Alla
pellicola prodotta dalla San Paolo negli anni Cinquanta partecip� tutto
il paese
�Il figlio dell�uomo�, un film su Ges� girato a Peschici
Mentre a Foggia la Magna Capitana ospita una rassegna di film dedicati a
Ges� Cristo (Zeffirelli, rossellini, Pasolini, Scorzese e Gibson),
sarebbe il momento di riscoprire e rivedere le immagini in bianco e nero
de il Figlio dell�uomo (Ecce Homo), un film di Virgilio Sabel sulla
vita, la passione e la resurrezione del cristo prodotto dalla san Paolo
Film e girato nel 1953 a Peschici.
Nei fotogrammi del film si distinguono chiaramente alcune location,
dalla Torre di Monte Pucci all�abbazia di
K�lena, e alcuni volti: la popolazione
del paese partecip� in massa alle riprese.
Le immagini in bianconero del �Figlio dell�uomo�
una memoria da riscoprire
di TERESA MARIA RAUZINO
Presso la Palazzina
Multimediale della Biblioteca Provinciale �La Magna Capitana�, durante
la
settimana santa sono stati proiettati cinque film che raccontano le
vicende, la vita e la morte di Ges� Cristo.
Durante la settimana santa
sono stati proiettati il �Ges� di Nazareth� di Franco Zeffirelli (1977);
�Il Messia� di Roberto Rossellini (1975); e il �Il Vangelo secondo
Matteo�, regia di Pier Paolo Pasolini, (1964); �L'ultima tentazione di
Cristo� di Martin Scorsese (1988); �La passione di Cristo� di Mel Gibson
(2004).
Un ciclo tematico sulla religiosit� pasquale, selezionato dal direttore
Franco Mercurio fra i 150 film
sulla vita di Ges� realizzati in oltre un secolo di cinema.
� del 1897 il primo film sul tema: il fotografo parigino L�ar dirige �La
passion du Christ�.
Si tratta di alcuni
�tableaux vivants� allestiti in occasione della Pasqua. Sono passati
appena due anni dalla nascita della macchina da presa. I fratelli
Lumi�re si rendono conto del grande impatto sul pubblico del tema
religioso: ecco nascere il cortometraggio �Vues repr�sentant la vie et
la passion de Jesus- Christ (Vedute che rappresentano la vita e la
passione di Ges�)�, ribattezzato �Passion Lumi�re�.
Tredici episodi, dalla adorazione dei magi alla resurrezione, quasi
statici, sull�esempio dei "tableaux
vivants" teatrali. La supervisione alla regia di Hatot e Breteau �
curata dal padre dei fratelli Lumiere, Antoine. La pellicola � lunga
soltanto 230 metri. L�immaginario popolare trova in quei pochi spezzoni
di celluloide la rappresentazione scenica di temi decisamente familiari.
Hollywood si butta a capofitto sul quel proficuo filone. Un�attenzione
mai venuta meno fino ai nostri giorni, confermata dal successo di tanti
film sulla vita di Ges�, riproposti puntualmente in occasione della
settimana santa.
Un radicale cambiamento nell�approccio ai temi della �passione� si
registra con Il Vangelo secondo Matteo (1964): Pasolini ribalta canoni
formali e stilistici, usando un linguaggio realistico in cui si fondono
atmosfere arcaiche e riferimenti pittorici rinascimentali. Il tutto
accompagnato da una
colonna musicale a base di spiritual e blues. Subito criticato, il film
guadagna credito col tempo.
Un capolavoro, che oggi �
possibile rivedere anche a Foggia grazie al restauro del Centro
sperimentale di cinematografia.
