POTENZA - Il licenziamento di tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat (due dei quali delegati della Fiom), deciso dall’azienda il 13 e 14 luglio scorso, ha avuto carattere di “antisindacalità” ed è quindi stato annullato, ieri, dal giudice del lavoro, che ha ordinato l'immediato reintegro dei tre nel loro posto.
La notizia è stata subito confermata dal segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, secondo il quale “la sentenza indica che ci fu da parte della Fiat la volontà di reprimere le lotte a Pomigliano d’Arco e a Melfi e di 'dare una lezione' alla Fiom”.
I tre operai – Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati della Fiom) e Marco Pignatelli – furono licenziati perché, durante un corteo interno, secondo l’azienda bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale ad operai che invece lavoravano regolarmente.
In seguito prima alla sospensione, l'8 luglio scorso, e poi al licenziamento dei tre operai vi furono a Melfi scioperi e proteste. I tre operai licenziati – uno dei quali si è sposato cinque giorni fa – occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, un antico monumento situato nel centro storico di Melfi: vi fu anche una manifestazione promossa dalla Fiom-Cgil. Secondo De Nicola, “la sentenza dimostra che le lotte democratiche dei lavoratori non hanno nulla in comune con il sabotaggio. Il teorema 'lotte uguale eversione o sabotaggio' è stato di nuovo smontato e ci aspettiamo le scuse di quanti vi hanno fatto riferimento, a cominciare da personalità istituzionali o rappresentanti degli imprenditori. Speriamo – ha concluso il dirigente lucano della Fiom – che la Fiat torni al tavolo per discutere dei temi che stanno a cuore ai lavoratori, a cominciare dai diritti e dai carichi di lavoro”.
I COMMENTI DI IERI
ORE 12.41 - AZIENDA: NESSUN COMMENTO SU REINTEGRO OPERAI «Nessun commento» da parte della Fiat alla decisione del giudice del lavoro di reintegrare nel loro posto i tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) del gruppo torinese, licenziati a metà dello scorso mese di luglio. Lo hanno detto all’ANSA fonti dell’azienda. Le stesse fonti hanno precisato che la decisione del giudice del lavoro non è stata ancora notificata alla Fiat.
ORE 14.42 - VENDOLA: AZIENDA AVEVA COMPLETAMENTE TORTO
"La decisione del Tribunale di Melfi di reintegrare i tre operai ingiustamente licenziati dalla Fiat in luglio dimostra, ove mai ce ne fosse stato bisogno, che l'azienda aveva completamente torto e che i licenziamenti avevano carattere esclusivamente repressivo e intimidatorio”. Lo afferma il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, in una nota nella quale rileva che “purtroppo quello di Melfi non Š affatto un caso isolato”.
“Riflette invece – spiega – una precisa strategia anti-operaia e antisindacale ovunque adottata dalla Fiat, con l'obiettivo di riportare le relazione sindacali e i rapporti di lavoro a una dimensione che non esito a definire ottocentesca”. “E' fondamentale che ora – conclude Vendola – tutte le opposizioni si mettano al lavoro per concertare insieme una linea politica con la quale contrastare e battere questa inaudita offensiva”.
ORE 14.57 - D'ANOLFO (UGL): AZIENDA CAMBI ATTEGGIAMENTO
"Una notizia positiva per il sindacato e per tutti i lavoratori”: così il segretario dell’Ugl metalmeccanici, Antonio D’Anolfo, ha commentato la sentenza del giudice del lavoro che ha reintegrato tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat licenziati nel luglio scorso dall’azienda.
“Di fronte a questo episodio – ha aggiunto D’Anolfo – Fiat dovrebbe cambiare l’atteggiamento assunto negli ultimi tempi sia perchè è proprio da quanto accaduto a Melfi che il cilma è iniziato a peggiorare sia perchè in Italia esiste un sistema giuridico che tutela diritti dei lavoratori delle piccole come delle grandi aziende, il cui rispetto può essere rivendicato in sede giudiziaria. Ma non è interesse di nessuna delle parti in causa arrivare fino a questo punto, basterebbe invece – ha concluso – rispettare le regole vigenti, che l’azienda ben conosce”.
