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KALENA,
IN ATTESA DI
UN RAGGIO
CHE ILLUMINI
LE MENTI
Ci � giunto, del tutto inaspettato, da
uno dei nostri primissimi utenti registrati su " punto
di stella", un power point che abbiamo cominciato a
scorrere, prima con il disincantato interesse che ci
caratterizza quando si tratta di certi temi che abbiamo
sempre ritenuto di competenza non nostra, per svariate
motivazioni che sarebbe lungo elencare e qualcuno saprebbe
ben contestarci, poi con un senso di nausea via via pi�
crescente.
Lo componevano
una trentina di fotografie immerse in un contesto meno
deprimente, ma pur sempre parte di un teorema accusatorio,
quasi ad addolcire l�amaro di una pillola che incastratasi
alla bocca dell�esofago non ce la fa ad andare gi�.
A mano a mano
che cliccavamo sulla successiva e lo slideshow si proponeva
sempre pi� devastante, abbiamo cominciato ad avvertire il
fiato che non riusciva a espellersi dai polmoni e un senso
di apnea fastidiosa quanto opprimente che si � diluita solo
all�ultima istantanea. In quel momento la squassante
espirazione che ci ha liberato dall�ossessiva compressione
toracica ha rimbombato nella stanza come mai vulcano abbia
potuto fare col gas che precede una eruzione.
La valanga di
fango putritudine sgomento disgusto violenza scempio
piombata sulle rovine di un �monumento storico� eternato
dalle immagini nella sua volgare disumanit� � precipitata
dentro di noi colmando quel buco allo stomaco prodotto dal
precedente svuotamento.
La lava
incandescente che ci � colata nelle viscere si � divertita a
distillare perle di estenuante congestione provocando ulcere
irreversibili. Possibile, ci siamo chiesti, che la visione
di tanti particolari messi in evidenza dalla macchina
fotografica possa implodere in noi in una forma cos�
lacerante?
Eppure quei
ruderi (siamo andati rassicurandoci per tacitare una qual
forma di rimorso), quelle fatiscenti rovine le abbiamo quasi
quotidianamente davanti agli occhi, ci passiamo vicino, le
sfioriamo con lo sguardo rasentandole con l�auto, ma forti
di un�abitudine consolidata in cui la memoria non viene pi�
scalfita perch� non riceve impulsi diversi se non sempre
uguali, sempre gli stessi, senza mai una diversa
prospettiva, una differente visione, una alternativa
prospettica, un colpo di intonaco, un raschiamento di patina
temporale, uno sforbiciare di potatura, un intervento
strutturale, un censimento di pietre errabonde, un
salvataggio edificatorio; forti, scrivevamo, di tale
abitudine consolidata non abbiamo mai colto le tante,
infinitesimali eppure macroscopiche - e non sembri un
controsenso - sfumature che il power point ci stava
proponendo.
Un tetto
semisfondato, un altro inesistente, una finestrella
semiocclusa da vegetazione spontanea ormai diventata padrona
e disfacitrice di una secolare storia, una porta murata, un
arco infossato, stemmi di uno spessore di rilevanza
inimmaginabile, capitelli che hanno visto ben altri fasti�
poi degrado, e abbandono, ovunque: pietre divelte, erbacce
invasive, porte insignificanti a testimoniare destinazioni
d�uso diversificate e� eternit, perfino eternit!
E ogni pietra,
pur consunta e mangiata dall�inquinamento atmosferico, ogni
chiave di volta, ogni capitello, ogni arco, ogni crociera,
ogni navata, ogni voluta, ogni blasone rosicato
dall�incuria, s� del tempo, ma di pi� dell�uomo, ogni
centimetro di quel decadimento, a raccontare la sua storia,
le sue avventure, le sue peripezie, le subite angherie, i
suoi pi� viscerali segreti, lo stridente scricchiolio dei
pennini degli amanuensi, l�assorbenza inconsistente dei
papiri documentali, gli assedi, le bravate orientali, il
silenzio degli occupanti, le loro beghe, le sottili invidie
e gelosie, i diverbi, gli scontri, le riappacificazioni, i
sussurri dei rosari, il mormorio del mare che giunge da
sotterranei inesplorati, oggi, un tempo via di fuga e di
salvezza, l�obbedienza, le gerarchie, i profumi dei cereali
conservati nei magazzini e provenienti dalle sterminate
tenute, l�ossequioso e indolente fruscio di sai e tonache,
lo scalpiccio dei calzari sulle pietre algide e nude.
Vien voglia,
anche al pi� agnostico degli uomini, di rivolgere gli occhi
al cielo e urlare: �Ma ci sei? Li vedi o no i colpi di
piccone dell�insipienza umana? Se nessuna delle tue creature
riesce a partorire un radicale intervento, perché…”
Poi gli occhi
tornano a terra, sulle fotografie per la verit�, e scoprono
ulteriori particolari, altri oltraggi, altre insolvenze,
altro imbarbarimento. E il cuore si stringe, le coronarie
pulsano, le arterie fibrillano e il sangue si rifiuta di
fluire.
Pleonastico,
giunti a questo punto, puntualizzare quale �monumento
storico� (millecentotrentasei anni di vita) abbia provocato
tanta indignazione.
A chi non
l�avesse capito o faccia finta di non capire o non sia
autentico garganico suggeriamo un solo, unico nome: K�lena.
E che Qualcuno ci aiuti.
Non crediamo ai
miracoli, ma quando si � costretti a pensare di affidarci a
un evento sovrannaturale, vuol significare proprio che non
ce la facciamo pi�! E ci� che verr� dopo... � nel grembo di
Giove.
Piero Giannini
su
Punto di stella
Il
POWER POINT "KALENA, LUOGO DEL CUORE", COMMENTATO DA PIERO
GIANNINI, E' SCARICABILE QUI:
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