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FOGGIA – Oggi, nel 2004, scompare Marina Mazzei: tutto quello che sappiamo sulla Daunia antica lo dobbiamo a lei

Pubblicato: venerdì, 1 agosto 2014 Commenta questo articolo Nessun commentoTorna alla pagina iniziale

Oggi, 1 Agosto del 2004, muore l'archeologa foggiana Marina Mazzei. A lei si deve la scoperta della Tomba della Medusa, primo nucleo del parco archeologico* (dall'Agenda 2014 della Fondazione Banca del Monte di Foggia. Progetto editoriale: Filippo Santigliano. Ricerca e testi: Davide Grittani. Editing e curatela: Saverio Russo, Filippo Santigliano) *

Marina Mazzei

LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE, A SOLI 49 ANNI (Daniela Zazzera, Teleradioerre, 02/08/2004) È scomparsa la notte scorsa, all’età di 49 anni, Marina Mazzei, responsabile della sede di Foggia della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e del Museo Nazionale di Manfredonia. Un incarico che ricopriva dal 1985, dedicandosi con passione alla ricerca archeologica sul campo.

Era da tempo gravemente malata, Marina Mazzei, ma aveva continuato a lavorare, fino a pochi giorni fa, con la riservatezza e la serietà che da sempre l’avevano contraddistinta. Socio corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico e Socio Ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia, ha dato lustro alla provincia di Foggia dirigendo numerose campagne di scavo, e con moltissime pubblicazioni. Ricordiamo “La Daunia antica dal paleolitico all’altomedioevo”, “Arpi.

L’ipogeo della Medusa e le necropoli”, “Siponto antica”. Di recente aveva pubblicato per i tipi di Claudio Grenzi, “L’Oro della Daunia, storia delle scoperte archeologiche”. Un volume nel quale Marina Mazzei aveva riordinato i suoi appunti di vent’anni di studi, appunti tratti dai lavori di scavo, ma anche dalle ricerche archivistiche e bibliografiche alle quali si era dedicata, e con il quale denunciava la mancanza di una vera e propria politica dei beni culturali in Capitanata. Riservata, umile, sempre dietro le quinte, consapevole dei limiti e delle difficoltà del settore in cui operava, Marina Mazzei lascia un vuoto incolmabile nel mondo culturale foggiano.

CHI ERA MARINA MAZZEI (dal sito di Claudio Grenzi Editore)

Ha diretto l’Ufficio di Foggia della Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia e il Museo Nazionale di Manfredonia. Referente della Soprintendenza nei rapporti con il Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio archeologico, ha realizzato una lungimirante politica di vincoli ed espropri di aree di interesse archeologico quali Arpi, Siponto, Ordona, San Paolo di Civitate.

Ha diretto scavi a Mattinata, Vieste, Ascoli Satriano, Arpi, Ordona, Siponto, Lucera, San Paolo di Civitate e in diverse altre località. Relatrice in convegni e seminari internazionali, è stata Socio corrispondente dell’Istituto Archeologico germanico di Roma ed ha scritto numerosissimi saggi e monografie. Tra le pubblicazioni più significative di cui è stata autrice e/o curatrice si ricordano: La Daunia antica dal paleolitico all’altomedioevo, Milano 1984 (Electa ed.); Bovino.

Studi per la storia della città. La collezione museale, Taranto 1994 (La Colomba ed.); Arpi. L’Ipogeo della Medusa, Bari 1995 (Edipuglia); Siponto antica, Foggia 1999 (Claudio Grenzi Editore); L’Oro della Daunia. Storia delle scoperte archeologiche, Foggia 2002 (Claudio Grenzi Editore).

Postumi sono stati editi il volume, scritto con A. M. Tunzi, Gargano antico. Testimonianze archeologiche dalla Preistoria al Tardoantico, Foggia 2006 (Claudio Grenzi Editore), una guida archeologica, Nella Daunia antica. Passeggiate archeologiche in provincia di Foggia, Foggia 2006 (Claudio Grenzi Editore), e il volume I Dauni. Archeologia dal IX al V secolo A.C., Foggia 2010 (Claudio Grenzi Editore). Con D. Graepler ha pubblicato, inoltre, Provenienza: sconosciuta. Tombaroli, mercanti e collezionisti, Bari 1996 (Edipuglia).

