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     Foggia e provincia : Segnalazioni culturali da Teresa Rauzino






 

 

 

 

Nel segno dell'usta e della memoria

  

"PASS�TE" DI FRANCESCO GRANATIERO

LA MATURIT� DI UN DIALETTALE DI GRANDE VALORE

 

LA PUGLIA HA IL SUO POETA

 

 

recensione di TERESA MARIA RAUZINO

 

Granatiero Passète Copertina

 

 

Se si sfoglia il catalogo di Interlinea, tra i ventinove volumi della collana "Lyra" si incontrano i nomi di Clemente Rebora, Saffo, Lalla Romano, Alessandro Parronchi, Mario Luzi, del dialettale milanese Franco Loi, del premio Nobel irlandese Seamus Heany, del dialettale Paolo Bertolani di Serra di Lerici e cos� via.

 

Il lettore di Capitanata pu� trovarvi ora anche quello di Francesco Granatiero, un poeta della sua terra, che, per giunta, scrive nella lingua della sua terra, il dialetto apulo-foggiano di Mattinata. La pubblicazione di un precedente volumetto di Granatiero, �Sc�erzele� (Spoglia), fu annunciata da Vanni Scheiwiller, ma non se ne fece nulla per la morte improvvisa dell'Editore di �libri farfalla� (come ebbe a definirlo Eugenio Montale).

 

Il nuovo libro di Francesco Granatiero (�La maturit� di un dialettale di grande valore�, recita la nota editoriale dell'ultima di copertina) � intitolato �Pass�te�, parola dal duplice significato di "passata", cio� traccia, orma, usta, e di "passato", ossia memoria.

 

La intensa, penetrante e bellissima postfazione al libro porta la firma di Giovanni Tesio. Tesio con Franco Buffoni, Luciano Erba e Roberto Cicala forma il comitato editoriale della collana. Ma Tesio � anche lo scopritore, il massimo interprete e specialista convinto assertore, starei per dire testimone, della poesia di Granatiero. In effetti il noto critico, fin dal 1994, venne a Monte Sant'Angelo per parlare del poeta di Mattinata, in occasione dell'uscita del suo volumetto ��nece� (Nidiandolo), pubblicato da Campanotto con l'introduzione di Pietro Gibellini. Tesio venne allora sul Gargano � mi confida Granatiero � �per conoscere le mie tane grotte voragini (Caf�erchie ir�tte ir�ve)� e trovava conferma alla parola del poeta che gli additava ad una ad una per Sellino Cavola, sopra la necropoli di Monte Saraceno, tutte le piante che calpestava, pronunciandone il nome dialettale, quello comune e quello scientifico.

 

�Dalla lontananza (e dalla memoria) � dice a ragione Giovanni Tesio � Granatiero ha estratto le vibrazioni di un tempo bambino, l'asprezza e il mistero di un rituale arcaico, di fatica e di magia. Nel correlativo di un paesaggio di grotte e di dirupi ha incontrato ansia e segreto, solitudine e tremore. Crepacci, strapiombi, tane, antri, ricetti, caverne, voragini, inghiottitoi, che conservano gli arcani di una civilt� primordiale. La storia di un paesaggio drammatico e dolce, aspro e materno, cuoio duro di una terra di pietre e di radici, di muricce e di ulivi storti al vento. Tutto il contrario di un'arte come fuga dall'emozione personale�.

 

�Pass�te�, sebbene distinto in tre parti (La pass�te, La bb�lla n�ve, La mala n�ve) � dice ancora il critico � �interpreta il suo statuto di opera non addizionale: ossia di libro, non di raccolta�. La prima sezione insegue la traccia, apre uno scenario, annuncia e sviluppa una poetica: la fame di terra che prorompeva in �Sc�erzele� (�Fuqualite�, Terra di selci) diventa qui metamorfosi dell'uomo in ulivo, come nei sonetti di settenari �C�rpe� (Tronchi) e �Lu l�bbre� (La lepre). La seconda riprende, in parte rielaborandola, la buona nuova, l'annuncio protratto della nascita della sorella Rosanna. La terza evoca la mala nuova della sua tragica morte, mirabilmente congiunta al dolore universale suscitato dallo Tsunami.

 

Nella poesia �in limine� Granatiero dice: �Il cane che non trova / la traccia non prende caccia. / Chi non fiuta dietro // il cacherello della lepre / � dentro a ci� che � stato � / non � morto, non � mai nato� (La cacar�zze u l�bbre). Questi stessi versi sono dall'Editore posti in fondo al volume (dopo il sommario), quasi a sottolinearne una struttura a chiasmo.

