino, percorrendo tutte le strade del paese ove sono ubicate le varie chiese, compresa quella del convento dei Cappuccini, in omaggio a Ges� esposto nel sepolcro, con il concorso dell�itera popolazione vestita a festa e con monili pregiati. Nel primo pomeriggio, verso le ore quindici, nella chiesa del Purgatorio si svolgevano le �tre ore di agonia� con le quali si rievocavano le parole di Ges� pronunziate durante l�agonia.Tale funzione induceva i fedeli: ad un profondo esame di coscienza; a considerare l�ultima lotta della vita con il progressivo affievolimento delle funzioni vitali; il �ricordati uomo che sei polvere ed in polvere ritornerai�.
Nel tardo pomeriggio dello stesso venerd� le cinque confraternite con la sola bara recante il Cristo morto della chiesa di san Giuseppe, fedelissima immagine lignea di un vero uomo morto, e la Madonna Addolorata della chiesa Madre procedevano al rito del Calvario cantando in latino il �Miserere mei, Deus�con la partecipazione dell�arciprete, di tutti gli altri preti e dell�intera popolazione. Presso il rione �Carmine� vi sono da epoca immemorabile cinque croci, una volta isolate sull�omonima collinetta ed attualmente circondate da case, che rappresentano le cinque piaghe di Ges� crocifisso.
Pervenuta la processione in tale localit�, presso ogni croce l�arciprete recitava tre Pater e tre Ave ed intonava i versetti dell�inno:
�Io ti adoro, o Santa Croce� al quale canto confratelli e fedeli si associavano composti.
Ma alla quinta croce, che simboleggia quella ove fu trovato il Cristo morto, esplodeva un clamoroso e frenetico inno:
�Evviva la croce!� sia da parte dei confratelli che della popolazione che numerosa aveva accompagnato la processione, canto che, al ritorno si ripeteva a crocchi di dieci, quindici persone. Essa processione, a piazza Castello, si sdoppiava per cui la bara con il Cristo di San Giuseppe, percorrendo l�omonima strada raggiungeva la sua chiesa, mentre l�Addolorata proseguiva per la breve salita fini alla chiesa Madre.
Relativamente a tale processione stupivano, e stupiscono, due fattori:
la recita in latino dell�intero �Miserere�, come fatta per �Gli inni delle tenebre�, da parte dei confratelli completamente analfabeti, che sembravano, e sembrano, quasi invasi dallo Spirito Santo con il potere di esprimersi anche in latino, nonch� l�esplosione di gioia manifestata con tripudio a modo di ubriachi, al canto a squarcia gola ed a gruppi dell� �Evviva la croce!� Tali fattori rendevano e rendono suggestiva e caratteristica essa processione.
Altra tradizione che esisteva presso i padri cappuccini francescani di Vico, essendo il venerd� giornata di astinenza e digiuno, era il legare i gatti del convento in modo che anch�essi in tale giornata non prendessero topi, e quindi si astenessero dal mangiare carne.
Come pure altra prescrizione, all�epoca esistente, era quella che nelle giornate di gioved�, venerd� e sabato , in chiesa, non potesse celebrarsi alcun funerale, per cui il feretro si limitava ad arrivare fino alla soglia della chiesa, ove il sacerdote impartiva la sola benedizione.
Il sabato trascorreva ancora con qualche visita ai sepolcri.
A mezzanotte venivano slegate le funi delle campane, legate al gioved� mattino per evitare che durante i tre giorni di morte di Cristo e di raccoglimento assoluto, qualche incosciente, o addirittura qualche gatto, avesse potuto farle suonare.
Con il prolungato squillio delle campane, suonate a festa, veniva, e viene annunziata, al terzo giorno dalla morte la resurrezione di Ges�, che, sempre secondo le scritture, non fu abbandonato negli inferi, n� la Sua carne vide corruzione.
TRADIZIONI CULINARIE
Dismessi i sepolcri e portati via dai fedeli, pietosamente e devotamente, mazzetti di fiori o pezzi di candele da servire anche per casi eccezionali e calamitosi, come i ramoscelli di ulivo, la domenica di resurrezione era dedicata alla partecipazione della �messa cantata�, ove affluiva numerosa giovent� vestita a nuovo anche per scambiare furtivamente qualche sguardo con colei che avrebbe dovuto convolare a nozze, ed alla preparazione, da parte delle mamme di famiglia, di succulenti e gustosi pranzi a base di:
pasta alle uova; polli ruspanti (quelli a �batteria� non si sognavano nemmeno); carne di agnello, cucinata in vario modo oppure arrostita ai ferri, formaggi e salumi con la consumazione anche di dolci consistenti: in �pastarelle�; in �taralli� alle uova ed annaspati; all�anice, con vino cotto e con altre essenze; in �turchiedd� (forse perch� introdotte durante la dominazione turca) che erano degli enormi taralli a tre o a pi� trecce con uova sodo nel centro; il tutto innaffiato da saporosi e genuini vini locali o dal moscato.
Solo su qualche tavola di famiglia pi� agiata compariva un uovo di cioccolato della ditta �Perugina� oppure �Unica� (le altre ditte non esistevano ancora). A concludere il periodo pasquale con tutti i suoi: riti, funzioni religiose, e manifestazioni varie era il luned� successivo, detto �della frittata�.
PASQUETTA OVVERO IL GIORNO DELLA FRITTATA
Dalle prime ore del mattino frotte organizzate di parenti ed amici con asini e muli inghirlandati (erano gli animali pi� usati per le quotidiane fatiche e le macchine erano fantascienze) con i panieri di vimini, disposti ad entrambi i lati dei basti, gi� cominciavano a girare per le vie del paese, ove abitavano i componenti le varie comitive, per raccogliere le cibarie che ogni gruppo aveva provveduto ad allestire.
Una volta raccolto quanto abbondantemente doveva servire per un lauto pranzo, i componenti le comitive affluivano al luogo dell�appuntamento, ed, al canto di canzoni mondane, percorrendo a piedi le strade sassose del paese (all�epoca erano coperte di breccia) e dei tratturi, convenivano presso quella casetta rurale o casino, ove veniva passata la giornata in insolita allegria, mangiando, ma soprattutto bevendo �mantegne� (barili da ventiquattro litri) di vino.
In tale occasione i banchetti erano quasi tutti a base di frittate di numerose uova con:
mozzarelle, asparagi, salsicce, (da cui derivava la denominazione della giornata), di carni, di caciocavallo e di dolciumi. Si chiudeva cos� �A tarallucci e vino�, ed in allegria materiale e spirituale tutto il periodo pasquale.
LA TESTIMONIANZA DI TOMMASO FIRMA E' STATA RACCOLTA DALLO STUDENTE NICOLA MIGLIOZZI (laboratorio sulle tradizioni popolari dell'IIS "Mauro del Giudice" di Rodi Garganico a cura della prof.ssa TERESA MARIA RAUZINO)