IL RICORDO (di Giuseppe Andreassi, Soprintendente)

Fummo in tanti, il 2 agosto 2004, a rendere l’estremo commosso saluto a Marina Mazzei nella chiesa foggiana di Gesù e Maria, e siamo stati in tanti a ricordarla con emozione il 2 dicembre 2004 nella grande Sala del Tribunale in Palazzo Dogana.

Eccezionale è stato il riserbo con cui Marina ha portato negli ultimi anni il peso di un male che è rimasto ai più sconosciuto proprio per l’apparente normalità con cui lei ha continuato fino all’ultimo a condurre la sua vita e a svolgere il suo lavoro; ma già ne conoscevamo la discrezione con cui aveva sviluppato nel tempo le sue molteplici iniziative, al servizio di territori e di comunità che conosceva ed amava, e il cui interesse anteponeva al facile obiettivo di affermazioni personali.

Siamo ancora in tanti, oggi, a ricordarla e a rimpiangerla; ma non siamo in molti, al di là dei suoi familiari, a percepire ‘quotidianamente’ il senso della sua mancanza. Forse con presunzione, io mi colloco fra questi, perché devo constatare ogni giorno, da quell’osservatorio particolare che è la nostra Soprintendenza, cosa significhi dare un senso all’archeologia della Capitanata senza poter più contare sul riferimento autorevole e condiviso di Marina Mazzei.

Lei, che senza ombra di dubbio è stata fra i migliori funzionari che la Soprintendenza di Taranto abbia mai avuto, era caratterizzata da una non comune capacità di sintesi fra una viva passione e un razionale distacco, capace di coagulare consenso o addirittura entusiasmo intorno alle proprie intuizioni, disponibile alla mediazione fra ruoli diversi ma senza mai rinunciare ad una sua visione limpida e rigorosa degli obblighi della ricerca e di quelli istituzionali.

Marina Mazzei ha sempre rappresentato, attraverso i suoi comportamenti, anche una rara sintesi fra l’archeologo sensibile, colto e lontano da ogni forma di provincialismo, e il funzionario dello Stato, orgoglioso del proprio status e mai propenso al protagonismo autoreferenziale. In tale veste non accantonava mai l’adempimento delle correnti pratiche d’ufficio; ma conservava sempre una lucida visione di quelli che potevano essere (e furono) gli obiettivi primari del suo lavoro in una Soprintendenza complessa come la nostra.

La sua storia professionale con noi inizia nel 1979, quando entra a far parte del gruppo di giovani assunti attraverso la Legge 285 del 1977 e assegnati al nostro Ufficio staccato di Foggia, del quale sarà direttore (così come del Museo di Manfredonia) dal 1985 fino alla prematura scomparsa, avvalendosi sempre con lungimi64 Marina Mazzei, archeologo e funzionario ranza sia dei collaboratori in organico sia di coloro che riusciva a coinvolgere dall’esterno.

Come in genere non accade, lei non lasciava mai incompiuto un programma al quale avesse posto mano, consapevole, per esempio, che un vincolo amministrativo non ha séguito senza l’approfondimento della conoscenza (e viceversa), o che la realizzazione di uno studio di fattibilità resta inutile esercizio accademico senza l’avvio di opere progettate, o ancora che nessun personale bagaglio di scienza ha senso se non viene trasmesso agli altri con i mezzi di volta in volta più idonei.

Particolare è stato il suo impegno per Arpi, ma non inferiore quello per Siponto o per altri siti della Daunia: impegno per la tutela, la ricerca, la valorizzazione e la gestione. Partendo da rigorosi parametri metodologici, Arpi, forse il più esteso centro indigeno d’Italia, è stato così da lei vincolato per intero, ma anche fatto oggetto di un sistematico monitoraggio in cui le sono stati vicini il CNR, con Marcello Guaitoli e con Marco Malavasi, e il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale a partire dal generale Roberto Conforti; e su Arpi, attraverso il suo impegno a tutto campo, si sono riversati cospicui finanziamenti sia per un complessivo studio di fattibilità sia per la realizzazione di opere nel sito archeologico e nella città di Foggia, tuttora in corso.

