Nel 1917, durante
l�eccidio di Santa Maria La Longa, mor� anche il fante Placido Malerba
di Poggio Imperiale
LA TRAGICA ESTATE
DELLA BRIGATA �CATANZARO�
Gioved�
5 ottobre, a Poggio Imperiale, il giornalista calabrese Mario Sacc� ha
presentato il libro di Giovanni Saitto, �Un fante in rosso e nero.
Omaggio al soldato Placido Malerba, del 142� RGT. FTR. �Brigata
Catanzaro�, pubblicato dalle Edizioni del Poggio.
Sacc� ha incentrato il suo intervento sulle operazioni militari della
�Catanzaro� nella Prima Guerra Mondiale e sul contesto politico in cui
si dibatteva l�Italia nel primo ventennio del XX secolo.
Alla manifestazione ha partecipato la dottoressa Giulia Sattolo, fresca
di laurea, giunta per l�occasione da Santa Maria la Longa, centro della
bassa friulana a pochi chilometri da Udine. Ha relazionato cos�
sull�episodio accaduto nel suo paese, e che vide protagonista i fanti
della Brigata pi� volte decorata nel corso della Grande Guerra:
�A Santa Maria la Longa, importante base logistica del III Corpo
d�Armata, � il 15 luglio del 1917. � domenica, e nei baraccamenti posti
nelle immediate vicinanze del paese friulano stanno trascorrendo un
periodo di riposo i fanti della �Brigata Catanzaro�, costituita dal 141�
e 142� Reggimento Fanteria. I fanti sono stressati dal lungo tempo
passato in prima linea e gli alti comandi hanno previsto per loro un
lungo periodo nelle retrovie. All�improvviso, come un fulmine a ciel
sereno, accade qualcosa di inatteso. Un fonogramma, giunto nella tarda
serata, richiama in trincea la Brigata. Esplode la protesta degli uomini
in grigio-verde. Si spara con le mitragliatrici. Si lanciano addirittura
alcune bombe a mano. Si manovra come se si avesse davanti il nemico.
Sono prese di mira le baracche degli ufficiali e si spara ad altezza
d�uomo, cercando di colpire chi tenta di fare da paciere. Alcuni
militari si portano nei pressi dell�abitazione del conte di Colloredo
Mels, dove si pensa risieda il poeta-soldato Gabriele D�Annunzio,
sparando colpi di fucile all�indirizzo dell�abitazione. Si contano i
primi morti e feriti, tra cui il fante poggimperialese Placido Malerba:
una pallottola gli si � conficcata al basso ventre, provocandogli una
ferita molto grave che, il giorno dopo, gli coster� la vita. La rivolta
prosegue per tutta la notte e si placa al sopraggiungere di una
Compagnia di Carabinieri, quattro automitragliatrici, due autocannoni e
reparti della cavalleria. Nella notte, sedata la ribellione, il
Comandante della Brigata ordina la fucilazione di quattro soldati,
scoperti con le canne dei fucili ancora calde. Avviene quindi la
decimazione del resto della Compagnia. All�alba del 16 luglio, sedici
fanti (4+12 decimati) vengono passati per le armi a ridosso del muro di
cinta del cimitero di Santa Cecilia e posti in una fossa comune. � il
primo caso di ammutinamento nelle file del Regio Esercito, un�onta che
ancora oggi macchia il nome di una delle Brigate di Fanteria pi� eroiche
del nostro Esercito�.
Alla fine della manifestazione, la dottoressa Sattolo ha elencato i nomi
degli undici militari uccisi negli scontri, mentre il giornalista Mario
Sacc�, studioso delle vicende della �Catanzaro�, arrivato a Poggio
Imperiale da Roma con dei documenti inediti, ha reso noto, per la prima
volta in Italia, le generalit� dei dodici fanti fucilati. Quest�ultima
notizia aprir� delle polemiche fra gli studiosi della �Catanzaro�, in
quanto finora si riteneva che i fanti fucilati fossero ventotto.
