Aristocratici Napoletani tra Capitanata e
Valle d�Itria: i Duchi di Sangro
Il nuovo libro di Lucia Lopriore, frutto di un
impegnativo lavoro storiografico, verr� presentato
da Gloria Fazia e Mimmo Di Conza al Museo Civico di Foggia (Piazza Nigri,
1) marted� 29 gennaio alle ore 17,30. E'
prevista una proiezione multimediale a cura dell'Autrice.
recensione di TERESA MARIA
RAUZINO
L'acquisto del feudo di
Orta di Capitanata, attuale Orta Nova (FG), avvenuto nel 1795, evidenzia
l'intreccio indissolubile che congiunge sempre microstoria e
macrostoria. Con tale acquisto fu concesso al duca Nicola de� Sangro il
giuspatronato sulle chiese di Santa Maria delle Grazie e di Santa
Caterina, ad essa annessa. Tale diritto vincolava il nobile casato a
provvedere a tutte le esigenze di culto richiesti dal vescovo di Ascoli
Satriano: oltre agli arredi sacri, il Duca dovette donare una bella
campana.
La curiosit� storiografica
di Lucia Lopriore, autrice del volume Aristocratici Napoletani
tra Capitanata e Valle d�Itria: i Duchi de Sangro, Edizioni del
Rosone, Foggia), � nata proprio dalla visione/ricognizione di questa
campana quando, notando che era marcata dallo stemma araldico dei de�
Sangro, scopr� che il prestigioso casato era stato legato, sia pure per
un breve periodo, alla sua citt� natale. Di sicuro interesse storico si
rivela il suo accurato studio svolto sulla linea dei duchi di Sangro per
l�intreccio delle strategie sociali, familiari, politiche e culturali
che la famiglia adott� per marcare il proprio status sociale. La
partecipazione attiva dei suoi componenti alla vita politica nazionale
ed internazionale e la celebrazione dei matrimoni, volta all�espansione
dell�asse patrimoniale, pone in luce aspetti che rendono bene l�idea del
modo in cui si svolgeva l�intricata strategia per garantirsi il massimo
potere.
Nel corso della ricerca
archivistica e della ricognizione sul campo, che l�hanno portata a
ripercorrere tra Puglia e Campania i luoghi dei De Sangro,
la Lopriore si � resa conto che la letteratura specializzata forniva
notizie solo sui rami principali del casato: sui duchi di Vietri, di
Torremaggiore, sui principi di San Severo, di Fondi, solo per citarne
alcuni. Nessuno degli storici accreditati aveva mai esaminato
attentamente la linea cadetta dei duchi di Sangro,
quella dei marchesi di San Lucido. Le loro res gestae
erano praticamente sconosciute.
Assenza di notizie dovuta
al fatto che in passato l�asse ereditario nobiliare negli Stati europei
era basato sulla legge del maggiorasco; difficilmente i genealogisti
accreditati studiavano i rami ultrogeniti, relegati ad un ruolo
marginale. Da qui l�approfondimento volto a soddisfare le curiosit�
dell�Autrice, ma soprattutto a fornire notizie preziose agli studiosi e
ai lettori desiderosi di conoscere la storia di questo ramo dei de
Sangro.
Un lavoro, quello della
Lopriore, che ha richiesto un notevole impegno per le innumerevoli
difficolt� incontrate in sette lungi anni di ricerca. Ma mai, come in
questo caso, �andar per archivi� � stato cos� produttivo, oltre che
entusiasmante. L�importanza degli archivi, lo sappiamo bene, � data
proprio dalla possibilit� di rinvenire tra le tante carte, spesso
nemmeno inventariate, fonti essenziali per la ricostruzione del passato
altrimenti condannato all�oblio. Per riportarlo alla ribalta della
storia.
Per questo lavoro,
ricordiamo che l�Autrice ha analizzato una notevole mole di documenti
custoditi negli archivi di varie citt�; numerosi, quindi, sono stati gli
spostamenti ed i contatti avuti con istituzioni di tutta Italia: a
Napoli (Archivio di Stato, Biblioteca Nazionale, Archivio Storico del
Banco di Napoli - Fondazione, Museo Duca di Martina, Soprintendenza
Speciale per il Polo Museale Napoletano, Museo Civico " Filangieri "
(peraltro chiuso al pubblico per restauri); a Roma (Archivio Centrale
dello Stato); a San Basilio - Mottola (TA) (Hotel Casa Isabella); ad
Ascoli Satriano (Archivio Storico della Curia Vescovile); a Martina
Franca (Biblioteca Comunale "Isidoro Chirulli"e Archivio del Gruppo
Umanesimo della Pietra).
Qui, grazie alla
consultazione dell'archivio privato, di dipinti, foto ed altro materiale
appartenente alla famiglia de' Sangro, e donati alle due istituzioni
citate dagli eredi, l�Autrice ha potuto ricostruire anche le pi�
significative vicende riguardanti la famiglia in Valle d�Itria.
La ricerca ha dato esiti
importanti, portando la Lopriore ad approfondire via via la storia
araldica del nobile casato, dalle origini fino ai nostri giorni. Non
diversa da quella degli altri nobili fu infatti la vita sociale dei
duchi de Sangro, discendenti dai Marchesi di San Lucido. Con qualche
sprazzo di notoriet�, che li ha portati alla ribalta della storia
moderna e contemporanea.
