Lettera di un
ex allievo del Liceo Lanza (ENZO CAMPOBASSO)
14.11.2004. h.17.35
Cara Teresa.
Non aver paura: non ti scrivo per rammentarti la tua (mancata, ma da me non
sollecitata) promessa di parlare del mio AFORISTICAMENTE/ HAIKU (che, nel
frattempo, ha ricevuto un premio speciale della Giuria dall�Histonium
Vasto/2004, ed � stato presentato da Fabio Simonelli, a pag. 32 di POESIA,
rivista letteraria milanese, con non meno di quarantamila lettori, vanamente
ambita da tantissimi poeti), ma per parlarti della tua �ultima fatica
letteraria�, una MONOGRAFIA SULLA STORIA DEL LICEO CLASSICO LANZA DI FOGGIA,
editoriale (?) del Quotidiano di Foggia del 27 ottobre 2004 sul tuo libro �Il
Regio Liceo Lanza, dalle Scuole Pie agli anni del Regime� � di cui ho appreso
solo perch� il mio amico Marco Laratro, capo Ufficio Stampa del Comune di Foggia
e mio compagno di 4� Ginnasio 1953-54 allo stesso liceo (da me frequentato anche
per il 1954-55 e, da privatista, per un successivo tentativo di superare lo
scoglio di 5^ Ginnasio, in Giugno 1958) me ne ha inviato la relativa pagina,
stralciata (staccata) dal detto quotidiano.
Non conosco, ahim�!, il contenuto del tuo libro (che si ferma a prima della mia
frequenza), ma sento quasi come mio obbligo aggiungere qualcosa che tu forse non
sai, poich� non pi� attuale ai tuoi tempi.
Innanzitutto, che il Lanza era �elitario� a tutti gli effetti: nella graduatoria
del �trattamento�, prima venivano i �nobili� (o nobilitati) locali, poi i
�nobili� (o nobilitati) della Provincia, in terzo luogo i borghesi facoltosi
foggiani, poi ancora i facoltosi della Provincia, in penultima posizione i
poveri borghesi locali, per ultimi i poveri borghesi esterni, di cui facevo
parte io stesso, originario di rodi garganico; poi, il fatto che negli AA.SS. da
me indicati, sotto il Preside Antonio Regina (da noi detto �E� vero �) non
vedevano affatto la donna in second�ordine all�uomo: le ragazze della mia 5^ B,
per es., erano decisamente protette � dal nostro professore di lettere che,
oltretutto, con aria alquanto effeminata, si vantava di averla fatta in barba
allo stato, per aver eluso il servizio militare di leva con la scusa di essere
studente universitario iscritto a Medicina, dopo aver conseguito la sua bella
laurea in Lettere � o viceversa. Si parla poi (stranamente, piich� questi
personaggi son vicini a me, come et�, e mi pare di ricordarne qualcuno davanti
al Palazzo degli Studi, in quella ch�era, in quei tempi, se non ricordo male,
piazza della Repubblica, ribattezzata Piazzale Italia), di Renzo Arbore, Antonio
Pellegrino, Gustavo de Meo, Emilio Benvenuto) e di altri personaggi a me
personalmente sconosciuti, ma non si parla del valente avvocato, caro compianto
Francesco (da noi affettuosamente chiamato �Franz�) Kuntze, presidente della
Capitanata, di Maria Rosaria Pepe, di Rosa Liguori, oscure professoresse di
Liceo, di Leone de Berardinis, stimatissimo nel mondo del teatro, ormai
ricordato solo da alcuni intimi nella sua casa di dolore in Bologna, di
Francesco Infantini, innanzitutto, attuale Presidente del Tribunale di Foggia,
tralasciando alcuni altri nomi pure divenuti illustri nel corso della nostra
recente storia.
(�) Avevo un gran desiderio di contattarti, data la simpatia e la stima che ho
per te.
Non so a cosa saranno utili le mie notazioni, ma tu sei libera di farne quello
che vuoi: tenerle per te o utilizzarle per un futuro ampliamento dei tuoi studi
sulla storia del �nostro� Lanza.
Salutandoti caramente, spero di poter essere invitato a far parte del tuo
pubblico, quando sar� presentato il tuo libro.
Enzo Campobasso
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Nota di TERESA MARIA RAUZINO
Enzo Campobasso � una delle voci pi� causticamente critiche del nostro mensile
"Il Gargano nuovo". Non ebbe vita facile al liceo-ginnasio Lanza, abbandon� gli
studi e si arruol� in Areonautica. Laureatosi in seguito in Filosofia alla
Sapienza di Roma , � oggi un poeta molto apprezzato in Italia.
Scrive Fabio Simonelli a pagina 32 della rivista "POESIA" a proposito
dell'ultima silloge di Enzo Campobasso:
"Una forma poetica, l'aiku, che negli ultimi anni gode di un doscreto successo
tra i poeti italiani. La forma chiusa brevissima, che permette l'espressione in
diciassette sillabe totali, (cinque-sette-cinque), pare essere una sfida
volentieri accolta da chi scrive in versi. Non sempre, per� la filosofia di
questa forma orientale riesce a collocarsi nelle penne occidentali e a diventare
poetica. Vincenzo Campobasso, nel suo libro Aforisticamente Haiku (edizioni Blu
di Prussia, via del Castello, 36 Piacenza), riesce a fondere con armonia
entrambe le tradizioni".
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