ORE 14.58 - LANDINI (FIOM): A MELFI GRANDE SENTENZA, ORA SI CHIEDA SCUSA A OPERAI
Una "grande" sentenza che restituisce "la giusta dignità ai tre lavoratori ingiustamente licenziati. In troppi hanno fino ad oggi parlato a sproposito di sabotaggio, oggi devono chiedere scusa ai lavoratori e anche alla Fiom". E’ il leader della Fiom, Maurizio Landini a commentare così con l’ADNKRONOS la decisione del giudice del Lavoro di Potenza che ha annullato il licenziamento dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi, due dei quali delegati Fiom, per un atto 'antisindacalè ordinandone l’immediato reintegro.
"Una soddisfazione doppia perchè innanzitutto viene dimostrata la volontà antisindacale di Fiat e in secondo luogo perchè viene confermata l’importanza dello Statuto dei lavoratori in un momento in cui il governo ha annunciato di volerci mettere mano", aggiunge. Ma la sentenza, prosegue Landini, "deve far riflettere anche la Fiat perchè la vicenda ha dimostrato come il tentativo di uscire da una crisi cancellando i contratti e le leggi non porti da nessuna parte, nè l’azienda nè i lavoratori".
Per questo il Lingotto "anzichè chiedere deroghe o cancellazioni del contratto, o peggio ancora inventarsi Newco strane che in Italia non esistono, farebbe meglio a fare i conti fino in fondo con l’attuale sistema di relazioni sindacali affrontando i problemi di riorganizzazione produttiva con tutti i sindacati perchè senza un consenso unanime le fabbriche non funzionano", prosegue Landini ribadendo la disponbilità delle tute blu della Cgil ad un "confronto vero che rispetti il contratto". Per questo Federmeccanica, Fim e Uilm che a settembre, sulla scia della vicenda di Pomigliano, torneranno a confrontarsi sulle possibili deroghe contrattuali necessarie ad assicurare maggiori flessibilità alle aziende, dovrebbero fermarsi.
"Prima di fare altri disastri si fermino", ammonisce Landini. "Sarebbe assurdo che un contratto che non è mai stato sottoposto al referendum di tutti i lavoratori siano ora di fatto cancellato senza passare da una consultazione".
ORE 15.06 - BELISARIO (IDV): SCONFITTA DEGLI ARROGANTI
"Il reintegro dei tre lavoratoridi Melfi va nella direzione del rispetto dei diritti dei lavoratori e contro l’arroganza di un’azienda, la Fiat, che con la complicità del Governo e di una parte dei sindacati pretendeva di comportarsi come negli anni 50”.
E' il commento del capogruppo al Senato dell’Italia dei valori, Felice Belisario, alla sentenza del giudice del lavoro che ha dichiarato antinsindale la decisione della Fiat: “Non avevamo dubbi – ha aggiunto – che i tre lavoratori, tutti sindacalisti, illecitamente licenziati, sarebbero stati reintegrati. Ma questo evidentemente è solo l’inizio. La magistratura non consentirà neanche contratti aziendali peggiorativi del contratto nazionale. Per fortuna le leggi, e i magistrati che le applicano, tutelano ancora i lavoratori. Sacconi e Marchionne – conclude Belisario – ne prendano atto e cambino direzione se non vogliono un altro durissimo scontro, che non serve a nessuno e un’altra sonora sconfitta”.
ORE 15.10 - LETTIERI: DIRIGENTI FABBRICA LUCANA INADEGUATI
L'ex Sottosegretario all'Economia,Mario Lettieri, in una dichiarazione, ha detto che “la sentenza del giudice di Melfi rende giustizia, come era prevedibile e giusto, ai tre lavoratori licenziati”.