 

Torna in �Pass�te�, ancora e pi� insistente, la �v�uce annatavanne�, la �voce altrove� di �Sc�erzele� (Spoglia), quella che �detta (ditta) tempi, ritmi, parole� di un fare poetico artigianalmente discreto, sorretto da un lavoro di scavo filologico e linguistico, che � sempre uno �scavare �dajindre�, ossia dentro di s�, un'archeologia della parola che �, prima di tutto � come evidenziato anche da Pietro Gibellini � �archeologia della psiche�.

 

�Lo studio metrico o metricistico � consapevolezza di una probit� poetica necessitante�, � sottolinea Tesio � evidenziando le qualit� particolari del verso di Granatiero, delle sue paronomasie e apofonie, delle sue rime �giocate  con dissimulata variatio� nelle terzine del poemetto �La bb�lla n�ve�, nelle quartine e nei sonetti di settenari, ora pi� frequenti (�Veddec�use�, Vitalba; �Jabbam�nde�, Scherzetti; �Presc�zza nz�nne�, Gioia in sogno; �Lu u�te�, Il guado; �L'arie�, L'aria).

 

Tesio parla, ancora, di corrispondenza perfetta di cosa e di parola. Corrispondenza che va oltre  la caratteristica intrinseca del dialetto. Qui si tratta di esiti raggiunti � come lo stesso critico scrisse altrove � �in forza di studio e di memoria�.

 

Libro denso, vivo, profondo, la cui parola � �ng�nete che ce avvite / nd'a nnu libbre, nd'u nite / de ciapp�tte �u me s�nne� (�germoglio che si avvita in un libro, nel nido di scarabocchi dove sogno�, �Ciapp�tte�, Scarabocchi), ma � anche vergogna per una colpa antica, per inquisizioni e imperialismi che oggi partoriscono follie integraliste: �Chi ce nz�ure p'la m�rte / ce pigghie a ssecherdune, / ce sckande, ce schemm�gghie... / ce sc�tte, vrevegn�use, l'�neme / nd'u st�rche de na c�lepa andec�rie...� (Chi sposa la morte / ci prende di sorpresa, / ci scuote, ci spiazza... / ci getta, vergognosa, l'anima / nell'immondezzaio di una colpa antica...).

 

�La pass�te� (l'usta) e �lu ppass�te� (il passato) non sono che memoria, ma la memoria � tutto. Chiedetelo ai familiari di un malato di mente: �S�nza mem�rie, p�te / c�che, surde, sbauttune, / �u v� la v�cchia v�due?� (Senza memoria, piedi ciechi, sordi, vacillanti, dove va la vecchia vedova?, �La pass�te�, L'orma).

 

Ma il passato � qui soprattutto dolore, come in �Sucut�� (Inseguire): �Chi sucut�isce la pass�te u l�bbre / � nu qu�ne che ce all�cche la frite� (Chi insegue la pista della lepre / � un cane che si lecca la ferita).

 

Il ricordo degli asfodeli, per�, anche se non li accendi, un poco ti scalda (�Veluzze�, Asfodeli) e la chiocciolina �svav�gghie� (sbavuglia), lustra d'acqua e di sole (�Cambesc�nne�, Pascolando).

 

Il poemetto �La bb�lla n�ve�, parte centrale del libro, fu gi� pubblicato in �Ir�ve� (Voragine), nel 1995, quando la sorella del poeta era in vita, ma diventa qui non solo parte integrante, necessaria all�architettura del libro, bens� principio fondante, vitale, della sua �substantia�, in quanto � come lo stesso Tesio evidenzia � �tutto si tiene in una circolarit� che resta radicata nell�intimit� pi� profonda del dire poetico di Granatiero, fatta di calibri e richiami, di corrispondenze e citazioni interne� e il poemetto, che � la sezione pi� narrativa, ma non meno lirica, diventa qui il fulcro del �lirismo narrativo�, l�occhio che si spalanca e illumina le altre due sezioni, forse pi� intense, compatte, dove lo scavare apre zone della psiche pi� oscure e dolorose.

 

La madre-basto e il padre-aratro; lo scorrere di luci e ombre, di assillanti �mur�isce� o fotogrammi; la confessione di strazianti scherzetti (Jabbam�nde); il ricordo di gioie e privazioni, intessute di una sola rima o assonanza, dissimulata, in genere interna al verso, in � ande o �anne�, come �Rosanne�, in �Cachille� (Cachi); gli �occhi grandi� del bimbo dell'esodo iracheno in �Presc�zza nz�nne� (Gioia in sogno); l'invocazione a Virgilio, a Omero, a Dante e a san Francesco in �Cacar�zze� (Cacherelli), perch� aiutino il poeta a dire (e a lenire) lo strazio della tragica morte di �Bb�lle, tr�ppe bb�lle� (Bella, troppo bella); la mala nuova di �L'arie� (L'aria); la pena grande di �Nnanda l'�cchie� (Davanti agli occhi); il timo, l'odore acerbo di memoria di �Tume tume�; il guado che divide il passato dal futuro e che si vorrebbe "traboccante" di cielo (Lu u�te); il niente e i porcellini di terra (Li purcedduzze); la seggiolina, la preghiera e l'attesa di una madre (La siggij�ule); la sorella-corbello di vimini che si fa terra e germoglia in forma di rosa (La cruu�dde).