 

 ... a Vico del Gargano

di Libero Arcaroli

 

Quando si tratta di conoscere le tradizioni del mio paese, mi reco dai miei due anziani amici, Nicola e Gilormina, i quali sono ben lieti di rievocare il loro passato. Anche stavolta mi hanno guidato alla scoperta delle antiche tradizioni pasquali. Gilormina ha ricordato  molti particolari religiosi che le aveva insegnato lo zio prete (� z� z� ).

Durante il periodo di Quaresima, in prossimit� della Pasqua, si facevano grandi pulizie in casa. Prima di tutto si imbiancavano i muri, in particolar modo quelli della cucina, perch� qui c’era il camino che provocava l’inevitabile fumo. La pulizia veniva intesa come segno purificatorio, per preparare degnamente la Resurrezione di Ges�. Le donne, con in capo grandi cesti pieni di panni sporchi, andavano a lavarli ai numerosi ruscelli che si trovavano nei dintorni del paese.

La Domenica delle Palme ci si recava in Chiesa per ascoltare la Messa. Durante la celebrazione, il sacerdote benediceva il ramoscello di ulivo che ogni fedele teneva in mano. Si poteva notare qualcuno che, invece del solito ramoscello, teneva ben stretto un fascio di rami, che poi distribuiva ai parenti ed amici.

Nel giorno delle Palme, durante la Santa Messa, veniva letto il cosiddetto Passio, in latino passione che terminava con le parole ecce homo, ecco l’uomo. Circa 80 anni fa  neanche nel giorno delle Palme si poteva mangiare la carne. Le uniche pietanze ammesse erano: il pesce (seppie ed alici), i latticini e i dolci senza uova (taralli). Successivamente la Chiesa decret� che il periodo dell’astinenza riguardava solo i Venerd� della Quaresima.