Ad Arpi, ed in particolare allo straordinario ipogeo ellenistico della Medusa scoperto nel 1985, Marina ha dedicato a lungo il suo impegno di archeologa, culminato sia in una mostra (presso il Museo Civico di Foggia) e in una pubblicazione che restano esemplari, sia nell’avvio del recupero fisico del monumento. Non per nulla, introducendo il volume edito nel 1995, scrivevo che esso non rappresentava “l’opera di un autore qualsiasi su un qualsiasi antico centro.

Ma è il libro quale solo Marina Mazzei poteva pensare e promuovere per Arpi e quale solo da Marina Mazzei Arpi poteva aspettarsi a coronamento, pur temporaneo, di anni spesi in ricerche e battaglie”. Lo stesso dicasi per Siponto, che dietro suo impulso ha visto estendersi le superfici vincolate, ma dove pure si è avviato un sistematico programma di acquisizione pubblica delle aree, trasformate, tutt’intorno alla già frequentata basilica di Santa Maria Maggiore, nel primo nucleo di un nuovo Parco archeologico, illustrato anch’esso attraverso iniziative di approfondimento e divulgazione.

Quel Parco era da lei sentito come un’estensione sul territorio dell’amato Museo faticosamente costruito per tasselli successivi nel Castello di Manfredonia, luogo di riferimento primario per tutta una serie di iniziative di promozione culturale e di sensibilizzazione didattica, in cui fu egregiamente affiancata da Ginevra D’Onofrio e da Elvira Saccotelli.

A lei deve tanto, forse più di quello che appare, l’archeologia di Ascoli Satriano: senza le sue iniziali ricerche del 1985 sulla collina del Serpente, e senza le sue intuizioni, oggi non vi sarebbero né il Parco Archeologico “Pasquale Rosario” né il nuovo Museo Civico in Palazzo D’Autilia, di cui ora mena vanto quella nobile e bella città del Subappennino; ma neppure quel primo volume su Ausculum, pubbli65 Giuseppe Andreassi cato nel 2002, in cui lessi (introducendolo) la “conferma che non esiste attività di soprintendenza che non riesca a trovare con tempestività le vie della pubblicazione se il suo responsabile [e mi riferivo a Marina Mazzei] è convinto di come essa non si esaurisca con lo scavo”.

Partendo dalle molteplici esperienze di campo, e spinta dalla sofferenza con cui constatava l’impossibilità, per l’archeologia ufficiale e per le istituzioni, di porre un argine agli scavatori di frodo e ai collettori di reperti, italiani e stranieri, Marina sviluppò anche una straordinaria esperienza internazionale in collaborazione con il collega Daniel Graepler, portando in Europa, ed in particolare nei paesi di lingua germanica, il suo grido accorato di allarme, attraverso la mostra fotografica e la relativa pubblicazione, del 1993, dal titolo significativo di Fundort: unbekannt. Raubgrabungen zerstören das archäologische Erbe (e dal 1996, nella versione italiana, Provenienza sconosciuta! Tombaroli, mercanti e collezionisti: l’Italia archeologica allo sbaraglio).

Per tanti studi, per tante iniziative, lei sentiva insufficienti, e non soltanto in senso fisico, gli spazi dell’Ufficio di Foggia, che negli anni ha cambiato sede più volte fruendo dell’ospitalità di Comune e Provincia, senza che si riuscisse a trovare una sede demaniale in cui poter svolgere anche iniziative di esposizione, o proposte culturali che sottraessero l’Ufficio alla sorte di semplice struttura burocratica.

