I Cantori di
Carpino perdono Andrea Sacco
Ciao, zio Andrea
A breve distanza dalla scomparsa di
Matteo Salvatore, viene a mancare un altro
grande discendente di una tradizione
popolare, fatta di suoni, di sogni e di
fatiche. Si � spento, all�et� di 95 anni,
Andrea Sacco contadino, cantore e suonatore
di talento che ha lasciato tracce indelebili
nella musica popolare. E' stato il leader di
tre diversi gruppi musicali dei "cantatori"
di Carpino che si sono succeduti nei
decenni, suonando in tutto il territorio
italiano i repertori di sonetti e tarantelle
del suo paese.
�Ciao zio Andrea�. Cos� lo saluta
l'Associazione Culturale Carpino Folk
Festival ricordando una frase che lui spesso
diceva: �chi suona e canta non muore mai�.
ZIO ANDREA CI HA LASCIATO
Un uomo assolutamente fuori dal
comune. Cantautore famoso di Carpino, ha
partecipato a tutte le raccolte effettuate
sul Gargano e con la dolcezza della sua
chitarra battente e la forza poetica delle
sue parole ci ha tramandato i segreti della
nostra terra, dall'amore per le donne alla
fatica del campi. Un uomo che sfugge a ogni
regola e a ogni legge, arguto e
imprevedibile, geniale e sregolato come un
vero artista e incantatore come ogni uomo
destinato al successo. A breve distanza
dalla scomparsa di Matteo Salvatore, viene a
mancare un'altro grande della terra delle
memoria del Gargano. L'ultimo discendente di
una tradizione popolare, fatta di suoni, di
sogni e di fatiche spesso indescrivibili.
Andrea Sacco � nato 95 anni fa a Carpino
(FG), dove ha vissuto la sua vita, con
l�eccezione della lunga parentesi della II
guerra mondiale. Contadino, cantore e
suonatore di talento assoluto, ha lasciato
tracce molto influenti nella musica
popolare. Decine sono le versioni della sua
montanara pi� famosa, "Accom� j�eia fa�
p�ama �sta donn�", conosciuta impropriamente
come "Tarantella del Gargano". � stato il
leader di tre diversi gruppi musicali di
cantatori di Carpino che si sono succeduti
nei decenni, suonando in tutto il territorio
italiano i repertori di sonetti e tarantelle
del suo paese.
Ciao, zio Andrea, come tu ci hai
insegnato "chi suona e canta non muore mai".
L'Associazione Culturale Carpino Folk
Festival nel salutarti � convinta che tu, la
tua musica e le tue parole non morirete mai.
I suonatori e
cantatori di Carpino
I cantatori pi� validi sono coloro
che, oltre a conoscere molti canti popolari,
di questo vasto repertorio sanno rielaborare
i versi tradizionali, variandoli e
mischiandoli durante l�esecuzione.
(Roberto de Simone)
di TERESA MARIA RAUZINO
Nel lontano 1954 Alan Lomax e Diego
Carpitella, nel loro "tour" alla ricerca
delle radici della musica popolare,
scoprirono il "filone" pi� puro" e prezioso
a Carpino, un piccolo paese dell�entroterra
garganico quasi decimato dall�emigrazione.
Il ricco repertorio di sonetti fu
portato alla ribalta nazionale da Roberto
Leydi che nel 1967 prepar� con Carpitella
uno spettacolo per il Teatro Lirico di
Milano dal titolo Sentite buona gente.
In quell�occasione, i suonatori ed i
cantatori di Carpino, davanti a duemila
spettatori abituati a tutt�altro genere
musicale, offrirono una esecuzione viva,
autentica, e particolarmente trascinante.
Autentici aedi del Gargano, essi
riuscirono a "cucire" con maestria un canto
all�altro, senza fratture stilistiche e
formali, in un unicum ininterrotto ed
armonioso, mai uguale, che si delineava di
volta in volta, con naturalezza. Rivelarono
una professionalit� innata: senza alcuna
platealit�, senza alcuna concessione alle
"regole" dello spettacolo.
Leydi, come i numerosi ricercatori che si
recarono a Carpino, registr� nel 1966 il
repertorio dei Cantori e pubblic� in un
disco due brani tra cui Garoffl d�ammore,
oggi nota a tutti come la Tarantella del
Gargano. Un "pezzo" che divenne un vero
successo, riproposto per ben 11 volte da
artisti vari, tra cui Eugenio Bennato.
Da allora i Cantori sono divenuti una fonte
inesauribile per gli interpreti di musica
popolare, con un piccolo neo: nessuno
dichiarava, fino a qualche anno fa, che il
copyrait delle loro canzoni spettava
non ad un�indistinta tradizione popolare, ma
ai "cantatori e suonatori" di Carpino:
Andrea Sacco, Antonio Piccininno ed Antonio
Maccarone.
E� merito delle puntuali ricerche di
Salvatore Villani e degli appassionati
cultori di musica popolare che hanno fondato
ed animato l�associazione culturale "Carpino
Folk festival" (ricordiamo il compianto
Rocco Draicchio), se oggi la tradizione
musicale del piccolo centro, che si stava
spezzettando in mille rivoli indistinti, �
stata collocata nel suo contesto originale:
lo spazio umano, culturale e musicale del
promontorio del Gargano.