Durante la settimana Santa le funzioni religiose iniziavano il Mercoled� Santo con u  Schiopp che simboleggiava la passione e la morte di Ges�. Nel momento in cui si leggeva che Ges� spirava, venivano suonate le raganelle, uno strumento di legno che se fatto girare su se stesso emetteva un singolare suono.

Il pomeriggio del Gioved� Santo si celebrava la Santa Messa. Al momento della consacrazione, l’Ostia veniva riposta nell’Ostensorio, il quale poi veniva messo nel Sepolcro. U’ z� z�  mi   racconta la mia saggia confidente Gilormina - diceva che non  si doveva  parlare di Sepolcro, bens� di intronizzazione  di Ges�, perch� Egli non era certamente morto come un comune mortale, ma era salito al trono del Padre. Dopo questa Messa si legavano le campane e si svestivano gli altari delle Chiese, in segno di lutto. La sera del Gioved� Santo tutta la popolazione vichese, in un religioso silenzio, si riversava nelle viuzze del paese per visitare i vari Sepolcri (Sibbulcr) come accade tuttora.

La mattina del Venerd� Santo ogni confraternita portava in processione la statua della Madonna vestita a lutto insieme con la statua di Ges�, visitando i sepolcri di almeno sette chiese. Usanza ancora attuale. Anticamente, almeno un sacerdote seguiva la processione, ma una disposizione ecclesiastica impose ai preti di non parteciparvi pi�.

Le congreghe che attualmente esistono a Vico sono sei, ognuna delle quali fa capo ad una diversa chiesa. Le pi� antiche sono quelle di San Giuseppe, di San Nicola e della Madonna del Carmine. Successivamente si sono formate altre tre congreghe: quella della Chiesa del Purgatorio, della Misericordia e di Santa Maria Pura.

Queste congreghe cantano individualmente il Miserere.

L’abbigliamento delle confraternite � vario.

I confratelli della Chiesa di San Giuseppe indossano un vestito bianco, ornato di un merletto fatto a mano, e un cordone bianco alla vita. Sulla testa, un grande copricapo bianco, trattenuto da una corona di spine.

Quelli della Chiesa di San Nicola vestono anch’essi una tunica bianca tutta ricamata, con una mantellina di colore celeste; sulla testa portano un copricapo bianco e al collo un medaglione con l’effigie di San Nicola.

I confratelli della chiesa del Carmine indossano un saio marrone con mantellina bianca, su cui � ricamata una stella di colore giallo.

La divisa della Confraternita della Morte, della chiesa del Purgatorio, � caratterizzata da una tunica nera con relativa mozzetta; il medaglione cultuale raffigura le anime in pena.

I "confrati" della chiesa della Misericordia indossano una tunica bianca e una mantellina colore porpora: sulla sinistra di essa � raffigurata l’immagine della Madonna.

Al ritorno della Madonna nella chiesa veniva celebrata la Messa pazza, cio� una messa di poca durata, non annunciata. Nel pomeriggio del Venerd� Santo c’era la processione solenne, in cui la Madonna andava al Calvario: qui trovava il Figlio morto. Nel momento del ritrovo tutte le confraternite e il popolo cantavano, a gruppi, la canzone Evviva la Croce fino a quanto la Madonna veniva riportata nella Cattedrale e Ges� morto nella Chiesa di S. Giuseppe (questa usanza � ancora attuale).

Alla mezzanotte del Sabato Santo venivano slegate le campane e si inneggiava il gloria che annunciava la resurrezione di Ges�, cio� la fine della Quaresima.

La domenica di Pasqua veniva celebrata la Messa Solenne a cui tutti partecipavano, perch� era anche occasione per scambiarsi gli auguri e per ricevere, specialmente i poveri, qualche uovo o qualche tarallo. Il pranzo era molto elaborato: si gustava la pasta fatta in casa con l’agnello, e per secondo era d’obbligo l’agnello al forno con le patate.

I dolci erano confezionati in diversi modi: i pi� caratteristici erano taralli di grandi dimensioni, i cui lembi venivano uniti da un uovo intero, che si rassodava durante la cottura.

Il luned� dell’Angelo, cio� il giorno della Pasquetta, si organizzavano scampagnate con gli amici e con i parenti. Si andava nei prati fuori dal paese e si gustavano tante altre specialit�: in particolar modo, capretto in brodo, frittata con l’uva passa, e i pochi avanzi del giorno precedente.

