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Dal 13 Novembre 2004 a Foggia una grande mostra con numerose opere inedite dell�artista italo-tedesco che scelse Peschici come buen retiro
BORTOLUZZI


La Bauhaus sul Gargano
di TERESA MARIA RAUZINO

Alfredo Bortoluzzi
Passi di danza di Alfredo Bortoluzzi


Un teorema urbanistico risolto in chiave di scenografia funzionale: quinte di case inverosimili, strette ed alte come torri, oppure a un solo piano, senza tegole,con tetto a cupola rivestito d�intonaco e i margini voltati ad onda per convogliare le piogge entro le cisterne sottostanti alle grondaie. Case scialbate a calce, o dal colore grigio- rosato dei muri antichi. Bianchi e azzurri che richiamano un�isola greca, il villaggio di Oia, a Santorini, nelle elleniche Cicladi. Scoprono improvvisi scorci luminosi aperti tra valli e mare. Cos� si present� Peschici per la prima volta ad Alfredo Bortoluzzi, in viaggio nel 1953 verso l�isolato selvaggio, mitico Gargano. Secondo il critico Carlo Munari, che and� a trovare Bortoluzzi a Peschici dopo aver curato una sua mostra nel 1967, la luce e i colori �italiani� di Peschici giovarono alla pittura di Bortoluzzi, per le sottili, segrete �corrispondences� interiori che riuscirono ad evocargli. Per l�artista il Gargano rappresent� l�incontro con la mediterraneit�. Fu la Magna Grecia ad affascinarlo, cos� come aveva affascinato i voyageurs del Grand Tour che provenivano dal Nord Europa. Sbaglierebbe chi credesse Bortoluzzi un semplice �vedutista�: Peschici, i monti, 2 le valli ed il mare sono soltanto pretesti per evocare la Stimmung della solarit�. Un tentativocontinua Munari � di sfuggire all�incanto opposto, della selva e delle saghe, del culto della Luna, del romantico chiuso e disperato della Kultur. Una Kultur che Bortoluzzi non riconosceva pi� come sua: aveva prodotto il buio della chiusura della Bahuaus, la scuola in cui aveva imparato tutto; aveva causato la distruzione dei suoi quadri, di quelli di Klee e di Kandinsky, reputati arte degenerata �dall�artista fallito Hitler�. Una Kultur che aveva prodotto il buio dei pogrom. Nato a Karlsruhe nel 1905 da genitori italiani, figlio di artigiani, il padre mosaicista e la madre stilista, Bortoluzzi non intraprende la carriera universitaria come il padre avrebbe desiderato, ma quella artistica frequentando dapprima l'Accademia di Karlsruhe e in seguito, a partire dal 1927, il Bauhaus dove sar� allievo di Albers, di Kandinsky, di Schlemmer e soprattutto di Klee, che lascer� un'impronta inconfondibile nella sua opera grafica e pittorica. Quando nel 1933 il nazismo trionfante aveva ordinato la chiusura dell�istituto di Dessau, Bortoluzzi non aveva seguito nella diaspora verso l�America gli artisti della sua scuola, n� il suo grande maestro Paul Klee in Svizzera: ripar� a Parigi. Su suggerimento della madre, mise a frutto l�esperienza teatrale fatta alla Bauhaus, perfezionandosi all�Ecole de danse di madame Egorova. Di l� a poco divent� primo ballerino nel balletto russo di Serge Lifar all�Op�ra di Parigi. Gir� molti teatri d�Europa a fianco di future grandi personalit�. Ad Aquisgrana lavor� con Herbert von Karajan, che gli lasci� un ricordo negativo: �Von Karajan, che era all�inizio della carriera, lavorava molto, ma era senza cuore, forse perch� il mondo del teatro era a quel tempo pieno di cos� tanti intrighi. Fin� che mandarono via il mio intendente ed io andai via con lui. Erano gli anni della guerra e, se ricordo bene, era il periodo in cui l�Italia trad� la Germania� e ci fecero prigionieri�. Bortoluzzi fu catturato nei pressi di Auschwitz. La testimonianza di Alfredo � drammatica: �Di giorno facevamo trincee e di sera dovevo ballare con i miei ballerini per i soldati tedeschi. Il mio intendente, vedendo che non ne potevo pi�, mi fece spostare e mi mandarono a stirare le divise in una fabbrica. Di l� a poco giunsero i russi nelle vicinanze della citt�: Fritz Lang (un filosofo e tenore che poi segu� Bortoluzzi a Peschici, Ndr ) con documenti falsi, sfruttando il mio doppio nome, si procur� due biglietti per Karlsruhe. C�era tanta neve, la gente fuggiva per le strade� e la mia casa non c�era pi�. Andai da mio fratello e anche qui sembrava tutto distrutto ma, avvicinandomi vidi un tubo fumante � Lui era rifugiato di sotto� Arrivarono prima i francesi, poi gli americani e cos� diventai coreografo della VII Armata Americana per i festeggiamenti e i loro show�.