Oggi i Cantori sono diventati un vero e
proprio mito per i cultori di musica
etnica.
Ed il Gargano, nonostante il progresso
omologante introdotto dal turismo fin dagli
anni sessanta, si sta rivelando un "luogo
della memoria" ricco di echi suggestivi e di
suoni tarantati, che si pensava
fossero ormai spenti, dimenticati.
In questo senso un ampio materiale
documentario � stato recentemente pubblicato
da Remigio de Cristofaro Ischitella. I
canti del popolo, da Nasuti I canti
del ricordo, da Angela Campanile (del
Centro Studi Giuseppe Martella) in
Peschici nei ricordi. Merito indubbio
del De Cristofaro � di essere stato uno dei
primi "ricercatori" ad avere registrato gi�
nel 1955 la musica popolare di molti centri
garganici, i cui nastri sono oggi conservati
presso l�Accademia nazionale di Santa
Cecilia di Roma. Sarebbe interessante
estendere oggi la ricerca in tutta l�area
allora indagata per verificare in che modo,
dopo cinquant�anni di trasformazioni
socio-economiche e culturali questa
tradizione persista, si sia modificata o
"contaminata" nell�inevitabile evoluzione.
Con Leydi siamo comunque lieti che "quelle
voci, quelle chitarre battenti, quel canto
ricco di arcaica potenza panica" siano,
grazie ai ricercatori che li hanno riportati
alla luce, ancora vitali. Ci auguriamo che
ritornino ad echeggiare nei vicoli dei
borghi antichi non solo di Carpino, ma di
tutti i piccoli e grandi paesi del Gargano.
I sonetti e la taranta
Il repertorio dei Cantori consiste, oltre
che nei "sonetti", componimenti lirico-
monostrofici a carattere amoroso per
serenate, in "sonetti" di sdegno e di
"stramurte" con evidenti traslati
erotico-allusivi. Caratteristica la
"ripresa": ha l�effetto di concatenare i
diversi testi in ininterrotte sequenze,
dando loro una certa uniformit�. Il testo
pu� essere integrato da gruppi sillabici o
brevi frasi stereotipe, asemantiche, con
funzione ritmica.
Nei "sonetti" il testo, solitamente attinto
dal patrimonio poetico della comunit�, �
funzionale al messaggio erotico che si vuole
trasmettere al destinatario. Particolari
sonorit� sono ritmate dal "cantatore", la
cui voce "di testa" con picchi acuti,
accompagnata dalla mitica "chitarra
battente", oltre che dalla "francese", dalle
"castagnole" e dalla "tamorra", emerge anche
a distanza.
La persistenza della "battente" anche in
periodi di guerra o autarchici, in cui non
era possibile reperire dai liutai le corde
necessarie, � testimoniata dagli anziani che
ricordano come i contadini che amavano
suonare questo strumento, quando le corde si
rompevano, "strecciavano" i fili d�acciaio
del freno delle biciclette e ne ricavavano
delle nuove, che poi accordavano a seconda
dello stile personale. Il piano superiore
della chitarra veniva ornato, oltre che
dalle inconfondibili "rose" in
corrispondenza dei fori della cassa
armonica, da disegni e foto di procaci
bellezze "al bagno".
Tra la fine dell�Ottocento ed i primi
decenni del Novecento, le popolazioni del
Gargano, in occasione del Carnevale, durante
i pellegrinaggi, ma soprattutto durante i
lavori campestri o nelle feste religiose o
parentali, voltavano i sonetti in
"tarantelle". Questa usanza persiste oggi
solo a Carpino, Ischitella e San Giovanni
Rotondo, dove si balla sporadicamente
durante le feste di matrimonio.
Un tempo il ballo aveva finalit�
iatro-musicali legate al "tarantismo", come
testimonia Michele Vocino, ne Lo Sperone
del Gargano del 1914. Ogni morso del
ragno, la venefica tarantola, "provocava una
festa". Con la "regia" di un
capo-attarantato s�addobbava una
camera
in nero, o in verde o in rosso. Il morsicato
ballava con due ragazze a suon di tamburello
e della chitarra battente, tra due specchi.
Agli invitati, di solito parenti e vicini di
casa, si offrivano ciambelle e vino.
Il Vocino attribuisce la scomparsa di questa
suggestiva festa alla scomparsa della
"tarantola": "Ormai l�arte del
capo-attarantato � morta, perch� le
tarantole sono morte e non ne sono pi�
nate".
Oggi l�unica "taranta" del Gargano che
allude al morso del velenoso scorpione � la
seguente: "Lass�teli abball� chisti
zitelle/, che t�nene la taranta sotte li
pede/Madonne come ce menene, /come nu sacche
de patene" (Lasciateli ballare questi
zitelli,/ che hanno la tarantola sotto i
piedi. /Madonna come si lanciano, /come un
sacco di patate!). Naturalmente,
� cantata dai Cantori di Carpino.