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FOGGIA – I parenti dei pazienti terminali: “Non chiudete la cucina dell’Hospice Don Uva”

Pubblicato: venerdì, 19 settembre 2014 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

A lanciare l’allarme sono i rappresentanti del comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell’Ospedale Don Uva di Foggia

Hospice Don Uva

“Non chiudete la cucina dell’Hospice Don Uva!” A lanciare il grido d’allarme sono i parenti dei pazienti terminali ricoverati nella struttura foggiana, che temono di vedere indebolita l’efficacia del progetto terapeutico dedicato ai loro congiunti “Chiudere la cucina – dicono i rappresentanti del Comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell’Ospedale Don Uva di Foggia – significa ledere uno strumento molto importante dell’assistenza ai malati terminali: l’alimentazione”

“I nostri congiunti sono pazienti che non possono guarire ma che meritano di essere curati e la complessità dell’alimentazione è uno dei punti critici di tale assistenza socio sanitaria, che si traduce nelle cure palliative. Non è un lusso, ma una reale esigenza, perché non è possibile somministrare alla stragande maggioranza di questi pazienti una normale alimentazione, per cui una cucina specifica diviene un elemento imprenscindibile” proseguono.

La presenza di cucine dedicate alla elaborazione di pasti diversificati è contemplata nel regolamento della Società Italiana di Cure Palliative che illustra l’organizzazione e l’offerta dei servizi della struttura. La presenza di una cucina dedicata in hospice, si spiega, anche, con l’esigenza di creare uno status logistico che sia quanto di più vicino all’habitat domestico e che sia in grado di garantire la più alta qualità di vita possibile ai malati oncologici in fase terminale.

“Noi ci domandiamo: ora chiude la cucina, domani non vorranno mica togliere l’accreditamento all’Hospice Don Uva? – obiettano dal comitato i famigliari del Don Uva – La nostra domanda è figlia di una leggittima preoccupazione, perchè a dolore per i nostri cari, cui spesso non rimangono che gli ultimi giorni di vita, si somma il timore di non poter più contare su quell’alta qualità assistenziale garantita dall’encomiabile equipe medica e dagli operatori dell’hospice, incolpevoli per una tale situazione”.

da Foggiatoday

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