Argomento : Foggia calcio
da Libero ( 4 agosto 2009)
Non essendo soddisfatto per quanto in una mia precedente mail avessi espresso tutte le mie personali perplessità sul fantomatico mister X che era interessato al Foggia, propongo previo vostro beneplacito un'intervista rilasciato dallo stesso ad un giornalista tale Marco Bonetto, in essa si scorcono certe anomalie, che francamente danno del personaggio un'immagine non proprio affidabile, nel senso che lui avrebbe dei soldi che dovrebbe ancora ricevere da un'eredità, quando li avrà non è dato ancora sapere...
LIBERO
Ciuccariello: «Ora entro in scena e mi prendo il Torino»
«È vero, sono fallito. Ma chi non ha avuto protesti?» L’incredibile signor Ciuccariello che vuole il Toro: ha 68 anni, è pugliese e lavora nel campo della ristorazione. «Con 100 milioni sistemo Cairo»
Cairo: «Non vendo il Toro»
TORINO, 13 febbraio - Raffaele Ciuccariello: chi è costui? E’ Mister X, vivaddio! Ha 68 anni, abita a Envie con la moglie Rosa, in provincia di Cuneo. E’ nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 7 febbraio del 1941. Emigrante, fin dalla giovane età: in Arabia Saudita, a Londra, in Germania. Da una quarantina di anni risiede in Piemonte, quasi sempre a Torino tra Barriera di Milano e Porta Palazzo, un cuore storico dell’immigrazione sotto la Mole, prima meridionale, poi extracomunitaria. Ma da qualche tempo ha cambiato casa, indirizzo e vetta, davanti agli occhi: non più il prodigio dell’Antonelli, ma l’ombra del Monviso. Ha 8 figli, un nono è mancato. Dice di avere 100 milioni, frutto di un’eredità arrivata da oltre oceano. E con quella vuole comprare il Toro, portarlo in Champions, costruire uno stadio o acquistare l’Olimpico. Signore e signori, ecco Mister X: accento pugliese ancora ben vivo, vitalità spessa, modi spicci. E protesti,20fallimenti alle spalle, tra lui, la moglie e qualche figlio. «Chi non li ha, a questo mondo? Piccoli problemi, nulla, mica sono un assassino, io. Ero povero, venuto su dal nulla. E adesso non lo sono più. Ci piacciono il Toro e il Re, i Savoia. Mio figlio Norbert è anche presidente di un’associazione di monarchici. Ci stiamo per comprare un castello, lo sa? Nell’Astigiano, a Dusino San Michele».
Accidenti, signor Raffaele! E dire che i suoi parenti più stretti sostengono di avere scoperto tutto solo adesso, come qualsiasi altro comune mortale. Lei è stato bravo a coprire il mistero...
«Già, mica dicevo le cose, facevo solo capire che la nostra vita sarebbe cambiata, a un certo punto. Ma ai figli, alle nuore, ai generi ripetevo da 12 anni che un giorno la famiglia avrebbe fatto un salto, avrebbe modificato la vita. Dicevo: diventeremo ricchi, noi».
L’eredità.
«L’eredità».
Un parente lontano che muore.
«E’così, è così. Un parente».
Che viveva negli Usa?
«Bravi. Come avete fatto a indovinare?»
Sa, in Italia lo zio d’America è un must...
«Un parente lontano. Nessuno rivendicava nulla. Il problema è che in Italia i soldi vanno al Vaticano o allo Stato, quando non ci sono eredi. O al Cottolengo di Torino, lì, dove tengono i malati. Ma qui no .. Qui c’era Raffaele Ciuccariello. E Raffaele Ciuccariello non si fa mica fregare i soldi, sa?».
Certo, certo. Insomma, è morto suo zio.
«Oppure un cugino. Scrivete quello che volete: zio, cugino... che m’importa? Per ora non voglio dire la provenienza di ’sto denaro. Una grande fortuna piovuta dal cielo».
Cento o seicento milioni?
«Ma che seicento! Cento. Bastano. Si fa una grossa cosa qui. Prendo il posto di Cairo. Faccio un regalo ai miei figli».
E i protesti? E i fallimenti?
«E chi non li ha avuti in vita sua! Tutto il mondo ha avuto protesti. Io non avevo un soldo, ho girato da un Paese all’altro per mantenere tutta la famiglia, ho fatto di tutto. Lavori anche umili, ma sono una persona per bene. Muratore, minatore. A Torino avevo una pizzeria. E quando lavori ti può capitare di avere qualche problemino. Un fallimento, un protesto, come dice lei. Ma cosa sono? Nulla. Mica sono un delinquente, un assassino! Un giorno Berlusconi cantava sulle navi. E poi è diventato Berlusconi. Io ero Raffaele Ciuccariello. Poi sono diventato Mister X. Ora comprerò il Toro. Vado all’attacco di Cairo, io. Datemi un paio di giorni e vedrete. Altro che i miei avvocati... E se non mi danno il Toro, piglio il Novara. O il Foggia. Così i figli restano comunque contenti».