 

 

  

Confraternite a Vico il venerd� santo (foto dal sito dei Carmelitani Scalzi di Vico)

Le confraternite di Vico del Gargano di Nicola Iervolino

La preparazione alla Pasqua incomincia con l’Adorazione al Santissimo, che viene esposto per tre giorni nelle seguenti chiese: San Giuseppe, San Nicola, Carmine, Misericordia, San Marco, San Domenico e Chiesa Madre. L’ultimo giorno di Adorazione cade il marted� antecedente le Ceneri, poi inizia la Quaresima.

Le sei domeniche di Quaresima, in ciascun chiesa dove presiedono le Confraternite, si svolgono nel seguente modo: ogni domenica si cantano le 14 stazioni della Via Crucis. Le Confraternite attive in Vico sono le seguenti: Carmelitani Scalzi, San Pietro Apostolo, Confraternita della Morte, Cinturati di San Agostino e Santa Monica e Arciconfraternita del SS. Sacramento.

Durante i 17 giorni antecedenti il Venerd� Santo, nella chiesa del Purgatorio, dove presiede la Confraternita della Morte, si svolge la Settena ( una funzione dedicata all’Addolorata). Il luned� e il marted� della settimana Santa, in tutte le chiese vengono preparati gli addobbi per i Santi Sepolcri. Il mercoled�, nelle chiese dove presiedono le Confraternite, inizia L’Uffizio delle Tenebre. ll gioved� pomeriggio c’� la messa e l’esposizione dell’Eucarestia (ovvero l’Ultima Cena).

Il gioved� sera la popolazione visita i Sepolcri. Verso le 20.30  inizia il Pianto della Madonna, funzione popolare che si svolge in due parti: nella prima il predicatore racconta l’importanza di Maria nella vita di Ges�, nella seconda parte evidenzia il dolore di Maria nel vedere il proprio figlio sul legno della Croce. Alla fine della funzione, il Predicatore chiama Maria, e la statua viene portata sulle spalle sotto il pulpito, dove il predicatore gli pone sulle braccia il figlio in Croce.

Finito il Pianto della Madonna, in ogni chiesa dove sono presenti le Confraternite c’� il secondo giorno dell’Uffizio delle Tenebre. L’uffizio � cos� composto: tre salmi e le Lamentazioni di Geremia Profeta, tre salmi e tre estratti di S. Agostino, tre salmi e tre lettere di S. Paolo Apostolo, proseguono i Salmi delle Laudi e infine il Salmo 50 il Miserere,  salmo di penitenza (l’Uffizio � interamente cantato). Svolgimento: nella Chiesa viene posto un triangolo con candele accese pi� sei candele messe nei candelabri e esposti su un altare a parte, dove viene esposto il Sepolcro. Per ogni Salmo viene spenta una candela, mentre le 6 candele esposte sull’altare verranno spente una per ogni versetto del Benedictus o cantico di Zaccaria. Finito l’Uffizio si intona il Cristus; dopo l’Oremus si far� del fragore per simulare il terremoto e la morte di Ges� Cristo.

La mattina del Venerd� Santo le confraternite si apprestano a fare le visite ai Santi Sepolcri, esposti in tutte le Chiese. Ogni confraternita gira per le vie del paese, trasportando il Cristo Morto e l’Addolorata, intonando il Miserere in un clima mesto quasi di lutto. Finita la visita ai Santi Sepolcri, che comprende anche la chiesa dei frati Cappuccini situata fuori paese, le confraternite fanno ritorno alle proprie Chiese. Il pomeriggio, verso le tre, in ogni chiesa si svolge la denudazione degli altari, che consiste nel togliere le tovaglie ornamentali, e una forma breve di messa dove si consumano le ultime ostie consacrate e c’� l’Adorazione della Croce. Allo stesso orario nella Chiesa del Purgatorio hanno inizio le tre ore di  Agonia di Ges� (le ultime sette parole). Finita la funzione, verso le 18.00, le confraternite si riuniscono per un’unica processione che parte dalla chiesa Madre ed arriva al Calvario dove sono poste 5 Croci.

Nella processione serale c’� l’Addolorata della chiesa Madre ed il Cristo morto della Confraternita dei Cinturati di San Agostino e Santa Monica. Durante il tragitto, si intona di nuovo il Miserere sino al Calvario dove l’Addolorata trova Ges� in Croce.