Nella rassegna foggiana, avremmo volentieri inserito �Il Figlio
dell'Uomo (Ecce Homo)� un film in
bianco e nero di Virgilio Sabel della durata di 92 minuti, prodotto in
Italia nel lontano 1954 e girato
interamente a Peschici un anno prima. Nel cast degli interpreti, attori
professionisti come Fiorella Mari, Eugenio Valenti, Franca Parisi, Jenny
Magetti, Antonio Casale, recitano con gli attori dilettanti di Peschici,
scelti dopo un provino: tra di essi spiccano Elio Del Duca (Pietro),
Tommasina Vera (Maddalena), Raffaele Costante (Giuda), Gaetano Diana
(Giuseppe) e Antonio
Vigilante (Caifa).
La sinossi del film parte
dalla Genesi per arrivare ai giorni della vita, della Passione e della
Resurrezione di Ges� Cristo: dopo la caduta di Adamo ed Eva, Iddio
promette un Redentore.
La visita dell'Angelo alla
Vergine Maria, sposa di Giuseppe, segna l'inizio del mistero
dell'Incarnazione. Ges�, nato in una stalla di Betlemme, dopo trent'anni
di vita anonima, inizia il suo ministero di redenzione e d'amore;
attraverso la predicazione e i miracoli entusiasma il popolo.
Catturato al Getsemani, viene condannato a morte ed ucciso sul Calvario.
La resurrezione segna il
trionfo di Ges�, che ascende al cielo per sedere alla destra del Padre.
Proponiamo, a chi vuole saperne di pi� sul �clima� del set garganico,
uno stralcio di �P�schici come la Palestina�, tratto dalla recensione di
Domenico Ottaviano e Raffaele D�Amato, studenti del Liceo Scientifico di
P�schici, pubblicata sul Giornale interscolastico "Ottoetrenta", Anno II,
n. 2:
�Nel film � scrivono i ragazzi � sono visibili parti dell�antico paese;
si riconoscono scene girate nell�antica Abbazia di K�lena
(l�Annunciazione e il Tribunale) o nella Chiesa della Madonna di Loreto
(l�Ultima Cena), mentre le prediche fatte da Ges� Cristo (impersonato
dall�attore professionista Eugenio Valenti) sono state ambientate sulla
Torre di Monte Pucci, da dove � visibile la costa che va fino a Rodi
Garganico.
Insieme a pochi attori
professionisti, Sabel ha utilizzato molte comparse di P�schici. Altre
persone del posto appaiono in ruoli secondari, come, ad esempio, i
centurioni. La trama e la recitazione sono per l�epoca molto avanzate e
propongono una realt� ancora sconosciuta di un piccolo villaggio di
pescatori, che si ciment� per la prima volta nella recitazione di un
film.
Forse anche per questo, �Il
figlio dell�uomo� ha suscitato nella
popolazione grande interesse e disponibilit�. Il film ha un grande
valore documentale, perch� mostra come era P�schici cinquanta anni fa,
nel suo incontaminato splendore, con le piccole casette a cupola di Via
Kennedy e del Borgo di S. Nicola, con le rispettive grotte per gli asini
e le bestie da latte, che rappresentano il profilo ormai perduto del
nostro paese�.
Alcune recensioni, presenti sui siti specializzati Internet,
sottolineano che alcune vicende del film come la nascita nella grotta di
Betlemme, la predicazione, il martirio del Cristo sono narrate con
�discreta dignit� artistica�. Non ce ne stupiamo: la sceneggiatura �
opera di don Giacomo Alberione (1884-1971), il fondatore della Famiglia
Paolina, che aveva affidato come mission alla Parva-San Paolo Film
"l'evangelizzazione con i moderni mezzi di comunicazione".
Dietro la forte spinta della leadership di don Alberione, che affermava:
"La macchina, il microfono, lo schermo sono nostro pulpito; la
tipografia, la sala di produzione, di proiezione, di trasmissione sono
la nostra Chiesa", la San Paolo Film divenne la pi� grande
organizzazione cattolica esistente al mondo per il cinema. Il grande
successo della San Paolo Film ricevette il definitivo riconoscimento il
2 giugno 1957, quando Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica
Italiana, confer� a don Alberione il diploma di prima classe quale
�bnemerito della scuola, della cultura e dell'ate�, col
diritto di fregiarsi della medaglia d'oro.
