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Foggia, la gang dei ventenni in stile ‘Arancia meccanica’

Pubblicato: venerdì, 22 gennaio 2016 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

 

FOGGIA – In sei – quattro ragazzi e due ragazze – partivano da San Severo per mettere a segno furti di auto o ripulire box e scantinati in città o in trasferta nelle vicine Molise, Abruzzo e Marche. Furti seriali e sistematici: la polizia ne ha accertati almeno 30 in quattro mesi, ovvero da gennaio ad aprile dello scorso anno. Tutti colpi messi a segno con violenza e sfrontatezza, pubblicando perfino selfie delle varie trasferte su Facebook. E’ quanto scoperto dagli agenti del commissariato di San Severo e della squadra mobile di Foggia nell’ambito dell’operazione 'Arancia meccanica', scaturita dopo una gravissima aggressione avvenuta lo scorso 5 marzo in viale 2 Giugno a San Severo. In quell’occasione un medico di sessant'anni fu vittima di un pestaggio selvaggio perché voleva riprendere con il proprio telefono cellulare un tamponamento cui aveva assistito, prima che i responsabili fuggissero. Per evitare di essere filmati, Antonio Bonaventura e Ciro Mazzeo, rispettivamente di 22 e 23 anni, accusati di lesioni gravissime, colpirono l'uomo con calci e pugni provocandogli un grave deficit visivo. Da quest’episodio la polizia ha ricostruito i vari raid messi a segno anche nelle città di Termoli, Vasto, Montesilvano e Ancona, accertando le responsabilità di altri quattro soggetti (Giuseppe Scarcella e Andrea Stocola, di 20 e 24 anni, Antonietta Cartanese e Roberta Francillotti, di 35 e 22). Tutti di San Severo, sono responsabili di una variegata attività illecita: le indagini hanno evidenziato una notevole capacità organizzativa del gruppo in grado di asportare, con pochi mezzi a disposizione, un numero elevato di veicoli, centraline e targhe e di saccheggiare numerosissimi box e scantinati. Tutta la refurtiva veniva poi stivata in un box in pieno centro a San Severo, in uso a Bonaventura, dove venivano anche taroccati i veicoli attraverso la punzonatura e contraffazione del numero di telaio per camuffare l’origine delittuosa. I sei sono tutti ai domiciliari.

DA REPUBBLICA.IT

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