Pasqua e Pasquetta
le tradizioni culinarie
di Tommaso Firma
testimonianza
raccolta da Nicola Migliozzi
Dismessi i sepolcri e portati via dai fedeli,
pietosamente e devotamente, mazzetti di fiori o
pezzi di candele da servire anche per casi
eccezionali e calamitosi, come i ramoscelli di
ulivo, la domenica di resurrezione era dedicata
alla partecipazione della �messa cantata�, ove
affluiva numerosa giovent� vestita a nuovo anche
per scambiare furtivamente qualche sguardo con
colei che avrebbe dovuto convolare a nozze, ed
alla preparazione, da parte delle mamme di
famiglia, di succulenti e gustosi pranzi a base
di: pasta alle uova; polli ruspanti (quelli a
�batteria� non si sognavano nemmeno); carne di
agnello, cucinata in vario modo oppure arrostita
ai ferri, formaggi e salumi con la consumazione
anche di dolci consistenti: in �pastarelle�; in
�taralli� alle uova ed annaspati; all�anice, con
vino cotto e con altre essenze; in �turchiedd�
(forse perch� introdotte durante la dominazione
turca) che erano degli enormi taralli a tre o a
pi� trecce con uova sodo nel centro; il tutto
innaffiato da saporosi e genuini vini locali o
dal moscato.Solo su qualche tavola di famiglia
pi� agiata compariva un uovo di cioccolato della
ditta �Perugina� oppure �Unica� (le altre ditte
non esistevano ancora). A concludere il periodo
pasquale con tutti i suoi: riti, funzioni
religiose, e manifestazioni varie era il luned�
successivo, detto �della frittata�.
Pasquetta
ovvero il
giorno della "frittata"
Dalle prime ore del mattino frotte
organizzate di parenti ed amici con asini e
muli inghirlandati (erano gli animali pi� usati
per le quotidiane fatiche e le macchine erano
fantascienze) con i panieri di vimini, disposti
ad entrambi i lati dei basti, gi� cominciavano a
girare per le vie del paese, ove abitavano i
componenti le varie comitive, per raccogliere le
cibarie che ogni gruppo aveva provveduto ad
allestire.
Una volta raccolto quanto
abbondantemente doveva servire per un lauto
pranzo, i componenti le comitive affluivano al
luogo dell�appuntamento, ed, al canto di canzoni
mondane, percorrendo a piedi le strade sassose
del paese (all�epoca erano coperte di breccia) e
dei tratturi, convenivano presso quella casetta
rurale o casino, ove veniva passata la giornata
in insolita allegria, mangiando, ma soprattutto
bevendo �mantegne� (barili da ventiquattro
litri) di vino.
In tale occasione i banchetti erano
quasi tutti a base di frittate di numerose uova
con: mozzarelle, asparagi, salsicce, (da cui
derivava la denominazione della giornata), di
carni, di caciocavallo e di dolciumi.
Si chiudeva cos� �A tarallucci e vino�,
ed in allegria materiale e spirituale tutto il
periodo pasquale.