Solo per un breve momento, verso il 2000, si dischiuse la speranza di aver risolto l’annosa questione, quando sembrò disponibile l’ex convento di San Francesco, poi Caserma Oddone e sede del Distretto Militare, in cui avrebbe potuto trovare ospitalità anche uno specifico Nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Venuta meno quell’illusione, Marina concentrò i suoi sforzi, e fece convergere il convinto entusiasmo dei più diversi soggetti pubblici e privati, sul piccolo immobile demaniale di piazza Federico II, dove ha trovato sede adeguata dal 2002, con la biblioteca del Centro Operativo per l’Archeologia della Daunia, quello che lei volle denominare “Ufficio Studi”, “con l’intento di evidenziare un certo spirito di servizio che anima il nostro lavoro, che supera i picchetti dei doveri istituzionali e delle esigenze personali di ricerca per offrirsi alla collettività con operazioni permanenti”, come scrisse lei stessa l’anno successivo, rivelando un sentire che sempre fu suo, nell’introduzione alla Bibliografia ragionata sulla Daunia antica di Laura Maggio, che in quegli spazi era stata in gran parte redatta. Anche all’Ufficio Studi di Foggia il nome di Marina Mazzei resta indissolubilmente legato, ma incolmabile è il vuoto in cui noi qui rimasti ci dibattiamo.

LA VIA INTITOLATA A SUO NOME (Da Foggiacultura.it) Venerdì 6 giugno 2014, il tratto stradale che collega via Romolo Caggese con viale Fortore è stato intitolato alla memoria di Marina Mazzei, illustre studiosa ed insigne archeologa foggiana prematuramente scomparsa nel 2004. Il sindaco Mongelli ed il prefetto Latella, nel corso di una toccante cerimonia, hanno sottolineato il debito di riconoscenza che la città ha nei confronti del lavoro prezioso dell’archeologa, a cui si deve l’imponente opera di studio e catalogazione del sito Tomba della Medusa e la sostanziale origine della soprintendenza ai beni culturali ed archeologici di capitanata.

La scomparsa della Mazzei nell’agosto del 2004 ha rappresentato una grave perdita per l’Archeologia della Daunia che aveva in Lei un funzionario archeologo di Stato competente, vigile, scrupoloso, sensibile, costantemente impegnato nella tutela e valorizzazione del territorio.

Numerosissimi i progetti realizzati nei suoi oltre 20 anni di servizio in Soprintendenza, dall’istituzione di parchi archeologici, come quello di Siponto antica e di Ascoli Satriano, alla creazione di un Centro Studi sulla Daunia antica

.A ricordarla, una strada ubicata nel cuore di un’area archeologica di grande interesse per le origini di Foggia, interessata a più riprese da scavi che hanno portato alla luce resti pertinenti la presenza di villaggi trincerati, caratteristici del Neolitico del Tavoliere

. IL PROGETTO ALLA SUA MEMORIA È quello cantierizzato dal Rotary Club Foggia Distretto 2120. Si chiama "Siponto antica". Per approfondirlo, eccovi il link diretto (a cura di Antonio Blasotta)

Marina, una strada lungo la sua indimenticabile vita

 

Venerdì 6 giugno 2014, il tratto stradale che collega via Romolo Caggese con viale Fortore è intitolato alla memoria di Marina Mazzei, illustre studiosa ed insigne archeologa foggiana prematuramente scomparsa nel 2004. Il sindaco di Foggia Mongelli ed il prefetto Latella, nel corso di una toccante cerimonia, hanno sottolineato il debito di riconoscenza che la città ha nei confronti del lavoro prezioso dell'archeologa, a cui si deve l'imponente opera di studio e catalogazione del sito Tomba della Medusa e la sostanziale origine della soprintendenza ai beni culturali ed archeologici di capitanata.

La scomparsa della Mazzei nell'agosto del 2004 ha rappresentato una grave perdita per l'Archeologia della Daunia che aveva in Lei un funzionario archeologo di Stato competente, vigile, scrupoloso, sensibile, costantemente impegnato nella tutela e valorizzazione del territorio.

Numerosissimi i progetti realizzati nei suoi oltre 20 anni di servizio in Soprintendenza, dall'istituzione di parchi archeologici, come quello di Siponto antica e di Ascoli Satriano, alla creazione di un Centro Studi sulla Daunia antica.

Una strada ubicata nel cuore di un'area archeologica di grande interesse per le origini di Foggia, interessata a più riprese da scavi che hanno portato alla luce resti pertinenti la presenza di villaggi trincerati, caratteristici del Neolitico del Tavoliere. Foggiacultura

da Il Mattino di Foggia & Provincia

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