“Però evidenzia anche – ha aggiunto l’ex Sottosegretario - l'inadeguatezza della dirigenza Fiat di Melfi, la cui 'cecita” portò alcuni anni fa ai 21 giorni di protesta delle tute amaranto. Ignorano i diritti e le esigenze deio lavoratori dello stabilimento di Melfi che, comè noto, è il più produttivo del sistema Fiat. L’amministratore Marchionne, perciò – ha concluso Lettieri – prima del comportamento degli operai, dovrebbe valutare bene quello dei suoi dirigenti”.
ORE 15.32 - PALOMBELLA (UILM): BENE SENTENZA MELFI MA TARDIVA, PERSA LA PRODUZIONE DELLA MONOVOLUME "LO"
Una sentenza "giusta" ma "tardiva"; le proteste della Fiom "che ha messo a ferro e a fuoco lo stabilimento" hanno già dissuaso l’azienda dal produrre la monovolume 'Lò in Italia trasferendola in Serbia. E’ il leader della Uilm, Rocco Palombella,conversando con l’ADNKRONOS, a commentare così la decisione del giudice del Lavoro di Potenza che ha reintegrato i tre operai dello stabilimento di Melfi licenziati da Fiat lo scorso mese imputando all’azienda un comportamento 'antisindacale'.
"Le sentenze non si commentano ma si applicano. Ma a questo risultato si poteva arrivare senza mettere a ferro e fuoco lo stabilimento come ha fatto la Fiom che si è resa di fatto responsabile della decisione dell’azienda di portare la produzione della Lo in Serbia. Dopo 15-20 giorni di blocco dello stabilimento per una sentenza che comunque sarebbe arrivata ha dissuaso il Lingotto da un forte investimento in Italia", spiega.
"Quando c'è un comportamento antisindacale è giusto che ci si rivolga ad un arbitro ma il sindacato deve sapere tenere i nervi saldi e non cadere nelle provocazioni dell’azienda evitando di mettere a ferro e fuoco gli stabilimenti che invece vanno sempre preservati", aggiunge. "La sentenza dunque non ha messo in mostra il lato positivo della vicenda, la saldezza delle maestranze, ma quello negativo, e cioè una litigiosità paralizzante", conclude.
ORE 16.08 - FARINA (FIM): SENTENZA MELFI CONFERMA CHE SISTEMA GARANZIE FUNZIONA
"E' una sentenza che conferma che il sistema di garanzie funziona e che c'è una legge che tutela i lavoratori da comportamenti sbagliati da parte dell’azienda. La Fiat aveva esagerato, aveva fatto una forzatura così come è stata sbagliata la reazione della Fiom. Il dato vero alla fine di tutto, dunque, ci dice che le vicende industriali e sindacali non possono essere affrontate con estremismi ma che è necessario ora concentrarsi sul progetto industriale". Così il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, commenta la decisione del giudice del Lavoro di Potenza che ha reintegrato su posto di lavoro i tre operai della Fiom dello stabilimento Fiat di Melfi licenziati lo scorso luglio.
"Il tema vero, dunque, non è quello di procedere per comportamenti estremi ma di concentrarsi sul progetto fabbrica Italia e di vedere che strada Fiat intenda garantire non solo sul fronte del lavoro ma anche per migliorare il reddito. Il Lingotto fino ad oggi, infatti, ha messo bene in chiaro le proprie esigenze produttive e quello che chiede a sindacati e a lavoratori ma servirebbe uno sforzo in più su quali saranno i ritorni economici, i miglioramenti salariali che li attendono", conclude.
ORE 16.11 - DAMIANO: A MELFI BENE REINTEGRO, ORA TORNI CLIMA CONFRONTO
“La giustizia del lavoro ha fatto il suo corso. E’ una buona notizia la sentenza del reintegro dei tre lavoratori della Fiat di Melfi. Ci auguriamo che da ciò discenda un clima di rapporti improntati al confronto e non allo scontro e che anche per gli altri lavoratori licenziati dalla Fiat si possa aprire la possibilità di un ritorno al lavoro". Lo ha detto Cesare Damiano, capogruppo del Pd in commissione Lavoro, commentando la decisione del giudice del Lavoro di Potenza che ha annullato i licenziamenti dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi.
