Riflettori puntati su Roberto Rambaudi (01/04/2009)
Nel periodo zemaniano il termine “Rambo” ebbe un´accezione più larga… Con esso, infatti, non ci si riferiva solo al film di “Silvester Stallone” ma anche ad un´ala che, insieme a Baiano e Signori, costituì un tridente delle meraviglie, incubo delle difese delle squadre avversarie. Roberto Rambaudi, classe 1966, ora ci prova con la strada da allenatore con la speranza un giorno di ripercorrere le stesse fortune avute come calciatore…
Partiamo da una domanda semplice… il primo ricordo legato al Foggia?Appena si pronuncia la parola “Foggia” mi viene subito in mente lo “Zaccheria” stracolmo di tifosi. Facevo parte di una squadra che divertiva e le sensazioni che provai in quel periodo sono uniche. Un ricordo indelebile fu la partita Foggia-Triestina nella stagione 90/91 che sancì il ritorno in serie A: uno spettacolo unico!
Hai mai litigato per battere un rigore con Baiano o Signori?Assolutamente no. Tra noi vi è sempre stato un ottimo rapporto sia all´interno del campo che fuori.
Consiglieresti Foggia ad un tuo amico calciatore?Non esiterei a fornire parere positivo. Foggia è una piazza importante dove provi davvero la sensazione di indossare una maglia gloriosa. Aver fatto calcio ad alti livelli si ripercuote in maniera positiva su tanti aspetti. Ciò ha determinato anche nel tifoso foggiano la consapevolezza del riconoscer il bel gioco e quindi ad essere più esigente.
Nella stagione 92-93 con l´Atalanta a Bergamo segnasti il goal dell´ex contro il Foggia. La tua fu un esultanza strana…In quel periodo c´erano state delle incomprensioni tra me ed i tifosi bergamaschi. Dopo aver segnato quel goal scaricai tutta la tensione accumulata nel corso della settimana. Tuttavia mi dispiacque aver dato, nello stesso tempo, un dispiacere alla mia ex squadra in quella giornata di campionato.
Oltre Zeman, hai avuto come allenatore altri mostri sacri quali Sacchi, Lippi ed Eriksson. Con chi ti sei trovato meglio?Sicuramente con Zeman ho avuto un rapporto particolare che mi ha molto legato. Di lui condividevo le sue filosofie di gioco, la sua serietà sul lavoro ed il suo spirito di sacrificio. Con altri, invece, ho legato un po´ meno. Ad esempio, con Eriksson c´era una sostanziale diversità di pensiero…
Passiamo all´attualità… Avresti convocato Cassano in Nazionale?Credo che la scelta di Lippi non sia stata fatta sulla base di considerazioni tecniche. Ciò che ha inciso, a mio parere, sono le caratteristiche caratteriali del calciatore e, dunque, la ragione dell´esclusione sono da ricercare in ragioni esterne all´ambito tattico.
Sempre in tema di maglia azzurra, credi che giocare in un grande club possa essere più “produttivo” per un giocatore ai fini di una convocazione?Di certo, giocare in una grande squadra agevola questo discorso… E´ una circostanza che sfocia in diversi fattori positivi come, ad esempio, quello di lottare sempre per posizioni di vertice e di acquisire una determinata mentalità vincente. Ciò non toglie che se ti rendi protagonista di un campionato strepitoso in una squadra di provincia, la convocazione possa ugualmente giungere. Tuttavia credo che, a parità di bravura, si prediliga il calciatore del grosso club.
Attualmente stai percorrendo la strada da allenatore. Qualche tempo fa desti le dimissioni come tecnico della Viterbese in seguito al licenziamento del tuo secondo Braccaccia. Il rispetto viene prima della carriera?Sicuramente si. A Viterbo c´era una situazione difficile. Peregrinavamo spesso in vari campi per poter disputare le nostre partite ed in più veniva a mancare anche il materiale per l´allenamento. L´episodio del mio secondo Braccaccia fu, poi, l´evento che mi spinse a prendere definitivamente le distanze da alcune persone che di calcio ne sanno poco.
