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Notizie del 14 giugno 2015

Ballottaggio Cerignola, seggi aperti: è testa a testa Sgarro – Metta

Pubblicato : domenica, 14 giugno 2015

elezioni_1_original-foggiawebSi vota fino alle 23. Numeri alla mano, a dividere Sgarro e Metta dalla poltrona di sindaco sono le preferenze che lo scorso 31 maggio andarono a Paolo Vitullo (15,95%)

Seggi aperti, a Cerignola, per decidere il futuro sindaco della città ofantina. A ballottaggio, in questo seconda tornata elettorale, il candidato del centrosinistra Tommaso Sgarro e Franco Metta, a capo di una coalizione di liste civiche.

I risultati delle urne del 31 maggio hanno visto Sgarro in vantaggio sull’avversario di circa 3000 voti. Ma il 43,03% dei voti non è bastato al segretario del Partito Democratico per l’elezione diretta. 9371, invece, le preferenze (33%) per Franco Metta, trainato dalla lista civica “Metta Sindaco” e sostenuto da altre cinque liste.

I RISULTATI DEL PRIMO TURNO, LISTA PER LISTA

A dividere Sgarro e Metta dalla poltrona di sindaco sono le preferenze che lo scorso 31 maggio andarono a Paolo Vitullo (15,95%) e, in modo marginale, ai Cinquestelle di Francesco Grieco (2,63%) e a Gerardo Bevilacqua. Dopo le settemila persone in piazza Duomo, nel segreto delle urne le ‘Voci Nuove’ di ‘Ribbellione’ hanno incassato appena 452 voti. Poche centinaia anche i consensi anche per Francesco Di Santo (Cerignola Adesso, 552) e Franco Antonio Paradiso (Sviluppo e Solidarietà, 258).

BALLOTTAGGIO: COME SI VOTA

Numeri alla mano, a fare la differenza sarà il pacchetto di voti di Paolo Vitullo che, a pochi giorni dal ballottaggio, ha dato una pilatesca indicazione elettorale: "Forza Italia ha iniziato un percorso di rinnovamento che non consente di sostenere nessuno dei due candidati del ballottaggio". Insomma, ognuno è libero di scegliere come meglio ritiene. E se il NCD ha mostrato simpatia per Sgarro, il risultato di questa campagna elettorale dipenderà proprio dai forzisti. Si vota fino alle 23.

da FoggiaToday

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“Macelleria” Don Uva, il “terremoto a Foggia” per coprire debiti e assumere raccomandati. Il sistema del “nano” Azzollini

Pubblicato : domenica, 14 giugno 2015

azzollinisuorcesarizzibelsito-foggiaweb"Privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite". La Procura di Trani non ha dubbi sul fine del decreto-legge numero 245 del 2002 ("Interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali) portato avanti dal senatore di Molfetta Antonio Azzollini per "scaricare" la massa di debiti sui cittadini contribuenti. Gli oltre 500 milioni di euro (in 10 anni) di buco, per gran parte caratterizzato dall'esposizione verso l'INPS, sono scaturiti da "assunzioni selvagge" gestite perlopiù dal politico di Molfetta e dal suo braccio destro, il biscegliese Angelo Belsito. Il fine era quello di garantirsi un "bacino politico-elettorale inesauribile", grazie ad un ente con oltre 2000 dipendenti (molti di più se si considerano i fornitori). "Una macelleria", così come l'ha definita l'ex direttore generale Dario Rizzi, preoccupato per il pericoloso abbassamento della qualità del personale scaturito dalle assunzioni clientelari a scapito della professionalità.