"Gli obiettivi di competitività che l’azienda si propone giustamente di raggiungere, possono essere realizzati soltanto a condizione che si ripristini all’interno degli stabilimenti la scelta del confronto e della contrattazione", conclude.
ORE 16.13 - PRESIDENTE BASILICATA: DOPO REINTEGRO OPERAI MELFI RIPRENDA IL DIALOGO
“La sentenza con la quale il giudice del lavoro di Melfi ha annullato il licenziamento dei tre operai dello stabilimento Sata di Melfi, ordinandone l’immediato reintegro nel posto di lavoro, se da un lato rende giustizia agli interessati, accusati a torto di aver interrotto il processo produttivo all’interno della fabbrica lucana, dall’altro pone le condizioni per riannodare i fili di un dialogo interrotto tra i vertici aziendali e una parte del sindacato di Basilicata”. Lo afferma il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, dopo il reintegro degli operai licenziati il 13 ed il 14 luglio, i delegati Fiom Antonio Lamorte e Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli.
Dopo la sospensione, poi tramutata in licenziamento, i tre operai protestarono anche salendo sulla Porta Venosina di Melfi per alcuni giorni, interrompendo la protesta solo per il malore di uno di loro.
“La decisione del giudice mi solleva dal punto di vista personale, prima ancora che istituzionale - sostiene De Filippo - dall’intima angoscia che sempre procura la perdita anche di un solo posto di lavoro. Tanto più se ad essere interessati, come in questo caso, sono padri di famiglia o giovani che hanno appena deciso di convolare a nozze. Nello stesso tempo però credo che la Regione debba continuare a mantenere la barra dritta, come ha fatto sino ad oggi, nella convinzione che ciascuna delle parti in causa saprà far prevalere il senso di responsabilità per il bene comune dei lucani”.
ORE 16.3O - PRESIDENTE PROVINCIA POTENZA: AZIENDA E PARTI SOCIALI RITROVINO UNA FORTE TENSIONE UNITARIA PER LA DIFESA DEI DIRITTI E IL FUTURO DEL PRESIDIO INDUSTRIALE DI MELFI
“La sentenza di annullamento dei licenziamenti dei tre lavoratori di Melfi è un’importante notizia che può aiutare a costruire condizioni di confronto meno aspro in un momento delicato in cui la crisi economica ha già rotto il delicato equilibrio tra diritti e produttività, tra dignità del lavoro e competitività”. Lo ha dichiarato il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, dopo la decisione del giudice del lavoro di reintegrare i tre operai licenziati il 13 ed il 14 luglio alla Fiat di Melfi.
“Fiat, innanzitutto, è chiamata a questo sforzo insieme a tutti le parti sociali - aggiunge - che devono ritrovare una forte tensione unitaria per la difesa dei diritti e il futuro del presidio industriale di Melfi. E’ una responsabilità storica che appartiene anche al ruolo delle istituzioni, come già dichiarai partecipando allo sciopero del 16 luglio a Melfi, e che proveremo ad esercitare nell’interesse del territorio”.
ORE 17.07 - PD BASILICATA: REINTEGRO OPERAI OPPORTUNITA' PER AZIENDA E SINDACATO
“Il reintegro sul posto di lavoro dei tre operai della Fiat di Melfi licenziati nelle settimane scorse può rappresentare un’utile opportunità per azienda e sindacato al fine di riattivare una relazione proficua volta a dare più forza allo stabilimento di Melfi e attraverso esso all’intero settore dell’automobile in Italia ed in Basilicata”. Lo afferma Roberto Speranza, segretario regionale del Pd lucano.
“Il tempo è maturo - aggiunge Speranza - per aprire una discussione reale che metta al centro il tema della produttività del lavoro, purtroppo ancora troppo bassa nel nostro Paese ma dentro un quadro di regole e relazioni industriali chiare e condivise e nel pieno rispetto dei diritti e delle garanzie dei lavoratori. Solo questa comune consapevolezza potrà arrecare benefici all’intero sistema produttivo senza fughe in avanti o impostazioni ideologiche che rischiano di spezzare quel clima di collaborazione che è unica condizione possibile in grado di portare risultati positivi a tutte le parti”.