Don Nicola de� Sangro ebbe
un ruolo determinante nel 1795
in
relazione alle vicende storiche ed economiche della Capitanata, ossia
quando acquist� il feudo allodiale di Orta. Il possesso cess� con
l�entrata in vigore della legge del 21 maggio 1806. I suoi successori si
distinsero per le loro gesta eroiche; suo figlio Riccardo, terzo duca di
Sangro. Spos� Maria Argentina Caracciolo, che eredit� il titolo di
duchessa di Martina Franca dopo l�avvenuto decesso della madre,
Francesca del Giudice Caracciolo. Il nome di Riccardo
� legato ad una rapida carriera militare. Dopo la Restaurazione
il sovrano, per dimostrare la sua riconoscenza per la fedelt�
dimostrata, promosse Riccardo tenente colonnello del primo reggimento
Lancieri. Riconoscimenti gli furono conferiti nel
1843 con l�investitura di cavaliere dell�Ordine di San Gennaro.
Ferdinando II, che lo volle al suo fianco nel maggio del 1848 durante la
campagna nello Stato Pontificio, il 15 giugno 1849 lo promosse Generale.
Nel 1855 Riccardo de� Sangro fu nominato maresciallo di campo ed
aiutante del re ed ebbe il comando della divisione di cavalleria leggera
e delle Guardie d�Onore; nel maggio del 1859, durante gli ultimi giorni
di vita del re Ferdinando II, egli fu il suo pi� assiduo assistente.
Confermato in tutte le sue cariche dal nuovo re Francesco II, lo segu� a
Gaeta, imbarcandosi con lui il 6 settembre 1860 sulla nave Saetta. L�8
ottobre 1860, per premiare il suo fedele attaccamento, il giovane
sovrano lo promosse Tenente Generale. Nel castello di Gaeta, assediato
dalle truppe piemontesi, contrasse il tifo, ma sal� agli onori della
cronaca con il titolo di difensore di Gaeta.
Durante il secondo
conflitto mondiale, il suo omonimo Riccardo de' Sangro diede alloggio
nella sua villa di Ravello a Vittorio Emanuele III e alla regina Elena.
Nel dopoguerra, insieme ad alcuni membri dell�aristocrazia napoletana,
tra cui la nipote Maruska Monticelli Obizzi di Sangro, figlia della
sorella Isabella, egli contribu� alla ricostruzione del patrimonio
artistico del Museo Filangieri danneggiato dalla guerra.
Nel 1978 un altro
Riccardo, seguendo l�esempio dello zio, don� al
Museo Duca di Martina di Napoli quel che restava della collezione di
ceramiche ed altri oggetti in suo possesso, appartenuti a Don Placido
de�Sangro, duca di Martina, integrando, cos�, la pregevole e cospicua
collezione dell�antenato.
Oggi la linea maschile dei
duchi di Sangro � estinta. Prosegue in quella femminile, rappresentata
attualmente dai pronipoti di Riccardo, i nobili Notarbartolo e Parisi
Avarna.
RAIMONDO DI SANGRO, IL
PRINCIPE PIU� FAMOSO
Il pi� noto esponente della linea
primogeniturale di
questa illustre casata, che senza dubbio ha lasciato un ricordo
indelebile, fu Raimondo de' Sangro, principe di San
Severo. Esimio letterato, esperto nelle arti e nelle scienze, si
distinse per la sua perizia nel progettare e dirigere opere di
architettura militare e fu tenuto in gran conto dai regnanti d�Europa.
La cappella del principe, intitolata a Santa Maria della Piet�, fu
decorata con colori preparati dallo stesso Raimondo, che nel 1753 fece
scolpire dal Sanmartino il �Cristo velato� che rese celebre la cappella
in tutta l�Europa. Il procedimento per marmorizzare il velo del �Cristo�
e la rete che ricopre la statua del �Disinganno�, collocati nella
cappella, fu opera di Raimondo il quale, grazie a un complesso
procedimento chimico, riusc� ad ottenere su queste opere gli effetti
ottici di particolare suggestione. Nel succorpo della cappella sono
tuttora custodite le famose macchine anatomiche che nel
1764 Raimondo fece costruire dall�anatomopatologo Giuseppe Salerno,
utilizzando scheletri umani autentici con spago, cera e filo di ferro
per ricostruire il sistema circolatorio, da mostrare ai medici
dell�Ospedale degli Incurabili affinch� non incorressero in
errori dovuti alla loro scarsa conoscenza dell�anatomia. Molti
altri furono i successi di Raimondo de�Sangro in campo alchimistico e
scientifico: invent� particolari tipi di inchiostro indelebile
(utilizzati poi nella sua stamperia)) e complessi sistemi per la
costruzione di un teatro pirotecnico. Pratic� l�esoterismo e fu anche in
grado di predire la propria dipartita. Negli anni compresi tra il 1750
ed il 1759, Raimondo si lasci� convincere da Guglielmo Moncada
a far parte della Massoneria, vi entr� nel giugno 1750 e fu
riconosciuto �gran maestro�; fu lui a suddividere i massoni partenopei
nelle distinte logge "di Sangro�, costituita da nobili e �Moncada�,
composta da borghesi e commercianti. Avversato dai Gesuiti, dopo alterne
vicende, Raimondo decise di lasciare la Massoneria, ma i confratelli lo
accusarono di aver rivelato la loro identit� al sovrano. Ingiustamente.
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