Non è contento di come si sono mossi i suoi avv ocati?
«Sì, ma ora bisogna dare una botta alla vicenda. Due o tre giorni ed entro in scena io. Vado all’attacco. Voglio entrare nel calcio a tutti i costi, adesso che la mia vita è cambiata. Lo faccio per me e per la famiglia».
E se Cairo non vende?
«Lo ripeto, compro il Novara. O il Foggia. Sono foggiano, io».
E lei con 100 milioni di eredità è davvero convinto di andare in Champions?
«Ho le banche dietro. Più banche. Scriva due o tre. Saprete tutto, un giorno. Lo chiamo io Cairo al telefono. Voglio vedere se non mi molla il Toro, quando gli offrirò tutti ’sti soldi. E quello che avanza va per la campagna acquisti. Anche in B, se il Toro va in B».
Ma questa eredità...
«Non voglio parlare troppo di ’sta cosa. Quando arriverà il giorno giusto, sarò più chiaro».
Ma adesso lei li ha questi 100 milioni?
«Certo che li ho! E magari ne ho anche tanti di più... Dovete solo attendere. Ho fidejussioni bancarie, ho tutti i documenti per presentarmi da Cairo, appoggiare le carte e i soldi sul tavolo e dirgli: adesso me lo compro, il Toro».
Li ha o non li ha? Continuiamo a non capire.
«Stiamo aspettando che ce li diano materialmente, ma nei prossimi giorni avremo tutto. Intanto ora abbiamo finalmente le fidejussioni, le garanzie. Per qu esto il mio nome è uscito solo ora».
Fidejussioni di quali banche?
«Non ve lo dico. E’ presto. Ma sono ricco e rispettato».
Perché proprio il Toro?
«Avevo pochi anni, vivevo ancora a Lucera. Avevo 10 anni».
A cosa allude? A Superga?
«Sì. Poveri ragazzi, tutti morti. Ci piansi sopra. Ero un bambino. Metterò tanti luci sulla lapide, lassù vicino alla Basilica. E quando tutti i lumini si accenderanno, piangerò di commozione».
Lei nel ’49, quando è successa la tragedia, aveva 8 anni, non 10.
«Vabbé, che cambia? Per quello il Torino mi è entrato nel cuore. Poi sono venuto anche a lavorarci, a Torino. E il Toro mi è sempre diventato più simpatico. E ora me lo compro».
E la monarchia? E le auto di lusso con i sedili in pelle?
«E’ una passione della famiglia. Mio figlio Norbert è presidente di un’associazione monarchica. Il calcio e il Re: sono i nostri amori. Il calcio, il Re e la famiglia. Ma non siamo nobili».
Si è parlato di un riconoscimento di paternità.
«Non c’entra niente mio padre. Un parente lontano. Vi piace scrivere di uno zio d’America, no? Scrivete quello».
Abbia pazienza, ma qui si scrive quello che dice lei...
«Dovete aspet tare. Ora sono stanco. Mi chiamano in tanti. Lasciatemi riposare».
Per carità.
«Devo pensare. Ho tanti soldi. Faccio quello che voglio. Sono ricco. La mia famiglia svolta. Incasso i soldi. E dite a quelli che mi chiamano per parlarmi dei fallimenti e dei protesti che sono solo degli ignoranti.. Parlano perché hanno la lingua in bocca. Ho aspettato tanto ’sta eredità. Ora sono in pensione e ve la faccio vedere io. Farò un’offerta a Cairo che neppure lui immagina, visto in che stato è il Toro. Un’offerta enorme. Non mi può dire di no. Io ho tempo: prima o poi cede. Se no, vado da altri presidenti. Entro anch’io nel calcio».
Come Berlusconi.
Suo figlio Norbert, con cui abbiamo parlato prima e che ha un’agenzia di investigazioni, dice che sarebbe una stupidaggine scrivere che avete ereditato 600 milioni.
«Che vi ha detto?».
Che sono solo 100.
«Esatto».
E’ vero che ha detto ai suoi parenti, qualche ora fa: «Guardate Rai 3 e vi divertirete»?
«Sì, perché si sarebbe parlato di me. Volevo fare una sorpresa a tutti».
Ci è riuscito di sicuro. Ma è vero che lei non ha mai conosciuto suo papà?
«Mio padre non c’entra. Ora lasciatemi, tutte ’ste telefonate mi stressano».
Si deve abituare...
«Non ho paura di niente. Ne ho viste di cose in vita mia... Tante grazie, buone cose, scrivete un bell’articolo». Clic
Marco Bonetto
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