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BARI -Udc e Idv: basta Nichi Pd senza alternative (2/12/2009)

Democratici in pieno stallo nella trattativa per allargare la coalizione attorno a un nome «condiviso». La missione che D’Alema sabato scorso a Bari ha ri-affidato al segretario regionale Sergio Blasi sembra ancora girare su se stessa, col sindaco di Melpignano che tenta di aggirare l’ostacolo del nome ripartendo dai programmi senza trovare varco sia nei centristi che nei dipietristi. Al punto che la proposta di convocare un tavolo allargato per il prossimo venerdì (ma assente lo stesso Blasi, con le «seconde file» dei partiti a discutere del programma) sarebbe già tramontata.

Il nuovo, vano, tentativo si è consumato ieri nel faccia a faccia con Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell’Idv. Blasi ha provato a tirare dalla sua i dipietristi sui 4-5 punti programmatici che il Pd ha messo sul tavolo, ma dall’Idv è arrivato l’ennesismo stop: di programmi e proposte, ha detto Zazzera, ne abbiamo già elencati tanti, è sul nome che dobbiamo trovare l’accordo e sinché la proposta resta Nichi Vendola non c’è nulla da fare.

Tutte le strade sembrano portare in un’unica direzione, a sentire anche il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, che si chiama Michele Emiliano. Il sindaco di Bari, pubblicamente deciso a non abbandonare la poltrona di primo cittadino, continua ad essere considerato, dentro e fuori il Pd, l’unica alternativa valida a Nichi, l’unico in grado di frenare l’emorragia a sinistra che vi sarebbe in caso di accordo con Udc e Idv (pronti a mettere la firma sul suo nome) ma di scontro col governatore uscente, pronto a correre da solo con la sua Sel.

Lo stallo in Puglia, che in realtà riguarda anche altre regioni, ieri ha fatto sbottare Antonio Di Pietro: «per la Lombardia, come per tutte le altre regioni aspettiamo che il Pd decida cosa vuole fare. Bersani a oggi - dice - non ha ancora convocato la coalizione. Bisogna sollecitarlo». Quanto a Nichi, «non possiamo dopo 4 anni e mezzo di critica sulle sue scelte politiche - scandisce Zazzera - dire sì a Vendola. Tocca al Pd fare un altro nome, che faccia sintesi e faccia decollare la coalizione».

Di nomi ne circolano, dall’imprenditore barese Nicola De Bartolomeo (caldeggiato dai centristi ma inviso ai dipietristi) al rettore di Bari Corrado Petrocelli. E dietro le quinte c’è sempre l’alter nativa dello stesso Emiliano e del deputato Francesco Boccia. L’ostacolo a chiudere, però, è sempre lo stesso: come far digerire uno di questi nomi al ri-candidato Vendola?

«In Puglia il nostro candidato è Adriana Poli Bortone. Se andremo da soli, punteremo su di lei. Ma siccome stiamo tentando di fare u n’alleanza prendiamo in esame altre ipotesi - conferma Buttiglione - e quella più convincente riguarda Emiliano. D’altronde - aggiunge - tutte e due sono sindaci, ottimi amministratori locali e i loro profili non sono distanti. Tutte e due hanno lavorato bene nelle loro citta».

Il Pd pugliese, intanto, appare sempre più lacerato tra i pro e i contro-Nichi. E ieri il deputato Gero Grassi, inviperito per la mancata soluzione dell’assemblea di sabato scorso, ha preso carta e penna e scritto a Massimo D’Alema. «Condivido totalmente alcune tue considerazioni sulla necessità di allargare la coalizione di centrosinistra - scrive - non condivido affatto l’alternatività tra l'allargamento e la riconferma del presidente uscente. L'abilità del Pd deve essere quella di unire, non dividere il centrosinistra» e il metodo usato nell’assemblea «non ha prodotto una posizione unitaria», con numerosi interventi che «chiedevano di confermare l’appoggio a Vendola» ma una decisione finale «presa senza una votazione».

Non è solo una questione di metodo che Grassi contesta. «Mancano meno di quattro mesi alle elezioni regionali e pare assurdo che non si conoscano ancora i nomi dei candidati a presidente della Regione. Per essere precisi i nomi ci sarebbero, ma continuano ad andare su e giù - aggiunge - in una giostra che vorrebbe far salire tutti». I Pd, scandisce, deve «assumersi la responsabilità di decidere. Tutto il gran parlare di questi giorni sulla ricandidatura di Vendola, allargare l’alleanza all’Idv e all’Udc, rischia di compromettere il risultato finale delle consultazioni elettorali: i cittadini non amano la discussione interna, non comprendono veti e paletti».
di BEPI MARTELLOTTA da La Gazzetta del Mezzogiorno
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