Un ufficiale scrisse all�Avanti questa lettera, che fu pubblicata, senza
firma, in prima pagina il 16 agosto 1919, due anni dopo l�eccidio. La
riprendiamo integralmente dal sito http://www.cimeetrincee.it/longa.htm
:
�Caro � Avanti ! �
La campagna da te cos� coraggiosamente iniziata contro i fucilatori �
sacrosanta e tutti gli onesti, a qualunque partito appartengano, devono
approvarla. Ma se tu volessi registrare tutti i casi di barbarie
verificatisi durante la guerra, del genere di quelli con tanto cinismo
confessati da Graziani, dovresti pubblicare per parecchie settimane un
numero quotidiano di 16 pagine. E nemmeno, forse, esauriresti la
materia. Poich� la guerra, coi poteri straordinari e brutali conferiti a
migliaia di delinquenti, degenerati, megalomani e prepotenti, investiti
di comando e spesse volte premiati per l�energia dimostrata verso i
disgraziati che erano alle loro dipendenze, ha giustificato dinanzi alle
inumane leggi militari gli assassini compiuti freddamente,
premeditatamente per puro spirito di malvagit�.
Chi potr� mai descrivere l�orrore delle decimazioni ordinate da
Comandanti di Corpi d�Armata e di Divisioni? Compagnie, battaglioni,
reggimenti, brigate intere allineate per assistere alla nefanda scena
dell�assassinio dei loro commilitoni, scelti dal caso. Tristissimi
ricordi che la mente vorrebbe aver per sempre dimenticati.
Ti voglio citare soltanto il tragico fatto della brigata Catanzaro (cos�
si chiamava quella composta dal 141 e 142 fanteria). Quegli infelici
soldati, dopo oltre due anni di ininterrotta permanenza nell�inferno del
Carso, dopo un turno di oltre quaranta giorni di trincea, scalzi, cogli
abiti a brandelli, pieni di pidocchi, emaciati e stremiti dalle fatiche
e dalle privazioni, ridotti ad uno stato addirittura spettrale, furono
finalmente mandati a riposo a Santa Maria la Longa. Nella brigata, da
parecchio tempo, serpeggiava un vivo malcontento pel rancio scarsissimo
e pessimo, pei lunghi turni di trincea, pei brevissimi periodi di
riposo, per la mancanza o pei ritardi enormi delle concessioni di
licenze (allora v�era la licenza annuale di quindici giorni, ma quattro
quinti dei soldati non riuscivano ad averla nemmeno dopo 18 o 19 mesi !
), per lo spettacolo demoralizzante che si ripeteva ormai da troppo
tempo di reparti mandati al massacro � inutile massacro ! � da capi
megalomani e cocciuti, che si facevano poi belli dell�ardimento e dello
spirito di combattivit� da essi ( ! ) dimostrato per scroccare
promozioni per merito di guerra e decorazioni !
Sono cose queste che tutti quelli che sono stati al fronte sanno
benissimo.
Ma ritorniamo al 141 e 142. Dicevo dunque che i poveri fanti erano
andati a riposo a Santa Maria la Longa. Per calmare la loro legittima
esasperazione era stata sparsa fra i soldati la voce che dopo un lungo
turno di riposo, tutta la brigata sarebbe stata trasferita su un fronte
calmo: la Carnia o il Cadore. Passano quattro o cinque giorni ed arriva
dalla Divisione un fonogramma che richiamava tutta la brigata in linea
con la massima urgenza.
Vistisi turlupinati in modo cos� barbaro, i poveri fanti che non erano
riusciti nemmeno ancora a spidocchiarsi, perdettero la pazienza e si
ribellarono ai propri ufficiali.
Inutile dire quel che avvenne. Giudizi capitali pronunciati ed eseguiti
a tamburo battente contro soldati, forse innocenti dell�ammutinamento,
decimazioni, ecc. ecc. I sopravvissuti dei due reggimenti, incolonnati
fra due file di automitragliatrici blindate con l�automobile del
generale in testa, ricondotti, come un branco di pecore spaventate, in
trincea. Sarebbe da meravigliarsi se tali soldati si fossero, alla prima
occasione propizia, arresi al nemico ?
Il fatto avvenne nei primi di luglio del 1917.
Che dire poi di ufficiali i quali si vantavano, pubblicamente in
presenza di ufficiali e soldati, di aver ucciso a rivoltellate soldati
ed ufficiali subalterni durante le azioni ?�.
Per la cronaca, la tragica vicenda della �Brigata Catanzaro� si concluse
con l'inevitabile trasferimento di alcuni comandanti e l�archiviazione
del caso. Fu un episodio isolato, forse, ma fu un segno molto evidente
del logoramento a cui le durissime condizioni di guerra avevano portato
le truppe dell'esercito italiano. Lasci� una dolorosa impressione in
quanto era accaduto in una brigata come la Catanzaro, nota per la sua
fama di eroica combattente, e pi� volte decorata per il suo valore. I
fanti della Catanzaro, dopo questo sussulto rivoltoso, sarebbero tornati
a morire con la rassegnazione e il coraggio di sempre.
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