FOGGIA – stop palazzi adesso si riqualifica
Rigenerazione urbana e tutela (con valorizzazione) del paesaggio. Da questi due capisaldi non si prescinde, dice l’assessore regionale Angela Barbanente, nella sua prima uscita foggiana parlando della recente approvazione del piano regionale Paesaggistico che così tante critiche ha suscitato.
«Critiche spesso immotivate, di chi non ha letto fino in fondo le carte, ma interverremo laddove verranno riscontrati oggettivi punti di modifica», promette la titolare all’Urbanistica nella sede di Confindustria. Il presidente dell'Ance, che ha organizzato l’incontro, prende la parola per interpretare «e credo di poterlo fare a nome di tutti i colleghi»,
il grande stato di disagio che gli imprenditori edili si trascinano ormai da cinque anni. «Il settore delle costruzioni è bloccato – dice Gerardo Biancofiore – chiediamo azioni concrete in Capitanata che smuovano anche il deficit di partecipazione e pianificazione che – lo riconosce Biancofiore – hanno fin qui contribuito a determinare questo stato di cose»
. La sala Fantini al quarto piano dell’associazione industriali era gremita in ogni ordine di posti venerdì pomeriggio, c’erano molti costruttori edili, progettisti, esperti in urbanistica, presidenti di associazioni di categoria.
La materia è scottante, il piano paesaggistico per più di qualcuno fa rima con vincoli, limitazioni e allora dalla platea si leva accorato l’invito alla Regione a pronunciare una parola chiara e definitiva su «come dobbiamo operare», si fa portavoce della richiesta Giovanni Trisciuoglio predecessore di Biancofiore alla guida dell’Ance foggiana.
L’assessore Barbanente difende il suo piano soprattutto da «critiche immotivate e da preconcetti», i rilievi a suo avviso nascono «da una lettura veloce del piano», commenterà con i giornalisti all’ingresso prima di affrontare la platea degli imprenditori
. «E’ dal 2008 – sottolinea – che la Regione si è dotata di una legge sulla rigenerazione urbana, il settore delle costruzioni ha bisogno di percorrere sentieri diversi dal passato perché abbiamo bisogno di trovare nuove forme di rilancio della nostra economia.
Faremo più riqualificazioni urbane, ovvero nuove opere e recupero dell’esistente», e su questo punto la Barbanente dice di trovarsi «d’accordissimo» con la proposta del Cresme (ne riferiamo a parte) che promuove una serie di micro interventi in sei grandi città della Capitanata.
Il concetto di fondo del piano paesaggistico afferma un’idea di sviluppo dell’esistente: meglio riqualificare che costruire ancora ampliando a dismisura le nostre città. «I magri bilanci comunali non ce la fanno più a fornire servizi a porzioni di territorio sempre più estese.
La ricca Germania si è dotata di norme per contenere il consumo del suolo, dobbiamo farlo anche noi. Il tema allora è in che modo pubblico e privato possano perseguire insieme questi obiettivi».
MASSIMO LEVANTACI da La Gazzetta del Mezzogiorno