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Notizie del 17 ottobre 2015

San Severo, 27 anni di carcere per gli arrestati nell’operazione Texas

Pubblicato : sabato, 17 ottobre 2015

1411038059227.jpeg--san_severo__27_anni_di_carcere_per_gli_arrestati_nell_operazione_texas-foggiLe persone raggiunte da misure restrittive sono state ritenute responsabili di aver consumato alcune rapine avvenute a San Severo, nonché di aver posto in essere una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

San Severo, 27 anni di carcere per gli arrestati nell'operazione Texas

In particolare si ricorda la rapina avvenuta presso l’esercizio commerciale GMB in San Severo il 30.01.2014 allorquando due individui travisati ed armati di pistola asportavano l’ incasso custodito e quella del 27.03.2014 ai danni del titolare di una sala scommesse ove, si ricorda, quattro persone, tutte travisate ed una armata di coltello irrompevano nell’esercizio commerciale inveendo, minacciando e colpendo il titolare con una mazza di baseball.

da il mattino di foggia

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Racket, Comune non parte civile

Pubblicato : sabato, 17 ottobre 2015

landella-foggiaLa Fai contro Landella che si difende

Lettera aperta dei dirigenti nazionali della Federazione delle associazioni: fatto grave

Ma il primo cittadino rispedisce le accuse al mittente: si tratta di strumentalizzazione

di Antonella Caruso

FOGGIA – Lo scontro è ormai nei fatti tra l’associazione antiracket aderente al Fai guidata da Cristina Cucci sotto la guida del presidente onorario, Tano Grasso e l’amministrazione comunale di Foggia guidata dal sindaco, Franco Landella. I presidenti delle associazioni di Foggia e Vieste, Cucci e Giuseppe Mascia, il presidente del coordinamento regionale Fai, Renato De Scisciolo e quello nazionale, Pippo Scadurra con una lettera aperta accusano il sindaco di «non aver fornito alcuna plausibile e credibile spiegazione per la scelta del Comune di non costituirsi parte civile nel processo Corona»; sostengono che «il Comune aveva il dovere (parola sottolineata) di intervenire nel processo per la tutela degli interessi della comunità ed in suo nome rivendicare il risarcimento dei danni».

Alla lettera aperta, dove però manca la firma del presidente onorario Tano Grasso che è stato da un anno a questa parte figura di riferimento per la costituzione dell’associazione e protagonista dello scontro con Landella, il sindaco replica: «Sono a dir poco stupefatto dal tono e dal contenuto delle lettera aperta che i dirigenti della Federazione Antiracket Italiana hanno inteso scrivere circa la recente polemica tra il Comune di Foggia ed il dottor Tano Grasso. Si tratta di una lettera dal chiaro ed evidente sapore politico, che omette volutamente alcune importanti decisioni assunte dall’Amministrazione comunale proprio sul tema evocato nella missiva e che contiene gravissime e capziose allusioni».

Le associazioni antiracket sostengono in un passaggio della lettera che la presenza del Comune nel processo «assume un rilevante significato politico: è un segnale per i criminali e al tempo stesso un segnale per la comunità che si amministra». Secondo le associazioni si tratta di un atto politico perché i cittadini «traggono incoraggiamento per coerenti atteggiamenti di legalità, di collaborazione con le forze dell’ordine». Per Landella è la lettera aperta e le polemiche degli ultimi mesi dell’associazione guidata da Tano Grasso ad avere un intento politico: «La lotta alla mafia ed al racket delle estorsioni è cosa troppo seria per essere trasformata in uno strumento di propaganda. Questa battaglia è cosa troppo importante per essere ridotta a comizio politico o, peggio, ad un processo di piazza depositario della legalità – dichiara il sindaco di Foggia –. Rispedisco al mittente le allusioni e le insinuazioni, che qualificano chi le ha avanzate, rivendicando con orgoglio comportamenti politici ed amministrativi che mai l’Ente di Palazzo di Città aveva assunto prima d’ora».

Di “omissione” del Comune e di “ambiguità” derivante dalla mancata costituzione di parte civile agli estorsori parlano le associazioni. Il Comune ribadisce di “non accettare lezioni da coloro i quali hanno assunto comportamenti di questa natura, che indeboliscono la battaglia a favore della legalità che tutti dovremmo invece combattere assieme, l’uno accanto all’altro”.FOGGIA – Lo scontro è ormai nei fatti tra l’associazione antiracket aderente al Fai guidata da Cristina Cucci sotto la guida del presidente onorario, Tano Grasso e l’amministrazione comunale di Foggia guidata dal sindaco, Franco Landella. I presidenti delle associazioni di Foggia e Vieste, Cucci e Giuseppe Mascia, il presidente del coordinamento regionale Fai, Renato De Scisciolo e quello nazionale, Pippo Scadurra con una lettera aperta accusano il sindaco di «non aver fornito alcuna plausibile e credibile spiegazione per la scelta del Comune di non costituirsi parte civile nel processo Corona»; sostengono che «il Comune aveva il dovere (parola sottolineata) di intervenire nel processo per la tutela degli interessi della comunità ed in suo nome rivendicare il risarcimento dei danni».

Alla lettera aperta, dove però manca la firma del presidente onorario Tano Grasso che è stato da un anno a questa parte figura di riferimento per la costituzione dell’associazione e protagonista dello scontro con Landella, il sindaco replica: «Sono a dir poco stupefatto dal tono e dal contenuto delle lettera aperta che i dirigenti della Federazione Antiracket Italiana hanno inteso scrivere circa la recente polemica tra il Comune di Foggia ed il dottor Tano Grasso. Si tratta di una lettera dal chiaro ed evidente sapore politico, che omette volutamente alcune importanti decisioni assunte dall’Amministrazione comunale proprio sul tema evocato nella missiva e che contiene gravissime e capziose allusioni».

Le associazioni antiracket sostengono in un passaggio della lettera che la presenza del Comune nel processo «assume un rilevante significato politico: è un segnale per i criminali e al tempo stesso un segnale per la comunità che si amministra». Secondo le associazioni si tratta di un atto politico perché i cittadini «traggono incoraggiamento per coerenti atteggiamenti di legalità, di collaborazione con le forze dell’ordine». Per Landella è la lettera aperta e le polemiche degli ultimi mesi dell’associazione guidata da Tano Grasso ad avere un intento politico: «La lotta alla mafia ed al racket delle estorsioni è cosa troppo seria per essere trasformata in uno strumento di propaganda. Questa battaglia è cosa troppo importante per essere ridotta a comizio politico o, peggio, ad un processo di piazza depositario della legalità – dichiara il sindaco di Foggia –. Rispedisco al mittente le allusioni e le insinuazioni, che qualificano chi le ha avanzate, rivendicando con orgoglio comportamenti politici ed amministrativi che mai l’Ente di Palazzo di Città aveva assunto prima d’ora».

Di “omissione” del Comune e di “ambiguità” derivante dalla mancata costituzione di parte civile agli estorsori parlano le associazioni. Il Comune ribadisce di “non accettare lezioni da coloro i quali hanno assunto comportamenti di questa natura, che indeboliscono la battaglia a favore della legalità che tutti dovremmo invece combattere assieme, l’uno accanto all’altro”.

Da il corriere del mezzogiorno

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