Don Alberione e la �via paolina� al cinematografo
Don Alberione si era
lanciato nel mondo della celluloide il 18 marzo1938; fino ad allora
aveva limitato il suo campo d'azione apostolica nella carta stampata. In
quell'anno in Italia le sale cinematografiche erano 4049 e i cattolici
ne gestivano quasi la met�. Le organizzazioni cattoliche non avevano
ancora un proprio spazio in un ambito di importanza strategica come
quello della produzione e distribuzione del film, limitandosi a
interventi censori e moralistici sulla �nuova arte�, ormai divenuta un
fenomeno di massa. La parola d'ordine di Don Alberione fu deporre le
forbici della censura e prendere in mano la macchina da presa.
Negli anni del secondo dopoguerra, le 70 Librerie delle Edizioni Paoline
furono attrezzate per diventare luogo di distribuzione delle pellicole
ma anche centri di consulenza, di assistenza tecnica e di irradiazione
sul territorio della nuova proposta. Le riviste della Societ� San Paolo,
soprattutto "Vita Pastorale", scatenarono una formidabile campagna di
convincimento nelle parrocchie perch� appoggiassero in modo concreto la
nuova �via paolina� al cinema. Il 19 dicembre del 1947 venne costituita
una nuova societ�, la Parva Film, che aveva tra i suoi scopi, oltre alla
produzione, acquisto, vendita e sfruttamento dei film, anche quello di
realizzare e gestire "stabilimenti per la produzione e riduzione di film
da passo normale a passo ridotto". L'idea consisteva nell'acquisire
dalle Case cinematografiche di produzione i diritti di riduzione a passo
16mm della pellicola originale a 35mm gi� sfruttata nei normali circuiti
delle sale cinematografiche; per proporre al mercato uno strumento pi�
duttile e snello rispetto alla pellicola in 35mm.
Nell'arco dell'anno 1948, la Parva Film, con un catalogo di 40 film, era
gi� diventata leader del mercato; �Vita Pastorale" nel gennaio 1949
registrava che la societ� aveva approntato "il gruppo di film pi�
numeroso, pi� buono moralmente ed artisticamente che esista in Italia...
e l'organizzazione di noleggio pi� vasta, pi� comoda, pi� economica, pi�
comprensiva".
La Parva Film specializz� l�ambito della sua produzione nel settore del
cinema religioso.
L'esperienza deludente nell'uso del colore suggerirono alla casa
cinematografica (che nel 1952 adotta la ragione sociale Parva-San Paolo
Film), di girare due film in bianco e nero: "Il Figlio dell'Uomo"
(1953), che abbiamo qui analizzato, ed "Ho ritrovato mio figlio" (1954),
la storia di un
dramma familiare. Entrambi furono distribuiti sia in 16 che in 35mm.
Fu in questo periodo che nacque la "scheda filmografica", uno strumento
indispensabile per la presentazione, soprattutto in sede di cineforum e
di pubblico dibattito, dei film di una certa levatura artistica. La
scheda, oltre a contenere tutti i dati tecnici della pellicola e il
giudizio del Centro
Cinematografico Cattolico, forniva chiavi di lettura a livello morale,
estetico e di linguaggio cinematografico, necessari per una pi� profonda
comprensione del film.
Presente oggi in tutti e cinque i cinque continenti, la Societ� San
Paolo si serve di riviste, libri, cinema, radio, televisione, dischi,
musicassette, compact disc, siti Internet e di ogni tecnologia
comunicativa per cristianizzare le masse lontane dalla vita
parrocchiale.
L�articolo di Teresa Maria
Rauzino � stato pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno- Corriere della
sera del 5 aprile 2007 in apertura a pag. 1 e su �Cultura� a pag. 19.
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