In passato, il tuo nome fu anche accostato alla panchina rossonera. Cosa ci fu di vero?I contatti non furono diretti ma vi fu solo la presenza di alcuni intermediari che sondarono circa la fattibilità stessa della cosa. Di fatto, non ebbi una proposta in concreto. Successivamente, ho rifiutato anche offerte di squadre militanti nel girone meridionale della prima divisione ma, nel caso cui in futuro ve ne dovesse essere una del Foggia, non esiterei, sia per la piazza che per il cuore, ad accettare ad occhi chiusi la causa rossonera.
Valerio Quirino da
usfoggia.it
FOGGIA - non puoi sbagliare ancora - Decisive le poche vittorie negli ultimi dieci turni, ma a monte i tanti infortuni e le cessioni eccellenti - allontanato i rossoneri dal quinto posto in classifica, l’ultimo utile per i play off di Antonio Troisi (01/04/2009)
Incassando la prima sconfitta del 2009 il Foggia di Novelli si è nuovamente allontanato di sei punti dal quinto posto. Tornando di fatto nella stessa posizione di classifica occupata due settimane fa. Con l’aggravante che adesso sono rimaste da giocare soltanto sette gare, e un altro stop come quello rimediato ad Arezzo sancirebbe il clamoroso fallimento del progetto-B disegnato la scorsa estate.
A questo punto, inutile stendere veli pietosi, soltanto una grandissima squadra potrebbe sperare di compiere l’impresa- play off. Ed il Foggia non lo è. Lo è stato fino a Natale, quando in squadra c’erano Pecchia e Salgado, Coletti e Del Core a fare la differenza. Capitan Pecchia si è purtroppo fermato due volte (lo è tutt’ora) per infortunio. Sempre per infortunio Salgado è out dall’ultima partita del 2008 a Crotone: il cileno è riapparso negli ultimi 5' ad Arezzo. A gennaio, invece, Coletti e Del Core chiesero alla società di andar via, così come in precedenza avevano fatto Zappino e Arno.
Senza giocatori di grosso spessore come Pecchia e Coletti a metà campo e senza Salgato e Del Core in attacco, la squadra ha cambiato volto. Perso smalto e grinta.
Si è indebolita. E dunque non è stata più in grado di tenere il passo delle cinque sorelle della parte alta della classifica. Non a caso il Foggia nelle prime dieci giornate ( sei vittorie, un pari e tre sconfitte) aveva depositato alla banca dei play off 19 punti ed era terzo dietro il Gallipoli ( 20) e la coppia regina Arezzo-Crotone a quota 21.
Benevento e Paganese erano assestate a quota 15, la Cavese addirittura a 14. Nelle ultime dieci gare, nonostante l’imbattibilità, di punti il Foggia ne ha racimolati solo 15, riducendo la sua andatura alla perfetta media-salvezza.
Classifica specchio dell’attuale valore della squadra, che ha pagato in certe partite anche alcune scelte tecniche rivelatesi infelici. Per vincere ad Arezzo e agganciarlo al quinto posto, Novelli avrebbe dovuto giocarsi la partita della vita sin dal pronti via. Invece il Foggia ha giocato come se gli bastasse il pareggio per agganciare i toscani al quinto posto. L’alibi del giocatore in meno per l’espulsione di Lisuzzo al 37' del primo tempo regge fino a un certo punto. Ad Arezzo si è visto il Foggia degli ultimi tre mesi (eccezion fatta per Cavese, Juve Stabia e Gallipoli). Un Foggia senza gioco, senza idee, poco aggressivo e che fa fatica a metterla dentro. Ma domenica arriva il derelitto Perugia e poi magari torna a sperare in un colpaccio a Benevento, così come sperava di farlo ad Arezzo.
da Corriere dello Sport
link