Al ritorno si intona l’inno Viva la Croce, che diventa quasi un canto di gioia per la Croce simbolo di infamia, trasformata in simbolo di adorazione per la morte di Ges� sulla Croce. Finita la processione ogni confraternita fa ritorno alla propria chiesa; nella chiesa di San Giuseppe si intona l’ultimo canto del Miserere che chiude le funzioni della Settimana Santa.

 

 Settimana santa a Cagnano Varano

di Luca Sciulla

 

 Le Palme. Questa solennit� religiosa veniva preparata qualche giorno prima: tutti i bambini e i ragazzi  andavano a raccogliere rami di  ulivo, raggruppandoli a fasci. Il giorno seguente le mamme ci mettevano delle violette. I fidanzati invece confezionavano delle palme artificiali, con filo di ferro e confetti: si prendeva il filo di ferro e si faceva riscaldare, fino a quando diventava incandescente,  poi si conficcava il confetto e si aggiungeva della carta velina verde, che faceva sembrare il confetto un fiore.

Nel giorno delle Palme si prendevano questi rami e si andava in chiesa  a benedirli. I rami di ulivo servivano anche a riappacificarsi con persone con cui non si era in buoni rapporti, si era in lite; infatti c’era il detto Tect la palma, facimm’ pac’/ n’ gne temp d’ sta in guerr / pur’ li Turch’ fann la pac’ / tect la pac e damm nu’ vasc. Eccoti la palma, facciamo pace, non � tempo di stare in guerra, se anche i turchi fanno la pace. Eccoti la palma e dammi un bacio.

I preparativi.  Dolci tipici erano i taralli, i puprart , li  f’rsell con uovo e vino, e i biscotti di mandorle. I  dolci, durante la cottura nel forno, venivano benedetti dal sacerdote. Durante la settimana santa si digiunava, o si mangiavano solo verdure; il  venerd� non si mangiava proprio. Il  giorno di Pasqua si gustavano i dolci preparati nei giorni precedenti, oltre ai cannoli. L’impasto dei maccheroni veniva arrotolato su pezzetti di canne;  una volta fritti e raffreddati, i dolci venivano riempiti di crema pasticciera. A Pasqua si mangiava l’agnello: per devozione, il primo pezzo veniva gettato nel fuoco per nutrire Ges�. Poi si mangiavano gli asparagi e ad ogni famiglia non mancavano la uova benedette, che erano delle uova lesse condite con olio, aglio, limone e prezzemolo. La sera i ragazzi giravano per le case del paese a chiedere le uova per la frittata dell’indomani.

Le pulizie casalinghe. Per Pasqua la pulizia delle case doveva essere una cosa fondamentale, infatti si imbiancavano i muri, si lavavano le tende, si cambiavano le coperte e le lenzuola. Si cucivano anche i vestiti nuovi.

Funzioni religiose dal mercoled� alla domenica. All’inizio o a mezza Quaresima giungevano da lontano dei sacerdoti, che ogni notte predicavano. Il gioved� alle 15.30 si faceva Lu Passio; verso le 18.00 usciva la processione con solo la Madonna. Al ritorno, si metteva il Crocifisso per terra e si prendeva la pace: le chiese fino  alla mattina dopo erano aperte, e anche i malviventi erano liberi di girare per prendersi la pace, infatti i carabinieri non avevano potere. Il venerd� mattina si faceva la guardia ai sepolcri, non la facevano gli uomini, ma delle donne vestite di bianco. La sera si svolgeva la processione.

Il sabato mattina, pi� precisamente, all’alba, alcune ragazze, con delle bacinelle, andavano ai pozzi per riempirle d’acqua, che doveva riempire il fonte battesimale. Verso le 11.00 il sacerdote benediceva quest’acqua e quindi celebrava la Santa Messa. Quando Ges� risorgeva, venivano sciolte tutte le campane, e tutte le persone che erano nella chiesa lanciavano in aria colombe e farfalle. Invece la gente che non stava in chiesa si doveva inginocchiare e prendere una scopa o una mazza, e sbatterla contro i mobili o le porte per scacciare il demonio. Dopo, tutti i bambini con dei cesti andavano nelle case estranee a chiedere delle uova: servivano a preparare la frittata per la Pasquetta. Quindi la festa incominciava il  Sabato santo: mentre le campane suonavano a distesa, si poteva gi� augurare la buona Pasqua e fare chiasso con le raganedd’, rangasc’ e li tric e trac.

