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Non solo defibrillatori, ma anche visite medico sportive e legge sullo Sport

Pubblicato: venerdì, 19 febbraio 2016 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Logo-CONISconcerto e dolore ha provocato la morte di un bambino di appena 13 anni a Trinitapoli dopo una partitella a calcetto con i compagni di scuola. Si è molto evidenziata la mancanza di un defibrillatore presso l’impianto sportivo, che ha impedito l’eventuale tentativo di salvarlo; ma, forse ancor più importante, va evidenziato l’aspetto della prevenzione: e quindi la mancanza di una visita preventiva di Medicina dello Sport. “L’aspetto è duplice. Premesso che rinnoviamo i consueti appelli ai gestori delle strutture sportive che ancora non l’abbiano fatto a dotarsi da subito di un defibrillatore – dichiara il presidente del Coni Puglia Elio Sannicandro – ancora una volta dobbiamo sottolineare come la confusione normativa e la mancanza di attenzione alla Medicina dello Sport nella nostra regione rappresentino una gravissima mancanza”. Il punto è la visita medica sia per sport agonistico sia per attività sportiva non agonistica: risulta obbligatoria ma, di fatto, in Puglia mancano le condizioni perchè si possano effettivamente svolgere le visite gratuite per i minori di 18 anni. “Le strutture Asl sono assolutamente insufficienti, nonostante l’ultima legge regionale ne prevedesse l’ampliamento,

e poco diffuse sul territorio – prosegue Sannicandro – mentre i centri di Medicina dello Sport del Coni a Bari e Taranto hanno grandi potenzialità che vengono vanificate dai limiti imposti dalle convenzioni regionali, che impediscono di superare un budget limitatissimo di spesa”. Pertanto accade che solo una modesta percentuale di ragazzi si sottoponga a una visita medica multidisciplinare adeguata a prevenire casi come quello di Trinitapoli. Sulla scia, il presidente regionale della Fmsi pugliese, il dottor Mimmo Accettura: “La proposta è dunque inserire la Medicina dello Sport tra gli interventi previsti nel Piano Regionale di Prevenzione, eliminando il tetto annuale previsto dall’ASL Bari, che la considera invece come una normale branca specialistica. Non dimentichiamo – aggiunge – che la Medicina dello Sport rappresenta l’unica possibilità di svolgere uno screening generalizzato della popolazione giovanile al fine di una valida prevenzione sanitaria e una conoscenza approfondita dell’evoluzione socio-demografica”. Inoltre dall’entrata in vigore del Decreto ministeriale dell’82, che obbliga gli agonisti alla visita, ad oggi le morti da sport di sono ridotte dell’89 per cento: e tale sistema di prevenzione ci è ormai invidiato, visti i risultati, dagli altri Paesi europei”. L’appello finale è congiunto: la Regione Puglia è l’unica regione a non avere una legge quadro sulla Medicina dello Sport e a non averla mai affrontata come una branca della medicina preventiva da inserire a pieno titolo nel sistema sanitario regionale. Del resto, Coni e Fmsi hanno più volte illustrato come un maggiore investimento nello sport avrebbe notevoli e positivi effetti sulla salute della popolazione e, a medio e lungo termine, comporterebbe una riduzione sostanziale della spesa sanitaria.

Fabio Nardulli – Ufficio Stampa CONI Puglia 

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