Assunzioni selvagge mentre si licenziava

La sede foggiana

Le dichiarazioni di Antonio Nicolino Lo Gatto, ex segretario generale, sono state decisive per ricostruire la "macelleria" Don Uva. "Avevano fatto assunzioni selvagge, ma questo era vero, era assolutamente vero, perché solo dal 2007 al 2010 hanno assunto 260 persone e poi ne hanno messe in mobilità 450. Cioè, voglio dire, non è che si erano limitati alla… a un numero diciamo così, che poteva essere accettabile, no? Tutti quelli che affluivano dal dottor Rizzi, Angelo Belsito e dal senatore Azzollini, venivano subito, come dire, accettati, assunti, venivano ossequiati perché erano imposti dal senatore…". Ad avere un ruolo decisivo nelle assunzioni, oltre a suor Cesa, Belsito e Azzollini, il management che si è susseguito in quegli anni: da Antonio Albano di Volturino a Giuseppe D'Alessandro di San Marco in Lamis, fino al lucerino Rizzi. Nel dettaglio, sotto la lente degli inquirenti sono finite: 46 assunzioni a Bisceglie durante la direzione di Albano, 23 (6 a Bisceglie, 8 a Foggia e 9 a Potenza) durante D'Alessandro e ben 197 (54 a Bisceglie, 48 a Foggia e 95 a Potenza) durante il "regno" di Rizzi, che assieme a suor Cesa (nel "gruppo di comando" figurava anche l'avvocato Antonio Battiante) aveva messo le mani su Foggia e Potenza lasciando libero campo al duo Azzollini-Belsito su Bisceglie. Tra questi figurano i nomi "eccellenti" di Silvia Di Gioia (figlia di Lello), Francesco Coluccino (nipote di suor Marcella), Teresa Belsito (figlia di Angelo) e lo stuolo delle amanti (Vasiljevic legata e Rizzi e Rosalba di Pinto a Belsito).

"Siffatte assunzioni – viene riferito nei capi d'accusa – in quanto ispirate da logiche clientelari e non rispondenti a reali esigenze occupazionali della CdP – che già nell'anno 2003 aveva proceduto al licenziamento collettivo di 624 dipendenti – contribuivano alla dissipazione delle risorse dell'Ente". Stessa logica nelle aziende fornitrici: c'è "un elenco di favori che sono stati fatti sempre a Belsito, nella sua rappresentanza al posto di Azzollini. Favori nel senso che lui si presentava, volta per volta, con dei biglietti, oppure con delle proposte tipo, per esempio, l'attività di qualche falegname, di qualche persona che doveva assumere, doveva far assumere presso l'Ambrosia Technologies e quindi voleva l'intermediazione della madre o del direttore generale perché si facessero interpreti della volontà del senatore…".

"Qua siamo tutti terremotati"

Il "nano" Antonio Azzollini

La sospensione degli oneri previdenziali (il vero bubbone del Don Uva) all'inizio per legge doveva essere per un anno. Poi le proroghe hanno permesso di reiterare il processo di "decozione" del carrozzone. Tutto grazie ad una norma dello Stato "ad personam" – destinata alle strutture sanitarie con più di 2mila dipendenti, e la CdP era l'unica nel Mezzogiorno – portata avanti dal "nano" (così lo chiama l'avvocato foggiano Antonio Battiante) Azzollini e cucita addosso all'Ente. "La Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza – scrivono gli inquirenti – si è ripetutamente avvalsa di questa normativa, rinviando (e quindi omettendo) i pagamenti ad Equitalia Spa". Il presupposto è l'evento sismico del 2002 che ha colpito le province di Foggia e Campobasso (San Giuliano), e paradossalmente, dal 2004 in poi, i benefici sono stati "estesi" anziché essere limitati per ragioni oggettive. Per di più, il requisito territoriale avrebbe dovuto premiare i comuni a ridosso del Molise, e non certo la città di Foggia, sede dell'Ente, certamente non toccata dagli eventi sismici.

Persino il vincolo iniziale degli oltre 2mila dipendenti per poter accedere ai benefici, è stato ridotto fino al 2013 (1300 dipendenti) in ragione dei progressivi licenziamenti. L'obiettivo era quello di evitare che il Tribunale potesse avanzare la richiesta di fallimento, "congelando" per 3 anni la massa debitoria, silenziando persino le richieste creditorie dei fornitori: "Le tre ditte più grosse le controlliamo (compresa l'Ambrosia) – dice Belsito in una intercettazione – e non ci fanno la cosa per il fallimento". Le dichiarazioni rese al Pm danno il senso dell'operazione: "Ci fu il terremoto, non mi ricordo in che anno… che colpì anche Foggia. Per cui ogni qualvolta c'è un terremoto c'è la norma che sospende il pagamento dei contributi. E' accaduto varie volte. Allora il nostro semplice concetto fu: siccome siamo terremotati per natura, approfittiamo. Anziché limitare questo discorso a Foggia… che poi neanche Foggia aveva avuto tutti questi danni… dice (Azzollini, allora già presidente della Commissione Bilancio, NdR): non lo facciamo solo per Foggia, lo facciamo per tutta la Casa Divina Provvidenza". In questo modo il "bottino" portato a casa è stato calcolato in 20 milioni di euro ogni anno.