 

 a  Carpino

di Giuseppe Basanisi

 

Come in tutti i paesi,  anche a Carpino la Settimana Santa si viveva in modo diverso rispetto al resto dell’anno. Si iniziava con la domenica delle Palme. I contadini si recavano in campagna il giorno prima a  tagliare dei ramoscelli di ulivo ai propri figli che il mattino della Domenica delle Palme li portavano a benedire in Chiesa. Nel pomeriggio i ragazzi andavano da tutti i parenti pi� stretti e davano loro un ramoscello in segno di pace.

Durante la settimana, tutta la popolazione si preparava ai riti religiosi. Innanzi tutto andava a confessarsi e a sentire ogni sera la Santa Messa. Ci andava tutte le sere, per ascoltare il predicatore giunto da un altro paese (prevalentemente da S. Giovanni Rotondo e da Manfredonia) per raccontare la vita di Ges�. Durante la Quaresima, precisamente ogni Venerd�, si svolgeva la Via Crucis, che veniva celebrata o per le stazioni della chiesa o per le vie del paese. La visita ai Sepolcri, che consisteva nell’andare a pregare davanti a Ges� sacramentato, posto davanti alla Madonna del Rosario, era d’obbligo.

La processione del Venerd� Santo era molto toccante. Uscivano quattro Santi, tutti da luoghi diversi. La Madonna Addolorata dalla Chiesa Madre si dirigeva verso il Carminale (quartiere antico di Carpino); San Giovanni scendeva dalla chiesa della Santa Croce verso la piazza; Ges� Crocifisso usciva dalla Chiesa Madre, attraversando il viale della Villa; la Maddalena usciva da una casa e, attraversando il Giro esterno, andava in piazza. Tutti  si incontravano in piazza dove il predicatore faceva un discorso sulla morte di Ges�, posizionandosi sul pianerottolo della chiesa di San Cirillo. Alla fine della predica tutti i santi in fila, seguiti dai fedeli, che cantavano delle canzoni, percorrevano il giro esterno in processione.

Molto particolare era anche il Sabato Santo: il prete benediva l’acqua, il fuoco e il cero (immergendolo nell’Acqua Santa). Infine usciva sul pianerottolo della chiesa e benediceva l’aria, i campi e le case. Dopo queste funzioni, che si svolgevano verso la tarda serata, si dava inizio alla Santa Messa, durante la quale a mezzanotte risorgeva Ges�.

Al giorno di Pasqua si festeggiava la solennit� della resurrezione di Ges�, pranzando in famiglia.

La Pasquetta avveniva come al giorno d’oggi, che si riunivano i parenti o gli amici e si andava a festeggiare in mezzo alle campagne.

Le canzoni che si cantavano durante la settimana santa erano Fieri Flagelli e Mio buon Signore e Gioved� Santo una canzone popolare. Per quanto riguarda i pranzi c’erano delle tradizioni da rispettare. Innanzitutto non si poteva mangiare alcun tipo di carne. I pi� cattolici facevano digiuno dal gioved� fino al giorno seguente. Il venerd�, in tutte le famiglie del paese si mangiava del pesce. Il sabato si consumava della verdura. A Pasqua gran festa in famiglia: si gustava carne d’agnello.         

          

a Rodi Garganico

Michele D’Arcangelo

 

Siccome la santa Pasqua cade nel periodo primaverile, � il periodo ideale per far le pulizie: tutti cominciavano a sbiancare e si diceva proprio sto facendo le pulizie di Pasqua.

Per la domenica delle Palme, le bambine preparavano delle coroncine molto originali, con dei confetti avvolti in pezzi di velo, intrecciati fino a formare un ramo simile a quello  dell’ulivo. Queste composizioni, insieme ai rami d’ulivo, venivano portate, come avviene anche oggi, in chiesa per essere benedette. Le palme venivano scambiate in segno di pace: molte famiglie che avevano avuto problemi, in questa occasione si riconciliavano.

La  settimana santa era molto impegnativa per i preparativi della Pasqua. La mia nonna mi ha raccontato che impastavano ciambelle e biscotti di ogni tipo, da gustare durante le feste. Si preparavano ciambelle di tutti i tipi, una in particolare detta Palomma, cio� colomba, a forma di una treccia, veniva ricoperta di zucchero, e in un angolo si metteva  un uovo. Per la gioia dei bambini si preparavano le uova sode dipinte, che venivano riposte in un cestino di vimini.