ORE 18.18 - I TRE OPERAI: MESE DA INCUBO E ORA SIAMO FELICI
La «felicità per essere usciti da un inferno durato 32 giorni», ma anche «la gratitudine per quanto è stato fatto dalla Fiom-Cgil», sono il sentimento comune dei tre operai licenziati il 13 e 14 luglio scorsi dalla Fiat-Sata di Melfi (Potenza), e che saranno reintegrati sul posto di lavoro, dopo la decisione, depositata oggi, del giudice del lavoro, Emilio Minio.
«Per me sono stati momenti molto difficili, anche perché stavo facendo i preparativi per il matrimonio» (celebrato il 5 agosto scorso) ha raccontato all’ANSA Antonio Lamorte, operaio di Rionero in Vulture (Potenza), ed anche delegato della Fiom. «Mia moglie ed io – ha aggiunto l’operaio – eravamo molto preoccupati per il nostro futuro, a volte venivamo presi dall’ansia: è stato un vero incubo. Ora, chiaramente, ci siamo tranquillizzati. In fondo, però, sono sempre stato convinto che la giustizia avrebbe fatto il suo corso».
La coppia, il 23 agosto, partirà in crociera per il viaggio di nozze. «Spero, al mio rientro in fabbrica – ha concluso Lamorte – di trovare una Fiat disposta a ristabilire la tranquillità e le corrette relazioni sindacali».
«La prima cosa che ho detto, quando ho letto in Tribunale la decisione del giudice – ha raccontato Giovanni Barozzino, che è di Rionero in Vulture ed è delegato della Fiom – è che forse, lassù, esiste davvero un Dio. Sono stato sempre un pò scettico, ma ora in me è cambiato qualcosa. Adesso voglio starmene tranquillo, dopo giorni d’inferno, e stare vicino alla mia famiglia, che ha molto sofferto e che ha dovuto sopportare il mio nervosismo».
«Sono contentissimo per la decisione del giudice – ha commentato il potentino Marco Pignatelli, l’operaio che ebbe un malore durante la protesta fatta sulla 'Porta Venosina' di Melfi, dopo il licenziamento – e sono veramente grato al sindacato per quello che ha fatto. Dopo giorni difficili, ora sono soddisfatto. Non si può, di questi tempi, permettersi di perdere il lavoro».
(I tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi sospesi dall'azienda. Da sinistra Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli. TONY VECE / ANSA)
«Nessun sabotaggio il carrello si fermò da solo»
Il decreto del giudice del lavoro del Tribunale di Melfi, Emilio Minio, parla chiaro. E sostiene che l’accusa che l’azienda ha rivolto ai tre lavoratori - Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli - si basa su elementi che, alla verifica delle testimonianze e delle ricostruzioni dei fatti, sono risultati non veritieri. Anzi, addirittura fra le prime dichiarazioni (quelle che portarono alla prima sospensione dei tre operai e poi al licenziamento) della Fiat, e le ricostruzioni successive (nel corso del procedimento disciplinare), c’è stata anche qualche discordanza. Il provvedimento adottato contro i tre operai, a parere del giudice, appare quindi «sproporzionato e pertanto illegittimo».
Di più: il licenziamento appare «obiettivamente idoneo a conclulcare il futuro sereno esercizio del diritto di sciopero e a limitare l’esercizio dell’at - tività sindacale». In particolare di una organizzazione sindacale (la Fiom) «che è notoriamente fra le più attive» come dimostra la conflittualità esplosa in fabbrica, non soltanto a San Nicola di Melfi, ma anche a Pomigliano e in altre aziende del gruppo Fiat. Nel merito, il giudice esamina l’accusa - rivolta dall’azienda ai tre operai licenziati - di aver ostacolato, nel corso di uno sciopero interno (avvenuto nella notte fra il 6 e il 7 luglio scorsi) la marcia di un carrello robotizzato che trasportava materiale necessario ad altri operai che, in quel momento, stavano regolarmente lavorando.