da l' Immediato

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Foggia, una città presa a schiaffi Tano Grasso a Foggia

Pubblicato : domenica, 14 giugno 2015

tano-grasso-foggiaweb.itTano Grasso incontra la stampa. Cosa dice? C'è omertà, i commercianti danno del tu ai mafiosi (ma chi sono i mafiosi? A chi si riferisce? Chi dà del tu a chi?). E' vero che le denunce sono in aumento ma non basta, questa città bisogna prenderla a schiaffi

Prefettura: riunione del Comitato per l'ordine pubblico. Partecipa anche il presidente onorario della Fai. Immagini di rito per le tv, sorrisi d'occasione, si chiudono le porte. Inizia il vertice: non conosciamo gli esiti, come è giusto che sia. 

Un paio di ore dopo. Camera di Commercio. Tano Grasso incontra la stampa. Cosa dice? C'è omertà, i commercianti danno del tu ai mafiosi (ma chi sono i mafiosi? A chi si riferisce? Chi dà del tu a chi?), non bisogna andare nei negozi di chi non denuncia – come se fosse stata già consegnata ai cittadini una mappa – basta invocare l'intervento dello Stato – quello c'è -, Foggia è la città peggio messa in tutta la Puglia, sarà sempre sottomessa alla "Società'" (ricordate l'indagine, datata ormai un bel po' di anni, che all'epoca ha riconosciuto la presenza di un locale sistema mafioso?), è per questo che l'Associazione antiracket non ottiene risultati, perché dopo un attentato, pur contattando la vittima, la risposta è' "no", insomma i commercianti vogliono vedersela da soli. 

In poche parole. E' vero le denunce sono in aumento ma non basta, questa città, bisogna prenderla a schiaffi, ipotizzando una lista dei buoni e dei cattivi (magari ci fosse una lista, le forze dell'ordine avrebbero margini per intervenire!), offendendo anche chi, nonostante tutto, in questa città ci vive e ci lavora onestamente, do lavoro, resiste anche contro un pesante degrado sociale, con tutte le conseguenze del caso.

Mattina successiva. Conferenza stampa del Colonnello Antonio Basilicata, Comandante dei Carabinieri. In estrema sintesi. L'attentato al ristorante "Leonardo in centro" non ha nulla a che  fare né con il racket né con la malavita locale, la prima citata "Società". Eppure il ragazzo marocchino, che comunque la bomba l'ha messa, era stato subito definito "estorsore". Ancora qualche passo indietro. Tutti i commercianti che nei mesi precedenti hanno subito un attentato hanno dichiarato di non aver ricevuto richieste di estorsione. Tutti danno del tu ai mafiosi, vogliono – come si dice usando un linguaggio discutibile – vedersela da soli?

Credo che il Colonnello Basilicata già sapesse, il giorno del Comitato per l'ordine pubblico, quello che sarebbe successo da li a qualche ora. Allora proprio non si capisce il perché e la tempistica dell'ennesima raffica di schiaffi alla città.

Le forze dell'ordine, questo dato è certo, il loro lavoro lo fanno e lo fanno bene, forse per lavorare ancora meglio avrebbero bisogno di qualche rinforzo ma, a quanto sembra questo potrebbe essere un particolare irrilevante. Chissà!

Un'ultima riflessione sul "la nostra associazione, quella antiracket, non sta ottenendo i risultati attesi". Forse è necessario ancora del tempo per farsi conoscere e riconoscere meglio, servono attività efficaci e di impatto sul territorio, serve l'autorevolezza che deriva dal riconoscimento di un lavoro straordinario, anche una spinta dal basso. Chi ha deciso di farne parte deve essere apprezzato per l'impegno, per il coraggio e deve poter agire, esserci nella trincea della lotta alla malavita.

Intanto restiamo in attesa che il Ministro dell'Interno passi dalle parole ai fatti e che, come anticipato, i rappresentanti del CSM non dimentichino di aver preso un impegno con Foggia.

Daniela Eronia

da il Mattino di Foggia

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