 

Poesia, poesia e ancora poesia. Granatiero coniuga la vicenda personale con le parole-cose della nostra terra, dilatando l'orizzonte della povera lingua garganica fino a comprendere l'universale.

 

Chiudo con Giovanni Tesio: �Nel segno della lepre � se vogliamo legare la soglia al congedo � non solo il poeta non � morto, ma non � mai stato cos� vivo�.

 

 

FRANCESCO GRANATIERO, �Pass�te�, con Nota critica di Giovanni Tesio, Edizioni Interlinea, Novara 2008, pp. 135, � 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROFILO DI FRANCESCO GRANATIERO

 

Nato a Mattinata nel 1949, � medico di patologia clinica e vive a Torino. Dopo alcuni volumetti di poesia in lingua, tra cui �Stormire� (1974), si � rivolto al dialetto pubblicando: �All'acchjitte�, A riparo dal vento (Italscambi, Torino 1976), �U ir�ne�, Il grano (Edizioni di Mario dell'Arco, Roma 1983), �La pr�te de Bbacucche�, La pietra di Bacucco (Boetti, Mondov� 1986), ��nece�, Nidiandolo (Collezione di poeti dialettali diretta da Amedeo Giacomini, Franco Loi e Giovanni Tesio, Campanotto, Udine 1994), �Ir�ve�, Grava (patrocinio della Comunit� Montana del Gargano, Grenzi, Foggia 1995), �L'endice la grava� (Foggia 1997), �Sc�erzele�(Cofine, Roma 2002), �Bbommine�, Asfodeli/Bambino (Joker, Novi Ligure 2006), �Giargianese�, Poesia in altre lingue (Grenzi, Foggia 2007),  �Pass�te�, Passata/Passato (Interlinea, Novara 2008).  

� presente in numerose antologie e storie di letteratura, come �Primavera della poesia in dialetto� di Mario dell'Arco (1979, 1980, 1981), �Le parole di legno� di Mario Chiesa e Giovanni Tesio (Mondadori 1983), �Le parole perdute� di Franco Brevini (Einaudi 1990), �Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi� di Cesare Viviani e Giacinto Spagnoletti (Garzanti 1991), �Via terra� di Achille Serrao (Campanotto 1992 e, in edizione americana, Legas 1999), �Dialect Poetry of Southern Italy� di Luigi Bonaffini (Legas 1997), �Vuit Poetes (dialectals?) italians� di Ignazio Delogu (traduz. in catalano di Jordi Dom�nech, Sabadell 1998), �The Other Italy. The Literary Canon� in �Dialect� di Hermann W. Haller (University of Toronto Press 1999), �Le letterature dialettali� di Luigi Reina e Marcello Ravesi in �Storia della letteratura italiana� a c. di E. Malato (Salerno Editrice 2000).

Come studioso di dialetti ha pubblicato una �Grammatica del dialetto di Mattinata� (Foggia 1987), un �Dizionario del dialetto di Mattinata - Monte Sant'Angelo� (Foggia 1993), due dizionari di proverbi garganici (�Arcan�� �, Foggia  2001 e �R�re ascenn�nne�, Grenzi, Foggia 2002), un profilo storico-linguistico-letterario dell'Apulia augustea a uso scolastico, dal titolo �La memoria delle parole� (Grenzi, Foggia 2003), alcuni saggi linguistici, tra cui uno, �Vestigia slave nel dialetto di Peschici�, appena uscito nell'opera collettiva del Centro Studi "Giuseppe Martella": �Chiesa e religiosit� popolare a Peschici�, a cura di Liana Bertoldi Lenoci e Teresa Maria Rauzino (Edizioni Centro Grafico Francescano, Foggia 2008).

I suoi studi dialettologici sono utilizzati nei due volumi �I dialetti  italiani� di Manlio Cortelazzo et alia (UTET 1998 e 2002). Di Francesco Granatiero � in corso di stampa, presso Grenzi, il �Vocabolario dei Dialetti Garganici�, un'opera di grande valorizzazione culturale del nostro territorio, che mette insieme il lessico dei 16 comuni del Promontorio, offrendo alla Puglia il secondo dizionario di area. Il primo (e unico) era stato finora il fondamentale �Vocabolario dei Dialetti Salentini� di Gerhard Rohlfs edito per la prima volta a Monaco di Baviera negli anni 1956-61.

 
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