Il fatto è che, a differenza di quanto sostennero i capi in fabbrica, quel carrello - spiega il giudice - non si bloccò a causa della posizione degli scioperanti (che erano a distanza sufficiente dal carrello stesso per evitare l’attivazione del radar), ma per via del contatto di un sensore con un ostacolo. Tanto è vero che, si osserva nel decreto del giudice, «una volta che gli scioperanti si sono allontanati dalla pista di transito riservata agli AGV (i carrelli robotizzati - ndr), è stato necessario effettuare un ripristino “manuale” del carrello per renderlo di nuovo operativo».
Pertanto, si spiega nelle motivazioni della sentenza del giudice, quando gli scioperanti si riunirono in assemblea «nei pressi del carrello, quest’ultimo era già fermo» e ha ripreso la marcia non automaticamente (come quando il campo del radar viene invaso da una presenza e poi «liberato») ma solo dopo un intervento manuale. Di conseguenza, sostiene il giudice del lavoro, gli scioperanti (e, in particolare, i tre operai successivamente licenziati) non ebbero il «deliberato intento (contestato nel procedimento disciplinare) di arrestare la produzione». È la stessa Sata, d’altronde, che - nella memoria di costituzione - ammette la circostanza. E afferma: «alle ore 2.30, i signori Lamorte, Barozzino e Pignatelli si spostavano. I responsabili aziendali verificavano che il carrellino AGV non ripartiva». E le testimonianze dei lavoratori confermano: «... non stavamo bloccando il carrello, poiché lo stesso era già fermo quando noi siamo arrivati».
Ricorso Fiat contro reintegro operai di MelfiTORINO – La Fiat farà ricorso «nel più breve tempo possibile» contro la sentenza del giudice del lavoro che ha reintegrato i tre operai licenziati a Melfi. Dal Lingotto fanno sapere di avere ricevuto oggi dalla Cancelleria la copia del provvedimento. «Valuteremo le motivazioni di questa decisione - spiegano dalla Fiat -, che non appare coerente con il quadro istruttorio già emerso, pur nella sommarietà degli accertamenti condotti.
Nella convinzione di aver offerto prove incontrovertibili del blocco volontario delle linee di montaggio, che ha determinato un serio pregiudizio per l’azienda costringendola ad assumere doverosi atti di tutela della libertà di tutti i lavoratori e della propria autonomia imprenditoriale, verrà quindi presentato ricorso in opposizione alla decisione nel più breve tempo possibile. Su questi stessi fatti è stata presentata una denuncia in sede penale», sottolineano dal Lingotto.
ORE 15:47 - ANGELETTI (UIL): IL CONFLITTO NON SERVE AL PAESE
«Il Paese e le fabbriche non hanno bisogno di conflitto. Negli stabilimenti Fiat il clima generale non è teso, le sole tensioni sono tra l’azienda e la Fiom, ma è normale che ci sia un sindacato che si dichiara antagonista». Lo afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commentando la decisione dell’azienda di ricorrere contro il reintegro dei tre operai licenziati a Melfi. «Non cambierà nulla nelle relazioni sindacali, sarà una questione da risolvere nei tribunali. Noi andremo avanti» - aggiunge Angeletti. E quanto alla possibilità di una ripresa del dialogo con la Fiom osserva: «se ci ripenseranno nessun problema. Non dipende da noi».
ORE 16:02 - BONANNI (CISL): GLI SCIOPERI IN FIAT SEMPRE UN GRANDE INSUCCESSO
«Tutti gli scioperi nelle fabbriche Fiat sono stati un clamoroso insuccesso. È stato più clamore mediatico che un movimento vero». È quanto sostiene il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, commentando la decisione dell’azienda di ricorrere contro il reintegro dei tre operai licenziati a Melfi. «Il ricorso costante alla conflittualità – dice Bonanni - si commenta da solo. Se non ci fossero Cisl e Uil sarebbe come lo stolto che taglia il ramo dove è seduto. Per quanto riguarda l'azienda fa bene a non farsi irretire dalla Fiom. La stragrande maggioranza dei lavoratori ha la testa a posto e le idee chiare. Quindi si andrà avanti con gli investimenti previsti e chi avrà certi comportamenti si isolerà da solo».