In chiesa per tutta la settimana si leggevano le lodi, il gioved� santo Ges� veniva posto simbolicamente nel sepolcro e per le strade del paese si sentiva cantare il Miserere.

Il venerd� santo la statua di Ges� morto veniva portata in processione. Arrivati in piazza Luigi Rovelli la processione si fermava: avveniva l’incontro di Ges� con la madre santa Maria Maddalena e la Veronica. Dopo l’incontro si celebrava la santa messa, e a seguire la processione continuava. Fino alla domenica la chiesa rimaneva chiusa in segno di lutto. Finalmente alla mezzanotte del sabato le campane suonavano a festa: era segno che Ges� era risorto.

Il luned�  di Pasquetta interi nuclei familiari si riunivano per fare una grande scampagnata dove si mangiavano gli avanzi della domenica, ma soprattutto enormi frittate di asparagi e lampascioni. Per tutto il giorno si rideva e si cantava, e al calar della sera si tornava a casa a piedi, stanchi ma felici.    

 

... a Ischitella

di Gianfranco Caputo

 Nel mio paese la Settimana Santa si svolgeva in questa maniera: s’incominciava con le grandi pulizie nelle proprie case, imbiancandole, poi si lavava la biancheria che l’inverno si era ingiallita, e si terminava mettendo via la legna avanzata.

A proposito del giorno delle Palme, mia nonna mi racconta che la vigilia suo padre portava dalla campagna dei rami di ulivo, li avrebbe portato in Chiesa la mattina delle Palme per farli benedire. Si usava intrecciare anche delle piccole corone di ulivo con fiori e agrumi. Quindi, questi rami venivano portati a conoscenti e parenti in segno di pace. Anche nei campi seminati veniva messo un rametto di ulivo per propiziare un buon raccolto, inoltre in tutte le case si usava mettere un ramo dietro la porta.

I dolci venivano preparati il mercoled� della settimana santa, i pi� tipici erano le friselle taralli con farina, zucchero e anice), le ciambelle (latte, con uova, farina e zucchero) e il famoso cavicione (pizza ripiena con cipolla, acciughe e uva sultanina; ancora adesso questa tradizione � rimasta). Un tipo un po’ particolare era il cacciandolo (tarallo a treccia con uovo intero sopra), veniva dato ai bambini come dono della Pasqua ed essi tornavano a casa con il dolce infilato al braccio, pronti ad assaporarlo.

I Sepolcri: Il Gioved� santo era il giorno in cui Ges� cominciava l’agonia. Si visitavano tutte le Chiese rispettando un silenzio rigoroso; anche le campane restavano mute e si usava dire  si legano le campane ; per il paese passava un signore con un oggetto di legno chiamato tric trac  per segnare le ore del giorno. Questo avveniva fino al Sabato mattina, quando le campane ricominciavano a suonare e si aspettava la domenica di Pasqua.

Venerd� santo: si svolgeva la processione con Ges� morto seguito dalla Madonna Addolorata, vestita a lutto per la morte del proprio figlio. Terminava con una commovente predica da parte di uno o due parroci.   Il corteo era accompagnato dalla banda del paese.

In tutto questo tempo si osservava il digiuno per la morte di Ges�.

Il giorno di Pasqua, la funzione religiosa cominciava con il suono festoso delle campane, quasi tutta la popolazione si recava in Chiesa con un ramo di pesco fiorito e ascoltava la santa messa. Tornava a casa dopo aver salutato amici e parenti. Qui l’attendeva un lauto pranzo a base di agnello al sugo, che avrebbe condito i maccheroni fatti in casa, piatto tipico della festa.

Nel giorno di Pasquetta si usava riunirsi tra amici e parenti: ognuno portava qualcosa da mangiare come: frittata di asparagi, seppie arrostite, lampascioni conditi con aceto ed olio, frutta. E non poteva mancare un pezzo di cavicione. Tutte queste pietanze venivano consumate in allegria in aperta campagna. Ancora oggi ci sono persone che osservano questo tipo di usanze, forse con meno allegria di allora. 

La ricerca sul campo, effettuata dalle classi  1^ e 2^ A Geometri, � stata coordinata dalla prof.ssa Teresa Maria Rauzino

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