Bertoluzzi

Bortoluzzi (in controluce) durante un balletto

 Queste testimonianze emergono da una tesi di laurea discussa presso l�Universit� di Siena nell�anno accademico 1997-98 da Anna Maria Mazzone, che ha raccolto altres� la documentazione e le �carte� che vanno dal periodo 1905 al 1995 nell�archivio privato donato dall�artista al fratello, il pittore Domenico Mazzone, erede universale di Bortoluzzi. La tesi della Mazzone � inedita: oltre contenere fitti carteggi in tedesco tratti dalle corrispondenze di Bortoluzzi con i suoi amici rimasti in Germania, � ricca dei bozzetti e degli studi scenografici che l�artista, mettendo a frutto gli insegnamenti di Schlemmer, realizz� durante il lungo periodo (1933-58) in cui abbandon� pennelli e monotipia per dedicarsi al balletto classico. Questi schizzi e disegni saranno per la prima volta esposti al pubblico in occasione di una retrospettiva che sar� inaugurata il 13 Novembre alla �Galleria provinciale di arte moderna e contemporanea� di Palazzo Dogana a Foggia. L�importante mostra ospiter� circa 80 lavori di Bortoluzzi ed una ricca collezione di materiali riguardanti i rapporti con la Bauhaus e la sua attivit� di ballerino.

 

IL RICORDO

Adesso sono diventato meridionale

�Sono arrivato a Peschici nel 1953 per la prima volta, era in febbraio... Il mio critico d�arte Egon Vietta mi aveva raccontato del Gargano... molto bello, verde e selvaggio e cos� mi sono messo in viaggio fino a Roma. A una agenzia di viaggi ho chiesto come si arriva nel Gargano. Mi hanno detto: �Si pu� andare fino a San Severo e l� non c�� pi� un mezzo per andare pi� avanti; prenditi una bicicletta�. Ma abbiam trovato un trenino e un pullman che ci hanno portato fino a Peschici. Siamo andati subito alla spiaggia, era dopo una pioggia, avevano messo le barche ad asciugare e le vele erano tutte dipinte dagli stessi pescatori con colori molto vivaci, anche una Madonna. Era bellissimo, mi ha impressionato molto. La gente aveva una cultura rustica, erano molto gentili. Quello che mi � piaciuto molto a Peschici erano le cupolette delle case, quasi orientali, mi sembrava che le onde e le cupole avevano lo stesso movimento. E mi sono innamorato di Peschici. E adesso sono diventato proprio meridionale e mi sento a casa, qui..� (Da una testimonianza raccolta nel documentario �La Montagna del sole. Visioni di luce� di Maria Maggiano)

Peschici : la vela di una barca

Peschici. La vela di una barca dipinta da Bortoluzzi

L�articolo di Teresa Maria Rauzino � stato pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno allegato al Corriere della sera del 12 Novembre 2004 Pagina Cultura 15

 

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