Il leader della Cisl ribadisce l’invito alla Fiat «a non entrare nel clima di provocazione che la Fiom ha organizzato apposta per fare rumore». «E' proprio perchè c'è consenso dappertutto - osserva – che la Fiom ha bisogno di un clima di rissa e la Fiat non deve seguirla perchè cadrebbe nella trappola». Quanto alla possibilità di riprendere il dialogo con la Fiom, Bonanni afferma: «Lo decideranno loro. Noi abbiamo aspettato, aspettato e aspettato. Ora dobbiamo andare avanti perchè ci sono buone ragioni e ottimo consenso».
ORE 16:08 - FIOM: LA FIAT BUTTA BENZINA SUL FUOCO
Con il ricorso contro il reintegro dei tre operai di Melfi (Potenza), «la Fiat continua a buttare benzina sul fuoco»: lo ha detto all’ANSA il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, riferendosi alla notizia che il gruppo torinese presenterà ricorso contro la decisione del giudice del lavoro, Emilio Minio. «Invece di tornare al tavolo con i sindacati e con la Fiom per discutere dei reali problemi dei lavoratori – ha aggiunto De Nicola – la Fiat, anche con questo ricorso, vuole continuare a dimostrare il suo potere sullo Stato, sulla magistratura e sulle istituzioni, seguendo le indicazioni dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, che non rispetta la democrazia».
Secondo il dirigente della Fiom, sul reintegro dei tre operai, «i fatti sono stati resi molto chiari dalla sentenza. Il giudice ha ascoltato numerosi testi, ma noi eravamo pronti a far testimoniare tante altre persone presenti nello stabilimento la notte della contestazione. Certo – ha continuato De Nicola - la Fiat ha il diritto di presentare ricorso, ma noi crediamo che che in questo momento tutto sia stato esplicitato dalla decisione del giudice e che la Fiat voglia solo spostare la discussione su una questione già chiusa, lasciando da parte - ha concluso – i problemi dei lavoratori».
ORE 16:31 - GIUSLAVORISTA, DA FIAT ATTO DOVUTO
«Il ricorso della Fiat è un atto dovuto, in quanto il reintegro dei tre operai di Melfi è stato deciso con un giudizio d’urgenza, come previsto dallo Statuto dei Lavoratori. In questa fase il giudice, come dice la Legge, assume 'sommarie informazionì, e dunque è normale che la Fiat desideri un’istruttoria completa, cosa che ha chiesto presentando il ricorso». Roberto Pessi, giuslavorista e preside della facoltà di Giurisprudenza della Luiss, commenta con LABITALIA la notizia della decisione della Fiat di ricorrere contro il reintegro sul lavoro dei tre operai di Melfi.
«I tre lavoratori - spiega il giuslavorista - sono stati reintegrati perchè il giudice ha ritenuto che da parte della Fiat ci sia stato comportamento antisindacale. Ma nella valutazione non è entrato nel merito dei singoli licenziamenti. E’ normale che la Fiat si opponga, proprio perchè l’azienda ritiene che questi tre lavoratori abbiano posto in essere gravi comportamenti come il sabotaggio della produzione. Dunque, adesso - sottolinea Pessi - il problema è la valutazione delle prove. Se i gravi comportamenti sono stati posti in essere, non c'è stato comportamento antisindacale - chiarisce Pessi - anche se, da quello che ho sentito, ci sarebbero testimoni sul fatto che non sono stati questi tre operai a bloccare la produzione. L’istruttoria - conclude - valuterà se e come questi fatti ci sono stati».
da
La Gazzetta del Mezzogiorno